Oggi è il compleanno di Zdeněk Zeman, il regalo di Calcio Totale per i suoi lettori è un estratto dal libro “Il Pescara di Zeman” firmato da Oscar Buonamano.
Il giorno della presentazione ufficiale di Zeman a Pescara c’erano tremila tifosi biancazzurri che hanno trasformato una normale conferenza stampa nella prima, gioiosa, festa dell’anno. Quella folla chiassosa e festante chiede al nuovo allenatore la serie A, anche se la squadra in fase di allestimento non è accreditata da nessuno per la vittoria finale. Misteri del calcio e della passione di una tifoseria che aspetta di giocare il campionato più importante del calcio italiano da venti anni. In pochi, quel giorno, sanno che Zeman ha chiesto, e ottenuto, che sul contratto ci sia un premio per la promozione diretta nella massima serie. Comincia così la storia di Sdengo a Pescara, con i tifosi in festa e il sogno della serie A che aleggia sulla città. lui non promette nulla se non l’impegno e la ricerca costante del bel gioco per far divertire i tifosi. E così, tra lo scetticismo degli addetti ai lavori che da sempre accompagna il lavoro del tecnico di Praga e l’entusiasmo del tifo biancazzurro, Zeman costruisce una squadra che demolisce molti record della serie B. La squadra gioca per tutto il campionato un calcio stellare e riceve attestati di stima da parte dei più importanti e quotati allenatori, che riconoscono al suo Pescara di giocare il miglior calcio possibile. La storia professionale e personale di Zeman sembra dunque prendere una svolta positiva, dopo un lungo esilio dal calcio che conta, ma che in ogni caso non potrà mai cancellare le ingiustizie di cui è stato vittima.
«Erano passati 14 anni, giorno dopo giorno, da quando Dantès era stato arrestato. Era entrato a 19 anni nel castello d’if, ne usciva a 33». Sono trascorsi esattamente 14 anni dall’estate del 1998 quando ha inizio la fine della prima vita calcistica di Zdeněk Zeman; il maestro di Praga di anni ne aveva 51, oggi ne ha 65. «[…] sono uscito dalla Roma in un periodo in cui dovevo uscire, sono uscito per un problema politico, non per il rendimento. Nel ’98, quando è uscito lo scandalo, la squadra ha perso più di 20 punti per la decisione degli altri. Con 20 punti in più, penso che la squadra sarebbe stata competitiva». in un Paese diverso dal nostro quel giovane allenatore (51 anni e un ricco curriculum alle spalle, nove anni con le giovanili del Palermo, poi il miracolo con il Licata, il Messina, il Foggia e la nascita ufficiale di zemanlandia, il Parma e la Lazio, per un totale di 23 anni di panchina) sarebbe diventato un eroe nazionale, avrebbe tenuto lezioni all’università sull’etica sportiva, ma soprattutto non avrebbe perso il suo posto di lavoro. Nel nostro Paese invece il corso delle cose ha sempre un andamento tortuoso e se si vuol far parte dell’ingranaggio non bisogna mai dire ciò che si pensa, soprattutto se quello che si pensa si avvicina alla verità. l’illuminista Voltaire ha scritto che «il tempo è galantuomo e rimette ogni cosa al suo posto»: quel tempo galantuomo per Zeman è finalmente giunto. Dopo quattordici anni può di nuovo far innamorare i tifosi e tutti quelli che amano il calcio con una squadra che fa rivivere, con le sue prestazioni in campo, le grandi stagioni di calcio a cui aveva abituato i suoi fans che nel corso di tutti questi lunghi anni sono diventati sempre più numerosi. Il suo Pescara vince il campionato di serie B precedendo il Torino e la Sampdoria. Oltre al record di reti segnate, la squadra stabilisce anche il record di pubblico pagante per le partite casalinghe di tutta la serie cadetta e lui viene premiato come miglior allenatore della serie B. Un anno vissuto intensamente ricco di emozioni, indimenticabili gioie, lutti e dolori.
Nessuno mai conoscerà i pensieri che lo hanno attraversato negli spogliatoi dello Scida di Crotone il 31 gennaio 2012, la sera in cui ha riconquistato il primo posto assoluto in classifica con il Pescara. in tanti invece ricordano il suo volto felice, quella stessa notte, quando atterra l’aereo che riporta a casa la nuova capolista del campionato. «E se ne va, la capolista se ne va, la capolista se ne va» cantano i tifosi nel cuore di una notte d’inverno mentre la città è in festa. Così come in tanti non dimenticheranno mai la partita del 20 aprile 2012, la partita della svolta. Nello spogliatoio dell’Euganeo e prima di Padova-Pescara accade qualcosa. Il momento è decisivo per le sorti del campionato e Zeman parla ai suoi giovani allievi. i ragazzi scendono in campo e sfoderano, forse, la migliore prestazione di sempre, battendo il Padova in casa propria per 6 a 0. Al gol di Cascione, il sesto, le lacrime solcano il viso spesso impenetrabile di Zdeněk Zeman. Quelle lacrime sono insieme un ricordo e un regalo per capire meglio che la persona viene prima di tutto. il calcio, pur strepitoso e oltre ogni immaginazione come quello realizzato dal Pescara contro il Padova, è solo la conseguenza di un pensiero lungo che viene da lontano. Quel calcio esprime bellezza e la bellezza chiama altra bellezza. E, come afferma il principe Miškin nell’idiota di Dostoevskij, «la bellezza salverà il mondo».
Quelle di Padova sono le lacrime di un uomo che in pochi mesi ha vissuto esperienze ed emozioni così intense e ravvicinate che, certamente, gli hanno lasciato dentro una traccia indelebile. Prima, la morte improvvisa e crudele di Franco Mancini e poi, quella sul campo di gioco, e sotto i suoi occhi, di Piermario morosini. il pomeriggio in cui muore il portiere di zemanlandia, Franco Mancini, Zdeněk è un uomo distrutto. Una delle poche occasioni in cui il suo sguardo non è né forte, né fiero, ma perso in un vuoto che non si potrà mai più riempire.
Un anno indimenticabile, come un grande romanzo che in poche pagine racchiude tutto ciò che può capitare a un uomo e alla sua vita. Dalla gioia più grande al dolore più lancinante. Per questo le tre sconfitte consecutive che la squadra subisce in questo periodo nero, nerissimo, a cavallo tra la partita contro l’Ascoli del 24 marzo e quella contro il Varese disputata il 6 aprile, non possono mettere in difficoltà un gruppo di uomini che, grazie anche a questi accadimenti, è diventato ancora più coeso e, per certi versi, imbattibile.
Sarà proprio Zeman a suonare la carica interrompendo un breve periodo di silenzio stampa iniziato dopo la partita di Ascoli, per gli ennesimi e ancor più evidenti torti arbitrali subiti, proseguito nella partita contro il Bari e in quella successiva contro il Varese. Proprio alla ripresa degli allenamenti, e in coda all’incontro con i giornalisti, la frase che segnerà la svolta per il campionato: «Sparita zemanlandia? mo’ ce lo faccio vedere di nuovo».
S’inzia con Padova-Pescara 0 a 6, si conclude con Pescara-Nocerina 1 a 0. Tra le due partite altre cinque vittorie e la serie A conquistata con una giornata di anticipo il 20 maggio 2012 allo stadio Ferraris di Genova.
«Il maestro è nell’anima e dentro all’anima per sempre resterà…» canta Paolo Conte con la voce roca e impastata di fumo di sigarette. La colonna sonora ideale per salutare l’anno straordinario che Zdeněk Zeman ha regalato al Pescara e a Pescara. Lo è per tante ragioni che travalicano e superano anche la vicenda sportiva.