Contro il Cittadella il Pescara era chiamato alla prova della maturità e, diciamolo senza infingimenti, la prova è andata male. Quasi una bocciatura perché la rete del pareggio, che comunque è un risultato al di sotto delle aspettative, è giunto a all’ultimo giro utile di lancette.
Per la società, che non ha mai ufficialmente dichiarato di ambire alla promozione in serie A, diretta o attraverso i play off, dunque niente di nuovo sotto al solo. Il programma di lavoro può procedere con, relativa, tranquillità. Per i tifosi, gli addetti ai lavori e la stampa specializzata, in questo caso mi sembra viaggino sulla stessa lunghezza d’onda, invece la situazione non è positiva.
Lo stadio semivuoto e la rosa è troppo ampia
La squadra non convince né da un punto di vista del gioco né sul versante dei risultati. Il mancato gradimento del gioco espresso dalla squadra di Baroni è evidente il sabato pomeriggio all’Adriatico. Gli spalti sono spesso semivuoti, segnale inequivocabile che il pubblico non gradisce lo spettacolo offerto dai biancazzurri.
L’aspetto positivo è che si può migliorare anche se la rosa troppo ampia a disposizione dell’allenatore rischi di diventare un elemento di disturbo più che un fattore positivo.
Pensiamo per esempio alla possibilità di scelta che ha Baroni nel settore offensivo. Melchiorri, Politano, Pettinari, Caprari, Pasquato, Sansovini, Lazzari e il giovane Di Rocco. Sette potenziali titolari su otto con due soli posti a disposizione. Troppi per non creare malumori e inutili, possibili, polemiche. Sarebbe stato più utile avere un organico meno ampio anche per costruire un gruppo più coeso.
Niente programmi a medio o lungo termine, l’orizzonte è sempre la prossima gara
Dopo l’ennesimo flop interno è evidente che sono vietate visioni di medio o lungo periodo, ma bisogna pensare e concentrarsi esclusivamente su ogni singola partita. Affermazione, quest’ultima, molto cara agli allenatori e ai calciatori stessi, non solo del Pescara, che in tutte le interviste ripetono sempre quest’unica dichiarazione.
Del resto sono pagati per allenare o giocare al calcio non per dissertare sui massimi sistemi. E nel sistema calcio, in particolare nel sistema italiano, meno ci si espone meglio è per i diretti interessati.
Proprio per queste ragioni, in qualche misura extracalcistiche, questo calcio non mi piace. Ma questa è un’altra storia, magari ne parleremo in futuro.
Buon calcio a tutti.