Il Crotone infligge la quarta sconfitta consecutiva ai biancazzurri
La squadra di Massimo Drago ammirata contro il Pescara di Pasquale Marino è sembrata, a tratti, la squadra vincente di Zeman. Squadra corta che ripartiva velocissima con triangolazioni belle da vedere e molto efficaci contro le quali nulla hanno potuto Schiavi & company. Troppo veloci i calabresi, in grado di giocare un calcio che non lascia tempo agli avversari di organizzare una difesa adeguata, soprattutto in grado di arginare le incursioni degli esterni. L’azione del secondo gol dei calabresi è stata l’esatta fotografia del match. Da una parte una squadra che cerca la porta avversaria e il gol attraverso un gioco studiato a memoria e con una velocità di esecuzione contro la quale gli avversari hanno poco da opporre. Dall’altra parte una squadra ferma sulle gambe e non in grado di organizzare alcuna resistenza. Soprattutto incapace di mettere pressione ai portatori di palla rossoblu.
È solo una questione di modulo?
In tanti sostengono che una delle ragioni della crisi di gioco e di risultati sia imputabile al modulo di gioco. Ovvero non si è soddisfatti del 3-4-3 e si vorrebbe un passaggio al più “pescarese” 4-3-3.
C’è da dire, ad onor del vero, che sono pochi, pochissimi, gli allenatori che riescono a far giocare le proprie squadre in maniera riconoscibile e sempre uguale, e che invece la tendenza attuale degli allenatori è utilizzare più moduli di gioco, tutti prevalentemente difensivi. Indipendentemente dal modulo utilizzato, infatti, quasi tutti gli allenatori in fase di non possesso preferiscono difendersi con cinque calciatori.
Pasquale Marino è un allenatore in sintonia con questa tendenza, ovvero utilizza il modulo che ritiene più opportuno in relazione ai calciatori che ha disposizione.
Non credo sia dunque un problema di modulo di gioco.
Un gruppo che non è ancora diventato una squadra
Il Pescara sta dimostrando di non essere una squadra. È un buon gruppo che non riesce a dare una svolta positiva e definitiva al suo campionato. Fino ad oggi ha alternato buone prestazioni a pessime prestazioni. Non ha mai entusiasmato, ha spesso dato la sensazione di essere sul punto di far valere tutto il suo potenziale, ma in realtà non è mai successo.
Il Pescara è una squadra che gioca un buon calcio, ma a ritmi troppo bassi. Soprattutto una squadra priva di furore agonistico, certamente non conscia delle proprie potenzialità.
Difficile dunque individuare, in maniera univoca, le responsabilità di queste brutte prestazioni. Ovvero poter dire la responsabilità è tutta dell’allenatore, la responsabilità è tutta dei calciatori. La responsabilità è della società.
L’unica certezza è che se il Pescara dovesse continuare a giocare così come ha fatto a Crotone l’epilogo del campionato non riserverà niente di positivo.