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Il più bel gioco del mondo, Gianni Brera

Il più bel gioco del mondo di Gianni Brera, il libro che abbiamo presentato nell’undicesima puntata di Calcio Totale, riconcilia con il calcio e con la letteratura.
Scritti scelti della grande penna del giornalismo italiano, non solo sportivo, dal 1949 al 1982. Quattrocentosessantanove pagine che si leggono tutte d’un fiato, pennellate d’autore che rendono giustizia di uno sport, il calcio, spesso maltrattato, inconsapevolmente, anche da chi lo racconta.
Dai primi articoli fino alla narrazione del mondiale di calcio di Spagna 1982, scritto per la Repubblica, che restituiscono, ancora oggi, un clima e sensazioni mai più provate per partite di calcio. E poi le parole spese per festeggiare il trentesimo compleanno di Gianni Rivera e su altri gradni e inimitabili campioni del calcio mondiale.
Un libro che il vero appassionato di calcio non può non avere nella sua, personale, libreria.

Il più bel gioco del mondo, Gianni Brera (Bur Rizzoli, 2007. 469 pagine. 12.20 euro)

Baroni salva la panchina, ma adesso bisogna cambiare registro

Lorenzo Costantini non ce l’ha fatta, ora non dimentichiamolo
Il lungo viaggio della speranza che ha portato Lorenzo Costantini dall’altra parte dell’Oceano per cercare di riagguantare la sua vita che si stava spegnendo è terminato. Lorenzo non ce l’ha fatta, ma ci ha provato fino alla fine. Un viaggio lungo e difficile e con un tragico epilogo che ci deve insegnare ad amare di più e meglio la vita così come la solidarietà che ha circondato Lorenzo deve insegnarci a donare di più noi stessi agli altri. «Un calciatore non muore, passa solo la palla» è uno dei tanti messaggi dedicati al giovane calciatore della Virtus Lanciano, un messaggio ricco di speranza e di fede. Alla famiglia di Lorenzo, alla Virtus Lanciano e a tutti coloro che lo hanno conosciuto le condoglianze mie e della redazione di Calcio Totale. A te Lorenzo un bacio bello, bellissimo, ovunque tu sia.

A Brescia una vittoria che salva la panchina di Baroni
Con un risultato a sorpresa conquistato in terra lombarda marco baroni salva la panchina. Una vittoria netta e meritata che non lascia spazio a dubbi. Una vittoria che giunge nel momento più delicato di questa strana stagione del Pescara. Melchiorri e, soprattutto “Pippo” Maniero risolvono la partita e, di conseguenza, impongono una domanda per l’allenatore dei biancazzurri: perché i due cannonieri della squadra non possono giocare insieme? Ovvero dopo il risultato di Brescia non è più accettabile che il capocannoniere della squadra, Maniero, possa assistere alle partite del Pescara dalla panchina. Entra in vigore la regola di quando si giocava sulla spiaggia, si sceglie per primo il più forte e quello che segna.

Adesso serve continuità di risultati
Giusto il tempo di tirare un sospiro di sollievo e subito giunge in riva all’Adriatico la capolista del campionato, il Frosinone. Una partita difficile che il Pescara affronterà in piena emergenza dovuta agli infortuni e agli impegni di alcuni calciatori con le rispettive nazionali. Tutto questo non deve condizionare chi giocherà perché c’è bisogno di continuità nei risultati e, soprattutto, di un gioco piacevole e godibile da offrire al pubblico.
Certo sono lontani i tempi in cui Rino Gaetano cantava «mio fratello è figlio unico
perché è convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone». Oggi Chinaglia potrebbe essere ambito anche dal Carpi, che con la squadra laziale condivide il primato in classifca, ma il Pescara deve tornare a fare il Pescara e affrontare senza timore alcuno il nuovo che avanza in questo modesto campionato di serie B.

Brescia-Pescara_8 novembre 2014

La gioia di Riccardo Maniero, entrato nel secondo tempo e autore di una doppietta che allontana la crisi del Pescara e tiene saldo sulla panchina l’allenatore, Marco Baroni.

A “Pippo” la palma del migliore in campo

Le pagelle di Brescia-Pescara

19 Maniero 7,625

9 Melchiorri 7,125

18 Aresti 6,625

32 Memushaj 6,5

25 Pasquato 6,5

28 Lazzari 6,375

11 Zampano 6,375

6 Appelt 6,25

7 Politano 6,25

15 Salamon 6,125

13 Zuparic 6,125

33 Grillo 6

8 Bjarnason 4,875

5 Pesoli sv

Marco Baroni 6,75

12ª Giornata_1 novembre 2014

Nel giro di otto giorni, visto che c’è stato il turno infrasettimanale, siamo passato da 4 formazioni al comando, poi 2, Bologna Carpi, e ora il solo Carpi. Premesso che domani c’è il derby emiliano, quindi si può ribaltare la situazione, guardiamo qualche numero per cercare di capire di che matrice è l’exploit della capolista a sorpresa. Il Carpi di Castori è la squadra che ha vinto di più in assoluto, 7 su 12, e una delle 5 che non hanno mai perso in casa. È anche quella che ha segnato di più, 22 gol, mentre sta messa bene dietro (solo 10 subiti).
Passando alle altre curiosità, la difesa meno battuta è quella del Frosinone con 8, la più perforata quella del Trapani (23), seguita a ruota da Varese (22) e Pescara (21). Stiamo parlando quasi del triplo… Restando ai numeri generali, la Virtus Lanciano è la squadra che ha perso di meno, 1 sola volta in 12 partite. La squadra che ha segnato di meno è il Vicenza, appena 7 gol. Curiosità: il Modena, 9 gol fatti e 9 subiti. L’unica squadra che non ha mai vinto in casa è la Ternana, che come la Virtus Entella non ha mai usufruito di un rigore a favore. Invece, Livorno e Modena non si sono mai viste assegnare un penalty contro.

I dati di questo primo quarto di campionato riferiscono che le squadre di testa marciano ai ritmi più lenti degli ultimi 10 anni, quindi facendo le proiezioni, la serie A diretta oggi sarebbe sui 75-78 punti.
Ben 8 delle 22 squadre hanno una media uguale o inferiore ad 1 punto a partita. Però inferiore non di molto e questo rende apertissimo il discorso salvezza (che si ottiene di solito con la media di 1.19) perché significa che anche le ultime non sono lontanissime dall’obiettivo. La classifica ultimamente ha cominciato a sgranarsi, ma resta sempre relativamente corta rispetto agli anni passati. Quindi chi vuole ha tempo e modo per rimettersi in carreggiata, purché si dia una mossa. Ad esempio le quattro squadre che hanno perso la metà esatta delle partite disputate, cioè Pescara, Catania, Crotone e Vicenza. Il Latina, paradossalmente, ne ha perse “solo” 5 pur essendo ultima da sola. Curiosa la crisi di questa squadra che solo pochi mesi fa stava lottando per la serie A nella finale play off contro il Cesena.

Rispetto alle prime giornate, l’unica squadra che ha frenato vistosamente è il Perugia, quelle maggiormente in ascesa Carpi, Livorno e Bologna. Tutte le altre sono più o meno in linea con il trend che avevano sin dalle primissime giornate.
Infine, i capocannonieri Castaldo (Avellino), Mbakogu (Carpi) e Marchi (Pro Vercelli) hanno segnato 8 gol con tre rigori a testa, quindi senza rigori il vero capocannoniere sarebbe l’ex biancazzurro Vantaggiato oggi al Livorno.

Il tempo è scaduto

La partita di Brescia per Marco Baroni è la partita del “dentro o fuori”.
Ovvero se il Pescara dovesse perdere la settima partita su tredici, giocando male così come ha giocato quasi tutte le partite sin qui disputate non ci sarebbe nessuna ragione plausibile per confermare il tecnico toscano sulla panchina dei biancazzurri.
Questi i numeri impietosi che descrivono la gestione di Baroni.
Il bilancio è il seguente: 12 partite, 2 vittorie, 4 pareggi e 6 sconfitte. Le reti realizzate sono state 18 mentre quelle subite sono 21. La squadra è penultima in classifica.
Questi numeri, ma soprattutto le brutte prestazioni della squadra inducono a pensare che se in terra lombarda non avviene qualcosa di clamoroso, la prossima settimana il Pescara potrebbe avere un nuovo tecnico sulla sua panchina.

Difendere il tecnico si può e si deve, ma non oltre la logica
Fino ad oggi la società e il presidente in prima persona hanno sempre difeso il tecnico di Firenze. Si può essere d’accordo o meno con la valutazione tecnica sull’allenatore così come sulla opportunità o meno di confermarlo sulla panchina dei biancazzurri, certo è che la società ha fatto bene a difendere il suo lavoro e garantirgli la sufficiente tranquillità per proseguire la sua opera. È importante avere alle spalle una società che si assume le proprie responsabilità sia per l’allenatore sia per i calciatori.
Il presidente e la società sono convinti che il lavoro di Baroni darà i suoi frutti e, per queste ragioni, non hanno mai messo in discussione il suo ruolo.
Abbiamo ascoltato le ragioni del presidente, così come abbiamo ascoltato le argomentazioni del tecnico dopo ogni partita. Alcune volte siamo stati d’accordo, altre meno. Alcune volte in completo disaccordo. Fa parte del gioco, ognuno ha il suo ruolo. Quando i risultati non arrivano, difendere il tecnico si può, e per certi versi si deve, ma mai oltre la logica.

Il gioco non c’è e i punti sono pochi
Contano la logica e, ovviamente, i risultati. I motivi per i quali non siamo d’accordo sulla conferma del tecnico risiede in due semplici osservazioni: l’impalpabilità del gioco che la squadra esprime e i risultati negativi ottenuti sin qui.
Si può anche pensare che i risultati siano il frutto di tanti fattori e non soltanto funzione della bravura, e noi lo pensiamo, ma se la squadra non esprime un gioco compiuto e di senso vuol dire che il progetto tecnico è fallito. Indipendentemente dal risultato sul campo di Brescia, dunque, ciò che conterà sarà capire se la squadra è in grado di esprimere trame di gioco interessanti ed efficaci. Se così non fosse la scelta sarebbe ineludibile: un nuovo allenatore sulla panchina del Pescara.

Gigi Riva, ultimo hombre vertical

Gigi Riva ha compiuto settant’anni e a Calcio Totale abbiamo festeggiato il suo compleanno con la complicità del bel libro scritto da Luca Pisapia, Gigi Riva. Ultimo hombre vertical.
Alcuni di noi, della razza umana intendo, non hanno età ma restano per sempre giovani, forti e belli e questo è il caso di Gigiriva tutto attaccato o, se preferite di Rombo di Tuono, il nome che inventò per lui Gioannin Brera. «Il Cagliari ha subito infilato e umiliato l’Inter a San Siro: Oltre 70.000 spettatori: se li è meritati Riva, che qui soprannomino Rombo di Tuono». [Gianni Brera, 19 Ottobre 1970, stadio San Siro di Milano].
In tanti hanno, giustamente, scritto per festeggiare ed omaggiare il più grande attaccante italiano di tutti i tempi, ne siamo contenti e pensiamo che sia stato giusto farlo. Se volete deliziarvi leggete cosa scrive Luca Pisapia…

«È una sera di fine maggio dell’anno 1963. A Cagliari l’atmosfera è sterile e tersa, l’anticiclone subtropicale africano, accompagnato dalle calde correnti del Sahara, asciuga l’aria. All’aereoporto internazionale di Elmas, pochi chilometri dal centro cittadino del capoluogo sardo, sbarca Luigi Riva da Leggiuno. È un ragazzo alto e magro, quasi allampanato; timido, con lo sguardo smarrito e un po’ spaventato. È un giovane calciatore, di ruolo attaccante, che deve ancora compiere diciannove anni. È appena stato acquistato dal Legnano, squadra dell’omonima cittadina situata in prossimità delle prealpi varesine e tagliata in due dal fiume Olona. Nei suoi occhi lo stupore, in quelli dell’isola, l’indifferenza; l’epifania di Rombo di Tuono è ancora lontana».

«L’aereoporto di Elmas-Cagliari è deserto, desolato e trasuda tristezza, sommerso com’è nell’oscurità. Le luci al neon illuminano l’assenza e accrescono la solitudine. La mancanza di umidità gli strozza il respiro. L’argentino Longo, suo nuovo compagno di squadra che va a prenderlo all’aereoporto, prova a consolarlo raccontantogli le bellezze di una città e di un’isola che per adesso sono invisibile perché è notte. Ma Riva non capisce, comincia a pensare di avere fatto la scelta sbagliata. E quando in una buia notte di fine maggio dell’anno 1963, appena a rrivato a cagliari, in un’anonima e disinteressata camera d’albergo del vecchio Hotel Jolly osserva le luci lontane di sarroch che scompaiono all’orizzonte, un solo pensiero gli ronza in testa: “Ma dove cazzo sono finito? Sembra l’Africa…».

«Dopo la partita con la Juventus, Gigi Riva è nuovamente protagonista: segnando il gol decisivo su rigore nell’1-0 con il Verona e con il gol del vamtaggio nel 2-0 sul Palermo. Il 27 aprile 1970, alla ventottesima giornata, al Cagliari servono due punti in casa contro il Bari per essere matematicamente campione d’Italia con due giornate d’anticipo.
Al trentanovesimo del primo tempo c’è una punizione per il Cagliari dalla trequarti: la palla vola verso l’area di rigore, plana con una traettoria strana, tende ad abbassarsi. Rombo di Tuono è lì, fermo sulla linea dell’area piccola ad aspettare il pallone, leggermente spostato sulla sinistra.
Lo stadio Amsicora trattiene il fiato. La palla scende lentamente: è ancora troppo alta perché sia colpita di sinistro, troppo tesa per tentare l’acrobazia, troppo bassa per essere colpita di testa. Rombo di Tuono osserva la traettoria del pallone e non si preoccupa. Sa che il tempo e lo spazio sono conceti relativi che l’essere umano utilizza per orientarsi nel caos dell’universo ma che non sono leggi della natura. Lui, che ha ormai oltrepassato la condizione umana, non conosce leggi inalterabili; il mutamento e la trasformazione sono l’acqua e l’argilla con cui il demiurgo plasma la realtà. E allora si getta in avanti, si avvita su se stesso, si rimpicciolisce fino a che la palla non gli passa vicino e poi si allunga, d’improvviso, oltre i limiti fisici in cui il suo corpo dovrebbe costringerlo, fino a colpire il pallone di testa e infilarlo in rete. Gol! Lo stadio Amsicora espode e si dissolve. Il vecchio eroe cartaginese adottato dai sardi, che aveva guidato la rivolta antiromana e l’aveva perduta, lascia spazio al nuovo eroe lombardo adottato dai sardi che sta guidando la rivolta contro l’Impero e la sta vincendo. In chiusura arriva anche il gol di Gori; 2-0. Il Cagliari è campione d’Italia».

«La Juventus, dopo aver provato a prenderlo ogni maledetto calciomercato, nell’estate del 1973 arriva a offrire al Cagliari due miliardi per il cartellino di Gigi Riva; o in alternativa un miliardo e ben sette giocatori: Bettega, Cuccureddu, Gentile, Musiello, Roveta, Butti e Ferrara. A latere dei miliardi, pressione al limite della violenza psicologica sul calciatore […] I tifosi sono pronti a disseppellire nuovamente le asce di guerra e a scendere in piazza per difendere il loro eroe dal saccheggio della razza padrona. I banditi minacciano addirittura il rapimento del calciatore per impedirgli di lasciare fisicamente l’isola. Il presidente del Cagliari Andrea Arrica però non ragiona di loro e guarda e passa; accetta il sontuoso assegno da un miliardo, più sette giocatori in contropartita per il cartellino di Gigi Riva. L’affare è fatto, rimane solo un piccolo particolare, un dettaglio insignificante, una quisquilia: convincere Rombo di tuono ad accettare il trasferimento. Ma quando il calciomercato si conclude Gigi Riva è ancora a Cagliari, rimane in Sardegna. La decisione è esclusivamente sua».

«Rifiutai. Con rabbia. Il Cagliari mi aveva ceduto senza interpellarmi. I club erano d’accordo e io ero stato ceduto come una bestia. Dissi no, col diavolo in corpo. Come si permettevano di trattarmi in quel modo, come un oggetto?».

Gigi Riva. Ultimo hombre vertical, di Luca Pisapia (Limina, 2012. 180 pagine. 16.00 euro)

Il migliore in campo è Zampano, il peggiore Aresti

Le pagelle di Pescara-Spezia

11 Zampano 6

28 Lazzari 6

7 Politano 5,75

9 Melchiorri 5,75

25 Pasquato 5,75

8 Bjarnason 5,625

32 Memushaj 5,625

2 Pucino 5,5

14 Sowe 5,375

13 Zuparic 5,375

15 Salamon 5,25

24 Selasi 5,25

17 Cosic 5,125

18 Aresti 4,5

Marco Baroni 5

Pescara-Spezia_1 novembre 2014

Per i calciatori binacazzurri a fine partita, mani sul viso e testa china, un “film” andato in onda più volta quest’anno allo stadio Adriatico di Pescara.

Il momento è catartico

Una squadra senza personalità e gioco
La partita del Pescara disputata contro il Bari ha rafforzato l’idea che i biancazzurri sono una squadra senza gioco e personalità. E dopo quattro mesi di lavoro con il nuovo allenatore questo è l’aspetto più negativo di questo inizio di stagione.
Il Pescara, quando gioca nel campionato di serie B, non può giocare come una provinciale qualunque, non è accettabile per il blasone recente della squadra e per la qualità tecnica dell’organico a disposizione di Baroni. Può perdere, ovviamente, ma non può giocare partite come contro il Carpi e il Bari.
La mancanza di gioco è sotto gli occhi di tutti analogamente alla mancanza di personalità e a questo non giova verto che la squadra non sia in grado di esprimere nemmeno un capitano.

Il momento è catartico
Potrebbe giungere in soccorso il mantra di Flavio Oreglio, noto cabarettista italiano. Ci sarebbe bisogno di una catarsi, una vera e propria cerimonia di purificazione per ricominciare tutto dall’inizio, ricordando che la catarsi perché sia tale richiede il sacrificio di un capro espiatorio…
Giocare con dieci calciatori dietro la linea della palla non appartiene al credo calcistico pescarese di oggi e di ieri, soprattutto Baroni non è stato ingaggiato per questo. Dunque si cambi registro immediatamente, fin dalla prossima partita e, reiterando la richiesta della scorsa settimana, si chieda al tecnico di portare la nave fuori dalle secche in cui si è arenata, altrimenti si compiano gli atti dovuti.

Poca luce e molte ombre
C’è poco da salvare nel Pescara di questi ultimi tempi. Il solito Politano, uno dei pochi in grado di “accendere la luce”. Un sempre più sorprendente Melchiorri che, partita dopo partita, sta conquistando consensi crescenti. Il ritrovato Memushaj che, anche se impiegato in un ruolo che non gli appartiene, sta dimostrando di aver superato l’infortunio, candidandosi a recitare un ruolo da protagonista.
Infine, l’ingaggio di Pasquale Marino da parte del Vicenza rende più semplice, soprattutto perché meno oneroso per la società, intervenire sulla conduzione tecnica della squadra. Il tempo delle attese è giunto al termine. La squadra può e deve giocare un buon calcio e conquistare punti, altrimenti tutti ci attendiamo, salvifici, cambiamenti.

© 2021 Calcio Totale / Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Pescara il 03/09/2014 al n° 11. Registro della Stampa del Tribunale di Pescara n° 11-2014.

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