Calcio Totale > Pagina articoli

Marco Baroni e la regola del quattro

Il Pescara e la regola del quattro
La squadra di Marco Baroni impone al campionato di serie B la regola del quattro. Quattro i gol segnati alla Virtus Entella che sono valsi la prima vittoria del campionato e quattro i gol realizzati a Crotone che sono valsi la prima vittoria in trasferta del campionato.
Due partite, le ultime, che cancellano due zero in classifica che cominciavano ad essere preoccupanti.
Un Pescara dunque che sembra aver imboccato la strada giusta per risalire la china, certamente un Pescara in grado di capitalizzare tutto ciò che costruisce.

Marco Baroni ha rischiato e, per il momento, ha vinto
Le scelte dell’allenatore dei biancazzurri, soprattutto quelle relative alle ultime due partite, scelte che sembravano ai più azzardate, si sono rivelate vincenti. Aresti per Fiorillo e Melchiorri per Maniero si sono rivelate, oggettivamente, due scelte azzeccate.
Aresti schierato contro la Virtus Entella è stata una sorpresa per tutti. Nessuno si aspettava l’accantonamento di Fiorillo, eppure Baroni si gioca la carta del portiere di riserva che si rivela vincente. Altrettanto spregiudicata è stata la scelta di mettere in panchina l’autore di una tripletta, Pippo Maniero, per far posto a Melchiorri al centro dell’attacco. Anche in questo caso la straordinaria prestazione dell’attaccante marchigiano premia l’ardire del tecnico fiorentino.

Federico Melchiorri come Marco van Basten
Lo avevamo detto alcune settimane fa che Melchiorri in alcuni movimenti richiamava alla mente il fuoriclasse del Milan e della nazionale olandese Marco van Basten. I gol realizzati nella partita esterna contro il Crotone giungono a suggellare questo giudizio. La velocità, l’eleganza nel dribbling in velocità, la precisione delle conclusioni, ma soprattutto l’apparente semplicità con cui ha realizzato la doppietta che ha chiuso i conti con il Crotone ne fanno il calciatore del momento. Può diventare l’asso nella manica di Marco Baroni e la fortuna del Pescara edizione 2014/2015.
Di certo le sue giocate valgono, da sole, il prezzo del biglietto ed è grazie a giocate come queste che, partita dopo partita, si rinnova il mito del calcio.

Federico Melchiorri alla Van Basten e il Pescara vola

Le pagelle di Crotone-Pescara

9 Melchiorri 8,5

8 Aresti 7,25

28 Lazzari 7

25 Pasquato 7

6 Appelt 6,625

17 Cosic 6,25

31 Guana 6,25

2 Pucino 6,125

11 Zampano 6,125

33 Grillo 6,125

7 Politano 5,375

15 Salamon sv

32 Memushai sv

20 Nielsen sv
Marco Baroni 7

Crotone-Pescara_12 ottobre 2014

Federico Melchiorri è stato l’autentico mattatore della giornata. Due reti da incorniciare con una prestazione che difficilmente dimenticherà.

Non gioco più, me ne vado, Gianni Mura

Non gioco più, me ne vado è un viaggio lungo cinquant’anni in cui incontrerete atleti che hanno fatto la storia di tanti sport. Personaggi che hanno popolato e continuano a popolare i nostri sogni e che ci avvicinano, ogni qualvolta ce ne allontaniamo, a quella dimensione ludica e fanciullesca che sola può riscattare il tempo malato e corrotto che stiamo vivendo. Personaggi e accadimenti che raccontano di gioie e dolori, di vittorie e sconfitte, di vita e di morte. Narrazioni di parte, di un giornalista che è un grande scrittore: Gianni Mura.

Una raccolta di scritti, dal 1965 a oggi e pubblicati su la Repubblica e la Gazzetta, curati da Andrea Gentile e Aurelio Pino, raggruppati in nove capitoli assemblati per affinità elettive più che per temi. Esempi di eccelsa bravura che arricchiscono le narrazioni sportive di funzioni maieutiche come, forse, solo Gianni Brera aveva saputo fare. Belle narrazioni senza tempo che si leggono per il piacere della lettura, per riconnettere fili della memoria che altrimenti rischierebbero di essere travolti e recisi definitivamente da una quotidianità, spesso, misera.
Un giornalismo che trasforma la cronaca sportiva in materiale utile alla letteratura e che riesce a far coesistere il ritmo incessante dell’avvenimento, hic et nunc, con una narrazione capace di liberarsi dai contesti da cui prende le mosse e perciò senza finalità immanenti.
Gregari, campioni, coppe e bidoni è il sottotitolo scelto per questa raccolta che contiene tanti e diversi uomini. Calcio e ciclismo sono i protagonisti assoluti delle narrazioni, ma un ruolo determinate nella composizione del progetto lo rivestono le lettere, pubbliche, che Gianni Mura indirizza ad alcuni dei protagonisti più importanti di questi cinquant’anni di storia dello sport.
«Quando sei morto, ho scoperto che avevi vinto 34 corse in tutto. Mercks ne vinceva di più in una stagione. Ma era il modo, non il numero. Per questo Villeneuve è stato più amato di Schumacher. Per questo al tuo funerale c’era Charly Gaul, malato […] Non morirai del tutto perché il ciclismo è lo sport più ricco di memoria e, per riflesso, di morti. Lo so già che da qualche parte, sulle strade del Tour, ci saranno sul gruppo due ombre taglienti, larghe, simmetriche. Le ali di Pantadattilo, ma qualche stupido dirà che sono nuvole». Una lettera struggente che tocca le corde giuste di chi ha amato e continuerà ad amare per sempre “Il pirata”. È il modo con cui Gianni Mura saluta Marco Pantani nel 2004.
Facendo un piccolo salto indietro, fermiamo le lancette del tempo al 1985 e cambiamo sport. Sono gli anni d’oro del Napoli di Corrado Ferlaino, ma soprattutto sono gli anni del “Pibe de oro”.
«Lui doveva fermare La Juve e lui l’ha fermata. La fantasia popolare non tiene conto del collettivo […] Un uomo solo al comando della nave dei sogni: la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Diego Armando Maradona, il suo sinistro non perdona. Dicono che abbia scavalcato San Gennaro, che non ha il vantaggio di esibirsi tutte le domeniche. Pallonetto è un quartiere di Napoli, non solo la specialità di Maradona. Quasi tutti i suoi gol sono allegri e beffardi come la sua faccia, che è fin troppo ovvio definire da scugnizzo […] Maradona è quello che sembra e sembra quello che è. Maradona parla per tutti…».
La penna di Mura fissa sulla carta i tratti essenziali di un uomo e nello stesso tempo di un popolo che si stavano manifestando sotto i suoi occhi. A distanza di trent’anni quelle parole mantengono intatto e inalterato il loro significato, sulla loro bellezza, invece, abbiamo già scritto.
Restando nel mondo del calcio, l’articolo che dedica a Gigi Riva nel 2004, nel giorno del suo sessantesimo compleanno, è insieme una lunga dichiarazione d’amore per l’atleta e nello stesso tempo una vicinanza a un modo di essere e di vivere. Narrazioni di parte, appunto.
«Riva non ha mai amato i giornalisti. Poteva rispettarli (è il caso di Brera) o sopportarli (era il caso mio). Ma la sua specialità era dribblarli […] A volte mollava tutti al tavolo del ristorante Corallo e usciva a correre in macchina sulla costa, a tutta velocità, da solo […] Quando lo rividi, fuori dall’Amsicora, aveva una Dino e sotto il tergicristallo c’erano poesie, bigliettini di ragazze, molto espliciti per i tempi, richieste d’incontro […] Era un calcio impastato di ironia, di rabbia, di umanità: Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti come nella canzone di Conte. Non tornerà più perché il castello è cresciuto e le fondamenta sono sempre bugie. Ma se uno mi chiedesse di stringere Riva (Giggirrivva) in due parole, dovrei ricorrere allo spagnolo: hombre vertical».
In forme e modi diversi è presente nel libro, Gianni Brera, il più grande giornalista sportivo italiano.
Le pagine che Mura dedica a “Gioann” si possono ascrivere direttamente al patrimonio letterario italiano.
«Dicono che la nebbia sia il vestito migliore, nella Lombardia di pianura, e questi giorni sono giorni di nebbia a San Zenone, dove Gianni Brera nacque ed è sepolto, di nebbia anche tra Maleo e Casalpusterlengo, sulla strada dove morì».
È questo l’incipit dell’articolo scritto nel 2002 in occasione del decennale della morte dell’inventore di parole che è stato Gioannin Brera. Ricordo che si scioglie in un lungo, infinito, abbraccio con le parole che chiudono il ricordo. Nostalgia di te, Gioann il titolo dell’articolo.
«Averti letto e poi conosciuto è stata una fortuna e una ricchezza, averti perso un dolore. I ricordi pubblici sono faticosi, quasi imbarazzanti, preferisco ricordarti rileggendoti o bevendoti un bicchiere di barolo (scusami, ma ultimamente mi piace più del barbaresco) o tossendo con la prima sigaretta del mattino. Per il resto, vale la promessa di Malta: continuerò a portarti in giro, ma selezionando i luoghi. L’erba di San Siro ti farebbe madonnare, il prossimo Tour promette bene».
Scrisse Manuel Vázquez Montalbán, a proposito di letteratura sportiva, «Sono gli scrittori sudamericani a trasformare il calcio in una specie di epica moderna», a loro si può aggiungere certo l’italiano Gianni Mura, il continuatore del lavoro intrapreso da Gianni Brera.

Non gioco più, me ne vado, Gianni Mura (2013, il Saggiatore, 504 pagine. 17 euro)

7ª giornata_4 ottobre 2014

Campionato piccoli numeri. L’Avellino pareggia a Terni e non riesce a scavalcare il Perugia, in questo modo il campionato batte un piccolo record perché era dal 2008 che dopo 7 turni non figurava in testa una neopromossa (allora era il Sassuolo). Contestualmente è dal 2009 che la capolista non ha un punteggio così basso (14 punti, allora era il Frosinone). Sono state realizzate le prime triplette stagionali, tutte made in Abruzzo, quelle del pescarese Maniero e del lancianese Vastola. Tra l’altro per loro sono le prime della carriera. Non ci sono più zeri nelle caselle. Per il Perugia prima sconfitta a La Spezia, per il Pescara prima vittoria, peraltro la più rotonda della giornata.

Casa dolce casa. Fattore campo continua ad avere la sua grande valenza. Mentre la scorsa settimana nessuna vittoria esterna, in questa lontano da casa ha vinto soltanto la Virtus Lanciano. La stessa Virtus Lanciano sconfigge la sua tradizione di squadra difensivista, oggi ha il miglior attacco e la seconda peggior difesa, mentre la squadra più perforata resta il Varese con 14. Intanto da registrare ben 6 espulsioni tutte a danno delle squadre che giocavano in trasferta

Tanto rumore per poco. Tra Brescia e Perugia, fin qui leader delle statistiche a squadra stilate da Panini Digital, si inserisce il Pescara che, dopo la prima vittoria in campionato, balza al primo posto nelle classifiche relative alla pericolosità, alla supremazia territoriale e al numero di palloni giocati. Gli umbri mantengono comunque il primato nei tiri in porta e nel possesso palla mentre le rondinelle nella percentuale di passaggi riusciti. Cosa significa? Semplicemente che questi dati hanno un valore relativo dal momento che vedono primeggiare da un lato il Perugia, ma dall’altro Brescia e Pescara che sono nelle retrovie. Nel calcio contano i gol

Non si può stare mai tranquilli. La settimana scorsa avevamo parlato di quanto sia sempre il bilico il mestiere di allenatore. Ne avevamo indicati quattro a rischio, a sorpresa è saltata invece un’altra panchina, quella di Beretta che ha praticamente riconsegnato il testimone a Breda che aveva portato i laziali ai play off. Fatale per Beretta la sconfitta di Trapani, seppur su rigore e con un uomo in meno. Insomma, quando si vuole cacciare basta una scusa. Nel frattempo il presidente Paparesta ha riconfermato la fiducia a Mangia, il che intrinsecamente significa che ne aveva bisogno e questo non è mai buon segno.

Pippo Maniero segna tre gol e porta il pallone della gara a casa

Le pagelle di Pescara-Virtus Entella

19 Maniero_8

7 Politano_6,875

8 Bjarnason_6,625

13 Zuparic_6,625

25 Pasquato_6,5

6 Appelt_6,375

8 Aresti_6,25

11 Zampano_6,125

17 Cosic_6,125

31 Guana_6,125

2 Pucino_6

10 Caprari_5,625

28 Lazzari_sv

29 Pogba_sv

Marco Baroni_6,625

Pescara-Virtus Entella_4 ottobre 2014

Contro la Virtus Entella dell’ex capitano dei biancazzurri, Marco Sansovini, giunge la prima vittoria del campionato per i ragazzi di Marco Baroni che finalmente possono festeggiare con la i tifosi dello stadio Adriatico.

C’è la prima vittoria, per il gioco bisogna aspettare

Arriva la prima vittoria del campionato
La partita contro la Virtus Entella dell’ex capitano del Pescara, Marco Sansovini, porta in dote ai biancazzurri la prima vittoria del campionato.
Una brutta partita che solo il risultato, un 4-0 che non ammette repliche, riesce a nascondere. Soprattutto nel primo tempo la squadra di Marco Baroni non è stata capace di sviluppare trame di gioco tali da far pensare a una squadra in salute e capace di uscire dal momento no che attraversa dall’inizio del campionato.
C’erano, oggettivamente, molte ragioni che facevano presagire una gara scialba. In primo luogo la tensione dei calciatori chiamati a vincere la prima partita del campionato davanti ai propri tifosi e la consapevolezza di non poter sbagliare. Da un punto di vista del risultato l’obiettivo è stato raggiunto.

Il gioco latita così come la condizione fisica
Non essere soddisfatti di una partita che termina con il risultato di 4-0 non è facile, ma può accadere. Le lacune tecnico tattiche della squadra di Baroni sono essenzialmente tre: nessun movimento da parte dei calciatori senza palla, poche verticalizzazioni e, soprattutto in fase di non possesso, troppa distanza tra i reparti.
Lacune che riguardano sia l’assemblaggio della squadra sia la qualità dei singoli calciatori. Gli allenamenti e l’applicazione diranno se gli attuali limiti si possono superare o se sono limiti strutturali della squadra che attengono più alla costruzione della compagine biancazzurra che ad altro.

Due settimane per capire il valore della squadra
Adesso, nello spazio di due settimane, quattro sfide che possono cambiare, in maniera determinate, la classifica del Pescara. Crotone, Vicenza e Bari fuori casa e il Carpi dell’ex Simone Romagnoli in casa. Occorre guadagnare punti altrimenti la classifica potrebbe diventare preoccupante, ma occorre anche migliorare la qualità e l’intensità del gioco. È il tempo per mostrare le qualità della squadra e dei singoli. È il tempo per Marco Baroni di dimostrare di essere un allenatore in grado di allenare il Pescara, la squadra che ha avuto in panchina Carletto Mazzone, Giovanni Galeone e Zdenek Zeman.

Beha, Pecci e Zanetti, un tris d’assi per Pagina Tre

      

Oliviero Beha, Eraldo Pecci e Javer Zanetti, sono stati gli ospiti, prestigiosi, di Pagina Tre, rispettivamente nella 3ª, 4ª e 5ª puntata di Calcio Totale.
Autori di tre libri diversi eppure molto simili. Tre libri in cui al centro della narrazione c’è la vicenda umana del protagonista, prim’ancora della vicenda sportiva. Una narrazione in cui la vicenda sportiva funge, quasi da contorno, in qualche misura completa il racconto.
Il libro di Beha, Un cuore in fuga, racconta la vicenda umana di Gino Bartali che, approfittando della fama che il ciclismo gli aveva regalato, salva da morte sicura molte uomini e donne ebrei in una Firenze martoriata dalla guerra. Un campione nella vita così come sulle strade di mezzo mondo.
Eraldo Pecci racconta la storia dello scudetto che vinse con la maglia gloriosa del Torino nella indimenticabile stagione calcistica 1975/76, Il Toro non può perdere il titolo del libro. E anche in questo caso, accanto alla narrazione sportiva ci sono protagonisti e vicende umane che superano anche quella vittoria che può, a ragion veduta, considerarsi storica.
Javer Zanetti con Giocare da uomo ha emozionato lo studio e i telespettatori con la sua passione autentica per un calcio pulito, ma soprattutto per il suo essere una bella persona. Anche in questo caso il libro ripercorre la sua straordinaria carriera ricca di trionfi sportivi, ma racconta di un Pupi, è il nome con cui affettuosamente viene chiamato Zanetti, attento alla vita di tutti i giorni e dei più bisognosi.

Un cuore in fuga, Oliviero Beha_(2014, Piemme, 266 pagine. 14,90 euro)
Il Toro non può perdere, di Eraldo Pecci (2013, Rizzoli, 288 pagine. 18 euro)
Giocare da uomo. La mia vita raccontata a Gianni Riotta, Javer Zanetti_(2013, Mondadori, 300 pagine. 17,50 euro)

Di sconfitta in sconfitta

Il Pescara sa solo perdere
«Rifarei le stesse scelte», «Prendetevela con me», sono i due mantra dell’allenatore del Pescara, Marco Baroni, in questo triste inizio di stagione. A Catania, subito dopo il triplice fischio finale che determinava l’ennesima sconfitta della stagione, si è messo alla testa dei suoi calciatori per parlare con i tifosi biancazzurri che si erano recati in Sicilia per assistere alla partita. Interpretando la mimica dei suoi movimenti presumo abbia detto le stesse cose che dice in conferenza stampa nel dopo partita: «Prendetevela con me, sono io l’unico responsabile».
Lodevole il suo comportamento teso a salvaguardare e proteggere la squadra dalle critiche, ma, purtroppo per tutti, questo non risolve i problemi tecnico-tattici e non è un rimedio utile per gli errori commessi sin qui, principale dell’ultimo posto in classifica della squadra.

La scelta sbagliata di Catania
A Catania la logica suggeriva di non schierare Pesoli, in forza elle negative prestazioni dl calciatore, e invece Baroni ci è ricascato schierando dal primo minuto il neo biancazzurro acquistato per rinforzare la difesa. «Rifarei le stesse scelte» ripete come un mantra, appunto. Ma se una scelta si rivela sbagliata, e l’aver schierato Pesoli si è rivelata una scelta sbagliata alla luce dei fatti, è meglio ammettere l’errore e voltare pagina. Schierare Pesoli in un momento non positivo non è l’unica scelta che non condivido di Baroni in questo inizio di campionato. Si può segnalare l’utilizzo di Lazzari come esterno alto, il dualismo Appelt/Guana, Grillo/Zampano e più in generale il cambiare due o tre uomini in ognuna delle prime partite di campionato quando tutto avrebbe fatto pensare al contrario.

Non è solo cattiva sorte
Il Pescara che ha perso in terra di Sicilia ha parecchio da recriminare: un paio di decisioni dubbie dell’arbitro, la sfortuna in occasione del palo colpito da Pasquato allo scadere della partita, ma il risultato negativo non è solo figlio della malasorte o delle scelte sbagliate dell’arbitro.
La squadra pur mettendo in mostra un buon calcio è incapace di “chiudere” la partita. Gli manca una guida in mezzo al campo in grado di far capitalizzare al meglio la qualità e la quantità che si esprime tutte le settimane.
Gli manca, almeno in questa fase della stagione, una guida più decisa e convinta nei propri mezzi anche in panchina.
Tocca a Baroni dimostrare che non è così. Le sue risposte in conferenza stampa le abbiamo memorizzate, adesso è il tempo di vincere le partite sul campo e di rispondere con i fatti alle critiche che, se non s’inverte subito la rotta, arriveranno anche dai piani alti della società.

© 2021 Calcio Totale / Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Pescara il 03/09/2014 al n° 11. Registro della Stampa del Tribunale di Pescara n° 11-2014.

contatti | Back to top.