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Tutti senza vota. Per Serse Cosmi il voto è 4,5

Le pagelle di Pescara-Modena

Questa settimana per le pagelle di Calcio Totale tutti senza voto, ad eccezione dell’allenatore che rimedia un 4,5.

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Serse Cosmi_4,5

«Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole»

L’ennesima formazione e l’ennesima sconfitta
Siamo in periodo di elezioni e dunque per essere in totale sintonia con il tempo che viviamo mi sembra giusto citare uno dei pensieri più noti di Mao Tse-tung. Nei periodi di grande confusione bisogna sapere approfittare della situazione negativa per progettare il futuro in maniera più radicale. Questo significa in estrema sintesi la frase di Mao, «Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole».
A Padova Serse Cosmi schiera l’ennesima formazione. Cambia ancora uomini come se si trovasse sulla giostra di un Luna park e schiera l’inedita coppia d’attacco Politano-Caprari.
Cosa si può aggiungere di più su questo terreno se non quello che abbiamo ripetuto in maniera forse anche ossessiva in queste ultime settimane?
Mentre Cosmi parlava di aggancio alla zona play off anche quando la logica consigliava prudenza, noi di calcio Totale sottolineavamo l’inadeguatezza della squadra e dello stesso allenatore. Non erano nelle condizioni di raggiungere quell’obiettivo, la squadra per un errore di valutazione commesso da tutti, il tecnico perché si dimostrava, partita dopo partita, inadeguato per quel compito.

Cosmi non è riuscito a dare un’identità alla squadra
La pecca più grave compiuta dall’allenatore umbro è stata di non aver saputo dare un’identità tattica alla squadra. Ha dimostrato di non avere le idee chiare e questo primo errore ha causato il secondo, altrettanto grave, di utilizzare formazioni diverse in ogni partita. Una squadra dunque allo sbando da un punto di vista tattico che non ha saputo trovare al suo interno la forza per rendere meno amaro il campionato.
Cosmi aveva assicurato che gli obiettivi del Pescara non erano cambiati e che il raggiungimento dei play off restava il traguardo della stagione.
I fatti hanno dimostrato che si sbagliava sia nella previsione quanto nella valutazione della squadra.

Dall’addio a Cosmi deve nascere un nuovo Pescara
Tra qualche anno nessuno si ricorderà del passaggio di Cosmi sulla panchina che fu di Galeone e Zeman, in molti si ricorderanno di quest’annata scialba e negativa.
Si volti pagina dunque e si riparta da un’allenatore che porti in dote non la dialettica o la teatralità dei suoi gesti, ma idee tattiche precise. Un allenatore in grado di schierare una squadra in grado d’imporre il proprio gioco indipendentemente dall’avversario che si trova di fronte. Un allenatore capace di lavorare con i giovani e che sia disposto a lavorare su un periodo medio lungo in riva all’Adriatico.
Noi di calcio Totale abbiamo già espresso le nostre preferenze, ma non spetta a noi operare le scelte.
Noi, come molti crediamo, abbiamo solo voglia di girare pagina e di tornare allo stadio per cantare il nostro inno al bel calcio che faceva più o meno così: «Che bello è…quando esco di casa…per andare alla stadio…a vedere il Pescara…».

Si salva solo Rossi

Le pagelle di Pescara-Virtus Lanciano

Questa settimana per le pagelle di Calcio Totale ci sono solo i voti. La prestazione è stata talmente brutta che non merita di essere giudicata anche con giudizi.

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3 Salviato_4,5

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Il Pescara conquista la salvezza, quasi matematica, contro Siena e Lanciano

Continua la confusione tattica
Alla vigilia di Carpi-Pescara, e dunque prima delle sfide contro Siena e Lanciano, l’allenatore del Pescara Serse Cosmi continuava a parlare di play off svelando ai più che non aveva ben chiaro il reale valore della rosa a sua disposizione. Ovvero, ha dato l’impressione di non aver compreso che l’unico obiettivo possibile, a quel punto della stagione, era la salvezza matematica da conquistare nel più breve tempo possibile. E così, forte delle sue convinzioni, contro il Carpi ha schierato l’ennesima, nuova, formazione. Fuori Gianluca Caprari e dentro Matteo Politano. Dentro Giuseppe Rizzo e fuori Matti Nielsen. Quando poi Caprari è entrato per sostituire Pippo Maniero, Cosmi ha offerto ai tifosi del Pescara l’opportunità di vedere Antonino Ragusa impiegato come punta centrale, forse l’unico ruolo che il forte attaccante siciliano non aveva ancora ricoperto sotto la guida tecnica dell’ex allenatore del Perugia.
Dichiarazioni e scelte tecniche che lasciano perplessi per diversi motivi.
Il Pescara di Serse Cosmi non ha un’identità tattica e cerca la via del gol con azioni che non si ripetono mai uguali a se stesse. Le scelte tecniche sono perciò una diretta conseguenza della confusione, soprattutto tattica, che regna in riva all’Adriatico dal suo arrivo.

Questi calciatori sono stati, tutti, sopravvalutati
L’allenatore umbro non è ovviamente l’unico responsabile del fallimento tecnico di questa stagione. Non dobbiamo infatti dimenticare il contributo che ha dato, in questo senso, la gestione tecnica di Pasquale Marino, soprattutto non si deve trascurare lo scarso rendimento di quasi tutti i componenti della rosa.
È ormai chiaro a tutti che i calciatori che formano l’organico del Pescara sono stati, quasi tutti, sopravvalutati. Giornalisti, tifosi, società, addetti ai lavori, pensavano che questa squadra potesse conquistare con relativa facilità l’accesso ai play off per giocarsi, realisticamente, la possibilità di un pronto ritorno nella massima serie. Non è stato così, non sarà così, purtroppo.
Non è ancora tempo di bilanci, ma si può affermare con poche possibilità di errore che se si escludono Brugman, il Ragusa del girone di andata e un paio di altri calciatori, tutti hanno reso molto meno di quanto ci si aspettasse. Una rosa dunque non all’altezza del compito e due allenatori che, in ogni caso, hanno reso anch’essi molto meno del valore che tutti gli attribuivano.

Contro il Siena e il Lanciano i punti necessari per la salvezza
Nella doppia sfida casalinga contro Siena e Lanciano giunge un parziale riscatto, non dal punto di vista del gioco espresso ma dalla conquista di quattro punti su sei a disposizione. Manca un punto per la salvezza matematica che potrebbe arrivare già dalla prossima trasferta contro il Padova già retrocesso.
Il tempo dei bilanci è dunque giunto e dalla prossima settimana si dovrà cominciare a programmare il futuro che non può prevedere Serse Cosmi in panchina anche per il prossimo anno.

Auguri belli per Zdeněk Zeman

Oggi è il compleanno di Zdeněk Zeman, il regalo di Calcio Totale per i suoi lettori è un estratto dal libro “Il Pescara di Zeman” firmato da Oscar Buonamano.

Il giorno della presentazione ufficiale di Zeman a Pescara c’erano tremila tifosi biancazzurri che hanno trasformato una normale conferenza stampa nella prima, gioiosa, festa dell’anno. Quella folla chiassosa e festante chiede al nuovo allenatore la serie A, anche se la squadra in fase di allestimento non è accreditata da nessuno per la vittoria finale. Misteri del calcio e della passione di una tifoseria che aspetta di giocare il campionato più importante del calcio italiano da venti anni. In pochi, quel giorno, sanno che Zeman ha chiesto, e ottenuto, che sul contratto ci sia un premio per la promozione diretta nella massima serie. Comincia così la storia di Sdengo a Pescara, con i tifosi in festa e il sogno della serie A che aleggia sulla città. lui non promette nulla se non l’impegno e la ricerca costante del bel gioco per far divertire i tifosi. E così, tra lo scetticismo degli addetti ai lavori che da sempre accompagna il lavoro del tecnico di Praga e l’entusiasmo del tifo biancazzurro, Zeman costruisce una squadra che demolisce molti record della serie B. La squadra gioca per tutto il campionato un calcio stellare e riceve attestati di stima da parte dei più importanti e quotati allenatori, che riconoscono al suo Pescara di giocare il miglior calcio possibile. La storia professionale e personale di Zeman sembra dunque prendere una svolta positiva, dopo un lungo esilio dal calcio che conta, ma che in ogni caso non potrà mai cancellare le ingiustizie di cui è stato vittima.
«Erano passati 14 anni, giorno dopo giorno, da quando Dantès era stato arrestato. Era entrato a 19 anni nel castello d’if, ne usciva a 33». Sono trascorsi esattamente 14 anni dall’estate del 1998 quando ha inizio la fine della prima vita calcistica di Zdeněk Zeman; il maestro di Praga di anni ne aveva 51, oggi ne ha 65. «[…] sono uscito dalla Roma in un periodo in cui dovevo uscire, sono uscito per un problema politico, non per il rendimento. Nel ’98, quando è uscito lo scandalo, la squadra ha perso più di 20 punti per la decisione degli altri. Con 20 punti in più, penso che la squadra sarebbe stata competitiva». in un Paese diverso dal nostro quel giovane allenatore (51 anni e un ricco curriculum alle spalle, nove anni con le giovanili del Palermo, poi il miracolo con il Licata, il Messina, il Foggia e la nascita ufficiale di zemanlandia, il Parma e la Lazio, per un totale di 23 anni di panchina) sarebbe diventato un eroe nazionale, avrebbe tenuto lezioni all’università sull’etica sportiva, ma soprattutto non avrebbe perso il suo posto di lavoro. Nel nostro Paese invece il corso delle cose ha sempre un andamento tortuoso e se si vuol far parte dell’ingranaggio non bisogna mai dire ciò che si pensa, soprattutto se quello che si pensa si avvicina alla verità. l’illuminista Voltaire ha scritto che «il tempo è galantuomo e rimette ogni cosa al suo posto»: quel tempo galantuomo per Zeman è finalmente giunto. Dopo quattordici anni può di nuovo far innamorare i tifosi e tutti quelli che amano il calcio con una squadra che fa rivivere, con le sue prestazioni in campo, le grandi stagioni di calcio a cui aveva abituato i suoi fans che nel corso di tutti questi lunghi anni sono diventati sempre più numerosi. Il suo Pescara vince il campionato di serie B precedendo il Torino e la Sampdoria. Oltre al record di reti segnate, la squadra stabilisce anche il record di pubblico pagante per le partite casalinghe di tutta la serie cadetta e lui viene premiato come miglior allenatore della serie B. Un anno vissuto intensamente ricco di emozioni, indimenticabili gioie, lutti e dolori.
Nessuno mai conoscerà i pensieri che lo hanno attraversato negli spogliatoi dello Scida di Crotone il 31 gennaio 2012, la sera in cui ha riconquistato il primo posto assoluto in classifica con il Pescara. in tanti invece ricordano il suo volto felice, quella stessa notte, quando atterra l’aereo che riporta a casa la nuova capolista del campionato. «E se ne va, la capolista se ne va, la capolista se ne va» cantano i tifosi nel cuore di una notte d’inverno mentre la città è in festa. Così come in tanti non dimenticheranno mai la partita del 20 aprile 2012, la partita della svolta. Nello spogliatoio dell’Euganeo e prima di Padova-Pescara accade qualcosa. Il momento è decisivo per le sorti del campionato e Zeman parla ai suoi giovani allievi. i ragazzi scendono in campo e sfoderano, forse, la migliore prestazione di sempre, battendo il Padova in casa propria per 6 a 0. Al gol di Cascione, il sesto, le lacrime solcano il viso spesso impenetrabile di Zdeněk Zeman. Quelle lacrime sono insieme un ricordo e un regalo per capire meglio che la persona viene prima di tutto. il calcio, pur strepitoso e oltre ogni immaginazione come quello realizzato dal Pescara contro il Padova, è solo la conseguenza di un pensiero lungo che viene da lontano. Quel calcio esprime bellezza e la bellezza chiama altra bellezza. E, come afferma il principe Miškin nell’idiota di Dostoevskij, «la bellezza salverà il mondo».
Quelle di Padova sono le lacrime di un uomo che in pochi mesi ha vissuto esperienze ed emozioni così intense e ravvicinate che, certamente, gli hanno lasciato dentro una traccia indelebile. Prima, la morte improvvisa e crudele di Franco Mancini e poi, quella sul campo di gioco, e sotto i suoi occhi, di Piermario morosini. il pomeriggio in cui muore il portiere di zemanlandia, Franco Mancini, Zdeněk è un uomo distrutto. Una delle poche occasioni in cui il suo sguardo non è né forte, né fiero, ma perso in un vuoto che non si potrà mai più riempire.
Un anno indimenticabile, come un grande romanzo che in poche pagine racchiude tutto ciò che può capitare a un uomo e alla sua vita. Dalla gioia più grande al dolore più lancinante. Per questo le tre sconfitte consecutive che la squadra subisce in questo periodo nero, nerissimo, a cavallo tra la partita contro l’Ascoli del 24 marzo e quella contro il Varese disputata il 6 aprile, non possono mettere in difficoltà un gruppo di uomini che, grazie anche a questi accadimenti, è diventato ancora più coeso e, per certi versi, imbattibile.
Sarà proprio Zeman a suonare la carica interrompendo un breve periodo di silenzio stampa iniziato dopo la partita di Ascoli, per gli ennesimi e ancor più evidenti torti arbitrali subiti, proseguito nella partita contro il Bari e in quella successiva contro il Varese. Proprio alla ripresa degli allenamenti, e in coda all’incontro con i giornalisti, la frase che segnerà la svolta per il campionato: «Sparita zemanlandia? mo’ ce lo faccio vedere di nuovo».
S’inzia con Padova-Pescara 0 a 6, si conclude con Pescara-Nocerina 1 a 0. Tra le due partite altre cinque vittorie e la serie A conquistata con una giornata di anticipo il 20 maggio 2012 allo stadio Ferraris di Genova.
«Il maestro è nell’anima e dentro all’anima per sempre resterà…» canta Paolo Conte con la voce roca e impastata di fumo di sigarette. La colonna sonora ideale per salutare l’anno straordinario che Zdeněk Zeman ha regalato al Pescara e a Pescara. Lo è per tante ragioni che travalicano e superano anche la vicenda sportiva.

Il Pescara delude ancora

La sconfitta di Carpi avvicina, pericolosamente, i biancazzurri alla zona che scotta
Alla vigilia di Carpi-Pescara, l’allenatore del Pescara Serse Cosmi continuava a parlare di play off svelando ai più che non aveva ben chiaro il reale valore della rosa a sua disposizione. Ovvero, ha dato l’impressione di non aver compreso che l’unico obiettivo possibile, a questo punto della stagione, era la salvezza matematica da conquistare nel più breve tempo possibile. E così, forte delle sue convinzioni, contro il Carpi ha schierato l’ennesima, nuova, formazione. Fuori Gianluca Caprari e dentro Matteo Politano. Dentro Giuseppe Rizzo e fuori Matti Nielsen. Quando poi Caprari è entrato per sostituire Pippo Maniero, Cosmi ha offerto ai tifosi del Pescara l’opportunità di vedere Antonino Ragusa impiegato come punta centrale, forse l’unico ruolo che il forte attaccante siciliano non aveva ancora ricoperto sotto la guida tecnica dell’ex allenatore del Perugia.
Dichiarazioni e scelte tecniche che lasciano perplessi per diversi motivi.
Il Pescara di Serse Cosmi non ha un’identità tattica e cerca la via del gol con azioni che non si ripetono mai uguali a se stesse. Le scelte tecniche sono perciò una diretta conseguenza della confusione, soprattutto tattica, che regna in riva all’Adriatico dal suo arrivo.

Questi calciatori sono stati, tutti, sopravvalutati
L’allenatore umbro non è ovviamente l’unico responsabile del fallimento tecnico di questa stagione. Non dobbiamo infatti dimenticare il contributo che ha dato, in questo senso, la gestione tecnica di Pasquale Marino, soprattutto non si deve trascurare lo scarso rendimento di quasi tutti i componenti della rosa.
È ormai chiaro a tutti che i calciatori che formano l’organico del Pescara sono stati, quasi tutti, sopravvalutati. Giornalisti, tifosi, società, addetti ai lavori, pensavano che questa squadra potesse conquistare con relativa facilità l’accesso ai play off per giocarsi, realisticamente, la possibilità di un pronto ritorno nella massima serie. Non è stato così, non sarà così, purtroppo.
Non è ancora tempo di bilanci, ma si può affermare con poche possibilità di errore che se si escludono Brugman, il Ragusa del girone di andata e un paio di altri calciatori, tutti hanno reso molto meno di quanto ci si aspettasse. Una rosa dunque non all’altezza del compito e due allenatori che, in ogni caso, hanno reso anch’essi molto meno del valore che tutti gli attribuivano.

Contro il Siena i punti necessari per la salvezza
Prima di fare il bilancio di una stagione comunque deludente c’è da terminare il campionato in corso, soprattutto c’è da conquistare, matematicamente, la salvezza e con essa la possibilità di disputare anche il prossimo anno il campionato di serie B.
Si metta da parte tutto e ci si concentri sull’unico obiettivo raggiungibile. Nella partita contro il Siena non conta giocare bene o convincere, conta solo conquistare la vittoria.
«After all, tomorrow is another day!» recita uno degli explicit più famosi della storia del cinema. «Dopotutto, domani è un alto giorno» appunto, pensiamo positivo.

Tutti senza voto, allenatore compreso

Le pagelle di Carpi-Pescara

Questa settimana per le pagelle di Calcio Totale tutti senza voto.

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15 Bocchetti_sv

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32 Sforzini_sv

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Il Pescara è sempre più incolore

Le pagelle di Pescara-Novara

Questa settimana per le pagelle di Calcio Totale ci sono solo i voti. La prestazione è stata talmente brutta che non merita di essere giudicata anche con giudizi.

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6 Zauri_5,5

15 Bocchetti_5

5 Capuano_5

14 Balzano_5,5

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Una squadra che non sa più vincere, ma soprattutto convincere

Il pareggio con il Novara stabilisce il reale valore della squadra
Un’altra partita archiviata in questo triste e noioso campionato per il Pescara. Per fortuna ci pensa Cosmi a movimentare la giornata cambiando per l’ennesima volta assetto tattico e formazione. In questa occasione il tecnico umbro schiera tre attaccanti, due esterni puri come Ragusa e Caprari e Maniero come punta centrale, che agiscono quasi sulla stessa linea in fase di possesso palla, una vera novità. Zuparic viene riportato in mediana a coprire le spalle a Brugman e Bocchetti ritrova una maglia da titolare al centro della difesa. L’ennesimo cambiamento non porta però grandi vantaggi alla causa biancazzurra, la squadra, al contrario, è in evidente regressione tattica e quello di buono che era stato fatto in questo campionato è ormai solo un pallido ricordo.
Questa girandola di moduli, che differiscono per cambiamenti progressivi, e di uomini ha avuto come esito certo lo sgretolamento, direi scientifico, delle poche certezza che la squadra aveva acquisito durante il campionato.

Lo strano caso di Brugman, Politano, Belardi e Ragusa
Pur tra alti e bassi la squadra aveva infatti acquisito, cammin facendo, alcune certezze sulle quali costruire il proprio campionato. In primo luogo il ruolo di Brugman come play che aveva stupito tutti a partire proprio dall’allenatore Pasquale Marino che aveva accantonato un talento come Federico Viviani per far giocare l’uruguagio. La redditività di Matteo Politano che aveva saputo conquistare una maglia da titolare come esterno alto in un reparto che vede tanti calciatori in rosa. Antonino Ragusa, protagonista di uno strepitoso girone di andata agendo da esterno alto. E infine la scoperta di Belardi che aveva saputo bene interpretare il ruolo di estremo difensore risultando decisivo, ai fini del risultato, in più di una occasione.
Ebbene queste poche certezze che la squadra aveva faticosamente “trovato” lungo il suo cammino, oggi non esistono più. Belardi e Politano siedono in panchina, il primo non ha più giocato mentre per il secondo ci sono solo scampoli di partita, Ragusa ha ricoperto tutti i ruoli tranne quello che gli aveva garantito un rendimento molto alto e Brugman, in qualche occasione ha dovuto lasciare la bacchetta di direttore d’orchestra a Beppe Mascara.

Adesso servono i punti per conquistare la salvezza matematica
Giunti a questo punto del campionato però ha poco senso continuare a dissertare di tattica e di uomini da schierare, perché è evidente a tutti che la squadra non è stata e non sarà, purtroppo, tra le protagoniste in positivo del campionato. A questo punto del campionato e nelle condizioni in cui è arrivato il Pescara occorre solo conquistare, prima possibile, il diritto a disputare anche per il prossimo anno il campionato di serie B. Quando ciò avverrà, e solo in quel momento, avrà senso parlare nuovamente di tattica e di uomini da schierare.

Addio a Vujadin Boškov

Vujadin Boškov (Begeč, 16 maggio 1931 – Novi Sad, 27 aprile 2014)

Vujadin Boškov è morto all’età di 82 anni, ma nella memoria collettiva il suo volto e la sua voce resteranno per sempre quelli di un’eterno, giovane, uomo di calcio che ha saputo, con leggerezza, attraversare le nostre vite.
In queste ore successive alla sua scomparsa i media sottolineano soprattutto questo aspetto, la sua “leggerezza” unita alla capacità di saper sdrammatizzare tutto.
Famosissimi e popolari i suoi aforismi. I miei preferiti sono due:
«Rigore è quando arbitro fischia» e soprattutto «Gullit è come cervo che esce di foresta».
Modi dire che hanno contribuito a creare il personaggio Boskov.
E ancora «Se vinciamo siamo vincitori se perdiamo siamo perditori», «Io penso che per segnare bisogna tirare in porta. Poi loro sono loro, noi siamo noi», «Dopo pioggia viene sole», «No serve essere 15 in squadra se tutti in propria area», «Non ho bisogno di fare la dieta. Ogni volta che entro a Marassi perdo tre chili», «Io penso che tua testa buona solo per tenere cappello», «Un grande giocatore vede autostrade dove altri solo sentieri», «Palla a noi, giochiamo noi, palla a loro, giocano loro», e infine in questa breve carrellata, pillole appunto, «Meglio perdere una partita 6-0 che sei partite 1-0».
Ma Boskov è stato molto altro. Dopo una buona carriera da calciatore, è stato soprattutto un grande allenatore. Ha diretto squadre importanti come il Feyenoord, il Real Saragozza, il Real Madrid con il quale ha vinto una Liga e due Coppe di Spagna, lo Sporting Gijón e in Italia l’Ascoli di Costantino Rozzi con il quale vinse il campionato di serie B. La Roma, il Napoli e il Perugia. Ha allenato per due anni la nazionale della Jugoslavia. Soprattutto ha allenato la Sampdoria di Vialli e Mancini, con la quale ha vinto uno storico scudetto nel 1990/1991, due Coppe Italia, una Supercoppa Italiana e una Coppa delle Coppe. Arrivò a otto minuti dalla conquista della Coppa dei Campioni persa ai tempi supplementari contro gli spagnoli del Barcellona.
Quella Sampdoria, la Sampdoria di Vujadin Boskov, era una squadra che giocava bene, che esprimeva un’idea felice della vita. Era un altro calcio, un calcio senza tv a pagamento e che si giocava di domenica e tutti alla stessa ora. Le maglie andavano dal numero 1 alla numero 11 e il pallone era a spicchi bianchi e neri.
Ho nostalgia di quel calcio, credo di poter dire abbiamo nostalgia di quel calcio.
La terra ti sarà lieve Vujadin perché sei stato un uomo perbene e perché, cosa che non capita a tutti, ci hai fatto divertire, portando nelle nostre case, con la tua sagace ironia, tanta serenità.

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