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Bayern Monaco: vince l’organizzazione di gioco, non i singoli

La finale di Champions League, o Coppa dei Campioni se preferite, ha confermato che per vincere in Europa, ovvero al massimo livello del calcio professionistico, c’è bisogno di un’organizzazione di gioco solida. Servono certo i buoni calciatori, ma il come si sta in campo e come si fa girare la palla è, sempre, più importante di ogni singolo calciatore.

Nella finale disputata a Lisbona il PSG schierava alcuni tra i migliori calciatori in circolazione, Mbappé e Neymar su tutti e per tutti, ma pur creando alcune ottime occasioni per passare in vantaggio, la sensazione, per tutta la partita, è stata di un Bayern Monaco superiore in ogni zona del campo.

E arriviamo al dunque: qual è la componente più importante in una squadra di calcio?

Per quello che mi riguarda, l’allenatore.

Organizzazione di gioco e gestione della partita non significa che ci sono dei moduli o degli atteggiamenti in campo migliori di altri. Per essere più precisi, si vince con l’organizzazione e il controllo della partita, sia se in panchina ci sia Guardiola, Klopp oppure Mourinho.

Non è una questione di moduli, ma di approccio alla vita e, di conseguenza, anche a come condurre un gruppo alla vittoria.

In una squadra di calcio, più dei singoli è importante il gruppo, più delle teorie astratte il come si sta in campo e con quale obiettivo. Ecco per esempio, l’obiettivo è uno degli elementi più importanti.

L’ultima squadra italiana a vincere la Champions è stata l’Inter di Mourinho, una squadra che aveva un’identità di gioco e che sapeva sempre cosa fare in campo e come farlo. Nell’anno del triplete la partita che più ci racconta dello spirito di quella squadra è una sconfitta, quella che lo stesso Mourinho ha definito la sconfitta più bella della sua vita calcistica.

Barcellona 1, Inter 0. È la gara di ritorno della semifinale di Champions, all’andata i nerazzurri hanno vinto a Milano per 3-1.

L’allenatore portoghese viene accolto molto male dai tifosi del Barcellona, fischiato e insultato per tutta la durata della partita. Ero in tribuna e posso testimoniare che ciò che accaduto davvero ed è accaduto per tutta la durata della partita.

Quasi centomila spettatori sono accorsi sperando di poter assistere all’ennesimo trionfo dei ragazzi allenati da Pep Guardiola. Al minuto ventotto 28 del primo tempo viene espulso Thiago Motta e l’Inter resta in dieci.

La partita finirà 1-0 per gli spagnoli, ma non si è mai avuta la sensazione, durante tutta la partita, che l’Inter potesse non qualificarsi per la finale. Quella squadra sapeva cosa fare anche quando incontrava una squadra come il Barcellona che poteva metterla in difficoltà.

Gran parte del merito per quelle vittorie dell’Inter è da ascrivere al suo allenatore José Mourinho così come gran parte del merito della vittoria del Bayern Monaco è di Hans-Dieter Flick, l’allenatore.

Per vincere una competizione calcistica europea occorrono idee e avere il controllo della gara. Non servono solo i soldi o i grandi calciatori, occorre innanzitutto un buon allenatore.

Giorni selvaggi, William Finnegan

Per molti il surf è solo uno sport. Per il surfista è una filosofia di vita, «una via» alla ricerca di sé. William Finnegan ha cominciato a sfidare il dio oceano da ragazzo, in California e alle Hawaii. Giorni selvaggi è la storia di una vita trascorsa a inseguire le onde più belle nei cinque continenti, dalla Polinesia all’Australia, da Madeira al Sudafrica, dalle Figi al Madagascar. È il diario di un’ossessione, uno straordinario romanzo d’avventure, e infine un viaggio iniziatico nei segreti di un’arte esatta – il surf –, che è la chiave per esplorare la vita. Il surfista ha sempre davanti un orizzonte che attrae e atterrisce: nel mare ogni cosa è connessa alle altre. «Le onde sono il tuo campo da gioco,» scrive Finnegan «sono l’oggetto dei tuoi desideri e della tua adorazione e più profonda». Ma allo stesso tempo sono il tuo avversario, il tuo nemico mortale, la tua nemesi.

Giorni selvaggi, William Finnegan (66THAND2ND, 2016. 500 pagine. 25,00 euro.)

Poco Pescara, tanta Sampdoria

Non giunge inaspettata per nessuno la sconfitta contro la Sampdoria di Marco Giampaolo. Troppa differenza tecnica tra le due squadre e, al momento attuale, anche troppa differenza tattica. E poi, dopo la tecnica e la tattica c’è la condizione fisica che non sembra essere ottimale. Almeno non lo è per i ritmi di gioco che vorrebbe il nuovo allenatore del Pescara. Dunque niente di nuovo sotto il cielo.

Leonardo Mancuso, primo colpo targato Zeman
Nel frattempo arrivano i primi rinforzi per il prossimo campionato. Leonardo Mancuso è un esterno alto, capace di fare bene sia la fase di attacco sia quella di difesa. Dotato di buona corsa è, potenzialmente, un calciatore che può andare ogni anno in doppia cifra. Un calciatore che bene si adatta al gioco che ha in mente Zeman. Arriva a parametro zero. Si è dunque già intrapresa la strada del futuro, acquistare calciatori provenienti da serie inferiori pagandoli poco o niente per valorizzarli: ciò che riesce meglio al tandem Zeman-Pavone.

Tanti calciatori sotto osservazione
Se è vero che il campionato non è affatto terminato e la “Remuntada” del Barcellona insegna che si può sperare fino a quando la matematica non ti condanna, non si può essere impreparati nel caso gli eventi dovessero essere solo negativi. Per questa ragione i calciatori sotto osservazione sono tanti. Non è il caso di fare nomi, ma certo si può capire quali siano i ruoli che, certamente, andranno rinforzati. La difesa in primo luogo e poi il metronomo del centrocampo. Per l’attacco, reparto che Zeman predilige sopra ogni cosa, c’è già il primo tassello, Mancuso, il secondo potrebbe essere lo stesso Cerri se la Juventus dovesse decidere di lasciarlo con il tecnico di Praga per aumentarne il valore. Per il resto non resta che aspettare. Per goderci ancora un grande spettacolo e provare a battere altri record.

Buon calcio a tutti

I tifosi del Pescara non hanno dimenticato l’ultima promozione in serie A dei biancazzurri e rendono omaggio a Zeman nello stadio che segnò, ufficialmente, nella massima serie.

Si salva Zampano

11 Zampano                6,5
10 Benali                     6
20 Cerri                       
6

31 Bizzarri                  5,8
17 Caprari                  5,4
9 Kastanos                 5,2
8 Memushaj                5
3 Biraghi                     4,8
86 Stendardo             4,8
35 Coda                     4,7
5 Bruno                      4,4
7 Verre                       3,9

Zdeněk Zeman         5,5

Bizzari si riscatta, ma il Pescara perde

31 Bizzarri                  6,7
2 Crescenzi                6
86 Stendardo             
5,7

5 Bruno                       5,5
17 Caprari                  5,5
8 Memushaj                5,5
35 Coda                      5,5
3 Biraghi                     5,4
11 Zampano               5,3
20 Cerri                      5,3
7 Verre                       5
10 Benali                    4,9

Zdeněk Zeman        5,7

«Il maestro è nell’anima e dentro all’anima per sempre resterà…»

Il maestro è tornato sulla panchina del Pescara e, come d’incanto, i biancazzurri hanno riannodato trame che si erano interrotte nel maggio di cinque anni fa, l’anno dei record. Cinque a zero al Genoa e Zeman scrive il suo nome, ancora una volta, nell’albo d’oro dei biancazzurri: mai il Pescara aveva vinto con un punteggio così largo in serie A. Sugli spalti dell’Adriatico torna il sorriso così come tornano gli applausi a fine partita.

Vince la semplicità e un’idea felice della vita
È stata sufficiente una vittoria per rendere tutto di nuovo normale. Ovvero ricordarsi che il calcio, soprattutto per i tifosi, resta un gioco e che tutti giochiamo per divertirci. Si sono certamente divertiti i tifosi che sono tornati in massa a seguire gli allenamenti guidati dal tecnico di Praga. Il Poggio degli Ulivi è di nuovo aperto a tutti e, nella prima settimana di allenamenti guidati da Zeman, Cangelosi e Ferola, ha fatto registrare il tutto esaurito ogni giorno. Finalmente di respira, di nuovo, un clima di festa intorno alla Pescara calcio.

Maestro o sciamano?
Come ha fatto Zeman a cambiare il Pescara in tre giorni e invertire la rotta di una squadra incapace di vincere?
Il cambiamento è il frutto della combinazione di tre fattori: carisma, scelta della migliore formazione possibile, tema di gioco chiaro.
Certamente Zeman è una figura carismatica, lo si evince anche dal clamore mediatico che ha suscitato il suo ritorno in panchina, e questo incide sempre sulla psiche di chi ci entra in contatto. I calciatori sicuramente hanno tratto beneficio dal cambio di allenatore.
Ha scelto la migliore formazione possibile facendo giocare ognuno nel proprio ruolo e ha reso più ordinata la corsa di molti.
Non ha preteso d’insegnare il suo calcio in due giorni, ma ha trasferito ai calciatori pochi e semplici concetti di gioco, concentrandosi solo sulle situazioni di gioco di possesso palla. Ovvero sulla fase di attacco. Due gol su cinque sono il frutto e il risultato di questa applicazione.
Niente magia dunque, ma solo lavoro e idee chiare.

Buon calcio a tutti

Pescara-Genoa_19 febbraio 2017

Il “maestro” di Praga torna sulla panchina del Pescara ed è subito record. Cinque a zero al Genoa, mai i biancazzurri avevano vinto con un punteggio così largo in serie A.

Il nuovo tridente e Zeman i migliori

17 Caprari            8
20 Cerri                7,9
10 Benali              
7,5

5 Bruno                7,3
86 Stendardo       7
35 Coda               7
8 Memushaj         7
11 Zampano         6,9
3 Biraghi               6,9
7 Verre                 6,9

83 Bovo               s.v.
13 Muntari           s.v.
21 Pepe              s.v.

Zdeněk Zeman  7,8

Il ritorno di Zeman

Nella settimana più difficile per il Pescara, sia da un punto di vista sportivo sia da un punto di vista emotivo, e quando tutti pensavano che per il presidente Daniele Sebastiani fosse giunto il momento di passare la mano, ecco il colpo di teatro: il ritorno di Zeman.
Tutto è successo in poche ore. Poche ore tra l’annuncio della trattativa e la firma sul contratto. Zeman sarà l’allenatore del Pescara per due anni.
Pescara di nuovo sulle prime pagine dei quotidiani, sportivi e non, e questa volta non per eventi negativi. È l’effetto Zeman che precede anche l’arrivo dell’allenatore in città.

Porte aperte a tutti
Si riprende dunque il progetto interrotto cinque anni fa e tutto sembra tornare, come d’incanto, a quei giorni felici e indimenticabili. La prima decisione è quella di riaprire le porte del Poggio degli Ulivi ai tifosi. Da oggi niente più sedute a porte chiuse, ma porte aperte a tutti, anche a chi viene per rubare qualche idea. Zeman è fatto così: prendere o lasciare. Questa mattina è arrivato al campo di allenamento molto presto accompagnato da Roberto Ferola, il preparatore atletico, e Peppino Pavone, il direttore sportivo. Vincenzo Cangelosi, l’allenatore in seconda, è arrivato prima di tutti. Tutto è pronto, la giostra zemaniana può ripartire.

Grazie a Massimo Oddo e auguri per la sua carriera
Nel giorno di Zeman, non mi dimentico di Massimo Oddo. Il tecnico campione del mondo è stato bravo. Ha riportato il Pescara in serie A e quest’anno è incappato in un’annata no, può succedere. Il suo bilancio alla guida del Pescara, nonostante il brutto campionato di quest’anno, resta positivo. È una persona positiva e capisce di calcio, avrà il tempo per gioire ancora. Gli auguro tutto il bene possibile e una carriera brillante e vincente. È stato un onore conoscerlo. Grazie Massimo e buona fortuna.

Buon calcio a tutti.

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