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Belardi e Ragusa i migliori in campo: sempre loro

Le pagelle di Pescara-Ternana

25 Belardi_8
Salva la porta biancazzurra al ’6 e al ’26 del primo tempo e si ripete con altrettanta bravura al ’39. Esce, ed è sostituito da Pigliacelli, al ’15 del secondo tempo per un fallo subito in precedenza da un attaccante umbro. Rappresenta in questa fase del campionato, con Antonino Ragusa, il valore aggiunto del Pescara. Indispensabile

6 Zauri_6
Buona partita per il difensore abruzzese che risolve diverse situazioni di gioco complicate per il Pescara con calma e buona tecnica. Riscatta, in parte, le ultime prestazioni che non erano state all’altezza del suo blasone.

23 Cosic_5
Incerto in occasione del gol del momentaneo pareggio della Ternana non offre un contributo determinante alla squadra. Non sempre attento in fase di copertura, inesistente in fase d’impostazione.

15 Bocchetti_5,5
Nel primo tempo soffre oltre ogni misura le accelerazioni degli umbri sulla sua corsia mostrando limiti difficilmente colmabili. Nel secondo tempo si riscatta con il salvataggio in extremis dopo un’uscita a vuoto di Pigliacelli, salvando partita e risultato.

14 Balzano_6
Non è la sua miglior partita. Gioca molto frenato e sempre dietro la linea del pallone. Si adegua al ritmo della squadra che, soprattutto nel secondo tempo si abbassa molto e gioca spesso con cinque calciatori sulla linea difensiva.

16 Brugman_6,5
Partita ordinata con un paio di spunti, questa volta in fase di non possesso che testimoniano la continua crescita qualitativa dell’uruguagio. Propone un paio di azioni che i compagni non riescono a concludere a rete. Splendida una diagonale difensiva che evita pericoli per la porta biancazzurra. Ampiamente sopra la sufficienza.

18 Rizzo_6
C’è e il suo contributo è sempre importante nel centrocampo biancazzurro. In fase di non possesso è il calciatore più importante dello scacchiere di Pasquale Marino e, partita dopo partita, cresce anche in fase d’impostazione.

29 Rossi_6,5
Un primo tempo ottimo in cui mette il piede in tutte le azioni più pericolose della sua squadra. Nel secondo tempo sparisce con tutta la squadra abbassandosi, al pari di Balzano sull’altra corsia, troppo e concedendo ampi spazi di manovra all’avversario.

11 Cutolo_4
Nel primo tempo tocca solo due palloni, al ’26 e al ’43. Nel secondo tempo, fino a quando è rimasto in campo, prova a mettere più grinta in campo, ma il risultato è lo stesso. Si conferma un peso insostenibile per la squadra.

46 Mascara_4,5
Al ’9 del primo tempo scambia il rettangolo verde per il tendone del circo e segna in modo irreversibile la sua prestazione. Al ’29 in uno dei pochi palloni che tocca nel primo tempo sbaglia clamorosamente un appoggio semplicissimo così sul finire del tempo fallisce addirittura uno stop a seguire. Pregevole l’assist a Ragusa, indispensabile per il gol vittoria di Pippo Maniero. Marino gli concede di giocare tutta la partita, ma non si riesce a comprendere il perché.

27 Ragusa_7,5
Questa volta lo scettro del migliore in campo spetta a Belardi, ma Antonino Ragusa disputa una grande partita. Segna un bel gol e da solo, con le sue perfide incursioni, è capace di far ammonire ben cinque calciatori della Ternana. Si conferma il calciatore più importante della rosa biancazzurra.

1 Pigliacelli_5
Entra per sostituire il miglior in campo del Pescara, Belardi, e dopo tre minuti, con la complicità dei compagni di reparto, subisce gol. Nel finale di gara una sua uscita a vuoto per poco non consente alla Ternana di pareggiare i conti per la seconda volta. Non è stata certa una partita fortunata per lui.

19 Maniero_7
Dopo il gol della vittoria, segnato con splendida coordinazione, corre verso la tribuna per salutare e dedicare il gol a Ciro Immobile. Si dimostra cecchino infallibile e nei pochi minuti che gli concede l’allenatore dimostra che quel posto, al centro dell’attacco, può e deve essere il suo, soprattutto se chi glielo insidia si chiama Mascara.

5 Capuano_sv

Pasquale Marino_6
Il suo Pescara conquista una vittoria che vale molto più dei tre punti conquistati sul campo. In questa occasione, con gli uomini contati per defezioni di diversa natura, infortuni e nazionale, non ha molta scelta e manda in campo, probabilmente, la miglior formazione possibile ad eccezione di Cutolo. La squadra dimostra di essere fragile soprattutto quando deve gestire il risultato, su questo dovrà lavorare molto il tecnico di Marsala.

Una vittoria che vale molto più dei tre punti in palio

Il Pescara conquista la seconda vittoria consecutiva e il decimo punto in quattro partite, portando a quattro la serie positiva.
Ottima vittoria per i biancazzurri che disputano una partita dai due volti: buona nel primo tempo e mediocre nel secondo. Nel primo tempo con la Ternana sempre in partita il Pescara, pur non disegnando trame di gioco indimenticabili, chiude in vantaggio con un gol di Antonino Ragusa, sfiorandone un secondo sempre con l’attaccante siciliano.
Nel secondo tempo invece la squadra non riesce a proporre il proprio gioco e abbassa troppo il suo baricentro. In fase di non possesso gioca sistematicamente con cinque difensori lasciando Brugman e Rizzo in costante inferiorità numerica a centrocampo. Questa metamorfosi non si può spiegare solo con una maggiore pressione della Ternana, ma è diventato, purtroppo, un tratto distintivo della squadra.

A Novara per il salto di qualità
Il filotto di risultati positivi porta la squadra in una posizione di classifica che rispecchia meglio e di più i valori tecnici della stessa. Diciotto punti in quattordici partite non rappresentano un grande bottino ma consentono ai ragazzi di Marino di essere a meno cinque (o meno due) dalla zona playoff e a più cinque dalla zona playout. Mai come in questo momento dunque il Pescara è a un bivio. Deve cioè dimostrare, innanzitutto a se stessa, se può essere una delle protagoniste di questo campionato o una delle delusioni. La posizione di classifica consente in questo momento di osare per provare a fare il definitivo salto di qualità e l’occasione si presenta già nella prossima trasferta. Il Novara non naviga in buone acque, ha esonerato il suo allenatore ed è invischiata in piena zona playout. Per tirarsi fuori dalla zona rossa della classifica deve assolutamente vincere la partita contro i biancazzurri. L’occasione è dunque propizia anche perché fino a questo punto del campionato il Pescara ha espresso il meglio di se proprio fuori casa.

Il Pescara deve lavorare sulla fase di non possesso palla
Per il definitivo salto di qualità il Pescara deve recuperare gli infortuni e i calciatori delle nazionali, ma deve migliorare, e molto, il suo modo di stare in campo. La fase più preoccupante è quella di non possesso palla. Quando il pallino è in mano all’avversario la squadra si schiaccia troppo sulla difensiva e non effettua nessun tipo di pressing sui portatori di palla avversari. Subisce a centrocampo e fino a quando giocheranno Mascara e Cutolo la sua inferiorità numerica sarà cronica.
Occorre dunque un nuovo cambio di marcia soprattutto da un punto di vista tattico, ma occorre anche che Marino riveda le sue graduatorie di merito.
Il turno dei più giovani in rosa sembra essere giunto perché troppe sono state le occasioni che hanno avuto Mascara, Cutolo, Bocchetti e lo stesso Zauri che pure tra i quattro ha il rendimento migliore. Per competere a livelli più alti c’è bisogno della gioventù, della sfacciataggine della gioventù.

Il migliore in campo è, ancora una volta, Antonino Ragusa

Le pagelle di Cittadella-Pescara

25 Belardi_7
Protagonista della partita con almeno tre interventi che consentono alla squadra biancazzurra di non subire gol. Conferma a Cittadella di essere molto forte tra i pali, mentre nelle uscite, anche nella vittoriosa e positiva per lui partita in Veneto, lascia molto a desiderare

6 Zauri_5,5
Partita incolore come gran parte delle sue in questa stagione che certo non sarà ricordata tra le sue migliori. In questa occasione non commette errori in fase difensiva, ma non offre nessun apporto alla costruzione della manovra.

33 Zuparic_6,5
Seconda partita consecutiva da titolare per Zuparic e seconda prestazione positiva. Il nazionale under 21 croato conferma la sua bravura soprattutto negli interventi di anticipo e contribuisce non poco al conseguimento della seconda vittoria consecutiva in trasferta.

15 Bocchetti_5,5
Partita anonima condita da qualche disattenzione di troppo. Resta incollato nella sua porzione di campo e non si propone poco nella costruzione del gioco. Se questo è il massimo che può offrire rischia di non essere sufficiente.

14 Balzano_6
Il capitano c’è sempre. Anche a Cittadella disputa una buona partita, soprattutto in campo da sempre la sensazione che qualcosa può cambiare in meglio per il Pescara. Insostituibile.

16 Brugman_6
Il metronomo del centrocampo biancazzurro sfodera ancora una volta una buona prestazione che serve per vincere la partita, ma che non contribuisce a rendere buona la prestazione della squadra.

18 Rizzo_6
Vale il giudizio espresso per Brugman. Buona partita senza acuti, tutta sostanza che consente di portare a casa i tre punti, ma che lascia l’amaro in bocca a chi, come me, ama il bel calcio.

29 Rossi_5,5
Ancora una partita senza infamia e senza lode per l’esterno del Pescara. Non commette errori, ma non entusiasma.

7 Politano_5,5
In questa occasione non è l’uomo in più della squadra. Si limita alla gestione ordinaria della palla come quasi tutta la squadra. Esce a dieci minuti dalla fine dando l’impressione di essere molto stanco.

46 Mascara_5,5
La giocata migliore e forse anche l’unica di tutta la sua partita è l’assist, splendido, per Ragusa che consente al suo conterraneo di siglare il gol della vittoria. Per il resto della partita molti errori sia in fase di ricezione sia in fase d’impostazione. In fase di non possesso, come sempre, non garantisce nessun contributo.

27 Ragusa_7,5
Ancora una volta il miglior in campo. Segna un gran gol con un taglio in diagonale identico a quello che gli consentì di segnare contro il Brescia. Al sesto minuto del primo tempo è protagonista di un’azione straordinaria per potenza fisica e tecnica di categoria superiore. È il miglior calciatore di questo Pescara.

11 Cutolo_sv

19 Maniero_sv

Pasquale Marino_5,5
Conferma la squadra scesa in campo contro il Brescia così come conferma il nuovo modulo, 3-4-3, che sembra esser diventato “il modulo” del suo Pescara. Ottiene la seconda vittoria consecutiva in trasferta e conquista sette punti in tre partite portando il Pescara in una zona di classifica più consona alle ambizioni e alla qualità della rosa. Per il bel gioco però bisogna attendere.

Buona la vittoria e i tre punti, da archiviare in fretta la prestazione e la partita

Seconda vittoria consecutiva in trasferta
Il Pescara conquista la seconda vittoria consecutiva in trasferta e allunga la sua serie positiva conquistando sette punti nelle ultime tre gare disputate. Una partita sbloccata con una grande giocata, ma che ha fatto sbadigliare i tifosi e gli appassionati che l’hanno seguita. Giocata a ritmi troppo bassi per poter soddisfare anche il palato meno esigente. Dopo un paio di spunti iniziali del solito Ragusa, gol incluso, il Pescara ha controllato la partita (così si esprimono gli allenatori e la maggior parte dei commentatori) senza subire molto (idem).
Tradotto in termini meno popolari e ruffiani, ma certo più vicini alla realtà dei fatti, il Pescara ha giocato una brutta partita, ma ha conquistato tre punti importanti.
Tre punti che collocano la squadra biancazzurra nella parte sinistra della classifica, in una posizione più consona alla qualità della sua rosa e alle aspettative di società e tifosi. Tre punti importanti che consentono a Marino di preparare con tranquillità la sfida contro la Ternana che ha battuto nel posticipo l’Empoli secondo in classifica.

Le note positive: Ragusa e Zuparic
La partita con il Cittadella, o meglio anche la partita con il Cittadella, ha dimostrato che la collocazione migliore in campo per Antonino Ragusa è quella di esterno alto. Un’indicazione di cui Marino dovrebbe tenere conto per evitare di ripetere sempre gli stessi errori. In quella posizione grazie alla sua forza fisica e alla tecnica non comune di cui dispone, fa sempre la differenza e rappresenta un vero valore aggiunto per la squadra. Quando il suo raggio d’azione non è tutta la lunghezza del campo di calcio (questo succede quando è schierato a centrocampo) Ragusa può mettere a frutto tutte le sue migliori caratteristiche e garantire ai compagni diverse soluzioni per cercare il gol. Identica riflessione riguarda il gioiellino dell’under 21 croata, Dario Zuparic. Gioca la sua seconda partita da titolare e risulta essere, per la seconda volta consecutiva, il migliore del suo reparto. Ci si chiede perché abbia dovuto attendere ben dieci giornate di campionato per poter essere titolare, soprattutto se si considera la media gol subiti dalla difesa biancazzurra. Il suo rendimento può essere un’iniezione di fiducia per quei calciatori che fino ad oggi non sono riusciti a giocare o che hanno giocato scampoli di partita.

Salernitana-Nocerina, il buco nero del calcio
E infine ciò che è successo sul campo della Salernitana impone una riflessione seria e definitiva sul rapporto tra tifo organizzato (?), società di calcio, forze di polizia e Lega calcio. La rappresentazione d’impotenza delle istituzioni e lo spettacolo indecoroso offerto dalla Nocerina in campo richiede decisioni risolutive, perché se non s’interviene si rischia di celebrare, con il consenso tacito di tutti gli attori in campo, il funerale al calcio italiano.

Marco Van Basten il “cigno di Utrecht”

Marcel Van Basten (31 ottobre 1964_Utrecht, Paesi Bassi)

Marco Van Basten ha esordito nella massima serie del campionato olandese a diciassette anni e mezzo, il 3 aprile 1982 contro il NEC Nijmegen, sostituendo in quella occasione il più grande calciatore europeo di tutti i tempi, Johan Cruyff. La squadra, ovviamente, era l’Ajax.
Nelle tre stagioni successive e sempre con la maglia bianca con banda rossa dei lancieri dell’Ajax, segna e vince tutto ciò che è possibile vincere. Per tre anni il campionato olandese e la coppa d’Olanda e per quattro la classifica dei cannonieri con 128 reti realizzate in 133 partite. Numeri da record che lo proiettano in una dimensione europea pur essendo poco più che ventenne.
Il successo in patria lo spinge verso la maglia rossonera del Milan con la quale diventerà uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio mondiale. Con Rijkaard e Gullit formerà un trio fantastico e contribuirà in maniera decisiva ad arricchire il palmarès del club di via Turati.
Con la maglia rossonera vince per tre volte il Pallone d’oro, (1988, 1989, 1992) e nel 1992 il FIFA world player, oltre a quattro scudetti ed altrettante Supercoppe italiane, tre Champions League, tre Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali.
Nel 1988 trascina la nazionale del suo paese, l’Olanda, alla vittoria del Campionato Europeo con un gol in finale che entra di diritto nella galleria dei gol più belli di sempre. Un gol che rende felice, commosso e vincente il “papà” del calcio totale, Rinus Michels, che dalla panchina si gode il meritato successo che giunge per lui con quasi quindici anni di ritardo.
Il “cigno di Utrecht”, questo il nome con il quale fu ribattezzato in omaggio alla bellezza del suo calcio, a dispetto dei 188 centimetri di altezza e degli 80 kg di peso forma è stato un calciatore con una tecnica raffinatissima. Forte nell’uno contro uno come, ovviamente, nel colpo di testa, ha realizzato i suoi gol più belli in acrobazia, em bycicleta, regalando a tutti gli amanti del calcio gioie indimenticabili. La sua carriera agonistica si ferma sul più bello a soli ventotto anni per un infortunio alla caviglia, ma prosegue come allenatore. Esordio sulla panchina dello Jong Ajax e dopo un anno arriva la chiamato sulla panchina più importante d’Olanda, quella della nazionale.
Ha guidato gli arancioni d’Olanda al Mondiale del 2006 e all’Europeo del 2008 per trasferirsi sulla panchina della squadra che lo aveva lanciato nel grande calcio: l’Ajax. Attualmente allena l’Heerenveen, squadra che milita nella massima divisione olandese.

pillole di calcio totale (settima puntata)

Ragusa, Politano e Balzano ancora una volta i migliori in campo

Le pagelle di Pescara-Brescia

25 Belardi_5,5
Pur in una giornata, relativamente, tranquilla prende tre gol. Sui primi due resta immobile a guardare la palla che entra in porta, mentre sul terzo condivide la responsabilità con tutti gli uomini della difesa

6 Zauri_5
Una condotta di gara alla quale siamo, ormai, abituati. Non si propone quasi mai in fase d’impostazione svolgendo con sufficienza il suo lavoro in fase di copertura. Gli sono fatali i minuti finali della gara in cui segna per gli avversari il gol del 3-3

33 Zuparic_6,5
All’esordio assoluto in campionato dimostra con la sua partita che l’allenatore ha torto ogniqualvolta non punta sui giovani calciatori in rosa. Aveva davanti a sé Andrea Caracciolo, un attaccante che ha segnato quasi centocinquanta gol in carriera, e si è comportato anche lui come un veterano. Ottimo il suo esordio.

15 Bocchetti_5
Prova insufficiente per Bocchetti che in diverse occasioni e grazie a clamorosi errori di valutazione regala agli avversari metri e palloni. Non merita, in questo momento, la maglia da titolare.

14 Balzano_7
Quantità e qualità le caratteristiche del capitano che anche contro il Brescai sfodera una prova molto sopra la sufficienza. Corsa e applicazione fanno dell’esterno della squadra della promozione in A uno dei punti di riferimento assoluti di questa squadra.

16 Brugman_6
Disputa una buona partita, forse anche ottima fino a venti minuti dalla fine. Poi quando la squadra tira i remi in barca e si schiaccia nella propria metà campo, non riesce a gestire il possesso palla necessario per vincere la partita.

18 Rizzo_6,5
Migliora la condizione fisica e migliorano le prestazioni di Rizzo. La partita di ieri, una delle migliori da quando veste la maglia biancazzurra, è stata impreziosita dall’assist per Ragusa che gli vale mezzo punto in più in classifica.

29 Rossi_5
Altra prova incolore per il laterale voluto da Marino. Sembra sempre sul punto di decollare, ma le sue prestazioni sono sempre poco sotto la sufficienza. Non è di questo tipo di calciatore che ha bisogno il Pescara di oggi.

7 Politano_7
A segno per la seconda partita consecutiva con una rete identica a quella di Reggio Calabria. Entra di più e meglio nei meccanismi della squadra di cui è destinato a diventare un leader assoluto.

46 Mascara_5
Segna il gol del momentaneo pareggio in collaborazione con i calciatori in barriera del Brescia e qui finisce la sua partita. Inconsistente, gioca a nascondersi nell’area di rigore avversaria e non riesce mai ad essere pericoloso. È uno dei problemi di questo Pescara.

27 Ragusa_7,5
Il migliore in campo per manifesta superiorità. Fino a quando resta in partita, è costretto ad uscire per crampi e questo aspetto preoccupa non poco per la tenuta atletica complessiva della squadra, è l’uomo in più e ovunque per i biancazzurri. Il gol del momentaneo vantaggio che realizza è una perla di rara bellezza sia per il taglio che ispira l’assist di Rizzo sia per la conclusione al volo senza guardare la porta.

11 Cutolo_4,5
Marino si ostina a regalare minuti a un calciatore che in questo momento è palesemente un peso per la squadra. Inconsistente e per certi versi, irritante, la sua prova.

10 Viviani_sv

19 Maniero_sv

Pasquale Marino_5
Con la squadra in vantaggio per 3-1 a quindici minuti dalla fine della partita e con un uomo in più, non riesce a condurre in porto la seconda vittoria casalinga per la sua squadra. Fanno riflettere i suoi cambi sia per la scarsa considerazione che ha di alcuni calciatori mai utilizzati sia per la scelta tattica che li ispira.

La partita contro il Brescia può diventare l’istantanea di un intero campionato: vorrei, ma non posso

Il Pescara regge solo per settantacinque minuti
Dopo la vittoria di Reggio Calabria tutti avrebbero voluto vedere un Pescara con la voglia di bissare il successo e di regalare ai tifosi la seconda vittoria consecutiva di questo, strano, campionato di serie B. Così non è stato, ovvero l’illusione di conquistare la seconda vittoria casalinga è durata settantacinque minuti.
Fino al gol del momentaneo 3-2, un gran gol realizzato da Caracciolo con Belardi immobile come in occasione del primo gol delle rondinelle, i biancazzurri avevano disputato una buona gara, ma dopo il gol dell’Airone la partita è cambiata e il Pescara è sparito dal campo. Nonostante la superiorità numerica, il Brescia è rimasto in dieci uomini per l’espulsione di Zambelli, la vittoria non c’è stata e ci si è dovuti accontentare di un pareggio che non migliora la posizione in classifica. Inoltre l’uscita dal campo di Ragusa, a venticinque minuti dalla fine della partita, per crampi arricchisce l’analisi della partita di un ulteriore tema: la preparazione fisica della squadra è adeguata?

Marino ripete sempre gli stessi errori
Con la squadra in superiorità numerica e in vantaggio di un gol, i ragazzi di Marino non sono riusciti a vincere la partita. I calciatori in campo hanno commesso l’errore di farsi schiacciare nella propria metà campo da una squadra che schierava negli ultimi quindici minuti quattro attaccanti e un trequartista, ma anche l’allenatore ha le sue responsabilità. Marino dimostra di non saper leggere la partita durante il suo svolgimento e di non saper cambiare il tema tattico in corso d’opera. Infine opera sempre gli stessi cambi. Non rinuncia nemmeno in questa occasione a concedere minuti di gioco a Cutolo, che dunque gioca ancora una volta insieme a Mascara, e continua a ritenere inadeguati i giovani di cui dispone in rosa. È una scelta legittima la sua che contestiamo dall’inizio della stagione. Per essere più espliciti credo si tratti di un errore, e la buona prova di Zuparic, al suo esordio assoluto dovuto solo all’indisponibilità contemporanea di Capuano e Schiavi, lo dimostra.
Cutolo e Mascara, ma anche Zauri e Bocchetti, hanno dimostrato in queste prime undici partite di non essere utili alla squadra, l’allenatore ne prenda atto e volti, definitivamente, pagina.

A Cittadella sfida tra pari?
Dopo l’ennesimo pareggio, il sesto, il Pescara parte dunque alla volta di Cittadella dove affronterà la squadra allenata da Claudio Foscarini che ha conquistato in queste prime undici giornate di campionato 14 punti, due punti in più rispetto ai biancazzurri di Marino, e che, oggettivamente, non può contare su una rosa competitiva come quella del Pescara. Una partita delicata e difficile soprattutto sotto il profilo psicologico, perché una nuova battuta di arresto sarebbe incomprensibile ai più. Il divario tecnico tra le due formazioni è evidente e dopo la prova d’immaturità fornita negli ultimi venti minuti della partita contro il Brescia ci si attende una prova che riscatti il passo falso compiuto nell’ultima partita disputata.
Solo quattro squadre hanno fatto del peggio del Pescara fino ad oggi. Non è questo il posto in classifica che la rosa dei biancazzurri merita, non è questo il posto in classifica che società e pubblico si aspettavano all’inizio del campionato.

La corsa non finisce mai, Pietro Paolo Mennea

Aver letto il libro di Pietro Mennea, La corsa non finisce mai, a pochi giorni dalla sua morte è stata un’esperienza entusiasmante e insieme dolorosa. Entusiasmante perché Mennea in prima persona racconta e condivide con il lettore la sua inimitabile carriera sportiva, ricca di successi e soddisfazioni personali e collettive. Dolorosa perché la medaglia d’oro di Mosca fa riemergere i fatti e le ragioni dell’ostracismo nei suoi confronti da parte dell’establishment politico a capo del mondo dello sport italiano.
«Fuori dal sogno faceva freddo» scrive il velocista azzurro in uno dei passaggi più significativi del libro, riuscendo a racchiudere in una sola frase tutta la sua vicenda, sportiva e umana. Un’espressione onomatopeica che accompagna e racconta, meglio di qualunque altra spiegazione, la carriera agonistica di Pietro Paolo Mennea e racconta molto della sua vicenda umana.
«La mia terra è stata ed è amara, e non solo per l’atletica. Nascere a Barletta e ostinarsi a sognare ha comportato il pagamento di un prezzo altissimo: la solitudine. Mi sarebbe piaciuto continuare a vivere e a vincere nella mia città, tra la mia gente. Mi sono portato dentro un luogo della memoria che col tempo e la solitudine è diventato il luogo della mia anima.
Ho pensato spesso a Barletta negli anni passati a correre in giro per l’Italia e per il mondo.
Ancora oggi mi rendo conto che sono teso a cogliere ogni possibile occasione per rivederla, nonostante, con il passare degli anni, la gente si sia mostrata ingrata nei miei confronti».
Un atleta che ha iniziato a correre da ragazzo con un fisico che non prometteva niente di buono e in una città che non aveva neanche una pista d’atletica decente, è certo un uomo che ha grande coraggio, ma soprattutto una forza di volontà fuori dal comune. Forza di volontà che lo porta a conseguire oltre alle numerose vittorie sportive anche quattro lauree (Scienze politiche, Giurisprudenza, Diploma Isef e Scienze dell’educazione motoria, Lettere) e ad esercitare la professione di avvocato e dottore commercialista.
Il medagliere di Mennea è, fin dall’inizio della sua carriera agonistica, d’oro con la medaglia più preziosa conquistata nei 200 metri ai Giochi del Mediterraneo del 1971. Da quel giorno tantissimi trionfi. Il bronzo alle Olimpiadi di Monaco del 1972, le due medaglie d’oro ai Campionati europei di Roma del 1974, 200 metri e staffetta 4×100. Il bis sul gradino più alto del podio, questa volta in due gara individuali, avviene ai Campionati europei di Praga del 1978, 100 e 200 metri. Poi nel 1979 a Città del Messico il record del mondo con quel 19’’72 che resterà per sempre impresso nella nostra memoria e che resisterà per diciassette anni. E poi la medaglia più ambita per qualunque atleta al mondo, la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca nel 1980.
«Le 48 ore della mia vita di cui vado più orgoglioso» scrive Mennea ricordando i giorni che hanno preceduto la vittoria olimpica con una narrazione che fa rivivere, attimo per attimo, tutto ciò che successe in quei giorni.
Non solo successi sportivi, ma anche grandi e gravi dissidi con gli uomini che gestiscono lo sport italiano. Come l’assurda vicenda successiva al trionfo dei Campionati europei di Praga del 1978.
«Dopo quelle dieci fatiche in sei giorni, per potermi riposare e puntare a risultati cronometrici importanti, chiesi di non partecipare alla successiva tournée in Oriente. Più che un valore agonistico, questa iniziativa perseguiva le mire elettorali di Nebiolo, ormai lanciato verso la conquista della poltrona di presidente della Federazione mondiale di atletica leggera.
Come risposta mi fu negato il permesso a gareggiare e soprattutto di potermi allenare in Italia. Decisi comunque di non partire e per tale ragione, con provvedimento federale di sospensione, mi fu impedito di proseguire la stagione agonistica e ricevetti un’ammonizione con diffida […] Questo fu il premio per le mie dieci fatiche di Praga».
Un atleta vincente che non viene additato come esempio, ma che al contrario viene lasciato sempre più solo. E dopo l’affermazione più prestigiosa della sua carriera Mennea decide di ritirarsi dall’attività agonistica. Lo fa lasciando senza parole il suo allenatore, Carlo Vittori, che non può che prendere atto della sua decisione.
«Sono 15 anni che bevo solo acqua minerale, neanche frizzante, ma solo semplice; non ce la faccio più, sento il bisogno di riposarmi». Il suo riposo durerà poco, perché il velocista di Barletta tornerà presto a gareggiare e disputerà anche la sua quinta e ultima Olimpiade a Los Angeles nel 1984.
Ha vinto tanto, tantissimo, ma non ha ricevuto in cambio gli onori e i riconoscimenti che avrebbe meritato. Ha pagato per le sue idee e per le sue prese di posizione. Ha pagato la denuncia del doping in un mondo, quello sportivo, che è corrotto e inquinato fino alle sue propaggini più periferiche.
«L’ottava corsia amplifica la solitudine» scrive Mennea, quella stessa solitudine con la quale ha convissuto come atleta e come cittadino italiano. Quella solitudine a cui lo hanno condannato i capi dello sport italiano che non lo hanno mai ritenuto degno di poter svolgere un ruolo importante e apicale per lo sport italiano. È stato un campione di levatura mondiale, riconosciuto da tutti, e lo è stato innanzitutto perché è stato un grande uomo. «Non è tanto importante il risultato sportivo, almeno non quanto il risultato umano. Ciò che conta davvero non è vincere nello sport, ma vincere nella vita».
E certo la sua vita, seppur brevissima, è stata una vita che lo ha visto spesso vincere. Pietro Paolo Mennea un uomo contro il sistema e un’atleta vero, il più grande atleta dello sport italiano, unico uomo al mondo a disputare quattro finali olimpiche sulla stessa distanza, 200 metri.
«Per ottenere tutto questo ho vissuto 5482 giorni praticamente come un frate trappista. Mi sono allenato a Natale e a Capodanno, a Pasqua, seguendo tabelle stilate con cura e magari aumentando i carichi previsti in esse, se mi accorgevo di non risentirne. Ho passato giorni e giorni da solo, a Formia, in pista la mattina, in pista il pomeriggio, un po’ di tv la sera e poi a dormire, senza una persona vicino. La mia casa era una stanza d’albergo, la mia famiglia i camerieri dell’hotel dove soggiornavo abitualmente. Quello era il mio rifugio. Ho disputato 528 gare, 419 individuali e 109 di staffetta. Ho vestito per 52 volte la maglia della nazionale».

La corsa non finisce mai, di Pietro Paolo Mennea (Limina, 2012. 214 pagine. 16.00 euro)

La vittoria di Reggio Calabria allontana la crisi e impone a Pasquale Marino una riflessione sulle scelte tecniche fin qui operate

Marino cambia la squadra e vince la partita
Fuori Cutolo e Mascara, dentro Politano e Maniero e il Pescara va. La tentazione di una semplificazione di questa natura è forte perché la vittoria di Reggio Calabria, che regala momenti di tranquillità al Pescara e al suo allenatore, si presta a questa lettura.
La squadra trae giovamento dall’innesto di elementi non statici come i “big” che siedono in panchina e ottiene una vittoria che può segnare una svolta per il campionato del Pescara. Marino insiste con il nuovo modulo, 3-4-3, ma ricostruisce completamente la linea d’attacco inserendo dal primo minuto il tanto atteso Politano e il capocannoniere della squadra, Maniero. Entrambi non tradiscono le aspettative e diventano protagonisti della serata con una rete a testa. Il terzo gol, che si rivelerà decisivo, è messo a segno da Antonino Ragusa che sancisce la nascita di un nuovo e più produttivo tridente d’attacco.

Adesso avanti tutta con i più giovani
La vittoria di Reggio Calabria non risolve tutti i problemi evidenziati dal Pescara in questa prima fase del campionato, ma indica una strada da seguire: dare spazio e fiducia ai più giovani. Il Pescara ha una rosa molto competitiva costituita da giovani promesse che devono trovare spazio nell’undici titolare. E così dopo Politano siamo curiosi di vedere in prima squadra, e in pianta stabile, Federico Viviani, Piscitella e Frascatore. Così come ci aspettiamo che sia giunto anche il turno di Padovan.
Pasquale Marino deve proseguire nella scelta di rinnovare la squadra così come è successo a Reggio Calabria e affidare il suo futuro e quello della stagione biancazzurra ai tanti ragazzi che il duo Repetto-Acri hanno saputo mettere insieme durante il calciomercato. Sono loro il presente e il futuro di questa squadra e non ha più senso tenerli a bagnomaria a poltrire in panchina. Se è sempre vero che gioca chi è più in forma, non ci possono essere più titubanze e dubbi.

Nella settimana più difficile per il Pescara, il presidente parla di nuovi, possibili, acquirenti del pacchetto di maggioranza della società
Nella settimana più difficile per il Pescara, quella che ha preceduto la trasferta di Reggio, il presidente Daniele Sebastiani parla di nuovi, possibili, acquirenti per il Pescara e non esclude che questa possibilità diventi realtà.
Perché un imprenditore straniero, si parla di un gruppo russo, dovrebbe essere interessato al Pescara calcio? Quale interesse economico può muovere un imprenditore di un altro paese ad acquistare il pacchetto di maggioranza di una società di calcio di serie B con un bacino di utenza molto limitato?
Domande alle quali, oggi, è impossibile dare una risposta non conoscendo i termini dell’operazione. Possiamo solo porci delle domande ed esprimere sensazioni.
Il Pescara non è l’Inter, tantomeno la Roma, le uniche squadre italiane con proprietà straniera, e non ha dunque un nome spendibile nell’universo del mondo del calcio. Per questa ragione le sensazioni al riguardo non sono positive.
Mi piace pensare invece che la proprietà del Pescara resti saldamente in mano a pescaresi e che al timone della società continuino ad esserci appassionati tifosi del delfino biancazzurro.

Politano, Maniero e Ragusa fanno riemergere il Pescara

Le pagelle di Reggina-Pescara

25 Belardi_6,5
Salva la porta del Pescara in due occasioni con interventi non banali. Subisce due gol sui quali ha poche responsabilità. Sull’autorete di Schiavi praticamente nessuna, sul secondo gol della Reggina, forse, avrebbe potuto presidiare meglio l’area piccola.

23 Cosic_5
Impalpabile. Fino a quando resta in campo il suo contributo si rivela insufficiente. Soprattutto non si riesce a capire quali siano le sue qualità migliori.

21 Schiavi_5
Incappa in una serata nera da un punto di vista degli episodi. Prima l’autorete, causata da un’entrata in ritardo sulla palla, mentre in occasione del secondo gol della Reggina non riesce a “marcare” da dietro e come si dovrebbe il nuovo entrato Gerardi che, libero in mezzo all’area di rigore insacca di testa alle spalle di Belardi. Sfiora il gol del pareggio con un bell’intervento in elevazione.

6 Zauri_7
Sfodera la migliore prestazione da quando veste la maglia del Pescara. Preciso e puntuale in fase di non possesso, si segnala in particolare per due grandi interventi difensivi. Nel primo tempo con una diagonale difensiva gli consente di deviare in angolo un insidioso traversone proveniente dalla sinistra e nel secondo tempo con un prodigioso salvataggio sulla linea di porta. Deve partecipare di più all’azione di costruzione della manovra offensiva.

14 Balzano_7
Ancora una buona prestazione per il capitano. Dalla sua zona nascono sempre i pericoli maggiori per gli avversari. Sia che giochi nella difesa a quattro sia che giochi nel centrocampo a cinque è l’uomo ovunque del Pescara.

16 Brugman_6,5
Preciso e ordinato come sempre in questo inizio di campionato. L’uruguagio è ormai una certezza del centrocampo biancazzurro. Unisce qualità e quantità per tutta la durata della partita. In constante miglioramento anche la fase di non possesso palla.

18 Rizzo_6
Quando il calcio era in bianco e nero la partita di Rizzo si sarebbe commentata così: «svolge un lavoro oscuro ed è una sicurezza per i compagni». Non si possono muovere appunti al mediano del Pescara, ma, oggettivamente, è lecito attendersi di più.

29 Rossi_5
Aveva iniziato il campionato molto bene e invece da quando è rientrato dall’infortunio le sue prestazioni non raggiungono mai la sufficienza. Pur essendo sempre presente nelle azioni che si sviluppano sulla catena di sinistra, non offre il contributo che è lecito aspettarsi da un calciatore con la sua qualità ed esperienza.

7 Politano_7
Gioca, segna e si diverte. Non partecipa con continuità al gioco della sua squadra, ma questo dipende dai pochi minuti che gli ha concesso finora l’allenatore. Dimostra in ogni caso che la squadra ha bisogno di lui e lui della squadra. Molto dotato tecnicamente quando avvertirà la fiducia incondizionata dell’allenatore e dei compagni di squadra diventerà l’arma in più del Pescara.

19 Maniero_7
La corsa per abbracciare Pasquale Marino dopo il gol del pareggio gli vale mezzo voto in più. Resta il calciatore che per lunghi tratti della partita è assente, ma è un ragazzo dotato tecnicamente e, soprattutto, in grado di costruire e cementare un gruppo. Bravo Marino a concedergli una nuova possibilità.

27 Ragusa_6,5
Segna un gol ai suoi ex compagni di squadra e per rispetto non esulta, ma si vede dai suoi occhi che è contento. Il gol realizzato è la summa dei suoi pregi. Scaltrezza, grande abilità e potenza. Se riuscirà a giocare nella stessa posizione, esterno alto di sinistra, almeno per qualche partita può tornare ad essere il calciatore ammirato da tutti all’inizio della stagione.

15 Bocchetti_5
Entra all’inizio della ripresa per sostituire Cosic, ma il suo contributo alla causa non è molto diverso dal compagno che sostituisce. Si lascia scappare Di Michele, non certo un giovane di primo pelo, in più di un’occasione. Non sembra essere in grado di dare di più.

46 Mascara_sv

11 Cutolo_sv

Pasquale Marino_6,5
Passeggia nervoso davanti alla sua panchina per quasi tutta la durata dell’incontro e non si rilassa nemmeno quando tutta la squadra, in occasione del primo gol e accompagnata da Maniero, gli regala una testimonianza d’affetto che emoziona. Ha il merito di cambiare l’undici titolare e il risultato gli da ragione.

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