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Frank Rijkaard, il calciatore che sapeva fare tutto

Frank Rijkaard (Amsterdam, 30 settembre 1962)

Nel Milan delle meraviglie di Arrigo Sacchi, Frank Rijkaard è stato uno dei calciatori più importanti. L’allenatore di Fusignano gli cambia ruolo, trasformandolo da difensore in centrocampista, e lo schiera in un centrocampo che prevedeva oltre all’asso olandese, Carlo Ancelotti, Colombo e Roberto Donadoni. Ha giocato cinque anni con la maglia rossonera disputando 146 partite e segnando 16 reti.
Fa il suo esordio giovanissimo nella squadra dei lancieri dell’Ajax, a diciassette anni, e dopo un breve passaggio in Spagna arriva al Milan per formare con Marco van Basten e Ruud Gullit il trio degli olandesi che porterà il Milan sul tetto del mondo. Il Milan è stata anche l’unica squadra italiana nella quale ha giocato.
Ricchissima di successi a sua bacheca.
Con la squadra olandese dell’Ajax ha vinto 5 scudetti, 3 Coppe nazionali, 2 Supercoppe nazionali, 1 Coppa delle Coppe e 1 Champions League e con la nazionale olandese il Campionato Europeo del 1988. Con la maglia del Milan 2 scudetti, 2 Supercoppe italiane, 1 Supercoppa Uefa, 2 Champions League e 2 Coppe Intercontinentali.
Ha vinto per due volte il premio come miglior calciatore olandese ed è giunto terzo nella classifica del pallone d’oro nel 1989 dietro a Marco van Basten e Franco Baresi.
Ha rappresentato, in piena continuità con il meglio della scuola olandese, il prototipo del calciatore universale. Non aveva infatti una precisa collocazione in campo perché sapeva fare tutto.
Sapeva costruire il gioco, era anche un buon intenditore e attaccava lo spazio come pochi. Così come non disdegnava liberarsi per andare a segnare.
Quando ha smesso di giocare ha iniziato la carriera di allenatore che lo ha visto ancora una volta vincente. In Spagna, sulla panchina del Barcellona, ha vinto 2 campionati, 2 Supercoppe nazionali e 1 Champions League. È dunque anche uno dei pochi ad aver vinto la massima competizione europea come calciatore e allenatore.

pillole di calcio totale (sesta puntata)

Il Pescara Il più brutto dell’anno perde in casa contro il Latina e scivola al terz’ultimo posto in classifica. Basterà il ritiro imposto dalla società per rialzarsi?

Una sconfitta senza appello
La brutta partita disputata dal Pescara contro il Latina, mutatis mutandis ha riportato alla mente il campionato disastroso dello scorso anno. Una squadra senz’anima e senza idee, capace d’indispettire anche il più tranquillo degli osservatori. I numeri esprimono un giudizio durissimo: dieci partite disputate e otto punti conquistati. Quattro sconfitte, cinque pareggi e una sola vittoria che relegano i biancazzurri al terz’ultimo posto in classifica. Nessuno avrebbe osato pensare tanto.
Contro il Latina la narrazione di Pasquale Marino, che fino alla vigilia di quest’ultima partita ha sempre e solo parlato di una squadra in salute penalizzata da errori arbitrali e sfortuna, si svela per quello che era: una visione distorta della realtà.
Pescara-Latina è stata una brutta partita e a ciò hanno contribuito entrambe le squadre in campo. In particolare il Pescara, chiamato ad una pronta riscossa dopo la sconfitta di Palermo, ha fallito il suo obiettivo e da oggi deve realisticamente ridimensionare i suoi obiettivi per questa stagione.

Gli errori di Pasquale Marino
Secondo Pasquale Marino la migliore squadra possibile in questo momento è quella schierata contro il Latina, io non sono d’accordo.
Frascatore, Politano, Padovan, Zuparic e Pigliacelli non sono inferiori a Zauri, Bocchetti, Cutolo, Mascara e Belardi, e un calciatore come Federico Viviani non può essere relegato in panchina. Nella settimana che ha preceduto la gara contro il Latina, Viviani ha giocato da protagonista con la maglia della nazionale under 21, ricevendo da tutti i quotidiani, sportivi e non, otto in pagella. Non farlo giocare significa essere autolesionisti.
Ma anche se non si contestassero all’allenatore siciliano le scelte compiute prima della partita, i suoi errori durante la gara sono sotto gli occhi di tutti.
Marino dimostra di non essere in grado di correggere l’assetto tattico della sua squadra durante lo svolgimento della gara. Contro il Latina infatti, pur essendo in svantaggio per 1-0 e con gli avversari che schieravano una sola punta, ha continuato a mantenere cinque difensori in campo. I cambi effettuati dal Pescara, tardivi come sempre in questa stagione (Politano dal 16 del s.t., Viviani dal 24 del s.t. e Padovan dal 31 del s.t.), non hanno mutato l’assetto tattico della squadra e, anche per questo motivo, si sono rivelati inutili.

Una salvezza tranquilla per programmare con calma il futuro
A questo punto della stagione e con i risultati acquisiti sul campo la società deve rivedere i suoi programmi per il presente, ma anche per il futuro.
Da un punto di vista sportivo, il nuovo obiettivo della squadra non può che essere quello di raggiungere il più presto possibile il traguardo della permanenza in serie B. Più complessa la situazione per ciò riguarda l’allenatore e la programmazione futura. Marino ha fatto le sue scelte, ovviamente più che legittime, e queste non prevedono l’utilizzo della maggior parte dei calciatori giovani, i più bravi a mio avviso, come titolari della squadra. Questa scelta, ormai nota e ribadita in quasi tutte gli incontri con la stampa, non può non destare preoccupazione nella società che, al contrario di Marino, in fase di calcio mercato ha puntato su un gruppo di giovani calciatori per costruire il Pescara del presente e del futuro. Le scelte dell’attuale allenatore indicano invece una strada diversa e opposta. Per queste ragioni credo sia necessario un chiarimento, tra società e allenatore, per comprendere la linea di marcia che vuol seguire Marino e riflettere sull’opportunità o meno di confermare l’allenatore alla guida tecnica della squadra, indipendentemente dal risultato della prossima gara contro la Reggina. Per queste ragioni, la settimana di ritiro imposta dalla società può essere utile non solo ai calciatori, ma anche al tecnico e alla società per confrontarsi e chiarirsi le idee.

Tutti giù, tranne il capitano: Antonio Balzano

Le pagelle di Pescara-Latina

25 Belardi_5
Prende un gol dalla lunga distanza e quando ciò accade c’è sempre la complicità, seppur minima, del portiere. Per il resto una sola parata con plastico tuffo e deviazione in angolo più per i fotografi e i tifosi, si sarebbe detto quando il calcio era in bianco e nero, che per necessità.

6 Zauri_4,5
Imbarazzante la sua prestazione. Statico non effettua nessun movimento senza palla e quando Ghezzal gli sfugge a centrocampo fa quasi tenerezza vedere come non riesce a fermare l’attaccante del Latina pur essendosi “appeso” al suo pantaloncino.

21 Schiavi_5,5
Nella peggior prestazione collettiva della stagione è difficile distinguersi. Il centrale biancazzurri, in una prestazione tendenzialmente anonima, si segnala per una bella diagonale difensiva su Jonathas che evita il possibile vantaggio dei laziali.

15 Bocchetti_5
Si nasconde nell’anonimato con tutta la squadra. Non è certo da lui che ci si può attendere il “colpo di reni” per rimettere in sesto la barca.

14 Balzano_6,5
Sbaglia più del solito in fase di costruzione, ma è sempre dalla sua zona che il gioco prende forma. Colpisce una traversa con un bel tiro dalla distanza e sfiora il gol in un’altra occasione. Ci fossero undici Balzano in squadra, il Pescara sarebbe in tutt’altra posizione di classifica

29 Rossi_5
Prestazione sottotono per il laterale di Marino e, purtroppo, comincia a diventare la norma. Non si segnala quasi mai in fase d’impostazione e di conseguenza non crea mai pericoli per gli avversari. Si segnala per qualche buon’azione in fase di copertura, ma non gli serve per evitare la piena insufficienza.

16 Brugman_5
Meno brillante del solito concede troppi metri al centrocampo avversario. In tre occasioni perde palla a centrocampo concedendo al Latina tre occasioni importanti. Anche per lui insufficienza piena.

18 Rizzo_5
Non ripete la buona prova di Palermo e, pur correndo per tutta la partita, non riesce ad essere propositivo per la sua squadra. Quando la squadra non gira non è certo lui il calciatore che può accendere la luce.

11 Cutolo_4,5
Prestazione largamente insufficiente per il “pupillo” di Marino che, in questa occasione, non riesce nemmeno a fingere di giocare. La sua condizione fisica continua ad essere precaria così come i suoi inutili dribbling che, fino ad oggi, non hanno portato nessun vantaggio alla squadra.

46 Mascara_4,5
Con Zauri e Cutolo il peggiore in campo. Resta in campo per 75 minuti e nessuno capisce il perché. Nel dopo partita l’allenatore ha dichiarato che ha deciso di farlo giocare perché aveva disputato una buona partita a Palermo, adesso dunque è giunto il tempo di farlo accomodare in panchina.

27 Ragusa_5,5
Prova sotto le aspettative per Antonino Ragusa, anche se bisogna ammettere che con Balzano è l’unico che prova a dare una scossa alla squadra. Cerca in più di una occasione la sua tipica azione in profondità, ma errori personali e una squadra che non c’è, rendono vano ogni tentativo.

7 Politano_sv

10 Viviani_sv

31 Padovan_sv

Pasquale Marino_4
Il peggior Pescara della stagione mette d’accordo, per la prima volta in stagione, addetti ai lavori e allenatore che giudicano nello stesso modo la partita. Il Pescara di Marino dopo dieci giornate di campionato è terzultimo con otto punti, quattro sconfitte, cinque pareggi e una vittoria. Nessuno all’inizio del campionato avrebbe potuto immaginare questo fallimento tecnico tattico.

Nereo Rocco. La leggenda del paròn continua, Gigi Garanzini

Avvertenza per il lettore. Fin dalle prime parole si capisce che Gigi Garanzini è innamorato (perso) ancora oggi del Paròn e che dunque, se vi apprestate a leggere Nereo Rocco. La leggenda del paròn continua, dovete sapere che state per leggere un libro di parte. Dalla parte di un’Italia bella che non c’è più e di un calcio, altrettanto bello, cancellato e sostituito con una sua brutta copia dai nuovi protagonisti della scena: i procuratori dei calciatori e le pay tv. In parte anche dall’avvento del tatuaggio.
Un calcio che costruì la sua popolarità e la sua fortuna su personaggi autentici che i media utilizzavano per vendere meglio i loro prodotti e non viceversa.
La figura che emerge dalle pagine di Garanzini, e dalle tante testimonianze che l’autore ha raccolto e selezionato, è quella di un gigante del calcio e di un guru della comunicazione. Perché Nereo Rocco è stato tutto ciò: una carriera sportiva che ha pochi eguali e una vicenda umana unica e inimitabile. Una narrazione collettiva che inchioda il lettore alla poltrona dalla prima all’ultima parola e che emoziona e rapisce.
«Nel mio primo viaggio sulle orme del parón che immaginavo sbiadite e che invece come oggi erano solchi, scavati indelebilmente nella memoria dei suoi».
Dove i «suoi» non sono i parenti prossimi, ma le persone che l’hanno conosciuto e frequentato.
Una carriera, prima da calciatore e poi da allenatore, che ha visto il paròn crescere ed affermarsi nella propria terra, che non è riuscito mai a lasciare del tutto anche quando i successi mondiali lo costringevano a vivere in altre lidi.
«Strano rapporto quello di Rocco con Trieste. Non riusciva a starne lontano, ma nemmeno era capace di rimanerci […] Tornava, celebrava il suo rito irrinunciabile e scappava. Neppure d’estate, in tempo di vacanze, riusciva a resistere per più di una settimana […] la vera dimensione del suo amore per Trieste era quella della rimpatriata».
Trieste prima e Padova poi decretano il suo successo come allenatore. Un secondo posto dietro al Grande Torino con la Triestina e un terzo posto seguito sempre da ottimi piazzamenti con il Padova spingono a furor di popolo il paròn verso la panchina rossonera del Milan.
Garanzini si sofferma sui successi sportivi e sulle invenzioni tecnico tattiche di Rocco, ma il libro assume dimensioni epiche, come le gesta dell’uomo di cui qui si narra la vicenda, quando emerge l’aspetto umano e la grande capacità comunicativa del triestino che portò la Milano rossonera sulla cima del mondo.
Chi parla è Lello Scagnellato il capitano del Padova delle meraviglie del Paròn che così spiega i segreti di quello squadrone, «noi passavamo le giornate a tenerci la pancia con le mani, dal gran ridere: perché Rocco questo aveva creato: il divertimento continuo, e che divertimento. Nel calcio spesso ci si annoia a stare insieme, ad aver di fronte sempre le stesse facce: noi non vedevamo l’ora di ritrovarci per scoprire cos’altro si era inventato».
Un’armonia che iniziava nello spogliatoio e finiva spesso in qualche trattoria per bere un buon bicchiere di vino. Ancora Scagnellato che, come un fiume in piena, fa rivivere il paròn.
«Si cambiava con noi, divideva con noi la tavola, il tempo libero, le emozioni, le gioie, i dolori. Anche i quattrini, le ho detto che ero io a dividere i premi e lui era il primo a ritirare la sua parte, in mezzo a noi, senza formalità né tantomeno segreti».
Sono parole che utilizzano quasi tutti i suoi calciatori, siano essi atleti della Triestina, del Padova o del Milan, così come nel caso di Giuseppe Rosato, centrale dei rossoneri euro mondiali.
«Il suo segreto, in fondo, era semplice: la ricerca non del campione a ogni costo, ma del buon giocatore. A patto che fosse uomo. Se era uomo, gli andava bene anche il giocatore normale; se non lo era, non gli interessava nemmeno il campione perché sapeva che prima o poi si sarebbe rivelato un involucro vuoto».
Un grande psicologo innanzitutto e un uomo concreto che sapeva restare al proprio posto e con i piedi ben piantati per terra. Un uomo dotato di forte carisma e un grande innovatore.
«Era un uomo di cultura asburgica, dotato quindi di un grande senso della gerarchia. Da questo punto di vista mi portava grande rispetto […] Rocco arrivò e insieme impostammo la campagna trasferimenti: mio padre, io, lui e Passalacqua. Mi ero fatto l’idea, prima del suo arrivo, che per rilanciare il Milan avrebbe fatto chissà quali richieste. Alla fine prendemmo Hamrin, Malatrasi e Cudicini. Il saldo attivo tra acquisti e cessioni fu di 500 milioni. Diciamo 8-10 milioni di euro di oggi. E con quella squadra in due anni vincemmo tutto: campionato, coppa delle Coppe, Coppa dei Campioni e Intercontinentale».
Chi parla è Franco Carraro all’epoca dei fatti giovanissimo figlio del presidente del Milan che costruirà sulle fortune calcistiche dei rossoneri gran parte delle sue future fortune manageriali.
Oltre alle qualità umane c’è spazio, ovviamente, anche per le sue grandi qualità di tecnico.
Nereo Rocco è stato uno dei più grandi innovatori del calcio italiano introducendo il ruolo del battitore libero che prima del suo avvento sulla panchina della Triestina non esisteva. Ma soprattutto e a dispetto di una critica superficiale e cialtrona Nereo Rocco è stato un allenatore che ha sempre valorizzato i calciatori di classe e gli attaccanti.
Il grande vecio del calcio italiano, Enzo Bearzot, e grande amico del paròn così analizza «Le formazioni che schierava e com’erano sistemate in campo le sue squadre […] Prendiamo il suo Milan più bello? Tre attaccanti più Rivera. Cioè Hamrin a destra, Sormani al centro e Prati a sinistra. più Rivera per l’appunto. Vogliamo provare a fare dei paragoni?».
Appunto tre attaccanti più Gianni Rivera e c’è chi parla soltanto di re del catenaccio. Certo quando allenava la Triestina o il Padova era più propenso alla fase di non possesso come si direbbe oggi, ma quando ha avuto la possibilità di poter far giocare calciatori di qualità e grandi attaccanti lo ha sempre fatto con grande disinvoltura e ha vinto tutto quello che un allenatore può sperare di vincere, in Italia, in Europa e nel mondo. Sulla stessa lunghezza d’onda di Bearzot è anche Massimo Giacomini, tecnico preparato e fine conoscitore di calcio.
«È storicamente giusto che Rocco sia ricordato innanzitutto come uomo di spogliatoio, nelle sue varie accezioni […] nel suo Padova, oltre ad almeno due attaccanti di ruolo, giocavano Pison, Celio e Tortul che erano giocatori tecnici, e Humberto Rosa che era supertecnico […] A Torino giocava con Meroni, Combin e Simoni, o Facchin, tre attaccanti di ruolo. In più c’era Moschino, centrocampista creativo, e i terzini spingevano, soprattutto Poletti».
Non è un caso che il forte sentimento di amicizia che legava il paròn a Gianni Brera fosse messo in discussione solo dalla distanza di giudizio che li separava su Gianni Rivera, «Xe Rivera la nostra Stalingrado» soleva dire il triestino al padano di San Zenone al Po.
Ed è proprio l’ex golden boy del calcio nostrano, il primo italiano a vincere il pallone d’oro, che colloca il paròn nella dimensione che più gli è propria. «Prima di lui» confida Rivera a Gigi Garanzini, «si poteva non sapere il nome dell’allenatore di una squadra. Dopo non più. Rocco per primo e poi Herrera hanno dato visibilità a una categoria che sino a quel momento non l’aveva. Questa è storia del costume, prima ancora che del calcio in senso stretto».
E per tutti coloro che anche dopo aver letto questo bel libro continueranno a sostenere che il calcio, questo calcio di cui scrive Garanzini, sia una manifestazione umana di serie B e che non merita attenzioni valga una piccola strofa di Umberto Saba che proprio alla Triestina di Nereo Rocco dedicò memorabili versi.
«Giovani siete, per la madre vivi;
vi porta il vento a sua difesa. V’ama
anche per questo il poeta, dagli altri
diversamente – ugualmente commosso».
Sono giunto alla fine del libro e già mi manca il suono del suo «Ciò, perché mi sono di Francesco Giuseppe e la parola xe una», e penso che abbia avuto ragione Garanzini ha lascar parlar in triestino il paròn perché «Non si doppia una voce che torna dalla leggenda a rifarci un po’ di compagnia».

Nereo Rocco. La leggenda del paròn continua (2012, Mondadori, 216 pagine. 14,00 euro)

A Pelermo il migliore in campo è Rizzo

Le pagelle di Palermo-Pescara

25 Belardi_6
Prende gol al pronti via e in questa occasione ha qualche responsabilitá. La grande parata alla fine della partita che evita il 2-0, gli vale la sufficienza piena.

6 Zauri_5.5
Non è chiamato a grandi interventi difensivi vista la pochezza dell’attacco palermitano. Disputa una partita senza errori, ma anche senza grandi intuizioni.

21 Schiavi_6
Segna un gran bel gol ingiustamente annullato e si propone con continuità in fase d’impostazione. Concede poco agli attaccanti rosanero, la sua è una partita che merita la piena sufficienza.

5 Capuano_6
Una gara positiva per il centrale pescarese che disputa una buona partita anche in fase d’impostazione. Non commette errori e finisce la gara in crescendo anche da un punto di vista fisico.

14 Balzano_6
Il capitano c’è sempre e in molte occasioni si propone anche come attaccante aggiunto proponendosi con tagli alla Sansovini che i compagni non comprendono, soprattutto perché non hanno la sua stessa velocità di pensiero.

29 Rossi_5,5
Partita molto generosa, ma insufficiente da un punto di vista qualitativo. Gioca, come spesso gli succede, molti palloni, ma insiste nel cercare un torre, al centro dell’area, che non c’è.

16 Brugman_6,5
Gioca una buona partita soprattutto nel primo tempo quando in un paio di occasioni riesce ad essere anche molto pericoloso in fase offensiva. Nel secondo tempo non si ripete, ma la sua prestazione resta ampiamente sopra la sufficienza.

18 Rizzo_6,5
Il migliore in campo, disputa una grande gara sia in fase d’interdizione sia in fase di costruzione. Alla seconda partita dopo la prolungata assenza per infortunio dimostra di meritare un posto da titolare nel centrocampo biancazzurro.

11 Cutolo_5,5
Sbaglia clamorosamente il gol del pareggio dopo una buona azione personale, nella quale mostra tutto il suo attuale valore. Per il resto disputa la solita partita in cui gioca molti palloni, ma non riesce, ancora una volta, ad essere determinante. Nel secondo tempo anche per una tenuta fisica non ottimale perde diversi palloni fino a quando l’allenatore è costretto a sostituirlo per crampi.

46 Mascara_5
Per giocare in serie B non serve solo l’esperienza, ma occorrono corsa continua e spirito di sacrificio. Nel primo tempo disputa una buona gara pur non creando mai grandi problemi alla difesa palermitana, il secondo tempo è da dimenticare al più presto. Non tocca nemmeno un pallone costringendo, suo malgrado, l’allenatore a sostituirlo.

7 Politano_5,5
Qualche buon spunto, ma niente di più. Non incide sulla partita perché la sua partecipazione al gioco è discontinua. Può essere il calciatore in più per questa squadra, ma fino a quando non giocherà con continuità e non sentirà la fiducia incondizionata dell’allenatore difficilmente le sue prestazioni miglioreranno.

19 Maniero_sv

31 Padovan_sv

13 Vukusic_sv

Pasquale Marino_5
Dimostra di essere in sintonia con la maggioranza degli allenatori italiani scegliendo di giocare senza attaccanti di ruolo e con cinque difensori. Sostituisce Cutolo solo perché in preda ai crampi e Mascara perché nel secondo non tocca nemmeno un pallone. Adesso la situazione per la sua squadra diventa molto delicata e la partita contro il Latina un vero e proprio spartiacque.

Un Pescara che non sa più vincere perde anche a Palermo e scivola in fondo alla classifica. Contro il Latina serve una vittoria.

Questo Pescara non sa più vincere
Nel calcio i numeri non sono tutto, ma certo non mentono. E i numeri di queste prime nove partite di campionato inchiodano il Pescara di Pasquale Marino in fondo alla classifica della serie B.
Otto i punti conquistati al pari del Bari (che però è partito con un -3 in classifica), uno solo in più della Ternana, tre in più rispetto alla Juve Stabia (non a caso forse l’unica squadra battuta dai biancazzurri nella prima giornata di campionato) e quattro sul fanalino di coda, il Padova (che però deve recuperare una partita).
In nove gare il Pescara ha vinto una sola volta, ha perso in tre occasioni e ha pareggiato cinque partite. In perfetta parità la media gol, dodici i gol all’attivo così come quelli al passivo. I numeri, anche questi numeri, possono essere interpretati, resta però la sostanza degli otto punti conquistati che sono la rappresentazione plastica di un inizio di campionato deludente.

Contro il Latina c’è un solo risultato utile: la vittoria
Il Latina, prossimo avversario di Balzano & soci, ha conquistato un punto in più e precede il Pescara in classifica con lo stesso punteggio di Reggina e Brescia.
Il risultato della prossima sfida sarà dunque molto importante per la squadra di Marino perché, seppure la prossima sarà soltanto la decima partita di campionato, la posizione in classifica è già molto compromessa. E questa volta bisognerà essere più forti dell’eventuali sviste arbitrali, degli infortuni o della sfortuna più volte invocata, perché in caso di un ulteriore passo falso, la classifica da compromessa potrebbe diventare pericolosa, molto pericolosa. C’è bisogno di una vittoria per allontanare una crisi evidente, certamente dal punto di vista dei risultati, e per scacciare pensieri negativi che aleggiano sull’Adriatico. Una vittoria dunque per chiudere una prima parte della stagione da dimenticare che era partita con auspici diversi e migliori, e che invece sta regalando solo sconfitte e pareggi.

Invertire la rotta
Una vittoria per invertire, immediatamente, la rotta prima che sia troppo tardi. Prima che il giocattolo costruito quest’estate con ben altre ambizioni s’inceppi definitivamente. La società si è affidata a un tecnico bravo e preparato ed ha allestito una squadra che sulla carta in tanti ritenevano, e continuano a ritenere, molto competitiva. Spetta dunque a Pasquale Marino rimettere in carreggiata una squadra che ha smarrito la strada della vittoria. A questo punto della stagione e con questa classifica non è più il caso d’interrogarsi sul ruolo dei giovani in rosa o sulla qualità del gioco che la squadra è in grado di esprimere, anche perché Marino ha dimostrato di non gradire il confronto su questi temi e quando gli sono state avanzate delle critiche, si è chiuso a riccio. Segua la sua strada, ma conquisti i punti necessari per tirare fuori il Pescara dalla posizione di classifica che occupa in questo momento.
Gli obiettivi si possono e si devono ridimensionare in relazione alla realtà delle cose e al responso del campo che è l’unico che conta davvero. È evidente a tutti infatti che il Pescara di Marino, quello di queste prime nove giornate di campionato, non è in grado di competere per le prime posizioni di classifica, la speranza è che non sia nemmeno una squadra che debba lottare per non retrocedere.
Nel frattempo un salutare bagno di umiltà servirebbe a tutti per ricominciare da dove era partita questa nuova stagione agonistica: dal porto turistico e dagli applausi dei tifosi al tecnico e alla società.

Un Pescara dai due volti pareggia per la terza volta consecutiva

È morto Giancarlo Cadè, l’allenatore della prima, storica, promozione in serie A del Pescara
È morto questa mattina Giancarlo Cadè, l’allenatore della prima promozione del Pescara in serie A. L’allenatore bergamasco arrivò in Abruzzo nel 1976 con la presidenza di Armando Caldora. Il suo Pescara conquistò 49 punti che valsero il secondo posto e gli spareggi con Atalanta e Cagliari. Nella speciale classifica avulsa, grazie a due pareggi per 0-0, il Pescara conquistò la sua prima, storica, promozione in serie A. Anche chi non ha vissuto direttamente quegli avvenimenti “sa” che quel Pescara scendeva in campo con: Piloni, Motta, Mosti, Zucchini, Andreuzza, Galbiati, La Rosa, Repetto, Orazi, Nobili, Prunecchi.
Nel 1973 era sulla panchina dell’Hellas Verona che sconfisse il Milan di Nereo Rocco e Gianni Rivera e che costò lo scudetto ai rossoneri.
Giancarlo Cadè era nato il 27 febbraio del 1930 a Zanica, dov’è morto all’età di 83 anni.
Che la terra ti sia lieve, Giancarlo.

Un Pescara dai due volti pareggia per la terza volta consecutiva
Due sconfitte e tre pareggi nelle ultime cinque partite con la vittoria che manca dalla prima giornata di campionato. Una vittoria che aveva illuso tutti, dai tifosi agli addetti ai lavori. Quella vittoria e le buone prestazioni del precampionato avevamo, probabilmente, illuso anche la dirigenza che era convinta di avere allestito una buona squadra in tutte le sue componenti. E invece non è così.
Due sconfitte e tre pareggi consecutivi, i risultati delle ultime cinque partite, non lasciano spazio a nessuna illusione. Questa squadra, se non interviene qualcosa che cambi lo status quo, non è in grado di tenere il passo delle prime della classe. Anzi la sua classifica comincia a diventare preoccupante. Un solo punto (e nessuna squadra) separa i biancazzurri dai play out, mentre sono tre i punti ( e otto squadre) di distanza dalla zona play off. Il Lanciano, capolista con merito, ha diciotto punti, dieci in più del Pescara.

Dottor Jekyll e mr. Hyde, nel secondo tempo in balia dell’avversario
Contro lo Spezia dell’ex allenatore Giovannino Stroppa si è visto in campo un Pescara in versione dottor Jekyll e mr. Hyde. Un buon primo tempo in cui ha creato anche diverse occasioni da gol e un secondo tempo in cui è stato in balìa dell’avversario. Una partita dunque dai due volti in cui si sono evidenziati tutti i limiti attuali della formazione biancazzurra. Nel secondo tempo si è vista in campo una squadra scarica sia fisicamente sia mentalmente, non in grado di fare movimenti senza palla e che per queste ragioni è, letteralmente, sparita dal campo. Fino ad oggi non aveva giocato mai così male, nemmeno nella partita contro l’Avellino che pure aveva fatto scattare il primo, vero, campanello d’allarme.
Pasquale Marino deve correre ai ripari prima che sia troppo tardi, anche per non rovinare quando di buono si era vista in precampionato, nelle partite di Coppa Italia e nelle prime tre giornate di campionato.

Blocco psicologico e mancanza di calciatori di esperienza in panchina le motivazioni dell’allenatore
Per uscire da questa situazione è necessario saper riconoscere gli errori e i propri limiti. Caratteristiche che non sembrano però essere patrimonio del Pasquale Marino che stiamo conoscendo a Pescara. Ancora una volta non convince la sua lettura della partita contro lo Spezia. L’allenatore siciliano ha parlato di blocco psicologico, di una panchina popolata da calciatori che non avrebbero la sufficiente esperienza e, last but not least, che la partita poteva essere stravinta nel primo tempo per 3-0.
Motivazioni, francamente, deboli che non spiegano le ragioni della brutta prestazione della squadra e l’insufficiente condizione atletica. Se davvero Marino è convinto che la questione sia innanzitutto psicologica chieda alla società di ingaggiare un mental coach, contestualemente riesamini i carichi di lavoro a cui sottopone i ragazzi della rosa per portare la squadra a una sufficiente condizione atletica.
Per quanto riguarda invece l’esperienza dei calciatori in rosa, la più debole di tutte le motivazioni, questa sua dichiarazione ricorda le considerazioni dell’analfacalcio numero del calcio italiano, Walter Mazzarri.
Penso, esattamente al contrario di Marino, che Politano, Padovan e Viviani così come Zuparic e Piscitella, dovrebbero essere schierati di più e meglio. Sono invece i più attempati a rappresentare un fardello insopportabile, almeno in questo momento, per una squadra costruita con ben altre ambizioni e che invece, fino ad oggi, sta deludendo tutte le aspettative.

Nielsen, Brugman e poco altro…

Le pagelle di Pescara-Spezia

25 Belardi_6
Immaginava certamente un esordio diverso davanti ai suoi nuovi tifosi, ma la squadra in questo momento non c’è e non è in grado di giocare con continuità per tutti i novanta minuti della partita. Svolge con sufficienza il suo compito.

14 Balzano_5,5
Su di lui ci si può contare sempre, il capitano non delude mai. La sua spinta è meno forte e incisiva del solito e non dipende da lui anche perché la corsia di destra è spesso intasata e occupata da chi si ostina a giocherellare con il pallone tra i piedi.

21 Schiavi_5
Una partita “senza infamia e senza lode”. Il Pescara si aspettava da lui un salto di qualità per il reparto difensivo che stenta a vedersi. Nel secondo tempo sparisce dal campo insieme a tutti i suoi compagni.

15 Bocchetti_5
Gioca un solo tempo e non incide sulla partita. Esce per un infortunio muscolare alla fine del primo tempo e, francamente, nessuno si accorge della sua assenza.

29 Rossi_5
Discreto il primo tempo sparisce nella ripresa con tutta la squadra. Per lui vale lo stesso giudizio espresso per Schiavi: è stato acquistato per fare un salto di qualità alla difesa. Ad oggi i risultati sono deludenti.

20 Nielsen_6,5
Il migliore in campo dei suoi. Grande corsa, l’unico che sa attaccare gli spazi. Corre anche per qualche suo compagno e questo non è positivo. Rispetto al calciatore di due anni fa, abituato a svolgere il compitino, è molto migliorato, ma ha ancora margini di miglioramento.

16 Brugman_6
Con Nielsen e Belardi il migliore dei biancazzurri. Rientra dopo l’infortunio e la squadra, fino a quando è stata in campo, gira attorno a lui. Sa essere il catalizzatore di tutte le azioni dei biancazzurri e cerca anche la soluzione personale quando vede che i suoi compagni non lo seguono più.

18 Rizzo_5,5
Generoso, non molla mai anche se evidenzia, ancora una volta, i suoi limiti tecnici. In un centrocampo con più qualità potrebbe rendere di più e meglio.

11 Cutolo_5
Segna il gol del momentaneo vantaggio e, fino a quando il fisico regge, è il punto di riferimento della squadra dalla metà campo in su. Non svolge lavoro senza palla e questo penalizza la squadra oltre misura. Nel secondo tempo, come sempre, sparisce dalla scena. Insufficiente nonostante il gol.

19 Maniero_4,5
Ancora una prestazione impalpabile per Pippo Maniero. Non riesce ad entrare nei meccanismi della squadra e la squadra non lo aiuta ad inserirsi. Dovrebbe accomodarsi in panchina e lasciare spazio a Padovan (o in alternativa a Mascara), ma per l’allenatore il giovane ex Juventus non è pronto, soprattutto è troppo giovane.

7 Ragusa_5
Ormai è solo uno sbiadito ricordo del bel calciatore d’inizio stagione. Forse il continuo cambiare ruolo a cui è costretto gli ha fatto dimenticare i movimenti e le belle giocate d’inizio stagione. Lo stop di una giornata potrebbe essergli utile per ritrovare concentrazione e una condizione fisica migliore.

23 Cosic_4,5
Lo scorso anno sembrava destinato a diventare uno dei punti fermi della difesa dei biancazzurri, oggi langue in panchina e quando subentra non riesce a dare un contributo decisivo. Ieri era particolarmente nervoso, specchio di una situazione che comincia a diventare preoccupante.

7 Politano_5
Entra in campo quando il Pescara è già negli spogliatoi sia mentalmente sia fisicamente. Non riesce a dare nessun contributo perché nessuno, in quelle condizioni, potrebbe fare meglio.

31 Padovan_sv
Ancora pochi scampoli di partita per il giovane Padovan. Non riesce nemmeno ad avere il tempo per guadagnarsi un voto in pagella.

Pasquale Marino_4,5
«Cosa è successo nel secondo tempo?», la prima domanda rivolta a Pasquale Marino nel dopo partita. «Vorrei saperlo anch’io» è stata la risposta dell’allenatore. Poi la sua analisi della partita si sposta sugli aspetti psicologici e sulla mancanza di giocatori di esperienza in panchina. Una lettura della partita che, ancora una volta, non convince e che non promette nulla di positivo per il futuro del Pescara.

Il Pescara di Pasquale Marino non sa più vincere

Due pareggi che lasciano l’amaro in bocca
I pareggi contro Avellino e Cesena muovono, di poco, la classifica, ma lasciano l’amaro in bocca per come sono maturati. Due partite al di sotto delle aspettative, soprattutto quella giocata contro l’Avellino, che raccontano di una squadra non adeguata, al momento, per lottare per posizioni di prestigio. La partita contro l’Avellino, una delle peggiori della stagione (una delle migliori per l’allenatore siciliano), informa in modo chiaro che questo Pescara non può aspirare a grandissimi traguardi.
La stagione era iniziata in modo diverso e anche le prime prestazioni della squadra lasciavano ben sperare. Poi qualcosa non ha più funzionato bene come all’inizio. Sul rendimento della squadra certamente hanno inciso una serie d’infortuni di diversa natura, (Schiavi, Rossi, Viviani, Politano, Brugman, Rizzo, Padovan, Sforzini), ma pesano, come macigni, alcune scelte tecniche dell’allenatore.

Non giocano i migliori
La sensazione è che non giochino sempre i migliori, a cominciare da quel Matteo Politano che con il gol del pareggio realizzato a Cesena consentirà a Marino di vivere una settimana meno tormentata.
Con le sue scelte, almeno quelle effettuate fino questo punto della stagione, l’allenatore dichiara di preferire l’esperienza, Cutolo e Mascara, alla freschezza della gioventù, Politano e Piscitella. E di non avere in grandissima considerazione, nel senso che non lo considera del tutto indispensabile, anche Federico Viviani. Altri calciatori, osservando le scelte compiute fino ad oggi e le dichiarazioni del tecnico, non sono tenuti in nessuna considerazione perché troppo giovani, è il caso di Kabaschi, Fornito e Padovan.

Allenamenti a porte chiuse e dichiarazioni fuorvianti denotano un nervosismo fuori luogo.
In questo momento della stagione la squadra è migliore del suo allenatore e compie sicuramente meno errori. Pasquale Marino da qualche settimana è cambiato, non è più l’allenatore solare e disponibile al dialogo d’inizio stagione.
Il cambiamento è evidente e si può condensare in tre comportamenti: allenamenti a porte chiuse, dichiarazioni post partita fuorvianti, irrigidimento nei confronti dell’opinione pubblica e della stampa.
Con l’arrivo delle prime critiche alle prestazioni della squadra è cambiato l’atteggiamento dell’allenatore. Ha introdotto sedute di allenamento a porte chiuse (richiesta legittima, ma che non condivido), soprattutto da la sensazione di “leggere” le partite più come risposta indispettita verso chi manifesta critiche che come reale lettura della realtà. È vero che il calcio è un’opinione e che ognuno può avere un punto di vista diverso, ma sostenere che la partita contro l’Avellino sia stata la migliore partita del Pescara non corrisponde alla realtà dei fatti e non potrà essere certo una sua dichiarazione a farla diventare tale. E infine nelle interviste del dopo partita denota un nervosismo fuori luogo che lo rende indisponente rispetto a chi gli rivolge domande. In un normale dialogo tra professionisti, in questo caso allenatore e giornalisti, la dialettica è elemento fondativo. Si possono avere opinioni e idee diverse, l’importante è avere rispetto reciproco, laddove per rispetto reciproco s’intende soprattutto non dire o scrivere cose diverse dalla realtà dei fatti.
Per raggiungere qualunque obiettivo c’è bisogno innanzitutto di armonia e la costruzione di un ambiente positivo e armonico dipende da tutti.

Politano su tutti, ma non basta

Le pagelle di Cesena-Pescara

1 Pigliacelli_5
Esordio a sorpresa per il giovane portiere romano che fino al momento del rigore svolge un lavoro di ordinaria amministrazione partecipando spesso alla costruzione dell’azione con i difensori. Da regolamento il cartellino rosso che mette fine, anzitempo, al suo esordio.

14 Balzano_6
Nelle ultime partite compie qualche errore di troppo soprattutto in fase difensiva e in una di queste occasioni crea un vero pericolo per la difesa biancazzurra. Quando si propone in avanti è il solito Balzano, quello che ha abituato bene il pubblico di Pescara.

29 Rossi_5
Ci si aspettava di più sulla fascia sinistra e ci si aspettava di più da Rossi. Non manca il suo apporto alla costruzione della manovra, ma non è incisivo e determinante come in altre occasioni. Poche disattenzioni ma il vero Rossi è altra cosa.

15 Bocchetti_5
Una partita relativamente tranquilla macchiata dall’amnesia collettiva in occasione del gol del vantaggio del Cesena. Prendere gol su calcio da fermo e a difesa piazzata è sempre un problema per un difensore.

21 Schiavi_5,5
Vale il giudizio espresso per Bocchetti soprattutto in relazione al gol del Cesena, per il resto disputa una buona partita con qualche intervento importante in fase difensiva. Rappresenta una sicurezza per la squadra.

10 Viviani_6,5
Disputa un buon primo tempo anche se i compagni lo cercano poco e lui, in alcune occasioni, gioca a nascondersi. Da due suoi bei recuperi si sviluppano due azioni offensive del Pescara molto pericolose. Quando sembra aver preso in mano le redini del gioco Marino lo sostituisce.

20 Nielsen_6,5
Il migliore del centrocampo del Pescara. Corre per tutta la durata della partita e sopperisce anche alle lacune fisiche di qualche suo compagno di squadra. È l’unico che “attacca lo spazio”, reminiscenza di un gioco offensivo che si vede sempre più raramente. Una pedina insostituibile per questa squadra.

18 Rizzo_5,5
Al rientro dopo l’infortunio non poteva certo fare molto di più. Una partita generosa fatta di corsa e di contrasto al gioco degli avversari. La forma non ancora ottimale lo rende più falloso del solito. Il suo recupero è importante per avere ricambi utili a centrocampo.

11 Cutolo_5,5
Un buon primo tempo fatto di dribbling e corsa. I compagni lo cercano e lui si fa trovare pronto. Non riesce però ad essere decisivo e a rompere l’equilibrio della partita. Nel secondo tempo sparisce, letteralmente, dal campo per una condizione fisica che stenta a diventare ottimale.

19 Maniero_4,5
Impalpabile per tutta la durata della partita. Partecipa poco all’azione della squadra nonostante il gioco della squadra preveda un suo coinvolgimento minimo. In ogni caso, ad oggi, non sembra poter essere lui il calciatore giusto per concretizzare il lavoro del gruppo.

7 Ragusa_5
Ritorna nel ruolo in cui aveva fatto molto bene all’inizio della stagione, ma i risultati non sono molto positivi. L’impegno c’è ma la sua partita rimane anonima per tutti i 90 minuti. Una paio di spunti e nulla più. Il suo rendimento è identico a quello della squadra: una buona partenza per arenarsi alle prime difficoltà.

25_Belardi_6,5
Entra in campo per l’espulsione del giovane Pigliacelli e, come successe lo scorso a Pelizzoli, para un rigore. Anche in quella occasione fu un pareggio per 1-1. Si mette in evidenza anche in altre occasioni e merita un’ampia sufficienza. L’inchino per salutare i tifosi dopo il rigore parato è l’azione più bella della partita.

7 Politano_7
Come spesso succede in questo inizio di stagione l’allenatore gli concede solo pochi minuti, ma lui li sfrutta per bene. Segna un gol importantissimo che permette alla squadra di pareggiare una partita che sembrava ormai persa. Si mette in evidenza in un altro paio di occasioni per la grande eleganza di palleggio e la semplicità con cui è capace di giocare al calcio.

31 Padovan_6
L’allenatore gli concede uno scampolo di partita che capitalizza nel migliore dei modi mettendo il piede nell’azione del gol. Sembra essere un buon calciatore, ma se non gli si concede un’opportunità sarà difficile valutarlo.

Pasquale Marino_4,5
Nella partita contro il Cesena commette errori di valutazione che non emergono in tutta la loro gravità solo grazie al gol di Politano. In primo luogo la sostituzione di Viviani che, fino a quel momento era uno dei migliori in campo. Avrebbe potuto tenere il centrocampista ex Roma in campo e far uscire l’impalpabile Maniero spostando Cutolo al centro dell’attacco. Così come anche l’uscita anzitempo di Rizzo non convince soprattutto perché c’era Cutolo in evidente debito d’ossigeno. Le sue scelte non prevedono Politano titolare, forse il miglior calciatore dell’intera rosa, e questa scelta rischia di diventare il tormentone dell’anno. Largamente insufficiente.

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