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Arrigo Sacchi, il migliore allenatore italiano di tutti i tempi

Arrigo Sacchi (Fusignano, 1 aprile 1946)

Nel calcio e più in generale nello sport le vittorie non sono tutto, ma certo spiegano e aiutano a capire meglio il lavoro svolto. Per questo motivo prima di dissertare sulle qualità tecnico tattiche che Arrigo Sacchi ha introdotto nel calcio italiano e mondiale è utile, in questo caso, elencare le vittorie e i riconoscimenti.
Ha vinto 1 scudetto con la squadra primavera del Cesena; 1 scudetto, 1 supercoppa italiana, 2 coppe dei campioni, 2 supercoppe europee e 2 coppe intercontinentali con il Milan ed è giunto secondo ai Mondiali del 1994 perdendo la finale con il Brasile ai calci di rigore.
Anche grazie a queste vittorie ha ottenuto riconoscimenti unanimi da parte di addetti ai lavori e tifosi. Riconoscimenti singoli e alla sua squadra. La rivista inglese Time ha definito Arrigo Sacchi il miglior allenatore italiano di tutti i tempi e 11° a livello mondiale. I francesi di France Football hanno nominato il Milan di Sacchi la migliore squadra del dopoguerra mentre gli inglesi di World Soccer hanno nominato quel Milan la squadra di club più forte di tutti i tempi e quarta migliore in assoluto dopo il Brasile del 1970, l’Ungheria del 1954 e l’Olanda del 1974.
Inizia la sua carriera nelle giovanili del Cesena e grazie anche a Italo Allodi arriva sulla panchina che lo lancerà nel calcio che conta: il Parma. Frequenta il corso di Coverciano nello stesso anno in cui siede sui banchi toscani della Federazione Zdeněk Zeman.
Quando arriva sulla panchina del Milan sono in pochi a credere nelle sue capacità di poter guidare una società così blasonata. Arrigo Sacchi farà ricredere tutti e sarà protagonista con la squadra rossonera di un ciclo di vittorie irripetibili. La sua squadra vince giocando un calcio spettacolare con un rivoluzionario 4-4-2 che in fase di non possesso diventa un 4-3-1-2. È la squadra dei tre tulipani d’Olanda, Gullit, Rijkaard e Van Basten e degli italiani Franco Baresi, Paolo Maldini, Roberto Donadoni. Rivoluzionari anche i suoi metodi di allenamento con carichi di lavoro molto pesanti che conquistano in poco tempo quel gruppo fortissimo che sta prendendo forma a Milanello.
Costruisce una squadra a forte trazione anteriore che subisce pochissimi gol e che, soprattutto, impone il suo gioco su tutti i campi.
Porterà la nazionale italiana sul tetto del mondo ai Campionati del mondo del 1994 in USA perdendo la finale, contro gli eterni rivali del Brasile, solo ai calci di rigore.
Attualmente è il coordinatore tecnico delle Nazionali giovanili italiane.

pillole di calcio totale (quinta puntata)

Politano e Rossi non bastano per evitare la prima sconfitta casalinga

Le pagelle di Pescara-Bari

22 Pelizzoli_6
Al gol di Galano, realizzato al 12 del primo tempo, resta immobile fuori dai pali della porta come tutti i suoi compagni di reparto. Nel corso della gara con due buoni interventi nega la Bari la rete dello 0-2

14 Balzano_5
Il capitano non ci ha abituati a prestazioni in tono minore. Sbaglia molto in fase di appoggio, ma anche in fase di non possesso. Nel finale di gara s’infortuna e la sua presenza è a rischio per la prossima gara contro l’Avellino.

29 Rossi_6
Più appariscente e propositivo del compagno di reparto, Schiavi, al rientro in prima squadra. Si propone con continuità e sembra essere in una forma fisica migliore dei suoi compagni. Purtroppo la sua prestazione non incide sul risultato finale.

5 Capuano_5
In questa occasione non commette errori significativi. La voglia di riscatto è evidente e nella foga di far bene si procura anche un infortunio alla spalla che rende a rischio il suo impiego nella gara infrasettimanale di campionato.

21 Schiavi_5,5
Al 3’ minuto gi gioco si fa ammonire per un intervento falloso sulla linea di centrocampo. Non si lascia intimorire da questo episodio e alla fine della partita è il calciatore che recupera più palloni per la sua squadra e con 58 passaggi riusciti il più propositivo.

20 Nielsen_5.5
Corre per tutta la partita e, a differenza della contro il Varese, sbaglia poco in fase d’impostazione. Si perde nella confusione generale della squadra

10 Viviani_5
Con una punizione simile a quella di Varese stava per regalare il pareggio alla sua squadra, ma il palo gli dice di no. Ordinato e preciso non incide in maniera significativa sullo svolgimento della manovra. La confusione che regna in mezzo al campo dipende anche dalla sua prestazione.

7 Ragusa_5
Partita sottotono per il siciliano costretto a cambiare posizione più volte nel corso della partita. Quando riesce a trovare la giusta posizione, con un’azione delle sue, riesce a far male agli avversari.

11 Cutolo_5
Ha avuto la palla del pareggio sui piedi al 34’ del primo tempo, su una splendida azione personale di Politano, che fallisce clamorosamente. Mostra una condizione fisica inadeguata per poter reggere il ritmo del campionato di serie B. In questo momento non è utile alla squadra.

19 Maniero_5
Gioca solo un tempo per un infortunio che lo costringe ad abbandonare il campo all’inizio del secondo tempo. Fallisce una clamorosa occasione da gol. L’impegno c’è, come in tutte le partite fin’ora disputate, ma la prestazione è insufficiente.

7 Politano_6,5
Il migliore in campo senza ombra di dubbio. Salta regolarmente il diretto avversario creando quella superiorità numerica indispensabile per poter vincere le partite. Mostra una buona condizione fisica nonostante per trenta minuti del primo tempo sia costretto, in fase di non possesso, ad inseguire De Falco.

13 Vukusic_4,5
Entra all’inizio del secondo per sostituire Maniero e disputa una partita anonima e incolore. Incapace d’interagire con la squadra vaga per tutto il fronte d’attacco alla vana ricerca del pallone.

9 Piscitella_6
Al giovane attaccante scuola Roma servirebbero più minuti per dimostrare il suo valore. Entra in campo in una fase della partita in cui la confusione regna sovrana. S’impegna a fondo e crea, in un paio di occasioni, quella superiorità numerica che solo Politano è stato in grado di creare.

23 Cosic_5
Sostituisce Capuano e lo fa rimpiangere. Impacciato e impreciso anche negli appoggi più semplici compie un paio di errori che poteva avere conseguenze disastrose per il Pescara.

Pasquale Marino_5
La confusione di buona parte del primo tempo dei biancazzurri è l’errore più evidente che compie Pasquale Marino. Schiera la squadra in modo inusuale e costringe Politano, il migliore dei suoi, a inseguire il portatore di palla avversario. Gli infortuni del secondo tempo rendono obbligate le sostituzioni e anche per questo non riesce a cambiare il corso della partita.

Un Pescara confusionario perde l’imbattibilità casalinga

Confusione tattica
Chi si aspettava grandi cambiamenti dopo i due giorni di allenamento a porte chiuse, voluti da Pasquale Marino, è stato accontentato: il Pescara schierato in campo contro il Bari è, infatti, un’altra squadra.
Abbandonato il classico e canonico 4-3-3 la squadra si schiera, per la prima mezz’ora di gioco, con quattro difensori, Viviani e Nielsen sulla stessa linea a centrocampo, Cutolo esterno alto destro, Maniero al centro dell’attacco e Politano e Ragusa a pestarsi i piedi sul fronte di sinistra dell’attacco.
La novità più eclatante non è questa. Politano, al suo esordio dal primo minuto, in fase di non possesso segue, con una marcatura a uomo, il portatore di palla del Bari, l’ex Andrea De Falco. Quando poi nel secondo tempo gli infortuni intervengono a complicare e modificare la situazione in campo, la squadra ha giocato con un ancor più insolito 4-2-4, più un inno alla «viva il parroco» che un modo per provare a pareggiare la partita.

Preparazione fisica che lascia dubbi
Per tutto il primo tempo il Bari sovrastata il Pescara soprattutto da un punto di vista fisico. Il suo 4-3-3 è lineare e in fase di non possesso è sempre in superiorità numerica rispetto ai biancazzurri. Occupa bene ogni zona del campo e, anche se rischia di subire il pareggio in più di un’occasione, disputa una gara ordinata che gli consente di conquistare l’intera posta in palio. Al contrario il Pescara mostra una condizione fisica insufficiente che non gli consente di giocare senza palla e che evidenzia limiti perfino quando non deve rincorrere l’avversario, a difesa schierata. Anche per questa ragione il giro palla, a cui ci aveva abituato in questo inizio di campionato, non è veloce tantomeno efficace. Tutte le volte che la palla è sulla corsia destra, quella occupata da Cutolo per intenderci, la manovra subisce brusche frenate e non è mai fluida. Queste considerazioni e i diversi infortuni di natura muscolare, pongono legittimi interrogativi sulla preparazione fisica.

Quando le cose vanno male le valutazioni sono diverse: ecco le note positive.
Quando le cose vanno male le valutazioni (dei tifosi, dei giornalisti e dei tecnici) che normalmente tendono ad essere simili, spesso divergono. Ognuno ha il suo punto di vista e propone soluzioni diverse.
Per noi le note positive della partita, limitatamente ai biancazzurri ovviamente, sono le prestazioni di Rossi, Politano e Piscitella. Il primo, contestualmente all’utilizzo di Schiavi, si dimostra fondamentale per l’equilibrio della difesa e soprattutto garantisce una spinta offensiva alla quale la squadra non può rinunciare.
Politano, guarito dall’infortunio (era pronto anche per la partita contro il Varese), dimostra di essere il migliore per il ruolo di esterno alto per almeno due ragioni: crea sempre superiorità numerica e serve assist a ripetizione. La sua posizione naturale è sulla fascia destra e, considerando la condizione fisica e le prestazioni negative di Cutolo, dovrebbe occupare stabilmente quella posizione. A Piscitella invece Pasquale Marino ha concesso fino a ieri solo fugaci apparizioni a partita iniziata, siamo curiosi di vederlo all’opera fin dal primo minuto.
Infine la sconfitta subita contro il Bari sembra aver spento l’entusiasmo iniziale nei confronti della squadra e dell’allenatore. La squadra è in una fase d’involuzione tattica soprattutto perché era partita molto bene da un punto di vista del gioco e dei risultati. Adesso occorrerà tempo per riannodare fili che sembrano essersi spezzati. Il campionato è lungo e c’è tutto il tempo per migliorare la condizione fisica e recuperare anche gli infortunati. Occorre avere pazienza anche per capire quali possono essere le ambizioni di questa squadra.
Non è questo il momento di trarre conclusioni. Non ancora.

Johan Neeskens, il calciatore universale

Johannes Jacobus Neeskens (Heemstede, 15 settembre 1951)

Se Johan Cruijff è stata la stella più splendente dell’Olanda del calcio totale, il profeta del gol come lo definì Sandro Ciotti, Johan Neeskens è stato certamente il miglior interprete di calciatore universale. Il calciatore che ha permesso a Michels di poter costruire la squadra più forte e innovativa di tutti i tempi.
La sua carriera sportiva corre parallela alla sua evoluzione e trasformazione tecnico tattica e in questo senso è paradigmatica. Fa il suo esordio con la maglia arancione dell’Olanda a 19 anni dopo aver vinto uno scudetto con la maglia bianca e rossa dell’Ajax, la stessa del suo gemello calcistico.
Inizia la carriera come difensore per diventare prima incontrista poi play e infine centravanti quando Cruijff lascerà l’Ajax per il Barcellona. Corsa abbinata a tanta qualità in ogni zona del campo lo rendono indispensabile per ogni allenatore. Forte di testa, segna con continuità ed è quasi infallibile dal dischetto di rigore.
È lui a trasformare il rigore nella finale mondiale contro la Germania al primo minuto di gioco dopo che Cruijff aveva seminato metà squadra tedesca. Dopo aver vinto tutto con la maglia dell’Ajax prende la strada per la Spagna per andare a ricomporre al Barcellona il duo magico con il numero 14 dell’Olanda e dell’Ajax.
Invidiabile il suo palmarès.
Due scudetti con l’Ajax. Sempre con la stessa maglia due Coppe d’Olanda e tre Coppe dei Campioni. Una Coppa Intercontinentale e due Supercoppe Europee. Con la maglia del Barcellona invece vincerà “soltanto” una Coppa di Spagna e la Coppa delle Coppe nel 1979. Sarà uno dei primi calciatori europei a trasferirsi negli Stati Uniti per giocare con la maglia dei Cosmos con i quali. Sarà Vicecampione del Mondo per due edizioni consecutive, 1974 e 1978, otterrà un terzo posto ai campionati europei del 1976 con la maglia dell’Olanda.
Nel 1976 viene premiato come miglior calciatore della Liga spagnola.

pillole di calcio totale (quarta puntata)

Viviani e Brugman, i due play, sono i migliori in campo

Le pagelle di Varese-Pescara

22 Pelizzoli_4,5
Le sconfitte non hanno quasi mai un solo responsabile, ma Ivan Pelizzoli pare si stia seriamente impegnando per metter in discussione quest’affermazione. L’errore sul gol del 2-2 è clamoroso e si aggiunge agli errori compiuti nelle partite precedenti. Anche sul terzo gol non è esente da responsabilità.

14 Balzano_6
Il suo contributo c’è sempre anche se soffre il rendimento altalenante della squadra. Molto meglio in fase di possesso palla che in fase di non possesso, con 61 passaggi riusciti vince la particolare classifica di giornata.

21 Frascatore_5
Non disputa una gara che gli consente di raggiungere la sufficienza. Poco incisivo in fase offensiva è spesso in ritardo in fase di non possesso. Sul secondo gol del Varese condivide la responsabilità con Pelizzoli, sul terzo con Capuano e Pelizzoli.

29 Cosic_5,5
Pur essendo il difensore che recupera il maggior numero di palloni, 27, non disputa una buona gara. Poco propositivo in fase offensiva è spesso in ritardo sul diretto avversario.

5 Capuano_4,5
Disputa la peggiore partita del campionato. Sbaglia posizione nel caso del primo gol del Varese e si fa superare in velocità in occasione del terzo gol. La sensazione è che perderà la maglia da titolare.

16 Brugman_6,5
Disputa una buona gara e mostra un sensibile miglioramento in fase di non possesso. Fa girare bene la palla e non disdegna “digressioni” allo spartito assegnato dall’allenatore. Un infortunio lo toglie dal campo all’inizio del secondo tempo.

20 Nielsen_5
Disputa la sua peggiore partita della stagione sbagliando una grande quantità di appoggi anche semplici. Facilità di corsa e dinamismo gli consentono di mettersi comunque in evidenza, ma la qualità lascia a desiderare. Spesso fuori posizione lascia senza copertura la difesa in più di un’occasione.

46 Ragusa_5
Qualche lampo isolato non basta per evitare la prima insufficienza piena della stagione ad Antonino Ragusa. In alcune occasioni sembra correre a vuoto e non in sincronia con il resto della squadra.

11 Cutolo_5
L’impegno c’è, ma la prova da un punto di vista qualitativo è deludente. Quando gioca con la squadra la manovra diviene più fluida e lineare, ma le pause e la voglia di giocare da solo prendono spesso il sopravvento. Non è questo il Cutolo che può essere utile al Pescara.

19 Maniero_5,5
Il suo gol lo realizza anche a Varese e con 4 reti diviene anche il capocannoniere del torneo. Il suo contributo non è però decisivo e in questa occasione nemmeno determinante. Deve partecipare di più e meglio alla manovra della squadra.

27 Mascara_4,5
Con Pelizzoli e Capuano condivide la palma di peggiore in campo. La qualità del calciatore non è in discussione, ma la scarsa propensione alla corsa ne fanno un calciatore qualunque che spesso diviene un peso insopportabile per la squadra. Forse il suo futuro in questa squadra è in un ruolo diverso da quello che ricopre attualmente.

10 Viviani_6.5
Entra all’inizio del secondo tempo e prende in mano le redini del gioco con grande autorevolezza. Compie qualche errore di troppo, ma si fa perdonare con una media alta di passaggi riusciti e tiri in porta. Il gol su punizione è un capolavoro di tecnica, potenza e astuzia e gli valgono il riconoscimento di migliore in campo.

9 Piscitella_sv

13 Vukusic_sv

Pasquale Marino_5
Nella sconfitta di Varese oltre agli errori individuali di Pelizzoli, Capuano e Frascatore c’è spazio anche per qualche piccola distrazione del tecnico siciliano. Al di là delle assenze, che pure sono significative, non convince la posizione in campo di Ragusa e l’utilizzo continuo e contemporaneo di Mascara e Cutolo. La squadra è disposta bene in campo e la costruzione del gioco in continua crescita, ma la squadra torna a casa con zero punti.

Prima sconfitta stagionale per il Pescara di Pasquale Marino

Il Pescara fa la partita, ma vince il Varese
Non è stata una gran partita quella del Pescara a Varese, ma con altrettanta franchezza si può affermare che il Varese ha giocato peggio della squadra di Marino. Ha saputo capitalizzare più dei biancazzurri e proprio per questa ragione ha vinto la partita.
Nell’arco dell’incontro il Pescara ha esercitato una superiorità evidenziata anche dai numeri, 62% di possesso palla contro il 38% e quasi 12 minuti di supremazia territoriale contro i 6 del Varese, e questo dimostra la bontà della qualità del gioco che i ragazzi di Marino sono capaci di produrre. Qualità del gioco e delle giocate che si ferma al limite dell’area di rigore dove, spesso, s’infrangono le buone intenzioni e le trame di gioco ordite collettivamente. La manovra infatti è sempre ben organizzata, sia che giochi Brugman sia che giochi Viviani, come nel secondo tempo di Varese. Gli esterni bassi hanno memorizzato i movimenti e accompagnano sempre bene l’azione, ma quando si tratta di concretizzare tutto ciò che è stato costruito viene trasformato in altro. Non che il Pescara soffra di una crisi di realizzazione, ha segnato in tutte le partite, tre gol all’esordio e due gol per ogni gara successiva per un totale di 9 reti all’attivo, ma dovrebbe concretizzare di più la mole di gioco che sviluppa.

Non è una squadra per solisti e la difesa registra alcune importanti défaillance
Soprattutto non può essere una squadra per solisti e in questa fase della stagione non può sostenere contemporaneamente Mascara e Cutolo. Entrambi in fase di non possesso palla non sono in grado di dare il contributo che la squadra richiede e se a ciò si aggiunge che anche Maniero partecipa poco alla fase di recupero palla le difficoltà del momento sono facilmente spiegate. Si devono considerare inoltre anche gli errori individuali compiuti ripetutamente dai difensori che hanno compromesso le partite contro il Varese, il Crotone e il Trapani. Errori che non necessariamente si ripeteranno all’infinito.
Pelizzoli sta deludendo le aspettative così come Capuano che concede sempre qualche metro di troppo al diretto avversario. Pesa l’assenza contemporanea di Schiavi e Rossi, due dei migliori rinforzi arrivati con il mercato estivo, calciatori di esperienza e qualità superiore che in precampionato e all’esordio contro la Juve Stabia avevano destato un’ottima impressione. Per migliorare prestazione e risultati della squadra c’è bisogno del loro ritorno a pieno regime in squadra e del contributo positivo di Pelizzoli.

Bisogna avere pazienza e non pretendere tutto e subito
In un quadro certo non brillante emergono però molte note positive. La squadra sembra avere assimilato le idee di Marino, è capace di organizzare bene il proprio gioco ed ha quasi sempre in mano le redini del gioco. Manca, al momento, la capacità di chiudere la partita e gestire il risultato. È una questione di tempo, ma anche di scelte tecniche.
Il Politano visto prima dell’infortunio non può non essere titolare in questa squadra, così come Ragusa può dare un contributo molto più decisivo se opera come esterno alto. Politano a destra e Ragusa a sinistra possono rivelarsi un’arma importante per il Pescara e Mascara, voluto fortemente da Marino, può trovare una nuova collocazione al centro dell’attacco nelle partite in cui Maniero dovesse essere completamente assente dalla manovra. Così come rinunciare al Brugman d’inizio stagione sarebbe un errore. Quest’ultimo potrebbe occupare la casella lasciata libera a centrocampo da Ragusa e lasciare la cabina di regia a Viviani che ha mostrato, nei quarantacinque minuti in cui ha giocato a Varese, di poter essere un calciatore determinante e decisivo per questa squadra.

Johan Cruijff, il Profeta del gol

Johan Cruijff (Amsterdam, 25 aprile 1947)

La storia calcistica di Johan Cruijff, il Profeta del gol così come lo definì Sandro Ciotti che firmò la regia del film dedicato al fuoriclasse olandese, nasce tra le strade di Amsterdam, la sua città natale. Segna una quantità industriale di gol fin dalle giovanili dell’Ajax, entra a far parte della squadra all’età di dieci e anni, e con il gol manterrà un rapporto molto stretto per tutta la durata della sua carriera calcistica. L’esordio nel massimo campionato olandese avviene quando non ha ancora compiuto diciassette anni ed ovviamente è coronato da un gol.
L’anno successivo sulla panchina dei Lancieri con maglia bianca e solcata da una banda verticale rossa, siede Rinus Michels, non ancora il padre del calcio totale, ma in quel momento giovane allenatore ed ex punta di diamante proprio dell’Ajax. L’incontro tra i due produrrà effetti fin ad allora impensabili per il calcio olandese e porterà benefici per entrambi.
Ed è proprio in quel laboratorio di calcio che fu l’Ajax di Michels che iniziò la leggenda di Johan Cruijff. Un calciatore completo e universale, capace cioè di giocare in qualunque ruolo dal centrocampo in avanti, aveva nel dribbling in velocità, forse, la sua arma migliore. Giocava a tutto campo e non lasciava nessun riferimento ai suoi marcatori e proprio per questo motivo era, praticamente immarcabile.
Con la maglia dell’Ajax ha segnato 204 gol in 276, quasi un gol a partita. La sua media non è molto diversa se si guarda lo score di tutta la carriera, 369 gol in 662 partite. Il suo palmares è da brividi.
9 campionati e 6 coppe nazionali d’Olanda, 1 campionato e una coppa del Re in Spagna con la maglia del Barcellona. Ancora 3 Coppa dei Campioni, 1 Coppa UEFA e 1 Coppa Intercontinentale. Soprattutto vincitore per 3 volte del Pallone d’Oro quale miglior calciatore europeo. Numerosi anche i trofei vinti nella sua carriera d’allenatore, in particolare la Coppa dei campioni vinta sulla panchina degli azulgrana del Barcellona.
Giocava con la maglia numero 14 e in occasione del suo sessantesimo compleanno l’Ajax ha deciso di non assegnarla più a nessun calciatore. Nel decennio tra il 1964 e il 1974, anno che coincide con l’affermazione globale del calcio totale, è stato costantemente tra i primi tre calciatori al mondo e comunque tra i migliori della storia del calcio mondiale.
Gioannin Brera lo chiamò il Pelè bianco.

pillole di calcio totale (terza puntata)

Splendori e miserie del gioco del calcio, Eduardo Galeano

Eduardo Galeano è un intellettuale uruguagio, uno dei migliori autori della letteratura latinoamericana, un grande appassionato di calcio. Insieme ad altri scrittori, per lo più sudamericani, è riuscito, con i suoi scritti sullo sport più popolare al mondo, a trasformare le narrazioni calcistiche in epica moderna. E ogni suo scritto è un «Omaggio al calcio, celebrazione delle sue luci, denuncia delle sue ombre».
Ha spesso attaccato gli intellettuali di sinistra che snobbano il calcio sia come puro divertimento e diletto, sia come manifestazione umana utile alla comprensione di alcuni fenomeni di massa.
In Splendori e miserie del gioco del calcio, nella nuova edizione e veste grafica e con la bella traduzione di Pierpaolo Marchetti, riesce a trasferire al lettore il suo grande amore per il calcio e la sua passione per la giustizia e per la verità. Il suo essere vicino a chi soffre e lotta per emergere. In questo senso è al di fuori di ogni logica neoglobalizzatrice che ci vuole tutti uguali e sempre pronti a dire di sì. E in questo, pur essendo autenticamente legato alle sue radici e alla sua terra, ci mostra come superare, anche nel tifo per il calcio, ogni provincialismo.
«Sono passati gli anni, e col tempo ho finito per assumere la mia identità: non sono altro che un mendicante di buon calcio. Vado per il mondo col cappello in mano, e negli stadi supplico: “Una bella giocata, per l’amor di Dio”. E quando il buon calcio si manifesta, rendo grazie per il miracolo e non m’importa un fico secco di quale sia il club o il paese che me lo offre».
Un autentico appassionato di calcio che insegue, supplica a volte una buona giocata. In questa narrazione, che parte delle origini del calcio per arrivare fino ai mondiali del 2006, ci sono tanti singoli protagonisti, ma soprattutto Galeano si diletta a scrivere di gol. Si perché il gol è l’essenza stessa del gioco del calcio. «Il gol è l’orgasmo del calcio. Come l’orgasmo, il gol è sempre meno frequente nella vita moderna». Il gol sempre meno presente nelle partite di oggi perché tutti, dai dirigenti ai calciatori, dal pubblico agli sponsor cercano solo la vittoria. Ad ogni costo.
«Obbligati dalla legge del rendimento, che ha bisogno di vincere con ogni mezzo e genera ansia e angoscia, molti giocatori diventano delle farmacie che corrono. E lo stesso sistema che li condanna a questo, poi li condanna per questo ogni volta che la cosa viene scoperta».
Sembra di udire le parole di un altro innamorato del calcio e del gol, l’allenatore di zemanldandia, Zdeněk Zeman. Stesse parole e stessa filosofia. Il primo, Galeano, usa esclusivamente le parole per dilettare e censurare, il secondo, Zeman, le sue squadre per deliziare il pubblico e le parole per attaccare il sistema.
«E grazie a Maradona il sud oscuro era riuscito, infine, a umiliare il nord luminoso che lo disprezzava. Coppa dopo coppa, negli stadi italiani ed europei, la squadra del Napoli vinceva, e ogni gol era una profanazione dell’ordine costituito e una rivincita sulla storia […] Nel calcio frigido di fine secolo, che esige di vincere e proibisce di godere, quest’uomo è uno dei pochi a dimostrare che la fantasia può anche essere efficace».
Nel personalissimo Pantheon di Galeano non poteva non esserci il più grande di tutti i calciatori, Diego Armando Maradona, perché “El pibe de oro” incarna alla perfezione il riscatto sociale di ogni bimbo del sud del mondo unitamente a una tecnica così pura che lo ha reso, quando era ancora un calciatore inattività, il più grande di tutti i tempi.
E sempre a proposito di Maradona, Galeano racconta un’incredibile partita che si disputò nel 1973.
«Si misuravano le formazioni dei ragazzi dell’Argentinos Junior e del River Plate a Buenos Aires. Il numero 10 dell’Argentinos ricevette il pallone dal suo portiere, scartò il centravanti del River e iniziò la sua corsa. Vari giocatori gli si fecero incontro. A uno fece passare il pallone di lato, all’altro tra le gambe, l’altro ancora lo ingannò di tacco. Poi, senza fermarsi, lasciò paralizzati i terzini e il portiere caduto a terra e camminò con il pallone ai piedi fin dentro la porta avversaria. In mezzo al campo erano rimasti sette ragazzini fritti e quattro che non riuscivano a chiudere la bocca […] Di notte dormiva abbracciato alla palla e di giorno con lei faceva prodigi. Viveva in una casa povera di un quartiere povero e voleva diventare un perito industriale».
Scritti brevi, ma capaci di entusiasmare al pari di un bel gol o di una acrobatica rovesciata che fa terminare la corsa del pallone all’incrocio dei pali della porta avversaria. Esprimono un sentimento autentico e ricco di gioia, qualcosa che si avvicina all’idea di felicità. E anche se «Il calcio professionistico fa tutto il possibile per castrare questa energia di felicità, lei sopravvive malgrado tutto». Galeano critica anche coloro che scrivono i libri di storia e non inseriscono il calcio come materia di studio per i più giovani. Secondo Galeano lo studio del gioco del calcio aiuterebbe a comprendere meglio i popoli perché «lo stile di gioco è un modo di essere che rivela il profilo proprio di ogni comunità».
E sempre a proposito di felicità ecco la chicca dell’ultimo capitolo, La fine della partita.
«Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Sölle: “Come spiegherebbe a un bambino che cosa è la felicità?” “Non glielo spiegherei”, rispose, “gli darei un pallone per farlo giocare”».
Un libro che ogni appassionato di calcio, e insieme di libertà e di giustizia, deve avere sul proprio comodino e a portata di mano, per poterlo sfogliare e leggere ogni qualvolta il triplice fischio finale di una partita comincia a segnare il tempo che ci separa dall’inizio di una nuova e sempre entusiasmante storia d’amore con un nuovo, possibile, pibe de oro.

Splendori e miserie del gioco del calcio, Eduardo Galeano (1997, Sperling & Kupfer, 282 pagine. 16,50 euro)

Due rigori negano la seconda vittoria del campionato al Pescara di Pasquale Marino

Secondo pareggio consecutivo per la squadra biancazzurra
Parte di slancio il Pescara nella seconda gara interna della stagione all’Adriatico contro il Crotone allenato da Massimo Drago e nei primi dieci minuti sembra aver già trovato il bandolo della matassa. L’illusione dura poco però perché per venti minuti c’è solo una squadra in campo e questa è il Crotone. Il Pescara è costantemente in inferiorità numerica a centrocampo ed è costretta a giocare sempre dietro la linea del pallone. Cutolo e Mascara così come Ragusa e Nielsen non riescono a trovare le giuste distanze e subiscono l’azione manovrata dei calabresi.
Cambia completamente la partita, per la terza volta all’inizio della gara, al pronti via del secondo tempo. Le distanze tra reparto e reparto adesso sono giuste e l’iniziativa ritorna nei piedi di Brugman che fa girare bene la palla e tutta la squadra.
Per tutto il secondo tempo il Pescara sembra legittimare la vittoria che sta conquistando sul campo, ma un’entrata in ritardo di Bocchetti regala il rigore del 2-2 a Torromino.
Si potrebbe recriminare per un rigore non assegnato per fallo su Nielsen, ma questo tipo di recriminazioni non appartengono al codice genetico di questa squadra. E questo è un bene.

Continua e costante crescita del gioco espresso dai ragazzi di Marino
Se si escludono venti minuti del primo tempo la partita del Pescara contro il Crotone può essere considerata in maniera positiva. C’è una continua ed evidente crescita del gioco che la squadra è in grado di sviluppare e gli automatismi, soprattutto sulla corsia di destra, l’ormai nota e famosa “catena”, consentono ai ragazzi di Marino di esprimere un gioco sempre armonioso e con alcune variazioni tattiche interessanti.
Quasi tutti i calciatori interpretano bene la parte loro assegnata anche se qualche distinguo, pur minino, va fatto e le pagelle di questa settimana risentono di questa riflessione. Il danese Nielsen guadagna la palma di miglior in campo grazie anche alla realizzazione di un bel gol che regala il momentaneo vantaggio ai biancazzurri. Migliora, partita dopo partita, il rendimento di Brugman che in occasione dell’ultima partita, si è distinto anche per alcune giocate in fase di non possesso palla, in quello che sembrava essere il suo tallone d’Achille. Pronto riscatto anche per Pelizzoli, dopo la prova negativa di Trapani, che con uno strepitoso intervento impedisce al Crotone di realizzare almeno un’altra rete.

Esordio stagionale per Matteo Politano
Ha fatto il suo esordio in serie B, anche se solo per pochi minuti, Matteo Politano che tanti consensi aveva riscosso per le sue prestazioni durante le partite del precampionato. Nei primi giorni di ritiro c’era chi azzardava paragoni con Lorenzo Insigne. Non è questo il tempo dei paragoni. Politano è un giovane calciatore, nato nel 1993, e ha il diritto di crescere e maturare con calma e senza pressioni. Ha grandi doti tecniche e una buona corsa, ma soprattutto rende tutte le giocate molto semplici. In questo senso sembra davvero un predestinato. Adesso che è disponibile, Marino avrà più possibilità di scelta e, certo, tutta la squadra ne trarrà beneficio.

Nielsen il migliore, Pelizzoli e Brugman seguono a ruota…

Le pagelle di Pescara-Crotone

22 Pellizzoli_6,5
Riscatta la brutta prestazione di Trapani con una grande parata su Torromino al 57′ che salva porta e risultato. Se avesse intercettato anche il secondo rigore dell’attaccante calabrese, ci è andato molto vicino, avrebbe meritato la palma di migliore in campo.

14 Balzano_6
Il capitano dei biancazzurri è ormai una sicurezza assoluta. Affidabile sia in fase di possesso sia in fase di non possesso palla. I pericoli maggiori per gli avversari arrivano sempre dalla “catena” di destra che quando ritroverà, a pieno servizio, anche Matteo Politano diventerà l’arma in più della squadra.

6 Zauri_5
Poco propositivo in fase di possesso palla non consente alla squadra di salire in modo armonioso e per i biancazzurri, ormai abituati alla spinta continua di Rossi o di Frascatore, è uno dei problemi più evidenti in questa partita. Da un calciatore con il suo curriculum è lecito attendersi di più.

29 Bocchetti_5,5
Interviene in leggero ritardo in occasione dell’azione del secondo rigore e concede agli avversari la possibilità di pervenire al pareggio e questo episodio pesa, e non poco, sul giudizio finale.

5 Capuano_6
Disputa una buona partita mantenendo la calma soprattutto nei venti minuti del primo tempo in cui i calciatori del Crotone sembrano essere in numero superiore ai biancazzurri. La sua crescita è continua e diventa sempre più un punto fermo e inamovibile della squadra.

16 Brugman_7
Ancora una buona prova per l’uruguagio del Pescara. Nei primi dieci minuti quando la squadra ha in mano il pallino del gioco mette in evidenza tutti i suoi pregi. Sparisce dalla scena nei venti minuti successivi con tutta la squadra per riemergere all’inizio del secondo tempo. Al 62’ recupera un buon pallone e serve su un piatto d’argento la palla del 3-1 a Maniero che non ne approfitta. Quando riuscirà a prendere per mano la squadra anche nei momenti difficili sarà davvero un nuovo valore aggiunto.

20 Nielsen_7
Un grande senso della posizione e acume tattico gli consentono, insieme a un movimento pressoché continuo, di essere presente in ogni zona del campo. Risulta sempre tra i protagonisti migliori delle “catene” che si sviluppano sulla corsia di destra. Il gol che realizza, una vera e propria prodezza balistica, gli consegna la palma di migliore in campo.

46 Ragusa_6,5
Al pronti via, si era la 7’ del primo tempo, con un’azione delle sue sfiora il gol del vantaggio dando l’impressione di poter vincere la partita da solo. Poi una lunga pausa che coincide con il miglior momento del Crotone. Nel secondo tempo si guadagna un’ampia sufficienza con l’assist che consente a Nielsen di realizzare il gol del momentaneo vantaggio.

11 Cutolo_6
Una prestazione generosa sempre sul punto di decollare, ma che non decolla mai. Non offre, in fase di non possesso palla, la giusta copertura ai centrocampisti e consente al Crotone di giocare spesso in superiorità numerica. Da lui ci si aspetta un contributo qualitativamente e quantitativamente migliore che, certo, arriverà con una migliore condizione fisica.

19 Maniero_5,5
Si conferma cecchino implacabile e alla prima occasione utile realizza la rete che porta il Pescara sul risultato di parità. Sfiora il raddoppio all’ultimo giro di lancetta del primo tempo. Nel secondo tempo, quando la squadra cresce e prova a vincere la partita, sparisce dal campo e diventa protagonista assente della partita. Gli manca la continuità di rendimento nell’arco dei novanta minuti.

27 Mascara_5
L’impegno non manca, ma quella contro il Crotone non è una buona prestazione per l’ex nazionale siciliano. Procura il rigore del momentaneo vantaggio dei calabresi con un’intervento goffo e non riesce più a giocare con semplicità ed efficacia. Non trova la posizione in campo nei venti minuti del primo tempo in cui la squadra soffre il pressing e il gioco, palla a terra, del Crotone.

18 Rizzo_5,5
Entra in campo nel momento in cui il Pescara dovrebbe produrre il maggior sforzo per riagguantare la vittoria e offre un buon apporto alla squadra. Svolge il compito assegnato con ordinato e precisione. Non riesce però ad incidere sul risultato.

7 Politano_6
Marino gli concede pochi minuti che gli consentono di fare il suo esordio nel campionato di serie B. Pur toccando pochi palloni si fa apprezzare per la semplicità delle sue giocate e per la capacità, non comune, di vedere il gioco. Il suo rientro in squadra è importante perché offre all’allenatore alternative valide al tridente fin qui schierato.

Pasquale Marino_6
La squadra che sta costruendo cresce bene, migliorandosi, partita dopo partita. Da cancellare i venti minuti del primo tempo in cui il Crotone è sempre in superiorità numerica a centrocampo, ma nello stesso tempo è da apprezzare la tranquillità con la quale riesce a riemergere all’inizio della ripresa. Le molte assenze e la forma non ancora smagliante di alcuni dei protagonisti in campo consentono di essere tranquilli per il prosieguo del campionato.

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