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Non bastano due reti al Pescara per espugnare Trapani

Un bel Pescara pareggia sul campo del Trapani
Un gran bel Pescara impone il suo gioco sul campo della matricola Trapani e pareggia una partita che avrebbe certamente meritato di vincere.
Due bellissimi gol segnati, due autoreti, un gol, ingiustamente annullato a Maniero e un rigore sacrosanto non assegnato testimoniano la supremazia espressa in campo dalla compagine biancazzurra.
Facilità di corsa, grande senso tattico e calciatori che sanno bene ciò che devono fare sia in fase di possesso sia in fase di non possesso.
Il grande dinamismo e il continuo movimento dei calciatori del Pescara crea spesso superiorità numerica soprattutto a centrocampo e questo concede indubbi vantaggi alla manovra della squadra.
Quando la condizione fisica supporterà meglio i calciatori c’è da attendersi un ulteriore passo in avanti sia rispetto alla qualità delle giocate sia all’intensità della manovra.
Nelle prime due partite disputate dimostra di poter svolgere un ruolo da protagonista per tutto il campionato.

Antonino Ragusa il protagonista della partita
Potrebbe essere l’anno della definitiva consacrazione di Antonino Ragusa che dall’inizio della preparazione si sta rivelando come uno dei migliori calciatori a disposizione di Marino. Quando parte palla al piede e punta l’avversario è imprendibile ed è dotato di un tiro potente e preciso. Svolge bene sia il ruolo di terzo del centrocampo sia quello di esterno alto del tridente offensivo. Una duttilità che lo rende già indispensabile per l’economia di gioco della squadra. Gioca bene sia in fase di possesso palla sia in fase di non possesso ed è dotato di una buona corsa. Sarà sicuramente uno dei protagonisti principali della stagione biancazzurra.

Addio per Cascione, Bjarnason
Si discute molto in queste ore sul mercato in uscita del Pescara e sulle cessioni di Cascione e Bjarnason.
Il primo, Cascione, fin dal primo giorno del ritiro precampionato aveva manifestato la ferma volontà di andare via dal capoluogo adriatico. A nulla sono valse le parole del direttore generale e dell’allenatore che in più occasioni avevano manifestato l’intenzione di volere trattenere a Pescara l’ex capitano della squadra biancoceleste. Ma Cascione ha scelto di voler andare via per andare a giocare con il Cesena in serie B. Credo che dovremmo augurargli un buon proseguimento della sua carriera e ringraziarlo per il contributo che ha dato alla causa del Pescara.
Diverso è il discorso relativo a Bjarnason. Il calciatore aveva rifiutato due proposte che non riteneva adeguate alle sue aspettative ed ha invece accettato l’offerta della Sampdoria. In questo caso bisogna essere «più realisti del re». Se una società importante di serie A, perché la Sampdoria è una società importante, ti fa una proposta e tu giochi in serie B, è molto difficile che tu possa rifiutare. Una cessione che poteva essere preventivata e che c’è stata.
Non drammatizzerei sui possibili risvolti negativi, anche perché Bjarnasson non è mai stato determinate con la maglia del Pescara e, dubito, che lo sarebbe stato in questo campionato.

Antonino Ragusa e Cutolo i migliori in campo a Trapani

Le pagelle di Trapani-Pescara

22 Pellizzoli_4.5
Il portierone del Pescara incappa in una serata negativa e regala un gol e mezzo al Trapani. Già dopo pochi minuti un errore di valutazione in uscita regala un brivido alla difesa biancazzurra. In occasione del primo gol resta incollato sulla linea di porta non presidiando bene l’area piccola di sua competenza, mentre sul secondo commette un errore così clamoroso da far ritornare alla mente le non parate di Perin dello scorso, disastroso, campionato.

14 Balzano_6.5
Sempre propositivo, interpreta alla perfezione il ruolo di guastatore della fascia destra. Mostra già una buona forma fisica e commette un solo errore in fase di copertura in tutta la partita. Trasmette sicurezza a tutto il reparto.

21 Frascatore_5,5
Partita positiva in fase d’impostazione e di possesso palla, pasticciona in fase di copertura. Regala una palla al diretto avversario nel primo tempo e manca una diagonale che avrebbe potuto mandare in gol Mancosu. L’aspetto positiva è l’intesa crescente con Mascara capace di creare diverse occasioni pericolose per gli avversari.

29 Bocchetti_6
Salva molto bene su Mancosu al 13° del secondo tempo evitando una probabile realizzazione rimediando a un errore di Frascatore. Mostra in questa occasione una reattività fuori dal comune. Un errore grossolano di Pelizzoli lo costringe all’autorete del 2-2. Preciso e puntuale in ogni intervento è già una sicurezza per la difesa bincazzurra.

5 Capuano_5
Corresponsabile dell’autorete che vale il pareggio per il Trapani e in quest’occasione appare goffo e poco reattivo. Il Trapani non crea molte occasioni pericolose e dunque trascorre una serata tranquilla. L’errore che procura il gol dell’1-1 pesa sulla sua valutazione.

16 Brugman_7
Seconda partita consecutiva da titolare per il giovanissimo “uruguagio” che non tradisce la fiducia di Marino e sfodera un’altra prestazione superba. Forte sia in fase di costruzione sia in fase di non possesso palla. Nell’azione del secondo gol del Pescara risulta determinante la sua accelerazione e il cambio di passo. Quando la posizione in campo glielo consente e può agire da trequartista mostra il meglio di se. In crescita costante.

20 Nielsen_6,5
Una sicurezza per l’allenatore siciliano del Pescara e per i compagni di squadra. Ordinato, segue con diligenza le direttive tattiche assegnate e regala geometrie di cui beneficia tutta la squadra. Gli manca il guizzo che gli permetterebbe di fare il definitivo salto di qualità, ma il campionato è lungo e il biondo danese impara in fretta.

46 Ragusa_7,5
Segna un grandissimo gol dopo un’azione personale sulla sinistra che sta diventando il suo marchio di fabbrica. Si ripete al 19’ quando costringe il portiere avversario a deviare in calcio d’angolo. Altra grandissima azione al 37’, parte lungo l’out di sinistra e superando in velocità un paio di avversari impegna ancora il numero uno siciliano. Al 35’ del secondo tempo con un’azione travolgente sfiora il gol del 3-2. Dopo un precampionato da protagonista sta diventando, partita dopo partita, sempre più determinate. Il migliore in campo.

11 Cutolo_7
Non ancora in perfette condizioni fisiche s’impegna, lotta e corre per tutto il tempo che resta in campo. La classe lo sorregge laddove le gambe e la condizione non arrivano e si rivela un pericolo costante per la difesa siciliana. Lo splendido gol realizzato, che nelle movenze ha ricordato la performance dell’“apache” Carlitos Tevez, gli vale mezzo punto in più.

19 Maniero_5
Nel primo tempo tocca un solo pallone e nella ripresa oltre a partecipare all’azione che procura il gol del momentaneo vantaggio fa poco altro. Come sempre mostra un grande impegno nel rincorrere gli avversari, ma non incide sull’andamento della partita.

27 Mascara_6
Cresce la condizione fisica del pupillo di Marino e cresce, di pari passo, la sua incidenza nel gioco dei biancazzurri. Disputa una buona partita con alcuni spunti che avrebbero meritato miglior fortuna. Buona l’intesa sulla catena di sinistra con il giovane Frascatore. Poteva segnare un gol importante su un meraviglioso taglio da sinistra verso destra. Quell’errore gli costa mezzo punto.

18 Rizzo_ 5.5
Gioca pochi minuti e s’impegna molto e su ogni pallone. Trova presto la giusta posizione in campo, ma non incide in maniera significativa sulla gara.

9 Piscitella_sv
Entra quando la partita è finita. Non giudicabile.

Pasquale Marino_6.5
Questo Pescara è già il suo Pescara. Una squadra che gioca molto bene e sempre con palla a terra. L’azione si sviluppa in modo arioso e armonico e, soprattutto, richiede la partecipazione di tutti i calciatori al gioco. Ha costruito una squadra solida in ogni reparto che domina la partita su un campo dove non sarà facile per nessuno conquistare punti. L’unico appunto che gli si può muovere è quello di non aver concesso qualche minuto in più a Piscitella che si era comportato molto bene nell’amichevole infrasettimanale.

Maniero su tutti, poi Balzano, Brugman e Mascara

Le pagelle di Pescara-Juve Stabia

22 Pellizzoli_6.5
Garantisce sicurezza alla difesa e a tutta la squadra fin dalle prime battute. L’ottimo senso della posizione lo rende fortissimo tra i pali e padrone assoluto dell’area piccola. Al 67 regala al pubblico un grande gesto tecnico alzando sulla traversa uno dei pochi tiri in porta della Juvestabia.

14 Balzano_7
Sulla corsia destra, presidio assoluto del neo capitano biancazzurro, non si passa. Si presenta alla prima di campionato con una buona forma fisica e con la consueta volontà di fare bene. La catena di destra è già un punto fermo dello scacchiere che sta costruendo Pasquale Marino. Uomo assist per i primi due gol di Pippo Maniero, il campionato per lui non poteva cominciare meglio di così.

21 Schiavi_6
Esce per infortunio al 40’ del primo tempo e, dunque, la sua prima di campionato non può dirsi fortunata. Fino a quando è restato in campo ha svolto con maestrìa il suo compito.

29 Rossi_6
La sua prima all’Adriatico dura solo 35 minuti poi esce per infortunio e al suo posto entra il giovane Frascatore. Svolge con ordine i compiti assegnati dall’allenatore.

5 Capuano_6
In poco meno di un tempo cambia il 50% degli elementi della difesa e nessuno se ne accorge e gran parte del merito è suo. Una partita senza sbavature favorita da un attacco, quello della Juvestabia, che non punge.

16 Brugman_7
Nella sera dell’esordio e della prima vittoria stagionale il giovane “uruguagio” non fa rimpiangere l’assenza di Federico Viviani e anzi gioca la sua miglior partita di questo inizio di stagione. Ordinato e senza sbavature è a suo agio nel “giro palla” che caratterizza il nuovo Pescara. Alla mezzora del secondo tempo con una splendida azione personale segna il gol che chiude, definitivamente, la partita.

8 Bjarnason_6
Ordinaria amministrazione per il biondo Bjarnason che con Nielsen forma una coppia di centrocampo che fa del dinamismo l’arma migliore. L’inconsistenza del centrocampo avversario gli consente di trascorrere una serata molto tranquilla.

20 Nielsen_6
Vale lo stesso giudizio espresso per Bjarnason. Non serve una prestazione super per avere la meglio sul centrocampo delle “vespe giallo nere”. Svolge con buona applicazione i compiti assegnati.

46 Mascara_7
Arrivato a Pescara da pochi giorni impiega ancora meno per prendersi la fascia sinistra dello scacchiere di Marino e “costringere” Ragusa a giocare sulla fascia destra. Sempre presente e attivo nel gioco della squadra mostra fin dai primi minuti la stoffa del leader in campo. Non perde una sola palla e soprattutto legge la partita in maniera impeccabile. Tutti in piedi a battere le mani quando è sostituito da Aniello Cutolo a nove minuti della fine della partita.

19 Maniero_8
Segna due splendidi gol nel primo tempo e si candida autorevolmente a essere la punta centrale del Pescara di Pasquale Marino. L’incipit del suo campionato ricorda un altro inizio: quello di Ciro Immobile nell’anno dell’ultima promozione in serie A. S’impegna su tutti i palloni e sfiora la tripletta dopo aver recuperato un bel pallone a centrocampo. La sua esplosione d’inizio stagione è un’autentica epifania.

27 Ragusa_6.5
Per far posto a Mascara sulla corsia di sinistra, marino gli affida la fascia destra e Antonino Ragusa non tradisce le attese del suo allenatore. Forse meno brillante del solito disputa comunque una buona gara. All’80 parte palla al piede e salta tre avversari in quella che può essere considerata la sua azione tipo e fa molto male agli avversari. Uno degli elementi imprescindibili della squadra.

3 Frascatore_6
Entra dopo poco più di mezz’ora per sostituire Andrea Rossi e dopo alcune incertezze nei primi minuti di gioco si assesta su un buon livello di gioco. Per valutare bene le sue capacità bisognerà attendere avversari più consistenti.

15 Bocchetti_6
Sostituisce Raffaele Schiavi poco prima della fine del primo tempo e l’assetto della squadra non subisce nessun trauma. Affidale, esperto, sarà determinate nel corso del lungo campionato di serie B.

11 Cutolo_s.v.
Gioca solo pochi minuti per poter essere valutato.

Pasquale Marino_7
Miglior esordio non poteva esserci per Pasquale Marino. Il suo Pescara gioca un calcio propositivo che si basa sul collettivo. Difesa bassa, giro palla e sovrapposizione su entrambe le corsie sono le caratteristiche principali del laboratorio calcistico che sta prendendo forma in riva all’Adriatico. Nell’unica sostituzione che ha potuto decidere, le prime due sono state dettate da infortuni, concede una meritata passerella a Mascara.

Il Toro non può perdere, Eraldo Pecci

Scrive Gianni Mura nella prefazione: «questo, che sembra un libro rievocativo dello scudetto ’76, in realtà è una storia d’amore e a me piacciono le storie d’amore». Leggendo queste parole mi sono tornate in mente altre parole, lette tanti anni fa, che delimitano e restringono il concetto espresso da Mura. «Tutte le storie sono storie d’amore», scrive Robert McLiam Wilson in Eureka street. E ciò che racconta Eraldo Pecci ne il Il Toro non può perdere è davvero una bella storia, una bella storia d’amore. La narrazione di un mondo che non c’è più, «Erano altri tempi, torno a dirlo» scrive sempre Mura, travolto e cambiato da un’omologazione del pensiero che non ha eguali nell’evoluzione dei comportamenti umani. Un’umanità, rievocata anche nelle pagine scritte da Eraldo Pecci, che c’informa di un Paese migliore, sano e ricco di futuro.
La magica stagione ’75-76, il sottotiolo del libro, è la stagione della conquista dell’ultimo scudetto del Toro, uno scudetto che Pecci conquista al primo anno con la maglia granata. Una maglia passata direttamente dalla storia alla leggenda nel pomeriggio del 4 maggio 1949, il giorno del tragico incidente che causò la morte di un’intera squadra che aveva vinto cinque scudetti consecutivi.
Il giovane Eraldo si accorge fin dal primo momento che indossare la maglia granata è un privilegio e nello stesso tempo molto difficile.
«La differenza che c’è tra le città d’Italia dove ci sono due squadre e Torino è che a Torino ci sono “loro”, i gobbi. A Milano succede che in un certo periodo vada meglio il Milan e in un altro l’Inter. Succede così anche a Roma tra Lazio e Roma o a Genova tra Genoa e Sampdoria. A Torino no, a Torino ci sono “loro”, che sono padroni del giornale, padroni della tv, padroni della banca e, tramite la Fiat, padroni della città. Non c’è gara».
Eppure in quell’annata, calcisticamente fantastica e irripetibile, il Toro vinse lo scudetto conquistando 45 punti contro i 43 della Juventus. Era il Toro del “giaguaro”, dei “gemelli del gol”, del “poeta”. Questa la formazione titolare: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. Una squadra efficace e bella da vedere che rinverdì, anche se per pochi anni, i fasti del “Grande Torino”. Una squadra che giocava in velocità con un pressing alto in fase di non possesso palla che solo molti anni dopo si rivedrà, applicato sistematicamente, nel campionato italiano di calcio. Una squadra ruvida e nello stesso tempo con un alto tasso tecnico garantito da calciatori che hanno segnato la storia calcistica non solo del Toro. Paolo Pulici, Ciccio Graziani, Claudio Sala, Renato Zaccarelli, lo stesso Eraldo Pecci.
Ma un’impresa, perché quella del Toro del 1975 fu una vera impresa, non si realizza soltanto con gli undici calciatori che la domenica vince le partite sul terreno di gioco. Un’impresa come quella realizzata dal Torino nella stagione sportiva 1975/76 si costruisce se c’è un gruppo allargato di persone che lavora e vive in armonia. Questo gruppo Pecci non l’ha dimenticato, anzi è proprio a loro che dedica le pagine più belle del suo libro. Bruno Vigato (il magazziniere), la signora Franca (responsabile spogliatoio “Fila”), la famiglia Pasotti (il ristorante del circolo del Toro), Domenico Magrini (l’artigiano delle scarpe da calcio), il signor Porzio (addetto all’arbitro), Giacomo Franco detto “Nino” (accompagnatore di Radice), Bruno Colla e Giovanni Monti (massaggiatori), sono solo alcuni rappresentanti della fauna umana presente nel libro e che rese possibile, assieme ai calciatori ovviamente, quello splendido trionfo sportivo.
Pecci non dimentica niente e nessuno. C’è spazio infatti anche per la letteratura con Giovanni Arpino e la sua Me grand Turin, così come c’è, ovviamente, il giusto spazio per Luciano Orfeo Pianelli che Pecci definisce come «il miglior presidente che ho avuto in tanti di carriera […] Mi fermo ancora oggi al cimitero di Villefranche a salutare il mio Pres davanti alla tomba che divide con donna Cecilia. Sulla lapide ci sono spesso fiori freschi, a volte fiori di tifosi granata».
A questo si giustappone la narrazione degli eventi sportivi che determinarono quella storica vittoria. Le partite, i gol, gli aneddoti, i protagonisti. A completare il tutto 34 fotografie (più 2 della copertina), quasi tutte in bianco e nero, che hanno la capacità di saper riavvolgere il nastro dei ricordi e trasportati, per il tempo della lettura, ad esultare con Pulici e Graziani, con Castellini e Claudio Sala e, ovviamente, con quel ragazzo dall’accento bolognese e la maglia numero 8 sulle spalle: Eraldo Pecci.

Il Toro non può perdere, Eraldo Pecci (2013, Rizzoli, 288 pagine. 18 euro) 

Il Pescara ha già un’identità e vince la prima partita di campionato

Buona la prima. Il Pescara ha già un’identità e batte 3-0 la Juve Stabia
Miglior esordio non poteva esserci per il nuovo Pescara di Pasquale Marino che il Pescara vince la prima sfida del campionato battendo 3-0 la Juve Stabia.
Una buona prestazione della squadra biancazzurra che ha nell’organizzazione del gioco la sua leadership. Un gioco corale che, nonostante la condizione fisica non sia ottimale, è già molto godibile.
Difesa bassa, giro palla e sovrapposizioni sulle fasce le caratteristiche che, per il momento, la squadra ha messo in mostra. L’azione parte sempre da piedi dei difensori centrali con una trama di gioco predilige la manovra avvolgente alle verticalizzazioni e la triangolazione al lancio lungo.
In questo senso la squadra ha già un’identità e una fisionomia molto riconoscibili e utilizzando un termine molto inflazionato nel gergo calcistico, si può dire che “giochi a memoria”.
Il Pescara finisce la partita in crescendo mostrando una buona concentrazione. E proprio nel finale di partita il risultato poteva diventare anche più largo a favore della squadra adriatica.

Maniero conquista anche Pasquale Marino
Protagonista assoluto della partita è stato Pippo Maniero che realizza una doppietta personale nella gara d’esordio.
La storia calcistica del giovane attaccante di scuola Juve sembra uscire da un romanzo d’appendice. Nella stagione dei record di due anni, che vide a fine stagione la promozione della squadra in serie A, tutti lo consideravano il centravanti titolare della squadra e invece così non fu. Non giocò la prima partita a Verona lasciando il posto a Ciro Immobile che da quel giorno diventò titolare inamovibile. Quest’anno la situazione sembra essersi ribaltata.
Nei primi giorni di ritiro infatti il titolare sembrava essere Nando Sforzini e invece, grazie anche all’indisposizione fisica del compagno di squadra, Pippo a suon di gol sta costruendo un futuro che può divetare roseo per lui e per la sua squadra. Il feeling con il pubblico dell’Adriatico c’è sempre stato e i gol, 4 in tre partite, non possono che rafforzare un legame già molto forte e sentito in città.

Mascara è già leader in campo, standing ovation per lui
Non ha impiegato molto tempo per ottenere una maglia da titolare Peppe Mascara che fa il suo esordio all’Adriatico pochi giorni dopo il suo arrivo in città, complice anche l’imprevista indisponibilità di Politano.
Si prende la fascia sinistra del versante offensivo, appannaggio di Antonino Ragusa per gran parte della fase di precampionato, e dimostra fin dalle prime battute che l’insistenza con cui l’ha richiesto mister Marino aveva solide fondamenta.
Leader in campo fin dal primo minuto. I compagni lo cercano anche in fase di non possesso palla e lui si fa trovare sempre pronto. Svolge in maniera disciplinata i compiti che gli assegna l’allenatore anche se negli ultimi cinque minuti in cui è in campo è capace di trovare una nuova posizione che gli consente di confezionare alcuni assist che avrebbero potuto avere miglior sorte.
Marino gli concede la passerella finale con un cambio che arriva a nove minuti dalla fine della partita e che trascina il pubblico alla prima standing ovation della stagione. Così come l’allenatore che l’ha voluto a Pescara anche lui sembra essere un lusso per la serie B.

12.500 spettatori nella partita d’esordio
Che il nuovo Pescara allestito dal presidente Sebastiani, l’amministratore delegato Iannascoli e i soci della Pescara calcio piacesse ai tifosi biancazzurri era ormai chiaro a tutti, ma che alla prima partita della stagione, contro una squadra non certo blasonata come la Juve Stabia, fossero presenti in 13.000 nessuno lo avrebbe ipotizzato.
Una grande testimonianza di affetto e di gradimento dunque da parte dei tifosi per una squadra allestita per disputare un campionato di alto livello. L’obiettivo dichiarato è quello di far dimenticare in fretta il bruttissimo campionato dello scorso anno anche se i tifosi, dopo le prime uscite stagionali, cominciano a sognare in grande e si preparano a vivere una nuova stagione da protagonisti come fu quella di due anni fa.

Al via la nuova rubrica “Pillole” di Calcio Totale

Avevo scritto più di una volta l’introduzione alla rubrica di Pillole di Calcio Totale, poi ho letto l’articolo di Arrigo Sacchi per l’inizio del campionato italiano di serie A e ho capito che non ci poteva essere miglior inizio per questa nostra rubrica. Ve lo proponiamo in versione integrale perché ci riconosciamo in pieno, dalla prima all’ultima parola. Buon campionato a tutti.

Arrigo Sacchi (Gazzetta dello Sport, 24 agosto 2013)
Ricomincia il campionato: come sarà? Nell’Italia dell’immobilismo è facile prevedere che non vi saranno grandi cambiamenti tattici e tecnici. Continueremo a pensare, concepire e purtroppo ad allenare il calcio come fosse uno sport individuale anche se è uno sport di squadra. Continueremo a disconoscere l’importanza del gioco: non fa parte della nostra cultura ed essendo una componente astratta è di difficile comprensione per i meno attenti.
Il gioco è quello che per la cinematografia è la trama e lo spartito nella musica, ecc.: elementi imprescindibili per dare un senso a tutto, senza i quali vi sarebbe solo improvvisazione e pressapochismo. Il gioco è l’elemento che forma la squadra unitamente alla motivazione, ma rispetto a quest’ultima è ancora più determinante per far compiere il salto di qualità collettivo e individuale. Più il gioco sarà qualificato e innovativo, più darà idee, chiarezze, collaborazione, conoscenza, organizzazione, tempistiche, fluidità, fantasia, tecnica e armonia. In generale si pensa il contrario: che un giocatore sia l’esecutore eccellente e l’inventore. Messi è un esecutore straordinario del gioco del Barcellona ma non lo è con l’Argentina dove non vince quasi mai, ci sarà un motivo che riguarda una differenza di organizzazione di gioco.
In Italia dove la conoscenza di un gioco spesso è nebulosa, molti puntano tutto sul singolo che deve essere un direttore del gioco, e la squadra difficilmente avrà armonia ed intensità.
In un ambiente assai superficiale può capitare che Conte, il migliore allenatore, lo si noti principalmente per la grinta, trascurando le capacità didattiche, la sensibilità, il talento, l’originalità delle idee e la personalità. La Juve è la grande favorita per i mass-media solamente se acquista grandi individualità, dimenticandosi le idee del gioco che hanno trasformato i mediocri in buoni calciatori e i buoni in ottimi. È la storia recente di molti calciatori juventini che solo due anni fa si davano per finiti e senza futuro (Buffon, Bonucci, Chiellini, Barzagli, Marchisio, Pirlo e lo stesso Vucinic).
La Vecchia Signora è la grande favorita perché ha prima di tutto un gioco più moderno, fantasioso e acculturato. L’idea è il calcio totale, che guida gli acquisti di calciatori prima di tutto funzionali, globali poi abili. La Fiorentina di Montella ha un progetto tecnico interessante e coinvolgente: il gioco è il suo leader e l’ispirazione è anche in questo caso il calcio totale che esalta i propri giocatori. Vincenzo dovrà lavorare sulla fase di non possesso ma la squadra attua già un calcio positivo dove cerca di avere il comando del campo e del pallone, Gomez potrà aiutarlo unicamente se si inserirà nel copione. Il Milan di Allegri è a metà del guado. Il club non pensi di risolvere il problema del gioco attraverso il singolo, solo Allegri potrà permettere un calcio di qualità che potrà dare idee ed innovazioni superiori a quelle attuali. Per storia e competenze dirigenziali potrebbe essere un’avversaria seria della Juve. Possiede giovani interessanti e calciatori di buon livello come erano gli juventini due anni fa, buon lavoro. Il Napoli ha cambiato allenatore e modo di intendere il calcio: Benitez si ispira al calcio totale. Rafa dovrà lavorare molto anche perché gli è stato venduto Cavani: uno dei più grandi interpreti del calcio totale. Higuain è un ottimo giocatore ma è uno specialista più che un calciatore globale. Nonostante la grande stima che ho per Rafa non vedo gli azzurri rinforzati. La Roma aveva un progetto a termine interessante: gli acquisti di giovani talenti (Lamela, Marquinhos, Pjanic, Florenzi, ecc.). Ora sembra che le necessità di cassa non permettano la continuazione di quel programma. Mi sembra una situazione confusa. La Lazio per essere competitiva rispettando i bilanci economici (grande merito) si affida a un calcio prudente, spero che l’ottimo Petkovic sia più innovativo e si ricordi che tutte le grandi squadre degli ultimi quarant’anni (Ajax, Milan, Barça, Bayern) si sono ispirate al calcio totale. L’Inter di Mazzarri parte con grandi vantaggi: fare peggio dell’ultimo anno sarà difficile e la mancanza di impegni internazionali gli consentirà un’azione di lavoro con minor dispendio di energie. Mazzarri è un allenatore con grande energia e idee chiare, si ispira a un calcio all’italiana modernizzato. Sa scegliere i giocatori più idonei. Il gioco non è sempre «intonato» ma i risultati con Walter sono sempre arrivati: i nerazzurri potrebbero essere un avversario duro per tutti.
Finché il gioco e la squadra non saranno al centro del progetto tecnico, e si punterà prevalentemente sui singoli per risolvere le partite, sarà difficile avere bilanci economici sani e ancora di più utilizzare giovani talenti italiani anche se siamo vice campioni d’Europa con le nazionali Under 17 e 21. Com’è difficile in Italia rinnovarsi.

Pillole di calcio totale (prima puntata)

“Diamogli il nome”, Pescara sceglie il nome del centro sportivo

Si è conclusa la prima fase del concorso per assegnare il nome al nuovo centro sportivo del Pescara. Si è votato via mail e questo è il responso:

Centro Sportivo “Cuore Biancazzurro”
Centro Sportivo “La Strapaesana”
Dolphin Center
Accademia Biancazzurra
La Fabbrica dei sogni biancazzurri

Tra questi cinque sarà scelto il nome definitivo per la nuova casa dei biancazzurri di Pescara.

Al via la stagione 2013/2014 del Pescara

Il Pescara si è ritrovato questa mattina all’Hotel Dragonara, alle porte della città, per iniziare la nuova stagione agonistica che lo vedrà ai nastri di partenza del campionato di serie B.
C’era il presidente Daniele Sebastiani, l’amministratore delegato Danilo Iannascoli, il direttore sportivo Giorgio Repetto e tutta la squadra al completo a partire dal nuovo allenatore, Pasquale Marino.
L’allenatore siciliano si è detto soddisfatto della rosa a sua disposizione e si dice pronto per la nuova stagione agonistica.
La rosa è molto ampia e andrà ridotta con una serie di operazioni di mercato che sono in corso in questi giorni. C’è attesa per l’evoluzione della trattativa relativa ad Aniello Cutolo, il trentenne calciatore del Padova in procinto di trasferirsi sulle sponde dell’Adriatico.
Grande attenzione è stata riservata ai nuovi acquisti e in particolare a Federico Viviani e Matteo Politano che si sono presentati ai nastri di partenza già in perfetta forma fisica.
Nel primo pomeriggio la squadra raggiungerà la sede del ritiro estivo di Rovisondoli dove resterà fino al 25 di luglio.
Con lo staff tecnico, composto da Pasquale Marino, l’allenatore in seconda Massimo Mezzini, il preparatore atletico Iuri Bartoli, Vincenzo Teresa per il recupero infortunati e Catello Senatore preparatore dei portieri, sono partita alla volta di Rivisondoli i calciatori:
Abbruscato Elvis, Balzano Antonio, Bianchi Arce Nicolas, Bjarnason Birkir, Bocchetti Antonio, Brugman Gaston, Capuano Marco, Cascione Emmanuel, Chiaretti Lucas, Cosic Uros, Di Francesco Federico, Fornito Giuseppe, Frascatore Paolo, Jonathas, Kabashi Elvis, Maniero Riccardo, Nielsen Matti Lund, Padovan Stefano, Pelizzoli Ivan, Perrotta Marco, Pigliacelli Mirko, Piscitella Giammario, Politano Matteo, Ragni Riccardo, Ragusa Antonino, Rizzo Giuseppe, Rossi Andrea, Savelloni Luca, Schiavi Raffaele, Sforzini Ferdinando, Soddimo Danilo, Terlizzi Christian, Viviani Federico, Vukusic Ante, Zauri Luciano, Zuparic Dario.

Prima che il gallo canti

La lettura dei quotidiani riserva sempre qualche sorpresa. Pensiamo di saper tutto perché oggi l’informazione è dappertutto, in cielo in terra e in ogni luogo, e invece scopriamo che non è sempre così. Stamattina per esempio, mi sono imbattuto in un’affermazione quasi evangelica a proposito di Zdeněk Zeman. A scrivere non era Marco, «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte», ma sempre di tradimento si parlava. Il traditore sarebbe stato l’allenatore di Praga. Avrebbe tradito per ben due volte non tre, per questo siamo certi che a scrivere non sia stato Marco.
Il primo tradimento risale all’estate dello scorso anno mentre il secondo è fresco di giornata, risale a ieri, ovvero la rinuncia a tornare sulla panchina del Pescara.
Se fossi Marco scriverei che in queste due affermazioni coesistono quattro bugie e potrei fermarmi qui. Mi dovreste credere sulla parola. Ma non sono Marco, sono un giornalista è ho il dovere, se faccio delle affermazioni, di spiegare il perché.
Partiamo dal tradimento più vecchio. La scorsa estate, quando Zeman accettò la proposta della Roma di firmare un contratto biennale, non ci fu nessun tradimento perché non c’era nessun vincolo contrattuale tra il Pescara e Zeman. Al contrario Zeman aveva detto in più occasioni, anche a campionato in corso che se fosse arrivata una chiamata della Roma non avrebbe detto di no. Quindi la prima affermazione è falsa. Chi la scrive mente, sapendo di mentire. A patto, ovviamente, che chi scrive sia consapevole di ciò che scrive.
La seconda affermazione, la rinuncia a tornare sulla panchina del Pescara, è invece vera, ma è falsa l’accusa di tradimento. È falsa perché a Zeman è stata fatta una proposta e questa proposta lui ha risposto semplicemente di no. Non aveva alimentato nessuna fantasia, non si era impegnato neanche solo minimante e aveva sempre detto che avrebbe deciso con calma il suo futuro. Non il suo futuro a Pescara, ma il suo futuro.
Quindi più che un giudizio che si basa sui fatti, i due tradimenti sembrano frutto più di un’acredine personale, di cui s’ignorano i presupposti, che affermazioni supportate da fatti.
Lo stesso autore, non Marco dunque, scriveva non più tardi di qualche mese fa che la campagna acquisti del Pescara era stata un «mercato d’oro», credo che fosse proprio questa l’espressione utilizzata, e che avrebbe procurato molti utili alla società. Guardando la classifica finale della squadra sappiamo che da un punto di vista tecnico quella campagna acquisti è stata un fallimento, vedremo, tra pochi giorni, se sarà così anche da un punto di vista finanziario. I fatti, fino ad oggi, hanno dimostrato che anche quella affermazione era falsa.
Così come nell’ultimo mese aveva annunciato, a giorni alterni e a otto colonne, il ritorno di Zeman sulla panchina del Pescara. A dire la verità nei giorni pari parlava di Zeman, in quelli dispari di Giampaolo. Sappiamo oggi che non era vera né la prima notizia, tantomeno la seconda. Il nuovo allenatore del Pescara sarà Pasquale Marino.
Se fossimo negli Stati Uniti d’America, molto probabilmente, l’autore di queste notizie false pagherebbe pegno. Sono notizie false perché non si tratta di errori, quelli può commetterli chiunque, ma di notizie fondate quasi esclusivamente sul nulla. Ma siamo in Italia e in Italia la memoria collettiva non esiste e se esiste è corta, a volte cortissima. Il gallo domani mattina canterà come sempre e ci saranno ancora persone che scriveranno di falsi tradimenti, per fortuna però, in Italia, i quotidiani si leggono sempre meno. Anche perché Marco, quel Marco, non scrive più da tempo.

Cavani, Montella e il Catania i migliori del campionato

Classifica finale, Cavani, Montella e il Catania i tre UP del campionato italiano di calcio 2012/2013

UP
1. (Calciatore) – Edinson Cavani
Conquista il titolo di capocannoniere del campionato e rende una squadra normale la seconda forza del campionato. Uno degli ultimi campioni che il calcio italiano può vantare e che probabilmente lascerà il campionato italiano. Senza di lui il Napoli, ma soprattutto Mazzarri, avrebbe tutt’altra considerazione. Il migliore.

1. (Allenatore) – Vincenzo Montella
Trascina la Fiorentina, che lo scorso anno lottava per non retrocedere, fino al quarto in classifica. A tratti ha fatto giocare alla sua squadra il miglior calcio del torneo. Dopo la positiva esperienza alla guida del Catania si conferma anche in Toscana. Il prossimo campionato sarà decisivo per valutare tutte le sue potenzialità. In crescita.

1. (Squadra) – Catania
Termina il campionato all’ottavo posto con 56 punti, due in più dell’Inter e a ridosso di Lazio e Roma. La vera sorpresa positiva di questo campionato che, certo, in Sicilia ricorderanno a lungo. Una squadra costruita con intelligenza nel corso degli anni che premia una dirigenza competente. Sorprendente.

DOWN
1. (Calciatore) – Daniele De Rossi
A lungo considerato il miglior centrocampista italiano, certo il calciatore italiano con lo stipendio più alto, delude le aspettative dei suoi tifosi e, credo, dei suoi compagni di squadra. All’inizio del campionato ha attribuito le sue défaillance alla presenza di Zeman, ma il suo rendimento con il tattico di Spalletti in panchina è stato anche peggiore. Sopravvalutato.

1. (Allenatore) – Andrea Stramaccioni
Conduce l’Inter a uno dei campionati più brutti della sua storia calcistica. Immaturo ma sufficientemente presuntuoso non riesce mai ad avere in mano la squadra. Non è aiutato dagli infortuni ma c’è molto di suo in un’annata da dimenticare. Impreparato.

1. (Squadra) – Pescara
Con 28 sconfitte batte tutti i record negativi della categoria ed è sufficiente questo dato per considerare la stagione agonistica appena terminata come la peggiore della sua storia sportiva. Un anno dunque da dimenticare in fretta per recuperare il rapporto con una tifoseria abituata, da sempre, solo al bel calcio. Catastrofe.

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