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«Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale»

Quando quest’estate il nome di Giovanni Stroppa come allenatore del Pescara cominciava a circolare in città, in molti “hanno storto il naso”. La critica più gettonata è stata: non ha esperienza. Il concetto si evolveva in: non ha mai allenato nemmeno in serie B cosa potrà fare a Pescara?
Poi si passava ad elencare quelli che potevano o “dovevano” essere gli allenatori idonei per Pescara. Gasperini e Delio Rossi i più gettonati, ma anche Ciro Ferrara godeva di buona reputazione. Più staccati nel consenso generale un lungo elenco di allenatori che a giorni alterni campeggiavano a caratteri cubitali anche sui quotidiani locali. Il nome di Stroppa non piaceva a nessuno. Un po’ perché non lo conosceva nessuno, anche per la sua ancor giovane carriera, ma soprattutto perché il suo nome non evocava nessun sogno. Quando poi il «bassaiolo di Mulazzano» si è presentato al Porto turistico con quel «Dimenticare Zeman», frainteso dai più, il cerchio si è definitivamente chiuso.
Da quel giorno, che era anche il suo primo giorno di lavoro in riva all’Adriatico, non c’è mai stata una reale apertura di credito nei suoi confronti. Né da parte dei tifosi, tantomeno da parte degli addetti ai lavori. Questo è ciò che ho visto e sentito in città e ciò che ho letto in questi primi, e mi auguro non ultimi, mesi di permanenza di Giovannino a Pescara.
A me, invece, l’ingaggio di Giovanni Stroppa è piaciuto fin dalla prima ora.
Nella mia personale classifica delle preferenze figuravano Delio Rossi al primo posto e poi a pari merito Claudio Foscarini, allenatore del Cittadella e Giovanni Stroppa.
Un allenatore già affermato, in grado di dare una precisa identità alla squadra come appunto è Delio Rossi, oppure un allenatore fuori dal solito giro, anche di procuratori e carrozzoni letali per il mondo del calcio, come appunto potevano essere Foscarini o Stroppa. Il primo fa miracoli al Cittadella da un po’ di anni e lo scorso anno è stata la squadra che più ha messo in difficoltà il Pescara di Zeman giocando un calcio anche spettacolare, il secondo invece ha disputato un buon campionato guidando il Südtirol-Alto Adige ai confini dei play-off in Lega Pro.
Da allora non ho cambiato opinione. Penso che il Pescara abbia fatto bene a scegliere Stroppa, dopo aver incontrato difficoltà nell’ingaggiare Delio Rossi, che rimaneva e rimane la mia prima scelta, e che faccia molto bene a confermare la fiducia all’allenatore oggi che in tanti ne chiedono il licenziamento.
Perché anche oggi, dopo nove giornate di campionato, sono favorevole alla conferma di Stroppa alla guida del Pescara?
Il primo e più importante motivo è che il Pescara dispone della rosa tecnicamente meno forte di tutta la serie A e qualunque altro allenatore avrebbe problemi ad ottenere risultati e contestualmente un bel gioco con questi calciatori a disposizione. Tutte le squadre, tecnicamente modeste, che cambiano allenatore in corsa, irrimediabilmente, sono destinate a retrocedere, lo dice la storia degli ultimi anni del campionato di serie A. A meno che non si opti per un allenatore di rango superiore come possono essere lo stesso Delio Rossi o Pasquale Marino. Se invece si pensa ad allenatori “qualunque” allora molto meglio lasciar lavorare in pace Stroppa perché il lavoro di oggi potrebbe essere molto utile anche per domani.

La vittoria di Moratti si chiama Stramaccioni (28 ottobre 2012)

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1. Andrea Stramaccioni
Conquista la quinta vittoria consecutiva e porta l’Inter stabilmente nei quartieri alti della classifica. Ha rigenerato un patrimonio del calcio italiano come Antonio Cassano e quando avrà a disposizione anche Snejder l’Inter sarà un’avversaria difficile per tutte e le altre concorrenti allo scudetto.

2. Marek Hamsik
È il vero leader del Napoli. Calciatore completo che, nonostante Mazzari, sta dimostrando tutto il suo valore. Con tre gol già realizzati ha dato un contributo importantissimo alla classifica del Napoli. Un calciatore super e un ragazzo tranquillo che non ha fatto mai parlare di se se non per le sue grandissime prestazioni in campo. Può scrivere la storia del Napoli.

3. Luca Toni
Arriva tra lo scetticismo generale dei tifosi e degli addetti ai lavori. E invece gioca spezzoni di partita e da il suo contributo alla causa viola. Il gol di ieri riconcilia con il gioco del calcio. Forse il difensore ha delle responsabilità ma il suo avvitamento e la precisione con la quale segna il gol della sicurezza sono da vero centravanti di razza.

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1. Nicola Rizzoli
Ancora una volta determinante per il risultato positivo della Juventus. Compie due errori clamorosi in una sola volta. Annulla il gol regolarissimo di Bergessio, si era sullo 0-0, e prende una decisione che non gli competeva. Pessima prova di tutti gli arbitri della partita, a parti invertite il gol del Catania non sarebbe stato annullato.

2. Bologna
Pioli quest’anno non sta ripetendo il buon campionato dello scorso anno. La squadra è oggettivamente più debole rispetto alla scorsa stagione nonostante l’arrivo di un centravanti come Gilardino in grado di garantire un buon numero di gol alla squadra. L’ennesima sconfitta relega il Bologna in penultima posizione e non so se la squadra sarà in grado di reggere, mentalmente, una classifica di questo genere.

3. Zdeněk Zeman
La partita di ieri è ciò che permette ai critici del tecnico di Praga di parlare male, e a ragione, del suo calcio. I primi venti minuti della Roma mostrano ciò potrà essere la squadra tra qualche mese ma il resto della partita è da dimenticare compreso l’errore grave dell’arbitro che assegna all’Udinese un rigore inesistente. C’è bisogno di scelte radicali in mezzo al campo.

«Il risultato è occasionale, la prestazione no»

La partita con l’Udinese ha svelato la vera natura del Pescara di Giovanni Stroppa: una squadra capace di contenere, soprattutto quando gioca in trasferta, ma incapace di costruire.
Così come nelle trasferte di Bologna e Cagliari, fino a quando la partita si è giocata in parità numerica, il Pescara ha giocato una buona partita di contenimento. Ben disposta in campo, ordinata, indipendentemente dagli uomini schierati che sono ancora una volta diversi da quelli schierati nella partita precedente, concede pochissimo all’Udinese che si dimostra comunque superiore sia per qualità dei singoli sia come squadra. In questo senso e in questa fase, di non possesso palla, la squadra mantiene le giuste distanze e, soprattutto quando schiera Romagnoli al centro della difesa, riesce a far salire con una certa continuità ed efficacia la propria linea di difesa costringendo al fuorigioco le punte avversarie. È capace di controllare la gara, non commette molti falli ed è, in alcuni frangenti, anche bella da vedere.
I problemi iniziano quando deve costruire l’azione e ciò si verifica con maggior frequenza quando gioca tra le mura amiche. In fase di possesso palla, infatti, la squadra è incapace di produrre gioco. Né bello né brutto, semplicemente inerme con i calciatori incapaci di fare movimento senza palla. Non aiuta il continuo cambio di uomini tra il centrocampo e l’attacco così come non aiuta la propensione di alcuni calciatori a giocare «pensando ai fatti propri» e non a quelli della squadra.
Né Colucci, tantomeno Blasi, sembrano essere in grado di accendere la scintilla e di avviare con efficacia l’azione offensiva e di questo sembra risentirne soprattutto il capitano Cascione che, pur impegnandosi molto, non riesce a ripetere le prestazioni positive dello scorso anno. Con un centrocampo incapace di costruire gioco, la vita per gli attaccanti diventa durissima e le prestazioni, di tutti gli uomini che hanno giocato sul fronte offensivo, sono quasi in giudicabili.
Chi può dire, infatti, quale sia il vero valore di Vukusic sempre troppo isolato e poco servito?
La sensazione che si è avuta fino a questo punto del campionato è che la rosa a disposizione dell’allenatore sia una delle peggiori del campionato, ma soprattutto che ci siano alcuni ruoli scoperti. Innanzitutto manca un calciatore in mezzo al campo capace di dettare i tempi alla squadra e d’impostare l’azione così come manca un attaccante che per esperienza, forza fisica o anche solo per entusiasmo, sia in grado di «cantare e portare la croce». Ovviamente fino a gennaio non si potrà intervenire sul mercato e quindi la soluzione dei problemi deve essere cercata all’interno dell’attuale rosa. In relazione ai risultati negativi della squadra, che vedono il Pescara attualmente in terz’ultima posizione, è indispensabile che squadra, allenatore e società marcino tutti nella stessa direzione. La squadra deve impegnarsi molto in allenamento per cercare di sopperire alle evidenti lacune tecniche e per bilanciare l’inesperienza di molti dei suoi componenti. L’allenatore deve fare scelte precise e inequivocabili. Scegliere il nucleo di 13/14 calciatori sui quali puntare e, compatibilmente con le squalifiche e gli infortuni, far giocare sempre gli stessi uomini. Ma soprattutto deve dare alla squadra un’identità di gioco in fase di costruzione. Ciò che ha mostrato la squadra fino a oggi non garantisce il raggiungimento dell’obiettivo della salvezza e perciò c’è bisogno di un cambio di passo immediato se si vuol raggiungere l’obiettivo della salvezza che in questo momento, oggettivamente, sembra non essere alla portata di questa squadra.

Vladimir Pektovic, il poliglotta (10 ottobre 2012)

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1. Vladimir Pektovic
Arrivato tra lo scetticismo generale l’allenatore della Lazio, che parla otto lingue, sta demolendo molti luoghi comuni e ha portato la Lazio a ridosso di Juventus e Napoli in testa alla classifica. La sua Lazio non gioca benissimo, è lenta ed ha una difesa che non sembra irresistibile. Quando è se risolverà anche questi problemi sarà un’avversaria difficile per chiunque.

2. Antonio Cassano
Cesare Prandelli gli preferisce altri calciatori in nazionale e lui si prende la ribalta in campionato candidandosi ad essere uno dei protagonisti principali con un avvio di stagione esaltante. Con 5 reti tallona Klose e Cavani in testa alla classifica dei marcatori, ma soprattutto è diventato, in pochi mesi, un riferimento per la sua nuova squadra. La squadra per la quale faceva il tifo da bambino.

3. Atalanta
Festeggia 105 di vita con una bella vittoria sul Siena, mettendo in mostra, come spesso le succede, tanti giovani interessanti. Con 54 campionati in serie A è la squadra che vanta il maggior numero di campionati tra le squadre di seconda fascia. Un grande settore giovanile, il centro sportivo Bortolotti di Zingonia è un vero e proprio modello di efficienza e organizzazione, le permette sempre di essere all’avanguardia nel sempre più arretrato calcio italiano.

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1. Walter Mazzarri
Perde malamente la sfida che valeva la testa della classifica contro la Juventus di Antonio Conte. Mette in campo una squadra che non punge e che per lunghi tratti della partita gioca con undici calciatori dietro la linea della palla. Con i due esterni bassi della Juventus ammoniti lascia in panchina Lorenzo Insigne, uno di quei calciatori in grado di saltare sistematicamente l’avversario.

2. Adriano Galliani
La squadra che ha messo a disposizione di Massimiliano Allegri si sta dimostrando molto debole e i nuovi acquisti non sembrano all’altezza dei calciatori che hanno sostituito. Emblematico a questo proposito lo scambio Cassano-Pazzini. Il capitano della squadra nell’ultima partita di campionato era Bonera e questo la dice lunga sulla qualità del Milan di quest’anno.

3. I finti tifosi del Verona
«Non sono tifosi. Lo sport non c’entra nulla. Non sono più nemmeno gli ultrà vecchio stile, che facevano della squadra l’elemento fondante della loro identità. Ormai negli stadi italiani si dà appuntamento una pletora di bande con strutture compatte e regole di ferro per inquadrare una moltitudine di ragazzi che credono di non avere nulla da perdere. Sono in tanti e sono disposti a qualunque nefandezza per conquistare l’approvazione del branco». Da Raffaele Cantone, “Football Clan”, Rizzoli

C’è solo un capitano: Francesco Totti (8 ottobre 2012)

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1. Francesco Totti
Zeman dopo una settimana difficile e ricca di polemiche mette in panchina Daniele De Rossi, Osvaldo, Taddei e Burdisso e schiera al loro posto Marcos (1994), Piris (1989), Tachsidis (1991) e Mattia Destro (1991). Il capitano si mette la squadre sulle sue spalle e la conduce alla vittoria. Una partita tonica che lo ha visto correre dal primo minuto e fino all’ultimo minuto di recupero. Meritava il gol, é il calciatore più importante di questa squadra pur non essendo, oggi, un calciatore zemaniano.

2. Andrea Stramaccioni
La scommessa del presidente Moratti fino ad oggi è una scommessa vinta, l’allenatore che ha scelto, coetaneo di Francesco Totti, al suo esordio in serie A sta disputando una gran de stagione. L’Inter non gioca benissimo ma fa punti e soprattutto è una squadra molto compatta e corsa. È stato lui a scegliere Antonio Cassano che con quattro gol e tanti assist si sta rivelando un vero rinforzo per la squadra nerazzurra.

3. Miroslav Klose
Il più sottovalutato degli attaccanti e invece il più prolifico tra gli attaccanti in attività in tre diverse edizioni dei mondiali con 14 reti. In carriera ha segnato più di 259 reti e da quando è arrivato alla Lazio ha segnato 17 reti lo scorso anno e nell’attuale campionato è già a quota 5. La scarpa d’oro al mondiale 2006, nella partita disputata ieri all’Adriatico, in occasione dei suoi due gol mette a nudo le evidenti lacune tecniche prima di Capuano e, in occasione della seconda realizzazione di Terlizzi.

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1. Giovanni Stroppa
Stroppa sbaglia formazione schierando un centrocampo improbabile con Colucci non al meglio della condizione e Blasi inadeguato e ininfluente. Con un centrocampo così è difficile costruire palle gol e infatti il Pescara non tira in porta per tutto il primo tempo. Blasi e Celik non sono migliori di Nielsen e Quintero e di questo la prestazione della squadra ne risente. Dopo aver trovato l’assetto giusto e schierato gli uomini migliori, tra quelli a disposizione, nelle tre partite precedenti, contro la Lazio un brutto passo indietro che riporta il Pescara alla prestazione contro il Torino.

2. Sergio German Romero
Il portiere della Sampdoria con un errore clamoroso regala la prima vittoria del campionato al Chievo. Un portiere molto sopravvalutato che già lo scorso anno regalò molti punti agli avversari della Sampdoria, da ricordare il pallone a Immobile nella partita che valse la promozione matematica in serie A per il Pescara. Ci si chiede perché rivolgersi al mercato estero per comprare calciatori così scarsi tecnicamente.

3. Cesare Prandelli
Per il doppio impegno contro Armenia e Danimarca, certo non le peggiori avversarie che potessero capitare all’Italia, Prandelli convoca ventisette calciatori. Convocazioni a dir poco bizzarre. A parte la presenza di due panchinari ormai stabili nelle rispettive squadre come Giaccherini della Juventus e Abate del Milan, convoca anche panchinari quasi stabili come Giovinco. Insiste su Balotelli che ha giocato poche partite anche nel City e, forse per rimediare a una palese disparità di trattamento, richiama anche Criscito. Inspiegabile infine la convocazione di quattro portieri. Il Prandelli di questo secondo ciclo non sembra essere all’altezza del compito che gli è stato affidato.

Il passo del gambero

Nemmeno il tempo di gustare i primi, importanti, punti conquistati in serie A che arriva una sconfitta senza se senza ma, come è di moda dire e scrivere oggi in Italia, contro un Lazio che ha giocato all’Adriatico al piccolo trotto. Quasi una sgambatura per la squadra di Pektovic che con Hernanes in cabina di regia, Candreva sulla fascia destra e un attaccante di razza come Klose, conquista tre punti senza sudare le proverbiali sette camice. Contro un Pescara impalpabile quanto inconsistente la Lazio si concede il lusso di giocare solo i primi quarantacinque minuti e di amministrare la partita, senza nessuna sofferenza, per tutto il secondo tempo.
Per il Pescara invece un’andatura che ricorda quella del gambero: un piccolo passo in avanti e due indietro. Dopo aver salutato con piacere le prime vittorie del campionato contro Palermo e Cagliari, conseguenza di due partite non giocate bene ma che avevano visto una squadra, che pur subendo molto, era sempre presente in campo, contro la Lazio si registra un clamoroso passo indietro, proprio come il gambero appunto. Il film della partita contro la squadra romana è analogo al film della partita giocata e persa contro il Torino. Semplicemente una non partita da parte dei biancazzurri adriatici.
Le scelte di Stroppa, alla luce della prestazione e del risultato, si sono rivelate completamente sbagliate. Fa male dunque l’allenatore a dire in conferenza stampa che rifarebbe le stesse scelte. Un’affermazione che preoccupa perché vuol dire che l’allenatore non tiene conto del responso del campo. Blasi e Celik non valgono Nielsen e Quintero questa è la semplice realtà dei fatti, e aver preferito i primi due ai secondi è stato negativo per l’andamento della partita. Blasi si è dimostrato ancora una volta non in grado di aiutare la squadra, inutilmente falloso e per nulla propenso alla costruzione del gioco. Celik è sembrato un pesce fuor d’acqua non molto diverso dal calciatore visto nei primi giorni del ritiro precampionato.
In ogni caso al di là degli uomini scelti, sui quali ognuno può avere un pensiero diverso, il problema più grave è che la squadra non ha ancora una sua identità e non produce gioco, né bello né brutto. E giunti alla settima partita di campionato questo diventa l’aspetto più problematico.
Come uscire da questa situazione? Quali correzioni apportare per cambiare rotta?
Con la rosa a disposizione l’allenatore non ha la possibilità di effettuare cambi in grado di cambiare il corso delle cose, scriverebbe un connazionale del bomber tedesco Klose, e quindi la differenza può farla soltanto la conduzione tecnica dell’allenatore. Dopo sette turni di campionato è giusto attendersi una squadra che in campo esprima un gioco e dia la sensazione di poter competere in un campionato modesto da un punto di vista qualitativo ma di alto profilo da un punto di vista tattico. È questa una squadra che attacca l’avversario? Che sa difendersi? Che aspetta l’avversario per ripartire per colpire con le ripartenze?
Tutte domande per le quali non sono in grado di dare una risposta perché fino a oggi non si è visto nulla di tutto ciò. La squadra ha sempre subito la squadra avversaria e non ha mai dato la sensazione di potere essere padrona del campo o della partita.
Si lavori in queste due settimane di sosta su questi aspetti perché alla ripresa del campionato si potrà anche sbagliare e perdere altre partita ma non si potrà più scendere in campo a fare le comparse.

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1. Torino
Exploit della squadra di Ventura che espugna il Rigamonti ridimensionando il valore dell’Atalanta. Scatenati i granata che segnano ben cinque reti e con questa vittoria provano a tirarsi fuori dalla bagarre delle squadre impegnate nella lotta per non retrocedere. Adesso è chiamato a confermare, nelle prossime partite, quanto di buono fatto fino a oggi.

2. Giovannino Stroppa
Tutti i commentatori hanno pronosticato il Pescara in serie B con poche possibilità di errore. Invece Giovannino Stroppa, il bassaiolo di Mulazzano, pur avendo avuto la rosa a disposizione solo a campionato iniziato sta dimostrando tutto il suo valore. Partito molto male ha saputo far tesoro dei suoi errori e ha cambiato idea dimostrando di essere una persona intelligente. In estate quando fu scelto dalla società in pochi capirono questa scelta. Il calcio, e questo in pochi lo comprendono, è per molti ma non è per tutti.

3. Fabrizio Miccoli
Riconquista una maglia da titolare e il Palermo torna a volare. Segna una tripletta con un gol, il terzo, di rara bellezza. Trascinatore in campo e fuori è il vero leader di questa squadra. Gasperini può essere tranquillo che il suo lavoro a Palermo durerà a lungo. Lo chiamano il Romario del Salento, dopo il gol di ieri e almeno per un giorno chiamiamolo il Maradona del Salento, lo merita.

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1. Roma
I primi venti minuti di Juventus-Roma ricordano l’apprendistato del primo Foggia. Errori singoli e di squadra che hanno determinato una sconfitta pesantissima non solo nel risultato ma proprio nella prestazione. La squadra ha perso la partita prim’ancora di scendere in campo. Un portiere inadeguato al compito e un De Rossi che, al di la della negativa prestazione, dopo le dichiarazioni del post partita andrebbe fatto accomodare in tribuna fino a gennaio.

2. Dirigenza e tifoseria della Juventus
Aver mandato il quarto allenatore alla conferenza stampa nel prepartita di Juventus-Roma da la dimensione comportamentale del gruppo dirigente della Juventus. Andrea Agnelli e Beppe Marotta con il loro comportamento e le loro dichiarazioni sono la dimostrazione plastica che è molto più difficile saper vincere che saper perdere. La tifoseria segue a ruota la dirigenza mostrando allo stadio tutti gli striscioni al rovescio come a voler dire al tecnico della Roma, oggetto di insulti per tutta la partita, non meriti nemmeno di vedere le nostre insegne. In tutt’altro modo si comportarono i tifosi dell’Inter che accolsero l’allenatore della Roma con uno striscione di benvenuto.

3. Chievo
Per la prima volta da diversi anni il Chievo si trova nella zona bassa della classifica. Non eravamo abituati a vederlo in queste posizioni e forse non lo sono nemmeno i calciatori. Mimmo Di Carlo, la cui panchina pare essere in pericolo, dovrà cercare di recuperare già dalla prossima partita posizioni in classifica altrimenti la situazione diventerà insostenibile per lui è per la squadra.

Il bassaiolo di Mulazzano

Giovannino Stroppa dopo le prime sei giornate di campionato ha centrato due obiettivi: sette punti in classifica con sette squadre lasciate dietro a inseguire e la possibilità di avere un nuovo sold out per la prossima sfida interna contro la Lazio.
Risultati non scontati soprattutto dopo un inizio di campionato molto negativo sia in termini di risultato sia in termini di gioco. Il giovane allenatore, voluto da Delli Carri e Sebastiani, merita dunque la copertina e gli onori della cronaca per questo momento positivo della squadra biancazzurra. Stroppa ha avuto il merito di saper modificare in corso d’opera il suo pensiero, in particolare l’utilizzo dei due mediani in mezzo al campo che aveva portato la squadra alla brutta prestazione contro il Torino, sicuramente la peggiore di questo inizio di campionato, e ri-adottare un modulo di gioco che aveva frettolosamente accantonato nelle prime giornate di campionato.
La partita contro il Bologna segna la svolta della stagione sia perché la squadra conquista i primi punti del campionato sia perché si definisce l’assetto tattico della squadra in maniera definitiva. Quattro difensori in linea, tre uomini a centrocampo e tre dalla cintola in su. Un 4-3-3 atipico, ma certo non un’invenzione dell’ultimo momento. Soprattutto la scelta di schierare tre uomini a centrocampo si rivela la scelta più giusta per la squadra e la presenza in campo di Nielsen consente di rivedere, in parte, il Cascione dello scorso anno.
In difesa dopo l’ottima prestazione di Terlizzi a Cagliari, con il rientro di Cosic e di Romagnoli a tempo pieno e le buone prove offerte da Bocchetti c’è da essere più tranquilli. Anche Balzano e Zanon dopo un approccio non proprio positivo con la nuova categoria stanno ritrovando l’antico smalto. Dove si deve ancora migliorare molto e nel reparto offensivo.
Weiss pur essendo un anarchico, calcisticamente parlando ovviamente, ha garantito il salto di qualità e i gol che consentono al Pescara di godersi una posizione di classifica forse insperata e per questo motivo meriterebbe di partire nell’undici titolare. Il suo ingresso nei tre della linea d’attacco garantisce una forza d’urto maggiore di quella attuale. Caprari, per me il migliore della rosa, sta mostrando di non soffrire troppo il salto di categoria e Vukusic, per quello che siamo riusciti a vedere, sembra avere i numeri per far bene soprattutto quando migliorerà l’intesa con lo slovacco Weiss. Resta dunque da definire la posizione in campo del Piccolo Principe”, Juan Fernando Quintero. Con lui e Caprari nella linea dei tre d’attacco la squadra sembra non avere la forza fisica sufficiente per imporre il proprio gioco e dunque è molto probabile che Stroppa debba trovare per il giovane colombiano una nuova posizione in campo. Migliorando nella fase difensiva e acquisendo nozioni tattiche potrebbe essere il metronomo del centrocampo occupando il vuoto che ha lasciato Marco Verratti nel gioco e nel cuore dei pescaresi. Come Marco non nasce per giocare in quel ruolo ma come Marco può imparare. Credo che Giovannino Stroppa ci stia pensando e se dovesse trasformare Quintero da un calciatore bello da vedere in un calciatore utile al gioco collettivo della squadra il Pescara potrebbe davvero diventare una delle sorprese del campionato. E il bassaiolo di Mulazzano dare ragione ai pochi che lo hanno sostenuto fin dal suo arrivo a Pescara.

Serse Cosmi, il motivatore (24 settembre 2012)

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1. Serse Cosmi
Il suo Siena vince a San Siro contro l’Inter del giovane Stramaccioni e si porta -1 in classifica, recuperando quasi tutta la penalizzazione. Grande motivatore, pur avendo una squadra, sulla carta, meno forte di quello dello scorso anno, sta disputando un buon campionato e, c’é da scommettere, lotterà fino alla fine per raggiungere l’obiettivo prefissato della permanenza in serie A..

2. Juan Fernando Quintero
Regala il primo punto al Pescara di Giovannino Stroppa con una punizione bella da vedere e che fa classifica. Il “piccolo principe” è con Gianluca Caprari, il più talentuoso della squadra, se troverà la posizione giusta in mezzo la campo può risultare uno degli elementi determinati per il raggiungimento della salvezza.

3. Juventus
Viaggia sicura a punteggio pieno. Come lo scorso anno sembra imbattibile e, per il momento, non soffre la mancanza del suo allenatore in panchina. Forse ha sbagliato qualche acquisto (leggasi Giovinco), ma ha di gran lunga il miglior organico della serie A. È certamente la candidata numero uno per la vittoria finale.

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1. Massimiliano Allegri
Si conferma per la seconda settimana consecutiva leader di questa classifica in negativo. Il Milan con tre punti è in fondo alla classifica, ma soprattutto gioca male ed è una squadra molto nervosa. Galliani gli conferma la fiducia ma la sua permanenza sulla panchina che fu di Nereo Rocco e Arrigo Sacchi non durerà a lungo.

2. Andrea Stramaccioni
Il giovane fenomeno che Moratti ha voluto sulla panchina dell’Inter viaggia tra alti e bassi. Un andamento normale per un giovane che deve fare esperienza. La panchina dell’Inter non è però una panchina qualunque e dunque anche Stramaccioni dovrà saper fare di necessità virtù. Indispensabile mantenere la fiducia dello spogliatoio e dei senatori della squadra, altrimenti la sua permanenza a Milano potrebbe essere a rischio.

3. Massimo Cellino
Con una decisione incomprensibile da ogni punto di vista penalizza la propria squadra con una sconfitta a tavolino che non piace a nessuno. Forse soffriva per essere stato anticipato da Zamparini nel licenziamento del proprio allenatore e si é voluto prendere la luce dei riflettori nella maniera peggiore. Regala alla Roma una vittoria che forse avrebbe avuto difficoltà a conquistare sul campo.

Ritorno al futuro

«Girando ancora un poco ho incontrato uno che si era perduto, gli ho detto che nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino…» cantava Lucio Dalla e aveva ragione. Il Pescara a Bologna non solo non si perde ma conquista il primo punto della stagione e «ritrova» se stesso. Dopo tanti esperimenti, cambio di assetto tattico e di uomini, Giovannino Stroppa sembra avere trovato la squadra giusta, comunque la squadra migliore tra quelle schierate in queste prime giornate di campionato. Niente numeri strani ma il vecchio e affidabile 4-3-3, l’abito che il Pescara indossa con più disinvoltura. Era così l’altro ieri, ai tempi del “profeta” Galeone, era così ieri, al tempo del maestro di Praga. È così oggi con il «bassaiolo di Mulazzano».
Quattro difensori in linea, tra uomini in mezzo al campo e tre in avanti, con il “Piccolo Principe”, Juan Fernando Quintero, libero d’interpretare il proprio ruolo.
Bologna-Pescara era una partita molto delicata, una partita in cui ci si giocava un pezzo di serie A. Stroppa ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e ha schierato una formazione che aveva tutte le caratteristiche tecniche e tattiche per giocare la partita alla pari con i felsinei, e ieri al “Dall’Ara” il Pescara ha disputato la migliore partita della stagione.
Una disposizione tattica che i calciatori hanno dimostrato di assecondare meglio, il modulo dello scorso anno con un’interpretazione nuova. Difesa meno alta e poco propensa a far scattare la tattica del fuorigioco ma soprattutto un tridente d’attacco in cui Vukusic e Caprari si sacrificano per garantire a Quintero un lavoro meno pesante in fase di copertura. Più equilibrato il reparto di centrocampo con un Colucci più presente, per quantità e qualità, laddove nasce il gioco della squadra. In alcuni momenti della partita si sono riviste persino le famose catene zemaniane, in particolare sulla fascia destra con Balzano, Nielsen e Caprari quando giostrava in quella zona del campo. La presenza in campo di Nielsen, inoltre, ha consentito a Cascione di essere di nuovo il centrocampista capace d’inserirsi nel cuore della difesa avversaria per concludere a rete.
Una squadra che dalla cintola in su sembra dunque aver trovato la strada giusta per risalire la china ma che soffre in fase di non possesso palla e di contenimento. Il primo gol di Gilardino è identico al primo gol che segnò l’Inter nella partita di esordio e al gol di Maxi Lopez nella sfortunata partita contro la Sampdoria. Tre gol, quasi, fotocopia l’uno dell’altro. È evidente quindi che questa situazione tattica non è frutto solo di errori individuali ma di un assetto che la squadra, complessivamente, fatica a trovare. Probabilmente la linea dei difensori è troppo bassa e dovrebbe giocare più alta ma, probabilmente, il quartetto dei difensori scesi in campo ieri non è quello migliore, si possono compiere altre scelte.
Il pareggio di ieri rappresenta dunque un passo in avanti significativo per il Pescara che parafrasando il film diretto da Robert Zemeckis, effettua un bel “Ritorno al futuro”.
«Devi tornare indietro con me!» dice Emmett Brown a Marty.
«Ma, indietro dove?».
«Indietro nel futuro!» risponde Emmett Brown.
E ieri si è tornati indietro al 4-3-3 per costruire un futuro da serie A.

© 2021 Calcio Totale / Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Pescara il 03/09/2014 al n° 11. Registro della Stampa del Tribunale di Pescara n° 11-2014.

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