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I migliori del 2016

La mia rivoluzione. L’autobiografia di Johan Cruyff_(Bompiani, 2016. 240 pagine. 17,00 euro)
Lungo tutta la sua carriera Johan Cruyff è stato sinonimo di calcio totale, profeta di una nuova religione calcistica che unisce ordine e creatività, forza fisica e cervello, tradizione e rivoluzione. Capelli lunghi modello beat generation, fumatore incallito, idee libere e temperamento ribelle, il Pelé bianco ha riscritto le regole dentro e fuori dal campo. Prima all’Ajax e poi al Barcellona, con il suo “Cruyff-turn” ha lasciato di sasso schiere di difensori e con la sua filosofia ha influenzato generazioni di allenatori. Dalla periferia di Amsterdam all’olimpo del calcio, Cruyff ha consegnato alla sua autobiografia il racconto appassionante e definitivo di una vita straordinaria.

L’ultimo rigore di Faruk. Una storia di calcio e di guerra, di Gigi Riva_(Sellerio, 2016. 192 pagine. 15,00 euro)
«Sono quasi le 7,30 della sera a Firenze. Nessuna brezza è arrivata a dare un briciolo di refrigerio. Ai calci di rigore si consuma il destino di quella che sarà l’ultima Jugoslavia alla fase finale di una competizione mondiale». Una vicenda emblematica del rapporto perverso tra sport e politica.
Nella tragica e violentissima dissoluzione della Jugoslavia un calcio di rigore sembrò contrassegnare il destino di un popolo. Un penalty divenne nei Balcani il simbolo dell’implosione di un intero Paese, e dei conflitti che sarebbero seguiti di lì a poco. Intuendo la complessità di un evento che sembrava soltanto sportivo, Gigi Riva racconta con attenzione da storico e sensibilità da narratore un tiro fatale, sbagliato il 30 giugno del 1990 a Firenze da Faruk Hadžibegić, capitano dell’ultima nazionale del Paese unito. La partita contro l’Argentina di Maradona nei quarti di finale del Mondiale italiano portò all’eliminazione di una squadra dotata di enorme talento ma dilaniata dai rinascenti odi etnici. Leggenda popolare vuole che una eventuale vittoria nella competizione avrebbe contribuito al ritorno di un nazionalismo jugoslavista e scongiurato il crollo che si sarebbe prodotto.
Proprio per la sua popolarità il calcio è sempre servito al potere come strumento di propaganda. Basti pensare all’uso che Mussolini fece dei trionfi del 1934 e 1938, o a come i generali argentini sfruttarono il Mondiale in casa del 1978, durante la dittatura. Oppure, ai giorni nostri, a come lo Stato Islamico abbia deciso di colpire lo Stadio di Francia durante una partita per amplificare il suo messaggio di terrore. Ma si potrebbe sostenere che in nessun luogo come nella ex Jugoslavia il legame tra politica e sport sia stato così stretto e perverso. Attraverso la vita del protagonista e dei suoi compagni (molti dei quali diventati poi famosi in Italia, da Boban a Mihajlović, da Savićević a Bokšić, da Jozić a Katanec), si scopre il travaglio di quella rappresentativa nazionale e del suo allenatore Ivica Osim, detto «il Professore», o «l’Orso». Nelle loro gesta si specchia la disgregazione della Jugoslavia e la spregiudicatezza dei suoi leader politici, che vollero utilizzare lo sport e i suoi eroi per costruire il consenso attorno alle idee separatiste. In questo senso il calcio è stato il prologo della guerra con altri mezzi, il rettangolo verde la prova generale di una battaglia. Non a caso si attribuisce agli scontri tra i tifosi della Dinamo Zagabria e della Stella Rossa di Belgrado il primato di aver messo in scena, in uno stadio, il primo vero episodio del conflitto. Ed è nelle curve che sono stati reclutati i miliziani poi diventati tristemente famosi per la ferocia della pulizia etnica a Vukovar come a Sarajevo.
Per il loro valore emblematico le vicende narrate, risalenti a un quarto di secolo fa, sono ancora tremendamente attuali. E non è così paradossale scoprire in esergo a queste pagine le parole beffarde che Diego Armando Maradona rivolse all’autore: «Occupati di politica internazionale, il calcio è una cosa troppo seria».

Merckx, il Figlio del tuono, di Claudio Gregori_(66THA2ND, 2016. 576 pagine. 23,00 euro)
Il 20 marzo 1966 un giovane belga si schiera al via della Milano-Sanremo. Ha vent’anni e non si è mai misurato con un tracciato così lungo. Al traguardo vincerà la prima classica del suo palmarès. Quel giorno, come con Coppi all’indomani della guerra, si apre per il ciclismo una nuova èra. Fin da quella prima apparizione, Merckx ha mostrato di possedere, oltre al talento, il gusto dell’avventura e della prodezza. Al pari dei grandi del passato. Ma più di chiunque altro ha saputo interpretare la gara come «sfida totale», battaglia all’arma bianca. Ha imposto uno stile, «la corsa di testa», riportando il ciclismo alla sua vocazione originaria. Lo chiameranno l’Orco, il Coccodrillo, Attila, il Cannibale: temuto e invidiato, è stato «il più grande agonista» di uno sport arduo, a volte crudele. Per questo la sua storia – scritta sul pavé, nel fango, nella tormenta, segnata da cadute rovinose, nobilitata dai duelli con Gimondi, Ocaña, Fuente – merita un posto speciale nella «sconfinata biblioteca della bicicletta». Dall’esordio alla corte di Van Looy fino all’eclissi improvvisa, Claudio Gregori ricostruisce le imprese di Merckx ritraendolo come un cavaliere impavido, a caccia di tesori favolosi, in una nuova chanson de geste. E ci restituisce intatti l’epica e l’incanto delle gare, la giostra dei distacchi, gli inseguimenti spericolati, le crisi di fame, il «frinire della ruote» tra le vette innevate o le pietraie roventi dove un uomo solo si batte fiero contro un plotone di avversari – o forse contro sé stesso, inseguendo il fantasma di Fausto.

Biraghi si assume la responsabilità di tirare il rigore e segna

3 Biraghi_6,5
17 Caprari_6,4
27 Pettinari_6,4
16 Brugman_
6,4

8 Memushaj_6,3
31 Bizzarri_6
37 Gyomber_6
5 Bruno_6
5 Bruno_6
6 Cristante_6

11 Zampano_5,9
44 Fornasier_5,9
10 Benali_5,9
14 Campagnaro_5,4
13 Zuparic_s.v.

Massimo Oddo_6

Sconfitta che brucia

La sconfitta subita contro il Crotone lascia il segno e consegna alla storia di questo campionato la prima manifestazione di dissenso da parte dei tifosi nei confronti di società, calciatori e, per la prima volta in assoluto, anche per Massimo Oddo.
Una sconfitta che lascia l’amaro in bocca per come è maturata e restituisce una realtà con la quale bisogna fare i conti. Aldilà degli errori individuali e collettivi che la squadra compie, ciò che più brucia di quest’ultima sconfitta è l’atteggiamento avuto in campo.

Serve più concentrazione e carica agonistica
Contro il Cagliari, nell’ultima partita casalinga, la squadra pur mostrando i limiti che ormai abbiamo imparato a riconoscere, ha lottato fino all’ultimo secondo dell’ultimo minuto e proprio grazie a questo è riuscita a pareggiare la partita. Certo il comportamento tattico dei rossoblu, rintanati negli ultimi trenta metri di campo come se stessero difendendo il Sacro Gral, ha favorito e agevolato il compito dei biancazzurri, ma ciò che è piaciuto di quella partita è stato proprio il furore agonistico.

Continuità di prestazioni, altrimenti il destino è segnato
Da ora in poi tutte le partite andranno affrontate con la stessa intensità e con la volontà di arrivare sempre primi sul pallone, altrimenti sarà, inesorabilmente, serie B. Su questo aspetto Massimo Oddo può e deve lavorare, è un suo compito. Acclarati i limiti tecnici della squadra è giunto il tempo per l’allenatore di mostrare se è in grado d’incidere sulla volontà dei sui calciatori. Se è capace di motivarli. Se è capace di non far scemare la tensione che fino ad oggi ha funzionato a corrente alternata. Un compito duro, ma è l’unica strada percorribile. Il tempo sta per scadere e i prossimi due impegni possono già determinare e indirizzare l’esito dell’intera stagione.

Buon calcio a tutti.

Non si salva nessuno. Tutti insufficienti

14 Campagnaro 5,8
31 Bizzarri 5,5
37 Gyomber 5,5

17 Caprari 5,4
11 Zampano 5,3
2 Crescenzi 5,2
16 Brugman 5,2
10 Benali 5
9 Manay 5
7 Verre 4,7
20 Aquilani 4,6

8 Memushaj 4,5
21 Pepe s.v.
27 Pettinari s.v.

Massimo Oddo 5,4

Crotone-Pescara_10 dicembre 2016

la-foto-della-settimana

La rappresentazione plastica della differenza di carica agonistica tra le due squadre in campo.

Intensità, voglia di vincere e buon umore

La buona prestazione offerta contro il Cagliari che ha fruttato un punto ai biancazzurri di Massimo Oddo può essere assunta come riferimento per le prossime sfide. Una gara giocata con una buona intensità e nella quale il Pescara è riuscito a costruire diverse occasioni da gol come non succedeva da molto tempo. Si, ha subito il gol su una delle poche azioni offensive degli isolani e per un errore individuale, ma se si esclude proprio quest’azione la squadra è stata sempre con il pallino del gioco dalla sua parte.

Continuità di risultati
Contro la squadra allenata da Rastelli si è visto dunque un buon Pescara sia per intensità sia per qualità del gioco espresso. Una squadra corta e in grado di cambiare passo anche a partita in corso. Ci si aspettava una conferma da Pepe e conferma è stata. Adesso si attende Aquilani e il recupero del ritmo partita da parte di Verre. Non è mancato il buon umore e questo, certo, è uno degli ingredienti migliori per centrare l’impresa.

Contro il Crotone per vincere, ma anche per non perdere
Potrebbe sembrare un’affermazione di veltroniana memoria, questa del “ma anche”, ma non è così. A Crotone sarebbe importantissimo vincere, farebbe crescere l’autostima e migliorerebbe la situazione in classifica, ma certamente è importante non perdere. Riuscire anche ad imporre il proprio calcio su un campo insidioso come quello dei calabresi sarebbe poi la ciliegina sulla torta. La classifica continua a dire che tutto è ancora possibile e che tutto può accadere. Forza dunque, si dia continuità ai risultati, il resto verrà da sé.

Buon calcio a tutti.

Il leader calmo, Carlo Ancelotti con Chris Brady e Mike Forde

«Il mio approccio calmo alla leadership potrà sembrare un segno di debolezza, il tipo di calma che intendo io è una forza. È calma che trasuda potere. La leadership si può imparare, non imitare. Quando allenavo il Milan volevo che i giocatori parlassero solo in italiano, adesso che in ogni squadra ci sono giocatori di tanti Paesi diversi è più difficile, e spesso i ragazzi tendono a socializzare con i propri connazionali. Ecco, questa è una cosa che va messa in chiaro subito con i ragazzi, va fatto loro capire che non possono esserci clan […] Spesso non ci si rende conto della relazione più importante: quella tra l’allenatore e il suo staff. Quando allenavo in Italia, avevo uomini con cui lavoravo da tempo, e avrei voluto portarli con me. Il Chelsea ha cambiato il mio atteggiamento, mi ha fatto capire che è possibile plasmare nuovi rapporti e nuovi modi di lavorare…»

Il leader calmo, Carlo Ancelotti con Chris Brady e Mike Forde (Rizzoli, 2016. 336 pagine. 18,00 euro)

Caprari torna la suo ruolo naturale ed è subito il migliore in campo

17 Caprari_6,7
21 Pepe_6,4
11 Zampano_6,4

37 Gyomber_5,9
8 Memushaj_5,8
3 Biraghi_5,8
16 Brugman_5,5
10 Benali_5,5
27 Pettinari_5,5
9 Manay_5,4
7 Verre_5,3
44 Fornasier_5,2

13 Zuparic_s.v.

Massimo Oddo_6,2

Pescara-Cagliari_4 dicembre 2016

la-foto-della-settimana

Simone Pepe chiede ai tifosi della curva nord di aiutare la squadra.

Roma-Pescara_27 novembre 2016

la-foto-della-settimana

Jean Bahebeck a terra. Il giovane attaccante del Pescara si è infortunato al rientro in squadra. Il suo futuro con i biancazzurri è in bilico.

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