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Gigi Riva, ultimo hombre vertical

Gigi Riva ha compiuto settant’anni e a Calcio Totale abbiamo festeggiato il suo compleanno con la complicità del bel libro scritto da Luca Pisapia, Gigi Riva. Ultimo hombre vertical.
Alcuni di noi, della razza umana intendo, non hanno età ma restano per sempre giovani, forti e belli e questo è il caso di Gigiriva tutto attaccato o, se preferite di Rombo di Tuono, il nome che inventò per lui Gioannin Brera. «Il Cagliari ha subito infilato e umiliato l’Inter a San Siro: Oltre 70.000 spettatori: se li è meritati Riva, che qui soprannomino Rombo di Tuono». [Gianni Brera, 19 Ottobre 1970, stadio San Siro di Milano].
In tanti hanno, giustamente, scritto per festeggiare ed omaggiare il più grande attaccante italiano di tutti i tempi, ne siamo contenti e pensiamo che sia stato giusto farlo. Se volete deliziarvi leggete cosa scrive Luca Pisapia…

«È una sera di fine maggio dell’anno 1963. A Cagliari l’atmosfera è sterile e tersa, l’anticiclone subtropicale africano, accompagnato dalle calde correnti del Sahara, asciuga l’aria. All’aereoporto internazionale di Elmas, pochi chilometri dal centro cittadino del capoluogo sardo, sbarca Luigi Riva da Leggiuno. È un ragazzo alto e magro, quasi allampanato; timido, con lo sguardo smarrito e un po’ spaventato. È un giovane calciatore, di ruolo attaccante, che deve ancora compiere diciannove anni. È appena stato acquistato dal Legnano, squadra dell’omonima cittadina situata in prossimità delle prealpi varesine e tagliata in due dal fiume Olona. Nei suoi occhi lo stupore, in quelli dell’isola, l’indifferenza; l’epifania di Rombo di Tuono è ancora lontana».

«L’aereoporto di Elmas-Cagliari è deserto, desolato e trasuda tristezza, sommerso com’è nell’oscurità. Le luci al neon illuminano l’assenza e accrescono la solitudine. La mancanza di umidità gli strozza il respiro. L’argentino Longo, suo nuovo compagno di squadra che va a prenderlo all’aereoporto, prova a consolarlo raccontantogli le bellezze di una città e di un’isola che per adesso sono invisibile perché è notte. Ma Riva non capisce, comincia a pensare di avere fatto la scelta sbagliata. E quando in una buia notte di fine maggio dell’anno 1963, appena a rrivato a cagliari, in un’anonima e disinteressata camera d’albergo del vecchio Hotel Jolly osserva le luci lontane di sarroch che scompaiono all’orizzonte, un solo pensiero gli ronza in testa: “Ma dove cazzo sono finito? Sembra l’Africa…».

«Dopo la partita con la Juventus, Gigi Riva è nuovamente protagonista: segnando il gol decisivo su rigore nell’1-0 con il Verona e con il gol del vamtaggio nel 2-0 sul Palermo. Il 27 aprile 1970, alla ventottesima giornata, al Cagliari servono due punti in casa contro il Bari per essere matematicamente campione d’Italia con due giornate d’anticipo.
Al trentanovesimo del primo tempo c’è una punizione per il Cagliari dalla trequarti: la palla vola verso l’area di rigore, plana con una traettoria strana, tende ad abbassarsi. Rombo di Tuono è lì, fermo sulla linea dell’area piccola ad aspettare il pallone, leggermente spostato sulla sinistra.
Lo stadio Amsicora trattiene il fiato. La palla scende lentamente: è ancora troppo alta perché sia colpita di sinistro, troppo tesa per tentare l’acrobazia, troppo bassa per essere colpita di testa. Rombo di Tuono osserva la traettoria del pallone e non si preoccupa. Sa che il tempo e lo spazio sono conceti relativi che l’essere umano utilizza per orientarsi nel caos dell’universo ma che non sono leggi della natura. Lui, che ha ormai oltrepassato la condizione umana, non conosce leggi inalterabili; il mutamento e la trasformazione sono l’acqua e l’argilla con cui il demiurgo plasma la realtà. E allora si getta in avanti, si avvita su se stesso, si rimpicciolisce fino a che la palla non gli passa vicino e poi si allunga, d’improvviso, oltre i limiti fisici in cui il suo corpo dovrebbe costringerlo, fino a colpire il pallone di testa e infilarlo in rete. Gol! Lo stadio Amsicora espode e si dissolve. Il vecchio eroe cartaginese adottato dai sardi, che aveva guidato la rivolta antiromana e l’aveva perduta, lascia spazio al nuovo eroe lombardo adottato dai sardi che sta guidando la rivolta contro l’Impero e la sta vincendo. In chiusura arriva anche il gol di Gori; 2-0. Il Cagliari è campione d’Italia».

«La Juventus, dopo aver provato a prenderlo ogni maledetto calciomercato, nell’estate del 1973 arriva a offrire al Cagliari due miliardi per il cartellino di Gigi Riva; o in alternativa un miliardo e ben sette giocatori: Bettega, Cuccureddu, Gentile, Musiello, Roveta, Butti e Ferrara. A latere dei miliardi, pressione al limite della violenza psicologica sul calciatore […] I tifosi sono pronti a disseppellire nuovamente le asce di guerra e a scendere in piazza per difendere il loro eroe dal saccheggio della razza padrona. I banditi minacciano addirittura il rapimento del calciatore per impedirgli di lasciare fisicamente l’isola. Il presidente del Cagliari Andrea Arrica però non ragiona di loro e guarda e passa; accetta il sontuoso assegno da un miliardo, più sette giocatori in contropartita per il cartellino di Gigi Riva. L’affare è fatto, rimane solo un piccolo particolare, un dettaglio insignificante, una quisquilia: convincere Rombo di tuono ad accettare il trasferimento. Ma quando il calciomercato si conclude Gigi Riva è ancora a Cagliari, rimane in Sardegna. La decisione è esclusivamente sua».

«Rifiutai. Con rabbia. Il Cagliari mi aveva ceduto senza interpellarmi. I club erano d’accordo e io ero stato ceduto come una bestia. Dissi no, col diavolo in corpo. Come si permettevano di trattarmi in quel modo, come un oggetto?».

Gigi Riva. Ultimo hombre vertical, di Luca Pisapia (Limina, 2012. 180 pagine. 16.00 euro)

Sull'autore: Oscar Buonamano

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