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Addio Campione

#14

L’omaggio del direttore di Calcio Totale a Johan Cruijff

Marco Van Basten il “cigno di Utrecht”

Marcel Van Basten (31 ottobre 1964_Utrecht, Paesi Bassi)

Marco Van Basten ha esordito nella massima serie del campionato olandese a diciassette anni e mezzo, il 3 aprile 1982 contro il NEC Nijmegen, sostituendo in quella occasione il più grande calciatore europeo di tutti i tempi, Johan Cruyff. La squadra, ovviamente, era l’Ajax.
Nelle tre stagioni successive e sempre con la maglia bianca con banda rossa dei lancieri dell’Ajax, segna e vince tutto ciò che è possibile vincere. Per tre anni il campionato olandese e la coppa d’Olanda e per quattro la classifica dei cannonieri con 128 reti realizzate in 133 partite. Numeri da record che lo proiettano in una dimensione europea pur essendo poco più che ventenne.
Il successo in patria lo spinge verso la maglia rossonera del Milan con la quale diventerà uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio mondiale. Con Rijkaard e Gullit formerà un trio fantastico e contribuirà in maniera decisiva ad arricchire il palmarès del club di via Turati.
Con la maglia rossonera vince per tre volte il Pallone d’oro, (1988, 1989, 1992) e nel 1992 il FIFA world player, oltre a quattro scudetti ed altrettante Supercoppe italiane, tre Champions League, tre Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali.
Nel 1988 trascina la nazionale del suo paese, l’Olanda, alla vittoria del Campionato Europeo con un gol in finale che entra di diritto nella galleria dei gol più belli di sempre. Un gol che rende felice, commosso e vincente il “papà” del calcio totale, Rinus Michels, che dalla panchina si gode il meritato successo che giunge per lui con quasi quindici anni di ritardo.
Il “cigno di Utrecht”, questo il nome con il quale fu ribattezzato in omaggio alla bellezza del suo calcio, a dispetto dei 188 centimetri di altezza e degli 80 kg di peso forma è stato un calciatore con una tecnica raffinatissima. Forte nell’uno contro uno come, ovviamente, nel colpo di testa, ha realizzato i suoi gol più belli in acrobazia, em bycicleta, regalando a tutti gli amanti del calcio gioie indimenticabili. La sua carriera agonistica si ferma sul più bello a soli ventotto anni per un infortunio alla caviglia, ma prosegue come allenatore. Esordio sulla panchina dello Jong Ajax e dopo un anno arriva la chiamato sulla panchina più importante d’Olanda, quella della nazionale.
Ha guidato gli arancioni d’Olanda al Mondiale del 2006 e all’Europeo del 2008 per trasferirsi sulla panchina della squadra che lo aveva lanciato nel grande calcio: l’Ajax. Attualmente allena l’Heerenveen, squadra che milita nella massima divisione olandese.

pillole di calcio totale (settima puntata)

Johan Neeskens, il calciatore universale

Johannes Jacobus Neeskens (Heemstede, 15 settembre 1951)

Se Johan Cruijff è stata la stella più splendente dell’Olanda del calcio totale, il profeta del gol come lo definì Sandro Ciotti, Johan Neeskens è stato certamente il miglior interprete di calciatore universale. Il calciatore che ha permesso a Michels di poter costruire la squadra più forte e innovativa di tutti i tempi.
La sua carriera sportiva corre parallela alla sua evoluzione e trasformazione tecnico tattica e in questo senso è paradigmatica. Fa il suo esordio con la maglia arancione dell’Olanda a 19 anni dopo aver vinto uno scudetto con la maglia bianca e rossa dell’Ajax, la stessa del suo gemello calcistico.
Inizia la carriera come difensore per diventare prima incontrista poi play e infine centravanti quando Cruijff lascerà l’Ajax per il Barcellona. Corsa abbinata a tanta qualità in ogni zona del campo lo rendono indispensabile per ogni allenatore. Forte di testa, segna con continuità ed è quasi infallibile dal dischetto di rigore.
È lui a trasformare il rigore nella finale mondiale contro la Germania al primo minuto di gioco dopo che Cruijff aveva seminato metà squadra tedesca. Dopo aver vinto tutto con la maglia dell’Ajax prende la strada per la Spagna per andare a ricomporre al Barcellona il duo magico con il numero 14 dell’Olanda e dell’Ajax.
Invidiabile il suo palmarès.
Due scudetti con l’Ajax. Sempre con la stessa maglia due Coppe d’Olanda e tre Coppe dei Campioni. Una Coppa Intercontinentale e due Supercoppe Europee. Con la maglia del Barcellona invece vincerà “soltanto” una Coppa di Spagna e la Coppa delle Coppe nel 1979. Sarà uno dei primi calciatori europei a trasferirsi negli Stati Uniti per giocare con la maglia dei Cosmos con i quali. Sarà Vicecampione del Mondo per due edizioni consecutive, 1974 e 1978, otterrà un terzo posto ai campionati europei del 1976 con la maglia dell’Olanda.
Nel 1976 viene premiato come miglior calciatore della Liga spagnola.

pillole di calcio totale (quarta puntata)

Johan Cruijff, il Profeta del gol

Johan Cruijff (Amsterdam, 25 aprile 1947)

La storia calcistica di Johan Cruijff, il Profeta del gol così come lo definì Sandro Ciotti che firmò la regia del film dedicato al fuoriclasse olandese, nasce tra le strade di Amsterdam, la sua città natale. Segna una quantità industriale di gol fin dalle giovanili dell’Ajax, entra a far parte della squadra all’età di dieci e anni, e con il gol manterrà un rapporto molto stretto per tutta la durata della sua carriera calcistica. L’esordio nel massimo campionato olandese avviene quando non ha ancora compiuto diciassette anni ed ovviamente è coronato da un gol.
L’anno successivo sulla panchina dei Lancieri con maglia bianca e solcata da una banda verticale rossa, siede Rinus Michels, non ancora il padre del calcio totale, ma in quel momento giovane allenatore ed ex punta di diamante proprio dell’Ajax. L’incontro tra i due produrrà effetti fin ad allora impensabili per il calcio olandese e porterà benefici per entrambi.
Ed è proprio in quel laboratorio di calcio che fu l’Ajax di Michels che iniziò la leggenda di Johan Cruijff. Un calciatore completo e universale, capace cioè di giocare in qualunque ruolo dal centrocampo in avanti, aveva nel dribbling in velocità, forse, la sua arma migliore. Giocava a tutto campo e non lasciava nessun riferimento ai suoi marcatori e proprio per questo motivo era, praticamente immarcabile.
Con la maglia dell’Ajax ha segnato 204 gol in 276, quasi un gol a partita. La sua media non è molto diversa se si guarda lo score di tutta la carriera, 369 gol in 662 partite. Il suo palmares è da brividi.
9 campionati e 6 coppe nazionali d’Olanda, 1 campionato e una coppa del Re in Spagna con la maglia del Barcellona. Ancora 3 Coppa dei Campioni, 1 Coppa UEFA e 1 Coppa Intercontinentale. Soprattutto vincitore per 3 volte del Pallone d’Oro quale miglior calciatore europeo. Numerosi anche i trofei vinti nella sua carriera d’allenatore, in particolare la Coppa dei campioni vinta sulla panchina degli azulgrana del Barcellona.
Giocava con la maglia numero 14 e in occasione del suo sessantesimo compleanno l’Ajax ha deciso di non assegnarla più a nessun calciatore. Nel decennio tra il 1964 e il 1974, anno che coincide con l’affermazione globale del calcio totale, è stato costantemente tra i primi tre calciatori al mondo e comunque tra i migliori della storia del calcio mondiale.
Gioannin Brera lo chiamò il Pelè bianco.

pillole di calcio totale (terza puntata)

Al via la nuova rubrica “Pillole” di Calcio Totale

Avevo scritto più di una volta l’introduzione alla rubrica di Pillole di Calcio Totale, poi ho letto l’articolo di Arrigo Sacchi per l’inizio del campionato italiano di serie A e ho capito che non ci poteva essere miglior inizio per questa nostra rubrica. Ve lo proponiamo in versione integrale perché ci riconosciamo in pieno, dalla prima all’ultima parola. Buon campionato a tutti.

Arrigo Sacchi (Gazzetta dello Sport, 24 agosto 2013)
Ricomincia il campionato: come sarà? Nell’Italia dell’immobilismo è facile prevedere che non vi saranno grandi cambiamenti tattici e tecnici. Continueremo a pensare, concepire e purtroppo ad allenare il calcio come fosse uno sport individuale anche se è uno sport di squadra. Continueremo a disconoscere l’importanza del gioco: non fa parte della nostra cultura ed essendo una componente astratta è di difficile comprensione per i meno attenti.
Il gioco è quello che per la cinematografia è la trama e lo spartito nella musica, ecc.: elementi imprescindibili per dare un senso a tutto, senza i quali vi sarebbe solo improvvisazione e pressapochismo. Il gioco è l’elemento che forma la squadra unitamente alla motivazione, ma rispetto a quest’ultima è ancora più determinante per far compiere il salto di qualità collettivo e individuale. Più il gioco sarà qualificato e innovativo, più darà idee, chiarezze, collaborazione, conoscenza, organizzazione, tempistiche, fluidità, fantasia, tecnica e armonia. In generale si pensa il contrario: che un giocatore sia l’esecutore eccellente e l’inventore. Messi è un esecutore straordinario del gioco del Barcellona ma non lo è con l’Argentina dove non vince quasi mai, ci sarà un motivo che riguarda una differenza di organizzazione di gioco.
In Italia dove la conoscenza di un gioco spesso è nebulosa, molti puntano tutto sul singolo che deve essere un direttore del gioco, e la squadra difficilmente avrà armonia ed intensità.
In un ambiente assai superficiale può capitare che Conte, il migliore allenatore, lo si noti principalmente per la grinta, trascurando le capacità didattiche, la sensibilità, il talento, l’originalità delle idee e la personalità. La Juve è la grande favorita per i mass-media solamente se acquista grandi individualità, dimenticandosi le idee del gioco che hanno trasformato i mediocri in buoni calciatori e i buoni in ottimi. È la storia recente di molti calciatori juventini che solo due anni fa si davano per finiti e senza futuro (Buffon, Bonucci, Chiellini, Barzagli, Marchisio, Pirlo e lo stesso Vucinic).
La Vecchia Signora è la grande favorita perché ha prima di tutto un gioco più moderno, fantasioso e acculturato. L’idea è il calcio totale, che guida gli acquisti di calciatori prima di tutto funzionali, globali poi abili. La Fiorentina di Montella ha un progetto tecnico interessante e coinvolgente: il gioco è il suo leader e l’ispirazione è anche in questo caso il calcio totale che esalta i propri giocatori. Vincenzo dovrà lavorare sulla fase di non possesso ma la squadra attua già un calcio positivo dove cerca di avere il comando del campo e del pallone, Gomez potrà aiutarlo unicamente se si inserirà nel copione. Il Milan di Allegri è a metà del guado. Il club non pensi di risolvere il problema del gioco attraverso il singolo, solo Allegri potrà permettere un calcio di qualità che potrà dare idee ed innovazioni superiori a quelle attuali. Per storia e competenze dirigenziali potrebbe essere un’avversaria seria della Juve. Possiede giovani interessanti e calciatori di buon livello come erano gli juventini due anni fa, buon lavoro. Il Napoli ha cambiato allenatore e modo di intendere il calcio: Benitez si ispira al calcio totale. Rafa dovrà lavorare molto anche perché gli è stato venduto Cavani: uno dei più grandi interpreti del calcio totale. Higuain è un ottimo giocatore ma è uno specialista più che un calciatore globale. Nonostante la grande stima che ho per Rafa non vedo gli azzurri rinforzati. La Roma aveva un progetto a termine interessante: gli acquisti di giovani talenti (Lamela, Marquinhos, Pjanic, Florenzi, ecc.). Ora sembra che le necessità di cassa non permettano la continuazione di quel programma. Mi sembra una situazione confusa. La Lazio per essere competitiva rispettando i bilanci economici (grande merito) si affida a un calcio prudente, spero che l’ottimo Petkovic sia più innovativo e si ricordi che tutte le grandi squadre degli ultimi quarant’anni (Ajax, Milan, Barça, Bayern) si sono ispirate al calcio totale. L’Inter di Mazzarri parte con grandi vantaggi: fare peggio dell’ultimo anno sarà difficile e la mancanza di impegni internazionali gli consentirà un’azione di lavoro con minor dispendio di energie. Mazzarri è un allenatore con grande energia e idee chiare, si ispira a un calcio all’italiana modernizzato. Sa scegliere i giocatori più idonei. Il gioco non è sempre «intonato» ma i risultati con Walter sono sempre arrivati: i nerazzurri potrebbero essere un avversario duro per tutti.
Finché il gioco e la squadra non saranno al centro del progetto tecnico, e si punterà prevalentemente sui singoli per risolvere le partite, sarà difficile avere bilanci economici sani e ancora di più utilizzare giovani talenti italiani anche se siamo vice campioni d’Europa con le nazionali Under 17 e 21. Com’è difficile in Italia rinnovarsi.

Pillole di calcio totale (prima puntata)

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