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Lorenzo Insigne, l’oro di Napoli

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1. Lorenzo, il primo violino, Insigne
Quando Napoli-Cagliari si stava chiudendo sul risultato di parità irrompe sulla scena il più forte calciatore italiano, quest’anno relegato spesso in panchina da un allenatore che non sa riconoscere il talento, e la partita cambia. Lorenzo, il primo violino, Insigne segna un gol dei suoi, un gol alla Insigne, e rafforza il secondo posto in classifica del Napoli. Devastante.

2. Antonio Balzano, Damiano Zanon, Marco Capuano, Romulo Togni, Gianluca Caprari e il capitano, Emmanuel Cascione.
Nella partita contro la Roma i ragazzi di Zeman, ieri l’ossatura della squadra in campo, hanno disputato una bella partita dal primo all’ultimo minuto ed è, forse, la prima volta che succede in questo anno negativo per il Pescara. Mi piace pensare che hanno giocato oltre che per la maglia biancazzurra anche per il maestro.

3. Marco Sau
Ieri sul terreno del San Paolo di Napoli si affrontavano come avversari due delle ultime e più belle scoperte di Zednek Zeman: Lorenzo Insigne e Marco Sau. Insieme nel Foggia di due anni fa in Lega Pro, il primo è un idolo assoluto del San Paolo mentre il secondo, finalmente, profeta in patria. Il gol del momentaneo pareggio è un autentico inno al bel calcio. Piccolo gioiello.

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1. Aurelio De Laurentiis
«Dedicò la vittoria a Cellino, Astori e Nainggolan» è il tweet che digitato subito dopo il triplice fischio finale di Napoli-Cagliari il presidente del club partenopeo. Una caduta di stile e di comportamento che svela, semmai ce ne fosse bisogno, che per vincere davvero servono tante cose. Certo grandi calciatori, un buon allenatore, tanti soldi, ma soprattutto cultura. È quest’ultima, ahimè, non si può acquistare con i soldi, occorre fatica e tempo. Tanto tempo.

2. Aurelio Andreazzoli
Andreazzoli, il tattico di Spalletti che ha sostituito Zeman sulla panchina giallorossa, con la partita disputata ieri contro il Pescara è riuscito nell’intento che si era prefisso: far dimenticare Zeman. La sua squadra disputa una partita mediocre nella quale si ergono a totem il portiere olandese, che regala l’assist vincente a Caprari, e colui che voleva fare il capitano nel futuro, che disputa la peggior partita della stagione. I fischi, impietosi, al termine della gara, sono il giusto premio per tutti. Incapace.

3. Mariano Gonzalo Andujar
L’aggressione violenta di Andujar, al termine del derby siciliano Catania-Palermo, nei confronti di un avversario già a terra è un episodio da condannare e punire in maniera esemplare. Non è accettabile infatti che dei professionisti si abbandonino a manifestazioni di questo genere. Più che una partita calcio sembrava un incontro di pugilato e questo è contro ogni regola del calcio. Inqualificabile.

Sansone batte “Il Colosseo”(11 febbraio 2013)

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1. Gianluca Sansone
Lo scorso anno giocò 40 partite e segnò 20 reti con il Sassuolo e giunse terzo nella classifica cannonieri della serie B preceduto soltanto da Ciro Immobile e Marco Sau. Snobbato da quasi tutte le squadre di serie A approda nel massimo campionato grazie alla Sampdoria nel mercato di gennaio e nel giorno del suo esordio, entra nella ripresa al posto di Soriano, confeziona due assist e un gol strepitoso su calcio di punizione che valgono tre punti d’oro per la sua squadra. Sentiremo ancora parlare di lui in questo campionato.

2. Massimiliano Allegri
Riporta il Milan nelle posizioni di classifica in cui siamo abituati a vederlo, pur dovendo fare a meno dei pezzi pregiati della squadra venduti nel mercato estivo. Schiera contemporaneamente un ragazzo del 1990, Balotelli, due del 1992, De Sciglio e El Shaaraway e uno del 1994, Niang.
In un paese per vecchi qual è il nostro è questa una grande nota di merito. Soprattutto sorride all’ennesima affermazione fuori luogo e di cattivo gusto del suo presidente. Grande equilibrio.

3. Marco Sansovini
“Il capitano”, lo era lo scorso anno a Pescara e ha mantenuto la fascia anche a La Spezia, compie una vera e propria impresa destinata a restare nella storia calcistica della sua nuova squadra. Entra al 56 minuto della partita, undicesimo della ripresa, e in quindici minuti segna una tripletta che porta il risultato dall’1-3 al 4-3. Con 17 gol è il capocannoniere della cadetteria, superando il numero di gol, 16, segnati lo scorso anno nel campionato dei record e della promozione con il Pescara. Devastante.

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1. Delio Rossi
Rientra in panchina dopo l’increscioso episodio di Firenze e la Sampdoria gli offre la possibilità di rientrare dalla porta principale, la serie A. Alla prima occasione però la tensione gli gioca un brutto scherzo e alza il dito medio a un calciatore della squadra avversaria. Un brutto gesto che oscura anche la bella vittoria della sua Sampdoria contro la Roma dei Carneadi. Adesso l’attende una squalifica che potrà pesare sul rendimento della sua squadra. Deve ritrovare l’equilibrio.

2. Maurizio Zamparini
Non sempre e non tutte le ciambelle escono con il buco. Dopo l’ennesimo esonero della sua lunga carriera di presidente di squadre di calcio, Zamparini manda a casa anche Gasperini e chiama al capezzale del Palermo, Alberto Malesani al quale consegna una nuova squadra forte dei suoi dieci acquisti di gennaio. Il risultato è però ancora una volta negativo e il Palermo, a questo punto della stagione è, forse, la candidata più credibile alla retrocessione in serie B. In crisi d’ispirazione.

3. Aurelio Andreazzoli
«Poche regole, ma ferree» aveva detto il nuovo allenatore della Roma in un effluvio di parole che tradiva un nervosismo malamente celato. Ventriloquo per molti, presuntuoso per tanti ha ottenuto certamente un primo risultato: Francesco Totti rigorista della squadra da oltre venti anni, una delle poche regole che erano in vigore alla Roma, è stata archiviata da uno dei protagonisti dell’“Ammutinamento del Bòunty”. Il suo grido di battaglia è sembrato essere: andate in campo, sparpagliatevi e fate quello che vi pare. Confusionario.

 

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