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Un brutto Pescara pareggia contro un bruttissimo Avellino

Marco Baroni lascia in panchina Pasquato, Zuparic, Vitturini e Da Silva, quattro dei protagonisti della larga vittoria sulla Pro Vercelli, e sbaglia. Sbaglia perché nel calcio c’è una regola non scritta che recita così: squadra che vince non si cambia.
E invece Baroni schiera una formazione diversa da quella precedente come ha fatto in tutte le partite disputate fin qui. E non c’entrano molto gli infortuni e le squalifiche che pure ci sono state. Cambia per il gusto di cambiare e di stupire, ma nel calcio stupisce chi è in grado di far giocare bene la propria squadra, magari introducendo novità tattiche, non chi cambia per il gusto di cambiare.
E così i tifosi del Pescara sono costretti ad assistere all’ennesima brutta partita all’Adriatico. Una partita brutta per responsabilità di entrambe le squadre.

L’Avellino, un esempio da non seguire
Che l’Avellino fosse una squadra poco propensa al bel gioco lo si sapeva. Che avrebbe fatto ostruzionismo pure. Che si comportasse in modo palesemente scorretto questo no. Nel secondo tempo la partita è durata 13 minuti perché i calciatori in maglia verde agli ordini di Rastelli erano sempre a terra. Attori costruiti a tavolino che cercavano il contatto fisico e creare così le condizioni per l’intervento dei sanitari.
Un spettacolo penoso che chiama in causa soprattutto l’allenatore che oltre ad insegnare calcio, mi rendo conto che nel caso specifico possa far sorridere un’affermazione del genere, deve insegnare soprattutto il rispetto per le regole e per l’avversario. In parole più semplici, l’educazione.

Per la terza settimana consecutiva reiteriamo la domanda: è Baroni l’uomo giusto per la panchina del Pescara?
Ci riformuliamo e formuliamo a tutti voi l’interrogativo delle settimane precedenti: è Marco Baroni l’uomo giusto per la panchina del Pescara.
Mancano poche giornate alla fine del girone di andata e dunque si può fare un primo bilancio della stagione, soprattutto si può esprimere un giudizio compiuto sull’operato dell’allenatore.
Per me il giudizio è largamente insufficiente e in questo conta relativamente la pessima posizione in classifica del Pescara. Conta, in maniera determinante, il non gioco che la squadra esprime. Una squadra formata da buoni calciatori, incapace di esprimere trame di gioco che abbiano un senso compiuto. Rarissime sono stati gli sprazzi di bel gioco a cui abbiamo assistito e quando ci sono stati sono stati determinati più dalle giocate dei singoli che da uno spartito collettivo. In questo l’allenatore ha completamento fallito il suo compito. Per queste ragioni credo sia inadatto a guidare il Pescara.

Pippo Maniero si riprende il Pescara

Le pagelle di Pescara-Avellino

19 Maniero 6,125

7 Politano 6,125

17 Cosic 6

5 Pesoli 6

37 Vitturini 6

6 Appelt 5,625

32 Memushaj 5,625

11 Zampano 5,625

15 Salamon 5,5

8 Bjarnasson 5,5

9 Melchiorri 5,5

18 Aresti sv

26 Da Silva sv

21 Bunoza sv

Marco Baroni 4,875

Caprari, Brugman e poco altro…

Le pagelle di Avellino-Pescara

22 Ivan Pelizzoli 5
Ritrova la maglia da titolare, ma non la forma campionato. Sostanzialmente inoperoso per tutta la durata della partita è chiamato a non più di due interventi di ordinaria amministrazione. In occasione del gol resta immobile come una statua di sale all’interno dell’area piccola. Insufficiente.

33 Dario Zuparic_5,5
Non era facile giocare su un terreno che somigliava più a una risaia che a un campo di calcio. Gioca con grande determinazione e concentrazione chiudendo i buchi che, da un po’ di settimane, gli lascia come regalo il suo compagno di reparto Raffaele Schiavi.

21 Raffaele Schiavi_5
Si sta rivelando un calciatore normale, apparentemente forte, ma con notevoli responsabilità in quasi tutti i gol che subisce la sua squadra. Anche al “Partenio-Lombardo” di Avellino molti errori e, soprattutto, statua di sale come Pelizzoli, in occasione del gol del vantaggio irpino.

15 Antonio Bocchetti_5,5
È l’uomo buono per tutte le stagione. Disputa una buona partita con qualche errore di troppo, ma risulta essere il migliore del suo reparto. Si trova a proprio agio anche nel ruolo di capitano.

3 Simone Salviato _5
Gioca una partita concreta, senza grosse sbavature. Si fa notare soprattutto per un paio di rinvii da calcio anni Settanta. Si è in attesa del miglior Salviato.

18 Giuseppe Rizzo_5
Ancora una partita incolore per il centrocampista siciliano che non riesce a disputare una partita oltre la sufficienza.

16 Gaston Brugman_6,5
Nel grigiore generale della partita per fortuna che c’è il piccolo uruguagio che con una grande giocata inventa e indica a Caprari la via del gol.

28 Andrea Bovo_5
Quando il calcio si vedeva in tv solo in bianco e nero i telecronisti avevano coniato un termine per i calciatori come Bovo: «svolge un lavoro oscuro». In questo caso si potrebbe chiosare, tanto oscuro da non riuscire a vederlo.

27 Antonino Ragusa_5
Gioca una buona partita nel nuovo ruolo che il neo allenatore biancazzurro gli assegna: terzino sinistro. Non ha ancora il passo del terzino, ma il ragazzo è bravo e si farà…

19 Pippo Maniero_5
Una prova insufficiente anche per Pippo Maniero che non riesce a lasciare nessun segno sulla partita. Esce per far posto a Caprari che, al contrario, lascerà un segno indelebile sulla gara.

32 Fernando Sforzini_5
In molti a Pescara aspettavano il ritorno in campo di Sforzini come titolare della maglia di prima punta. Il suo ritorno è stato molto deludente sia per la forma fisica che non sembra essere la migliore possibile, sia per l’apporto tecnico che porta in dote alla squadra. Decisamente insufficiente.

8 Gianluca Caprari_6,5
Nei pochi minuti in cui gioca si fa trovare per due volte nella posizione giusta per trasformare in rete gli assist dei suoi compagni di squadra. Nel primo caso arriva in ritardo e con il piede sbagliato. Nel secondo si dimostra calciatore di razza e regala il primo punto del 2014 al Pescara.

20 Matti Lund Nielsen_sv

11 Aniello Cutolo_sv

Serse Cosmi_5
La prima di Serse Cosmi sulla panchina del Pescara porta in dote un punto ai biancazzurri. Le scelte dell’allenatore umbro, legittime, sono però molto discutibili. La squadra non riesce ad esprimere nulla, il primo tiro in porta arriva alla fine della partita, da un punto di vista del gioco tantomeno da un punto di vista fisico. Mancano 15 partite alla fine della stagione, vedremo cosa sarà capace di fare da qui alla fine del campionato.

La prima di Serse Cosmi porta in dote un punto. Il bel calcio può attendere…

Contro l’Avellino il Pescara conquista il primo punto del 2014
In un campo al limite della praticabilità i biancazzurri conquistano il primo punto del 2014 e interrompono la serie negativa che era iniziativa nell’ultima partita del 2013 contro l’Empoli di Tavano e Maccarone.
Una brutta partita con pochissime conclusioni nello specchio della porta da parte di entrambe le squadre. L’Avellino ha esercitato una maggiore pressione in virtù di una migliore condizione fisica, ma questo non è servito agli irpini per conquistare l’intera posta in palio.
Il Pescara ha giocato per lunghi tratti della partita con tutti gli uomini dietro la linea della palla rinunciando a qualunque tentativo di rilanciare l’azione. Quando è passato in svantaggio è riuscito a creare tre potenziali palle gol in pochi minuti. Questo vuol dire che si poteva provare a giocare la partita anche prima del novantesimo.

Le scelte tecniche di Serse Cosmi, legittime, ma discutibili
Il nuovo allenatore dei biancazzurri, arrivato a Pescara dopo il fallimento tecnico della gestione Marino, si presenta con scelte, legittime, ma molto discutibili.
Quattro i cambiamenti proposti. Il primo riguarda il modulo di gioco. Si passa dal 4-3-3 e dal 3-4-3 al modulo più utilizzato dagli allenatori italiani, il 3-5-2. Il secondo riguarda il portiere, sceglie Pelizzoli e manda in panchina Belardi, il terzo riguarda l’utilizzo di Antonino Ragusa come terzino sinistro e infine sceglie di utilizzare due punte centrali, Maniero e Sforzini, con l’esordio stagionale dal primo minuto per l’attaccante di Tivoli. Dopo sei sconfitte consecutive tutti si attendevano dal nuovo allenatore scelte in discontinuità con il passato più recente e dunque sono stati accontentati.
Mi chiedo però quale sia la logica che ha partorito queste scelte se queste prevedono l’esclusione o il riposizionamento dei migliori calciatori della rosa.
Belardi, Brugman, Ragusa e Politano sono i calciatori del Pescara con il miglior rendimento e dunque perché è stato spedito in panchina? Stesso discorso si potrebbe fare per Matteo Politano, autore tra le altre cose di 5 gol. Ragusa è l’unico dei quattro che mantiene il posto in squadra anche perché non ha sostituti in rosa nel suo ruolo. Infine Ragusa viene schierato come terzino sinistro, una scelta quest’ultima che chiunque ami il gioco del calcio non può accettare, a prescindere dalle motivazioni.

«L’obiettivo del Pescara è lo stesso, identico, d’inizio stagione», ipse dixit
Serse Cosmi nella conferenza stampa di presentazione ha detto che gli obiettivi del Pescara non cambiano, ovvero si punta ai play off. Mancano quindici partite alla fine del campionato e il Pescara ha conquistato fino a oggi 35 punti. Si trova a sette punti dal sogno play off e a sette dall’incubo play out. Tutto può ancora succedere, anche se le partite diventano sempre meno e ogni errore compiuto può diventare fatale.
Il Pescara visto ad Avellino non è in grado di competere per la serie A, tocca dunque a Serse Cosmi trovare i giusti accorgimenti per invertire la rotta. È stato assunto con questo compito e su questo sarà giudicato.

Il Pescara del 2014 sa solo perdere

Contro il Varese si ripete il penoso spettacolo delle ultime partite
Contro i lombardi allenati da Carmine Gautieri si rivede il Pescara di questi ultimi tempi. Una squadra senza furore agonistico e senza grinta che alla prima occasione prende gol e non è capace di risalire la china.
Una squadra svogliata, incapace di giocare con continuità e profitto, soprattutto una squadra che allontana gli amanti del gioco del calcio dallo stadio.
La sconfitta contro il Varese, la quinta consecutiva, prima ancora che una sconfitta sul piano tecnico-tattico è stata una sconfitta sul piano mentale. Troppo diverso è stato l’atteggiamento delle due squadre in campo. Il Varese infatti, pur non dimostrando niente di straordinario, ha evidenziato una volontà che non avevano i calciatori del Pescara. Troppo svogliati per essere vincenti. Troppo assenti per essere protagonisti.

E adesso che tipo di campionato ci si può aspettare da una squadra così?
Dopo la sconfitta contro il Varese, il Pescara scivola verso una posizione di classifica sempre più anonima ed è difficile ipotizzare, in questi giorni di sconfitte, quale potrà essere il futuro prossimo di questa squadra. Gli obiettivi prefissati all’inizio della stagione avevano nei play off l’ambito premio. Se il campionato terminasse oggi il Pescara non centrerebbe quell’obiettivo. Tocca dunque a Pasquale Marino, in misura maggiore rispetto ad altri, fare in modo che la stagione si concluda con il conseguimento degli obiettivi prefissati. La società gli ha rinnovato la fiducia anche perché la squadra sembra essere tutta dalla sua parte. Il tecnico siciliano ha le competenze e l’esperienza giusta per uscire da questa crisi, di gioco e di risultati, e riportare il Pescara in una posizione in classifica più consona al suo blasone e alla sua attuale caratura tecnica, ma deve fare in fretta.

Le trasferte di Bari e Avellino decisive per il Pescara e per l’allenatore
Le prossime due partite saranno decisive per stabilire il reale valore della squadra, ma anche il futuro dell’allenatore. In Puglia e in Campania il Pescara deve ottenere due risultati positivi perché il tempo degli esperimenti o delle titubanze è terminato. Il gruppo deve, finalmente, diventare una squadra e deve farlo in questi giorni. Se non si coglie questa opportunità potrebbe essere troppo tardi. Troppo tardi per i calciatori, troppo tardi per l’allenatore. Soprattutto troppo tardi per il Pescara.

Il Pescara di Pasquale Marino non sa più vincere

Due pareggi che lasciano l’amaro in bocca
I pareggi contro Avellino e Cesena muovono, di poco, la classifica, ma lasciano l’amaro in bocca per come sono maturati. Due partite al di sotto delle aspettative, soprattutto quella giocata contro l’Avellino, che raccontano di una squadra non adeguata, al momento, per lottare per posizioni di prestigio. La partita contro l’Avellino, una delle peggiori della stagione (una delle migliori per l’allenatore siciliano), informa in modo chiaro che questo Pescara non può aspirare a grandissimi traguardi.
La stagione era iniziata in modo diverso e anche le prime prestazioni della squadra lasciavano ben sperare. Poi qualcosa non ha più funzionato bene come all’inizio. Sul rendimento della squadra certamente hanno inciso una serie d’infortuni di diversa natura, (Schiavi, Rossi, Viviani, Politano, Brugman, Rizzo, Padovan, Sforzini), ma pesano, come macigni, alcune scelte tecniche dell’allenatore.

Non giocano i migliori
La sensazione è che non giochino sempre i migliori, a cominciare da quel Matteo Politano che con il gol del pareggio realizzato a Cesena consentirà a Marino di vivere una settimana meno tormentata.
Con le sue scelte, almeno quelle effettuate fino questo punto della stagione, l’allenatore dichiara di preferire l’esperienza, Cutolo e Mascara, alla freschezza della gioventù, Politano e Piscitella. E di non avere in grandissima considerazione, nel senso che non lo considera del tutto indispensabile, anche Federico Viviani. Altri calciatori, osservando le scelte compiute fino ad oggi e le dichiarazioni del tecnico, non sono tenuti in nessuna considerazione perché troppo giovani, è il caso di Kabaschi, Fornito e Padovan.

Allenamenti a porte chiuse e dichiarazioni fuorvianti denotano un nervosismo fuori luogo.
In questo momento della stagione la squadra è migliore del suo allenatore e compie sicuramente meno errori. Pasquale Marino da qualche settimana è cambiato, non è più l’allenatore solare e disponibile al dialogo d’inizio stagione.
Il cambiamento è evidente e si può condensare in tre comportamenti: allenamenti a porte chiuse, dichiarazioni post partita fuorvianti, irrigidimento nei confronti dell’opinione pubblica e della stampa.
Con l’arrivo delle prime critiche alle prestazioni della squadra è cambiato l’atteggiamento dell’allenatore. Ha introdotto sedute di allenamento a porte chiuse (richiesta legittima, ma che non condivido), soprattutto da la sensazione di “leggere” le partite più come risposta indispettita verso chi manifesta critiche che come reale lettura della realtà. È vero che il calcio è un’opinione e che ognuno può avere un punto di vista diverso, ma sostenere che la partita contro l’Avellino sia stata la migliore partita del Pescara non corrisponde alla realtà dei fatti e non potrà essere certo una sua dichiarazione a farla diventare tale. E infine nelle interviste del dopo partita denota un nervosismo fuori luogo che lo rende indisponente rispetto a chi gli rivolge domande. In un normale dialogo tra professionisti, in questo caso allenatore e giornalisti, la dialettica è elemento fondativo. Si possono avere opinioni e idee diverse, l’importante è avere rispetto reciproco, laddove per rispetto reciproco s’intende soprattutto non dire o scrivere cose diverse dalla realtà dei fatti.
Per raggiungere qualunque obiettivo c’è bisogno innanzitutto di armonia e la costruzione di un ambiente positivo e armonico dipende da tutti.

© 2021 Calcio Totale / Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Pescara il 03/09/2014 al n° 11. Registro della Stampa del Tribunale di Pescara n° 11-2014.

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