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Aresti ancora una volta il migliore in campo

18 Aresti 6,1

10 Lapadula 6,1

9 Sansovini 5,9

39 Crescenzi 5,7

17 Caprari 5,7

21 Mandragora 5,6

23 Benali 5,3

15 Fornasier 5,2

40 Verre 5,1

8 Memushaj 5,1

13 Zuparic 5

41 Fiamozzi 5

11 Zampano sv

42 Forte sv
Massimo Oddo 4,9

Brescia-Pescara_5 dicembre 2015

12_La foto della settimana

L’espressione di Massimo Oddo racconta meglio di qualsiasi parola la partita Brescia-Pescara.
Ancora una volta Massimo Mucciante è riuscito a cogliere l’attimo giusto…

Nel festival degli errori che è stata Pescara-Brescia, Corvia fa il fenomeno

Pescara-Brescia è stata una partita ricca di gol, cinque, e di errori. Errori che vanno suddivisi equamente tra i ventidue protagonisti in campo, ma non altrettanto equamente tra i due allenatori.
Entrambe le squadre, per motivazioni diverse, avevano l’esigenza di vincere la partita e, anche per questa ragione, gli errori commessi in campo sono stati tanti. Errori che riguardano sopratutto l’assetto difensivo e il reparto di centrocampo. Più bravo si è dimostrato il Brescia che, in una fresca sera d’inizio aprile, è stato capace di rendere evidenti tutti i limiti tattici della squadra allenata da Marco Baroni.

Un Pescara buono nel primo tempo, largamente insufficiente nel secondo
Il primo tempo del Pescara, nonostante i numerosi errori in fase difensiva, è stato un buon primo tempo. Soprattutto la catena di destra con Zampano e Politano ha offerto alcune giocate interessanti che, paradossalmente, pongono diverse domande.
Perché Zampano non è stato utilizzato sempre in quel ruolo, esterno basso di destra, dove dimostra di poter fare la differenza? Perché Politano è costretto a sobbarcarsi un lavoro di copertura enorme e non è lasciato libero di esprimersi soprattutto nella fase d’impostazione e di conclusione dell’azione? Domande che, virtualmente, giriamo all’allenatore del Pescara.
Calori vince la sfida delle panchine. L’allenatore del Brescia cambia uomini e assetto tattico a partita in corso e vince la gara. Marco Baroni non apporta nessun accorgimento tattico alla squadra e i cambi, forse anche per questo motivo, si rivelano inefficaci. L’allenatore fiorentino non è reattivo e pur giocando buona parte del secondo in superiorità numerica, il Pescara perde la partita.

Frosinone, ultima fermata
Per il tecnico di Firenze diventa decisiva la trasferta di Frosinone, una partita da vincere e che, in ogni caso, non si può perdere. Una sconfitta in terra laziale potrebbe costare la panchina a Baroni che, cosciente di ciò, deve dimostrare in questa occasione, innanzitutto a se stesso, di essere un allenatore che può aspirare a panchine importanti come quella di Pescara.
Buon fine campionato a tutti.

Il vichingo è il migliore dei biancazzurri

8 Bjarnasson 6,5

7 Politano 6,1

32 Memushaj 6

9 Melchiorri 5,8

1 Fiorillo 5,8

11 Zampano 5,6

16 Brugman 5,6

15 Salamon 5,3

29 Rossi 5

42 Sansovini 5

25 Pasquato 5

13 Zuparic 4,8

20 Gessa sv

10 Caprari sv

Marco Baroni 4,5

Baroni salva la panchina, ma adesso bisogna cambiare registro

Lorenzo Costantini non ce l’ha fatta, ora non dimentichiamolo
Il lungo viaggio della speranza che ha portato Lorenzo Costantini dall’altra parte dell’Oceano per cercare di riagguantare la sua vita che si stava spegnendo è terminato. Lorenzo non ce l’ha fatta, ma ci ha provato fino alla fine. Un viaggio lungo e difficile e con un tragico epilogo che ci deve insegnare ad amare di più e meglio la vita così come la solidarietà che ha circondato Lorenzo deve insegnarci a donare di più noi stessi agli altri. «Un calciatore non muore, passa solo la palla» è uno dei tanti messaggi dedicati al giovane calciatore della Virtus Lanciano, un messaggio ricco di speranza e di fede. Alla famiglia di Lorenzo, alla Virtus Lanciano e a tutti coloro che lo hanno conosciuto le condoglianze mie e della redazione di Calcio Totale. A te Lorenzo un bacio bello, bellissimo, ovunque tu sia.

A Brescia una vittoria che salva la panchina di Baroni
Con un risultato a sorpresa conquistato in terra lombarda marco baroni salva la panchina. Una vittoria netta e meritata che non lascia spazio a dubbi. Una vittoria che giunge nel momento più delicato di questa strana stagione del Pescara. Melchiorri e, soprattutto “Pippo” Maniero risolvono la partita e, di conseguenza, impongono una domanda per l’allenatore dei biancazzurri: perché i due cannonieri della squadra non possono giocare insieme? Ovvero dopo il risultato di Brescia non è più accettabile che il capocannoniere della squadra, Maniero, possa assistere alle partite del Pescara dalla panchina. Entra in vigore la regola di quando si giocava sulla spiaggia, si sceglie per primo il più forte e quello che segna.

Adesso serve continuità di risultati
Giusto il tempo di tirare un sospiro di sollievo e subito giunge in riva all’Adriatico la capolista del campionato, il Frosinone. Una partita difficile che il Pescara affronterà in piena emergenza dovuta agli infortuni e agli impegni di alcuni calciatori con le rispettive nazionali. Tutto questo non deve condizionare chi giocherà perché c’è bisogno di continuità nei risultati e, soprattutto, di un gioco piacevole e godibile da offrire al pubblico.
Certo sono lontani i tempi in cui Rino Gaetano cantava «mio fratello è figlio unico
perché è convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone». Oggi Chinaglia potrebbe essere ambito anche dal Carpi, che con la squadra laziale condivide il primato in classifca, ma il Pescara deve tornare a fare il Pescara e affrontare senza timore alcuno il nuovo che avanza in questo modesto campionato di serie B.

Brescia-Pescara_8 novembre 2014

La gioia di Riccardo Maniero, entrato nel secondo tempo e autore di una doppietta che allontana la crisi del Pescara e tiene saldo sulla panchina l’allenatore, Marco Baroni.

A “Pippo” la palma del migliore in campo

Le pagelle di Brescia-Pescara

19 Maniero 7,625

9 Melchiorri 7,125

18 Aresti 6,625

32 Memushaj 6,5

25 Pasquato 6,5

28 Lazzari 6,375

11 Zampano 6,375

6 Appelt 6,25

7 Politano 6,25

15 Salamon 6,125

13 Zuparic 6,125

33 Grillo 6

8 Bjarnason 4,875

5 Pesoli sv

Marco Baroni 6,75

Il tempo è scaduto

La partita di Brescia per Marco Baroni è la partita del “dentro o fuori”.
Ovvero se il Pescara dovesse perdere la settima partita su tredici, giocando male così come ha giocato quasi tutte le partite sin qui disputate non ci sarebbe nessuna ragione plausibile per confermare il tecnico toscano sulla panchina dei biancazzurri.
Questi i numeri impietosi che descrivono la gestione di Baroni.
Il bilancio è il seguente: 12 partite, 2 vittorie, 4 pareggi e 6 sconfitte. Le reti realizzate sono state 18 mentre quelle subite sono 21. La squadra è penultima in classifica.
Questi numeri, ma soprattutto le brutte prestazioni della squadra inducono a pensare che se in terra lombarda non avviene qualcosa di clamoroso, la prossima settimana il Pescara potrebbe avere un nuovo tecnico sulla sua panchina.

Difendere il tecnico si può e si deve, ma non oltre la logica
Fino ad oggi la società e il presidente in prima persona hanno sempre difeso il tecnico di Firenze. Si può essere d’accordo o meno con la valutazione tecnica sull’allenatore così come sulla opportunità o meno di confermarlo sulla panchina dei biancazzurri, certo è che la società ha fatto bene a difendere il suo lavoro e garantirgli la sufficiente tranquillità per proseguire la sua opera. È importante avere alle spalle una società che si assume le proprie responsabilità sia per l’allenatore sia per i calciatori.
Il presidente e la società sono convinti che il lavoro di Baroni darà i suoi frutti e, per queste ragioni, non hanno mai messo in discussione il suo ruolo.
Abbiamo ascoltato le ragioni del presidente, così come abbiamo ascoltato le argomentazioni del tecnico dopo ogni partita. Alcune volte siamo stati d’accordo, altre meno. Alcune volte in completo disaccordo. Fa parte del gioco, ognuno ha il suo ruolo. Quando i risultati non arrivano, difendere il tecnico si può, e per certi versi si deve, ma mai oltre la logica.

Il gioco non c’è e i punti sono pochi
Contano la logica e, ovviamente, i risultati. I motivi per i quali non siamo d’accordo sulla conferma del tecnico risiede in due semplici osservazioni: l’impalpabilità del gioco che la squadra esprime e i risultati negativi ottenuti sin qui.
Si può anche pensare che i risultati siano il frutto di tanti fattori e non soltanto funzione della bravura, e noi lo pensiamo, ma se la squadra non esprime un gioco compiuto e di senso vuol dire che il progetto tecnico è fallito. Indipendentemente dal risultato sul campo di Brescia, dunque, ciò che conterà sarà capire se la squadra è in grado di esprimere trame di gioco interessanti ed efficaci. Se così non fosse la scelta sarebbe ineludibile: un nuovo allenatore sulla panchina del Pescara.

A Brescia è stato toccando il fondo. Adesso si deve risalire

I perché della prestazione più brutta della stagione
La prestazione negativa di Brescia ha ragioni profonde che non possono essere liquidate con un semplicistico «fattore psicologico» o peggio ancora ricorrendo alla «precaria condizione fisica». Queste due argomentazioni sono certamente delle concause, ma non rappresentano il problema maggiore. Ciò che ha inciso maggiormente nella prestazione negativa della squadra (ma anche la partita contro la Reggina non era stata molto diversa soprattutto la prima mezz’ora della gara), risiede nel nuovo assetto tattico della squadra dal quale discende anche la scelta degli uomini. Scelta che ha determinato nuovi equilibri e gerarchie nel gruppo e che, per questa ragione, accomuna Serse Cosmi a Pasquale Marino.

Il tema tattico
Cosmi fa giocare il Pescara con un possesso palla prolungato, con almeno tre uomini sempre molto vicini tra loro, per poi aprire improvvisamente il gioco sulle fasce e favorire il cross per Sforzini. Un modo di giocare che abbiamo ribattezzato “Tiki Taka alla umbra”. Per il resto la squadra è molto corta, con distanze minime tra i reparti, spesso a presidio della propria metà campo. Queste le intenzioni sulla carta.
Quando il gioco riesce la squadra ne trae benificio e disputa anche buone partite, si pensi per esempio alla gara contro il Latina, ma quando il possesso palla non è effettuato in modo continuativo e gli esterni di centrocampo non accompagnano l’azione, il gioco diventa monotono e prevedibile. Per ciò che si è visto fino alla partita di Brescia, la squadra di Serse Cosmi gioca solo in questo modo e dunque se il play non è in giornata il giro palla risulta inefficace e la squadra soffre.

La scelta degli uomini
Il gioco di Cosmi dunque non prevede un uso sistemico del rettangolo di gioco in tutta la sua ampiezza e da questa scelta tattica discende perciò la scelta degli uomini da schierare. Infortuni e squalifiche a parte ovviamente.
Questo è il motivo per cui Antonino Ragusa non agisce più nella porzione di campo dove ha reso meglio e invece lo abbiamo visto spesso fare il quinto di centrocampo con compiti più difensivi che offensivi. Stesso discorso vale per Matteo Politano, non utilizzato con continuità e in una posizione in cui, oggettivamente, rende di meno. Infine la scelta di utilizzare Mascara come doppio play ha portato, nella partita contro il Brescia soprattutto, all’utilizzo di Brugman come mezzala. L’unica certezza del Pescara edizione 2013/2014, Brugman play alla Verratti, spazzata via dal nuovo credo tattico.
È evidente che quando s’interviene su una squadra in crisi, il Pescara affidato a Cosmi veniva da sei sconfitte consecutive, mettendo in discussione le uniche note positive (Brugman, Politano e Ragusa) è difficile che la squadra possa, nel medio periodo, trarre dei benefici.
Il calcio non è materia prevalentemente filosofica, gioca sempre chi è più bravo e chi è più in forma, indipendentemente dai moduli o dalle concezioni tattiche.
Forza dunque Serse, resetta tutto e manda in campo i migliori facendo giocare ognuno nel ruolo in cui rende di più, senza se senza ma.

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