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A Cesena una sconfitta che ridimensiona il Pescara

«Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova» lo dice Agatha Christie e dunque ci si può fidare.
Il Pescara ha giocato fino ad oggi quindici partite di campionato, ne ha vinte sette, pareggiate tre e perse cinque. E cinque sconfitte in quindici partite possono essere troppe o poche, a seconda degli obiettivi che ci si pone.
Sono poche se l’obiettivo finale è raggiungere una salvezza tranquilla, sono troppe se si punta alla promozione in serie A. Per queste ragioni, ragioni numeriche prima ancora che di merito, la sconfitta di Cesena ridimensiona il valore tecnico del Pescara.

Contro i bianconeri di Drago errori singoli e collettivi
A Cesena hanno sbagliato i singoli, il collettivo e l’allenatore, può capitare e non bisogna farne un dramma. Agli errori individuali, soprattutto in difesa, siamo ormai abituati, meno a quelli collettivi e dell’allenatore.
La squadra di Drago è stata brava a prendere il pallino del gioco fin dal primo minuto e non lasciarlo mai tra i piedi degli abruzzesi. Il centrocampo è stato sovrastato per quantità e qualità ed è la prima volta che accade con il “centrocampo” titolare. E infine, quando la squadra era in evidente sofferenza, l’allenatore avrebbe dovuto proporre soluzioni tattiche diverse. Si parla con il senno del poi, ma è il nostro mestiere.

Adesso si riprenda la navigazione
Il Cesena ridimensiona il Pescara e già dalla partita di domani contro lo Spezia dobbiamo capire quale può essere la nuova collocazione dei biancazzurri. Si attende una risposta collettiva più che dai singoli, una risposta di squadra. Così come si attende alla prova anche l’allenatore che si cimenta con i primi problemi di stagione.
Massimo Oddo è un uomo di calcio che viene dal calcio, è competente e saprà fare tesoro degli insegnamenti che queste prime quindici giornate di campionato gli hanno consegnato. L’importante è non perdere la pazienza e la fiducia in se stessi.

Buon calcio a tutti.

Calcio Totale_Arrigo Sacchi

Nel grigiore dei campionati di calcio italiani, degnamente rappresentati da una nazionale che mai fu più povera tecnicamente, il Calcio Totale di Arrigo Sacchi, la bella autobiografia del «profeta di Fusignano» raccontata a Guido Conti, rappresenta un’ancora di salvataggio, una testimonianza preziosa per ricordarci che non è stato sempre così. Che ci fu un periodo in cui in Italia si giocava un calcio ammirato in tutto il mondo. Un calcio propositivo e sempre alla ricerca del gol, un calcio collettivo. Un calcio totale appunto.
Un libro che restituisce la figura di Arrigo Sacchi in tutta la sua grandezza sportiva e, contemporaneamente, nella sua fragilità di uomo che ha convissuto, fin dall’inizio della sua irripetibile carriera di allenatore, con un male che lo ha costretto ad abbandonare l’attività agonistica molto presto. Troppo presto. Leggi tutto

Continua a brillare la stella di Brugman. Con lui Politano, Salviato, Zuparic e Pelizzoli guadagnano un 7

Le pagelle di Pescara-Cesena

22 Ivan Pelizzoli_7
Inoperoso per tutta la partita si guadagna lo stipendio e il voto in pagella parando il rigore di Gagliardini che avrebbe potuto riaprire la partita.

6 Luciano Zauri_6,5
Con il rientro dell’abruzzese Zauri la difesa acquista sicurezza e non concede nulla ai pur temibili attaccanti del Cesena, Succi e Marilungo.

21 Raffaele Schiavi_6
Una partita tranquilla e senza errori, ma anche senza azioni degne di essere ricordate.

15 Antonio Bocchetti_6
Un nuovo gettone di presenza per Antonio Bocchetti che dimostra, partita dopo partita, di essere calciatore importante per questa squadra.

3 Simone Salviato_7
Buona partita, la migliore disputata fino a oggi, per il nuovo esterno del Pescara. Spinge per tutta la gara e dal suo piede parte la palla che consente a Politano di mettere al sicuro il risultato. Con il rientro del capitano, Antonio Balzano, potrebbe formare la coppia ideale di esterni per provare a risalire la classifica.

33 Dario Zuparic_7
Torna a centrocampo Zuparic e il Pescara ritrova, come d’incanto, gol, vittoria e un buon assetto tattico. Sta conquistando sul campo e con prestazioni positive la palma di calciatore “ovunque” dei biancazzurri.

16 Gaston Brugman_7
Esce per un leggero infortunio quando la partita è ormai al sicuro. Tra tutti i cambiamenti che la squadra ha subito in questo campionato, schemi e uomini, con Ragusa, è l’unico punto fermo e insostituibile della compagine biancazzurra.

29 Andrea Rossi_5
Non riesce ad esprimere, nemmeno nella giornata che segna il ritorno alla vittoria per il Pescara, quello che ci si aspetta da lui. Svolge il suo compito senza particolari sbavature, ma senza neanche un acuto.

7 Matteo Politano_7
Sesta rete per il gioiellino scuola Roma che si riprende la maglia di titolare, lasciata temporaneamente nella trasferta di Avellino, e dimostra al nuovo allenatore che questo Pescara non può fare a meno delle sue giocate.

32 Nando Sforzini_5,5
Gioca la seconda partita consecutiva e questa è la notizia più importante per i dirigenti e l’allenatore. Lotta su tutti i palloni, ma come nella partita di Avellino sbaglia clamorosamente e a pochi passi dalla porta avversaria un gol facile facile.

8 Gianluca Caprari_6,5
Si guadagna la maglia da titolare anche per la bella rete del pareggio realizzata in Irpinia e non tradisce le attese. Disputa una buona partita fino a quando cede il passo a Cutolo al 14° della ripresa.

11 Aniello Cutolo_5,5
Cosmi gli regala mezz’ora di partita a risultato acquisito. Lui ci mette impegno e buona volontà, ma non sono sufficienti per lasciare il segno.

18 Giuseppe Rizzo_sv

28 Andrea Bovo_sv

Serse Cosmi_7
Due partite, contro Avellino e Cesena che non sono proprio le ultime della classe, e quattro punti in cascina. Si presenta bene Serse Cosmi. Il gioco lascia a desiderare, ma nessuno a Pescara, in questo periodo del campionato, chiede frizzi e lazzi. Servono punti e Cosmi, su questo aspetto, non tradisce le attese.

Due partite, quattro punti conquistati. Il campionato può ricominciare…

Il Pescara batte il Cesena e riapre il suo campionato
Dopo il pareggio di Avellino giunge la vittoria contro il Cesena e diventano quattro i punti conquistati in due giornate dalla squadra di Serse Cosmi. Una partita, quella vinta dai biancazzurri contro i romagnoli, che riporta tranquillità e ossigeno a una squadra che nel 2014 non aveva conquistato nessun punto.
L’allenatore umbro cambia modulo e schiera il Pescara con un 3-4-2-1 soprattutto per potere utilizzare contemporaneamente Caprari e Politano. La scelta si è rivelata vincente non solo per il risultato conquistato sul campo, bisogna in ogni caso ricordare che il Cesena si è presentato in Abruzzo largamente rimaneggiato schierando tra i pali il quarto portiere, ma per la tranquillità che hanno mostrato i due baby scuola Roma. Una partita giocata a un ritmo basso che ha consentito ai ragazzi di Cosmi di proseguire sulla strada di una ritrovata autostima, smarrita con le troppe sconfitte subite negli ultimi tempi.

A Cosmi la società aveva chiesto di rivitalizzare il Pescara e il tecnico umbro c’è riuscito
Forse sono troppo poche due partite per scrivere che Cosmi ha rivitalizzato davvero il Pescara, però se il Pescara può guardare con occhi diversi al futuro prossimo lo deve ai quattro punti conquistati contro Avellino e Cesena, due protagoniste assolute del campionato cadetto.
Cosmi è arrivato in punta di piedi, non ha parlato male del suo predecessore, anzi ne ha valorizzato il lavoro, e si è concentrato sul dialogo con i suoi nuovi calciatori. Ha cercato di capire le ragioni di ognuno e ha saputo rimotivare tutti. Il suo refrain è stato e, possiamo esserne certi, sarà: giochiamo le partite che mancano come se stessimo disputando un altro campionato, e alla fine tireremo le conclusioni. Il secondo punto che ha precisato, nel chiuso dello spogliatoio, è che tutti i calciatori devono sentirsi sullo stesso piano perché il sabato giocherà chi si sarà allenato meglio durante la settimana. Da questo punto di vista ha già vinto la sua battaglia perché la squadra sembra aver recepito bene il suo messaggio.

Le prossime tre gare possono dire molto, non tutto, sul futuro del Pescara
Spezia fuori casa, Palermo in casa e il Latina ancora in trasferta possono dire molto sul futuro dei biancazzurri. Dovesse uscire imbattuto da questo piccolo tour de force si potrebbe guardare al futuro con molto ottimismo. Il discorso vale a prescindere dai punti in palio perché non perdere contro la capolista e in altre due trasferte contro squadre che lottano per il tuo stesso obiettivo sancirebbe il ritorno del Pescara nella cerchia ristretta di chi compete per la serie A. L’obiettivo è molto ambizioso perché quando una squadra costruita per vincere non riesce a conquistare sul campo ciò che la critica gli assegna in linea teorica, nella maggior parte dei casi la stagione finisce con un fallimento. Fallimento che in alcuni casi assume le sembianze della retrocessione. È già successo e succederà ancora. Sarà dunque interessante seguire gli sviluppi del campionato della squadra di Serse Cosmi, anche perché l’allenatore umbro si gioca un fetta della sua credibilità presente e futura.

Il Pescara di Pasquale Marino non sa più vincere

Due pareggi che lasciano l’amaro in bocca
I pareggi contro Avellino e Cesena muovono, di poco, la classifica, ma lasciano l’amaro in bocca per come sono maturati. Due partite al di sotto delle aspettative, soprattutto quella giocata contro l’Avellino, che raccontano di una squadra non adeguata, al momento, per lottare per posizioni di prestigio. La partita contro l’Avellino, una delle peggiori della stagione (una delle migliori per l’allenatore siciliano), informa in modo chiaro che questo Pescara non può aspirare a grandissimi traguardi.
La stagione era iniziata in modo diverso e anche le prime prestazioni della squadra lasciavano ben sperare. Poi qualcosa non ha più funzionato bene come all’inizio. Sul rendimento della squadra certamente hanno inciso una serie d’infortuni di diversa natura, (Schiavi, Rossi, Viviani, Politano, Brugman, Rizzo, Padovan, Sforzini), ma pesano, come macigni, alcune scelte tecniche dell’allenatore.

Non giocano i migliori
La sensazione è che non giochino sempre i migliori, a cominciare da quel Matteo Politano che con il gol del pareggio realizzato a Cesena consentirà a Marino di vivere una settimana meno tormentata.
Con le sue scelte, almeno quelle effettuate fino questo punto della stagione, l’allenatore dichiara di preferire l’esperienza, Cutolo e Mascara, alla freschezza della gioventù, Politano e Piscitella. E di non avere in grandissima considerazione, nel senso che non lo considera del tutto indispensabile, anche Federico Viviani. Altri calciatori, osservando le scelte compiute fino ad oggi e le dichiarazioni del tecnico, non sono tenuti in nessuna considerazione perché troppo giovani, è il caso di Kabaschi, Fornito e Padovan.

Allenamenti a porte chiuse e dichiarazioni fuorvianti denotano un nervosismo fuori luogo.
In questo momento della stagione la squadra è migliore del suo allenatore e compie sicuramente meno errori. Pasquale Marino da qualche settimana è cambiato, non è più l’allenatore solare e disponibile al dialogo d’inizio stagione.
Il cambiamento è evidente e si può condensare in tre comportamenti: allenamenti a porte chiuse, dichiarazioni post partita fuorvianti, irrigidimento nei confronti dell’opinione pubblica e della stampa.
Con l’arrivo delle prime critiche alle prestazioni della squadra è cambiato l’atteggiamento dell’allenatore. Ha introdotto sedute di allenamento a porte chiuse (richiesta legittima, ma che non condivido), soprattutto da la sensazione di “leggere” le partite più come risposta indispettita verso chi manifesta critiche che come reale lettura della realtà. È vero che il calcio è un’opinione e che ognuno può avere un punto di vista diverso, ma sostenere che la partita contro l’Avellino sia stata la migliore partita del Pescara non corrisponde alla realtà dei fatti e non potrà essere certo una sua dichiarazione a farla diventare tale. E infine nelle interviste del dopo partita denota un nervosismo fuori luogo che lo rende indisponente rispetto a chi gli rivolge domande. In un normale dialogo tra professionisti, in questo caso allenatore e giornalisti, la dialettica è elemento fondativo. Si possono avere opinioni e idee diverse, l’importante è avere rispetto reciproco, laddove per rispetto reciproco s’intende soprattutto non dire o scrivere cose diverse dalla realtà dei fatti.
Per raggiungere qualunque obiettivo c’è bisogno innanzitutto di armonia e la costruzione di un ambiente positivo e armonico dipende da tutti.

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