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La terza vita di Andrea Pirlo (17 dicembre 2012)

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1. Andrea Pirlo
La punizione gol contro l’Atalanta vale da sola il prezzo del biglietto. Il notevole gesto tecnico gratifica uno dei migliori calciatori del campionato italiano di calcio che solo l’insipienza di Adriano Galliani ha potuto regalare alla Juventus. Merita un posto sul podio del pallone d’oro.

2. Catania
Il Catania conquista l’ottavo posto in classifica con 25 punti, due in meno del Milan, quattro meno della Roma. Anche l’esordiente Rolando Maran sta disputando un campionato decisamente sopra le righe. A questo punto del campionato sorge spontanea una domanda: è merito dell’allenatore o della squadra allestita dai dirigenti etnei?

3. Luca Toni
Nella convincente vittoria della Fiorentina contro il Siena segna due gol e si procura il rigore che la squadra decide di far tirare a Pizzarro. Arrivato a Firenze nelle ultime ore di mercato sta dimostrando di non essere un ex calciatore ma di poter recitare un ruolo da protagonista anche in questo campionato.

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1. Ciro Ferarra
La sua Sampdoria perde e lui perde due volte. La prima sul campo, come piace dire alla sua ex squadra, e la seconda nel dopo partita. Dice e non dice, parla e non parla, lanciando accuse contro i dirigenti del Catania senza nessuna prova o riscontro. Oltre ad essere un allenatore modesto dimostra di essere anche una persona che non sa perdere. Le sue dichiarazioni post partita, molto probabilmente, gli fanno perdere il lavoro.

2. Mauro Bergonzi
Non assegna due rigori alla Roma mentre assegna un gol irregolare al Chievo. Anche i cartellini gialli sono quasi tutti sbagliati. Una partita da dimenticare per lui che i dirigenti giallorossi non dimenticheranno molto facilmente. Sintomatico il silenzio stampa di Zeman e del capitano, Francesco Totti, alla fine della partita. La Roma dovrebbe ricusarlo formalmente.

3. Abbruscato e Jonathas
La battuta che correva sul web al triplice fischio finale di San Siro era: finalmente Jonathas si è sbloccato. All’autorete di Abbruscato infatti si è aggiunta l’autorete dell’ex calciatore del Brescia che rende ancora più amaro il passivo subito dalla squadra allenata dall’ex Allegri. Il reparto offensivo resta il problema più urgente da risolvere per Cristiano Bergodi.

La prima volta di Josip Iličič (26 novembre 2012)

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1. Josip Iličič
Il calciatore sloveno del Palermo, ex Maribor, regala a Gasperini una vittoria importantissima nel derby siciliano. Se il nazionale sloveno è in serata tutta la squadra riesce a giocare meglio. Quest’anno le sue prestazioni non erano mai state all’altezza della nomea che si è conquistato in questi due anni di permanenza nel campionato italiano di calcio. Con lui e Fabrizio Miccoli in buone condizioni il Palermo può uscire al più presto dalla zona rossa della classifica.

2. Riccardo Montolivo
Per una circostanza fortuita gioca la sfida contro la Juventus indossando la fascia di capitano e non delude le aspettative. Preciso, ordinato e sempre con i tempi giusti, restituisce al centrocampo del Milan geometrie alle quali non era più abituato. Si fa largo tra i tanti mediani della rosa rossonera e tira fuori, definitivamente, il Milan dalla parte destra della classifica.

3. Ciro Ferrara
Si rialza da una situazione oggettivamente molto complicata e interrompe la striscia negativa di sconfitte consecutive con due vittorie, la prima delle quali nel derby della Lanterna, che portano ossigeno puro alla classifica dei blucerchiati e al morale della squadra. Gioca praticamente senza punte, un po’ per scelta, un po’ per gli infortuni. I sedici punti in classifica garantiscono ad oggi la permanenza in serie A.

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1. Nicola Rizzoli
Ancora una volta determinante per il risultato della Juventus, anche se questa volta in negativo. Nell’economia della classifica bianconera incide più lui di Giovinco. Non ammonisce quando è il caso e lascia correre molti falli tattici a centrocampo. Nell’episodio del rigore, se fosse stato più tranquillo e non avesse commesso tutti gli errori delle partite precedenti, forse, non avrebbe concesso un rigore inesistente.

2. Silvio Berlusconi
Alle sue gaffe di cattivo gusto da Presidente del Consiglio i più si erano assuefatti, ricordate le corna nelle foto ufficiali o il cucù alla Merkel, a quelle da Presidente del Milan non eravamo abituati. Nel post partita Milan-Juventus rispondendo a un giornalista che gli chiede se gli era piaciuto vincere con un rigore dubbio, risponde come l’ultimo dei tifosi: «È la cosa che dà maggiore soddisfazione».

3. Pescara
Il cambio dell’allenatore non produce gli effetti auspicati. Giunge così la nova sconfitta del campionato, primato negativo che condivide con il Bologna, e il venticinquesimo gol subito, primato negativo che condivide con il Chievo. Con nove realizzati vanta invece, in solitudine, il primato negativo dei gol subiti. Per Cristiano Bergodi un compito difficilissimo, salvare la squadra dalla retrocessione, sulla quale oggi sarebbero in pochi a scommettere.

Il principe è sempre Diego Milito (5 novembre 2012)

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1. Diego Milito
Il “principe” si prende ancora i titoli di prima pagina e con due gol aiuta l’Inter di Stramaccioni ad espugnare lo Juventus Stadium e porre fine all’imbattibilitá della squadra bianconera. È tornato il grande attaccante del triplete e con Cassano e Palacio si contendono, con il tridente della Roma, lo scettro del reparto offensivo più forte del campionato.

2. Stephan El Shaarawy
Il “piccolo faraone” conferma tutti i giudizi positivi che in tanti hanno espressi di lui. Si mette sulle sue giovani spalle il Milan di Massimiliano Allegri e lo traghetta fuori dalla palude del fondo della classifica e riaccende la passione del presidente e di molti dei tifosi rossoneri sparsi per tutta la penisola.

3. Giovanni Stroppa
Mette in campo una squadra con una difesa a tre in fase di possesso palla e a cinque in fase di non possesso e il Pescara si esprime su buoni livelli, disputando la migliore partita del campionato. Quintero in cabina di regia, accompagnato da Cascione e Nielsen, disputa una gara che può essere un buon punto di partenza per un nuovo campionato per il Pescara.

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1. Ciro Ferrara
Sei sconfitte consecutive per la Sampdoria e Ciro Ferrara vede la sua panchina sempre più in pericolo. La squadra, pur avendo una buona rosa a disposizione, dopo alcun risultati molto fortunati conquistati nelle prime giornate di campionato svela il suo reale valore e dalla prossima partita ogni sconfitta può essere quella decisiva per l’esonero.

2. Lazio
Subisce quattro reti a Catania ed esce fortemente ridimensionata dalla sfida con i siciliani. Una difesa lenta e un centrocampo troppo macchinoso che è stato messo in grande difficoltà dai piccoletti del Catania, Gomes e Barrientos. Domenica prossima c’è il derby e un’altra sconfitta pesante potrebbe avere delle conseguenze, oggi, impensabili.

3. Genoa
Alla quarta sconfitta consecutiva, la terza per il neo allenatore Gigi Del Neri, il Genoa è una delle delusioni di questo campionato. Paga certamente l’assenza di Borriello per infortunio e non sembra in grado, almeno per il momento, di risalire la china. Preoccupante l’involuzione di molti calciatori, Immobile tra questi.

«Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale»

Quando quest’estate il nome di Giovanni Stroppa come allenatore del Pescara cominciava a circolare in città, in molti “hanno storto il naso”. La critica più gettonata è stata: non ha esperienza. Il concetto si evolveva in: non ha mai allenato nemmeno in serie B cosa potrà fare a Pescara?
Poi si passava ad elencare quelli che potevano o “dovevano” essere gli allenatori idonei per Pescara. Gasperini e Delio Rossi i più gettonati, ma anche Ciro Ferrara godeva di buona reputazione. Più staccati nel consenso generale un lungo elenco di allenatori che a giorni alterni campeggiavano a caratteri cubitali anche sui quotidiani locali. Il nome di Stroppa non piaceva a nessuno. Un po’ perché non lo conosceva nessuno, anche per la sua ancor giovane carriera, ma soprattutto perché il suo nome non evocava nessun sogno. Quando poi il «bassaiolo di Mulazzano» si è presentato al Porto turistico con quel «Dimenticare Zeman», frainteso dai più, il cerchio si è definitivamente chiuso.
Da quel giorno, che era anche il suo primo giorno di lavoro in riva all’Adriatico, non c’è mai stata una reale apertura di credito nei suoi confronti. Né da parte dei tifosi, tantomeno da parte degli addetti ai lavori. Questo è ciò che ho visto e sentito in città e ciò che ho letto in questi primi, e mi auguro non ultimi, mesi di permanenza di Giovannino a Pescara.
A me, invece, l’ingaggio di Giovanni Stroppa è piaciuto fin dalla prima ora.
Nella mia personale classifica delle preferenze figuravano Delio Rossi al primo posto e poi a pari merito Claudio Foscarini, allenatore del Cittadella e Giovanni Stroppa.
Un allenatore già affermato, in grado di dare una precisa identità alla squadra come appunto è Delio Rossi, oppure un allenatore fuori dal solito giro, anche di procuratori e carrozzoni letali per il mondo del calcio, come appunto potevano essere Foscarini o Stroppa. Il primo fa miracoli al Cittadella da un po’ di anni e lo scorso anno è stata la squadra che più ha messo in difficoltà il Pescara di Zeman giocando un calcio anche spettacolare, il secondo invece ha disputato un buon campionato guidando il Südtirol-Alto Adige ai confini dei play-off in Lega Pro.
Da allora non ho cambiato opinione. Penso che il Pescara abbia fatto bene a scegliere Stroppa, dopo aver incontrato difficoltà nell’ingaggiare Delio Rossi, che rimaneva e rimane la mia prima scelta, e che faccia molto bene a confermare la fiducia all’allenatore oggi che in tanti ne chiedono il licenziamento.
Perché anche oggi, dopo nove giornate di campionato, sono favorevole alla conferma di Stroppa alla guida del Pescara?
Il primo e più importante motivo è che il Pescara dispone della rosa tecnicamente meno forte di tutta la serie A e qualunque altro allenatore avrebbe problemi ad ottenere risultati e contestualmente un bel gioco con questi calciatori a disposizione. Tutte le squadre, tecnicamente modeste, che cambiano allenatore in corsa, irrimediabilmente, sono destinate a retrocedere, lo dice la storia degli ultimi anni del campionato di serie A. A meno che non si opti per un allenatore di rango superiore come possono essere lo stesso Delio Rossi o Pasquale Marino. Se invece si pensa ad allenatori “qualunque” allora molto meglio lasciar lavorare in pace Stroppa perché il lavoro di oggi potrebbe essere molto utile anche per domani.

A Bologna per la serie A

Tutti aspettavano le scelte di Giovanni Stroppa e le scelte ci sono state. Non sono arrivati i primi punti del campionato ma, al contrario, è giunta la terza sconfitta consecutiva, con tre reti al passivo.
Stroppa ha schierato una squadra con quattro difensori in linea, due mediani in mezzo al campo, due esterni larghi sulle fasce, un trequartista e una punta centrale. Un modulo ampiamente annunciato in settimana, così come erano stati annunciati gli uomini che hanno giocato e perso la sfida contro la pragmatica Sampdoria di Ciro Ferrara.
Abbiamo, dunque, visto all’opera la squadra che ha in mente Stroppa che ha tradito, solo in parte, le aspettative. L’andamento della partita infatti ha detto che il Pescara è stato superiore in tutto alla Sampdoria tranne che per il particolare più importante, l’essenza stessa del calcio: il gol.
I biancazzurri hanno avuto un possesso palla leggermente superiore alla Sampdoria (52% a 48%), hanno tirato di più in porta (15 contro 10) così come hanno giocato più palloni (566 contro 508). La supremazia territoriale vede addirittura prevalere il Pescara con 12’30’’, contro la metà del tempo 6’30’’, della squadra blucerchiata. Quando però analizziamo i dati degli attacchi diretti alla porta le cifre si capovolgono, 43,5% per il Pescara contro il 51.0% della Samp.
I problemi che la squadra ha evidenziato fino a questo momento, 3 sconfitte con 9 gol subiti e due realizzati, non risiedono dunque prevalentemente nell’assetto difensivo, ma proprio nella capacità realizzativa della squadra. Certo la difesa non è sembrata esente da responsabilità in queste prime uscite, in particolare il primo gol della Sampdoria è l’esatta fotocopia del primo gol subito contro l’Inter, ma non è in quel settore del campo che si è persa la partita di ieri. Alla squadra manca, soprattutto, la capacità di concretizzare il gioco che è in grado di esprimere. Non è una squadra con una vocazione offensiva, non lo è nei numeri e non lo è per ciò che si è visto in queste prime giornate. Se focalizziamo l’attenzione sul rendimento di due calciatori, lo scorso anno grandi protagonisti del vittorioso campionato di serie B, troviamo una prima, anche se parzialissima risposta. I calciatori sono Balzano e Cascione. Il primo, ieri schierato come esterno alto di centrocampo, pur disputando una partita molto generosa, non è in grado di offrire in quella posizione un contributo alla costruzione del gioco, tantomeno un contributo offensivo come ci si può attendere da uno dei tre di centrocampo. E Cascione, pur essendo il miglior del reparto con 15 palle recuperate e 54 passaggi riusciti, schierato in quella posizione non è in grado di offrire il contributo in fase di attacco alla porta avversaria che ci si potrebbe aspettare dalle caratteristiche del calciatore.
Siamo dunque in un “work in progress” che però che già dalla prossima partita deve riuscire a conciliare progressi, alcuni sono già evidenti, e risultato.
La prossima gara si disputerà a Bologna e quando a Pescara si dice Bologna, si dice serie A. Come dimenticare infatti i 40.000 del 1979 che accompagnarono la vittoria nello spareggio contro il Monza e la promozione in serie A? A Bologna per la serie A quindi, domenica come 33 anni fa.

Aspettando la prima vittoria

Le soste di campionato giungono sempre a proposito, perché c’è sempre qualcosa da mettere a punto in ogni squadra e in tutte le squadre. Certamente il Pescara di Giovanni Stroppa ha molte cose da “mettere a punto” dopo la falsa partenza in campionato con due sconfitte consecutive. Due sconfitte che non sono state sottovalutate dallo staff tecnico della squadra adriatica se si presta la giusta attenzione alle dichiarazioni ufficiali dell’allenatore e dell’intero gruppo dirigente in questi giorni di attesa per la ripresa dell’attività agonistica. In particolare l’allenatore sembra aver compreso bene le ragioni di questa brutta partenza, ma solo la prova del campo, che nel caso specifico sarà la prossima sfida con la Sampdoria, dirà se il lavoro svolto in queste due settimane di sosta sarà stato un lavoro proficuo e se sarà stato utile per correggere gli errori commessi in queste prime due gare.
La prossima sfida non sarà quella decisiva né in senso positivo tantomeno in senso negativo. La squadra è un cantiere in piena attività e queste due settimane di lavoro non possono aver scritto la parola fine alla costruzione del nuovo progetto. C’è bisogno di altre esercitazioni sul campo per costruire la nuova squadra anche se il tempo a disposizione, per Stroppa e i suoi ragazzi, stringe.
Dunque cosa ci si può aspettare, realisticamente, dalla prossima sfida contro la squadra di Ciro Ferrara?
I tifosi, e non solo loro, si aspettano una vittoria, la prima vittoria in serie A, una vittoria attesa in città dal 30 maggio 1993.
Si gioca la penultima giornata di campionato e all’Adriatico è di scena la Juventus di Roberto Baggio, vincitrice della Coppa UEFA nella doppia sfida contro il Borussia Dortmund. La partita ha un epilogo clamoroso e vede il Pescara imporsi per 5-1. Passa in vantaggio la Juventus con Ravanelli, che sostituisce Vialli spedito in tribuna da Trapattoni per alcune dichiarazioni che non sono piaciute alla società bianconera, ma alla metà del primo tempo Allegri, su rigore, riporta in parità la partita. Nel secondo tempo tutti si aspettano la reazione veemente della Juventus, mentre in campo c’è solo il Pescara. Prima Stefano Borgonovo, al quale va un grande abbraccio da tutti noi, porta sul 2-1 i biancazzurri poi al minuto 59, un tiro dal limite dell’area di rigore di Allegri viene deviato in rete da Carrera, l’uomo che a detta del presidente della squadra bianconera ha vinto con una partita da allenatore più di quanto abbia vinto Zeman in tutta la sua carriera, e la partita è sul 3-1. All’86 Martorella e al 90 Palladini fissano il risultato sul 5-1.
Per la prossima sfida ci si può dunque aspettare una vittoria altrettanto bella?
Per quello che mi riguarda, mi auguro di vedere in campo una squadra con una precisa identità tattica e che giochi bene al calcio, ma soprattutto una squadra con un’anima. Se la squadra che scenderà in campo mostrerà questi due aspetti vorrà dire che la sosta è stata proficua e che Giovannino Stroppa ha lavorato bene. A queste latitudini infatti al «vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta», si preferisce il meno presuntuoso e più nobile «conta vincere ma è anche importante come si vince». E si sa, certe abitudini sono dure a morire.

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