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Il risultato può essere occasionale, la prestazione no

Ancora una bella prestazione da parte del Pescara e ancora una sconfitta sul campo. Tre partite e un solo punto in cascina, esclusi, ovviamente, i tre punti a tavolino assegnati dal giudice sportivo. Un Pescara che cresce da un punto di vista della manovra collettiva; migliorano alcune individualità, Caprari, Bizzarri e Brugman su tutti, e peggiorano altre.
Nella sfida contro i nerazzurri, il Pescara gioca da squadra e mette in mostra geometrie che soddisfano il palato fino dei tifosi del Delfino. L’Inter al contrario non è ancora una squadra, soprattutto nessuno si muove senza palla e di conseguenza il gioco non risulta essere piacevole, ma, certamente, più efficace dei biancazzurri.
Letale, ancora una volta, Icardi, troppo forte per Gyomber, troppo forte per la difesa della squadra di Oddo. Peccato per il risultato finale che ha, oggettivamente, rovinato una bella serata di calcio. Un Pescara che dalla prossima gara deve cominciare anche a far punti. Punti che servono per muovere la classifica e rinforzare l’autostima del gruppo.

Contro la Lazio, una sfida che conta
E adesso sotto con la squadra allenata da Simone Inzaghi. L’impegno per la difesa biancazzurra sarà ancora una volta totale: Ciro Immobile e Keita gli uomini da tenere sotto controllo, da loro certamente arriveranno i pericoli maggiori. Attaccanti veloci e nello stesso tempo potenti che si completano. Un banco di prova impegnativo e importante per il Pescara che dovranno dimostrare di aver appreso la dura lezione della serie A. Ovvero la necessità di essere efficaci e di sfruttare tutte le occasioni che si presentano e, soprattutto, di essere molto concentrati in fase di non possesso. Una sfida nella sfida sarà rappresentata dai due allenatori, entrambi giovani ed entrambi ambiziosi. Ancora qualche ora e sapremo chi avrà avuto la meglio.

Buon calcio a tutti.

Piccolo allenatore, piccola Italia

L’Italia di Cesare Prandelli è stata eliminata al primo turno dei mondiali brasiliani, così come successe alla squadra di Marcello Lippi nel 2010. Il tecnico di Orzinuovi fu chiamato al capezzale azzurro proprio per porre rimedio alla brutta figura rimediata in Sudafrica. Quell’Italia fu eliminata senza mai vincere una partita. Pareggiò per 1-1 contro il Paraguay e la Nuova Zelanda e perse 3-2 contro la Slovacchia. La nuova Italia di Prandelli ha vinto la partita d’esordio contro l’Inghilterra, eliminata anch’essa con gli azzurri, e ha perso contro Costa Rica e Uruguay.
Una brutta, bruttissima Italia, assemblata male e messa in campo peggio, abbandona giustamente il mondiale brasiliano. Un mondiale che fino ad oggi ha regalato agli appassionati di calcio tante belle partite, soprattutto squadre in grado d’imporre il proprio gioco e di segnare anche tanti gol.
Prandelli, nelle tre partite disputate, ha schierato tre formazioni diverse con altrettanti moduli di gioco, dimostrando sul campo di non aver maturato nessuna certezza né in merito ai calciatori da convocare, tantomeno al sistema di gioco con cui competere.
Costretto, vox populi e dai media, a convocare calciatori come Verratti, Insigne, il capocannoniere del campionato Ciro Immobile e Alessio Cerci, che non erano nei suoi propositi, non è riuscito a dare un’idea di gioco e un’anima alla sua squadra. Ha puntato tutto su Mario Balotelli e su un gruppo di senatori, capitanati da Buffon e De Rossi, che, un minuto dopo il triplice fischio finale della partita contro l’Uruguay che ha sancito l’eliminazione degli azzurri, non hanno saputo far altro che addossare le responsabilità della sconfitta ai giovani della rosa. I due, che si son fatti coraggio dopo le dichiarazioni di Prandelli che andavano nella stessa direzione, «mi aspettavo di più dai cambi», ignorano che i migliori per l’Italia, pur nella pessima prestazione collettiva, sono stati proprio i giovani Darmian e Verratti. Il primo dopo un esordio molto positivo sulla corsia di destra è stato spostato a sinistra nella partita successiva, mentre Verratti, tra i migliori in campo anche all’esordio, è stato spedito in panchina per essere riproposto nell’ultima partita contro l’Uruguay. Insigne e Cerci hanno potuto giocare solo uno spezzone di partita, mentre Immobile, colpevolmente lasciato fuori nelle prime due partite per far posto a Balotelli, è stato impiegato solo nell’ultima gara in una squadra incapace di costruire gioco. De Sciglio, infortunato, ha giocato solo nell’ultima gara contro Cavani & company.
Dunque, andando per esclusione, i due senatori della squadra, quando hanno parlato dei giovani, intendevano dire Mario Balotelli. E dunque, se è così, perché non hanno detto che si riferivano proprio al giocatore del Milan?
Da quando seguo il calcio è la prima volta che mi capita di ascoltare dichiarazioni di questo tipo, calciatori che parlano male di calciatori della stessa squadra e dopo una sconfitta che, al contrario, chiama in causa tutta la delegazione a cominciare dall’allenatore.
Una squadra dunque allestita male e gestita peggio. Due attaccanti di ruolo su sei possibili convocazioni e tanti esterni convocati e mai utilizzati. Tanto valeva convocare Gilardino oppure Destro se l’unico schema di gioco era il lancio, «illuminate» o «come la lampada di Aladino» così continuavano a dire incompetenti commentatori televisivi, di Andrea Pirlo.
Nella conferenza stampa post partita Cesare Prandelli annuncia le proprie, irrevocabili, dimissioni e dunque per l’Italia comincia una nuova era.
Prandelli lascia dunque l’Italia così come l’aveva ereditata, con una débâcle che non ammette giustificazioni. L’Italia del calcio ha perso ancora una volta. Prandelli non è, ovviamente, l’unico responsabile, con lui ha perso tutto il sistema calcio del nostro Paese che andrà rifondato dalle fondamenta. Ma Prandelli, così come quattro anni fa Lippi, ha fatto di tutto per essere ricordato come il peggiore della spedizione italiana in Brasile.

La sconfitta di Prandelli

La sconfitta dell’Italia contro Costa Rica è figlia delle scelte sbagliate di Cesare Prandelli. Scelte che riguardano il modulo di gioco e degli uomini che ha mandato in campo, alcuni dei quali anche fuori ruolo. Surclassato tatticamente da Jorge Luis Pinto, allenatore della Costa Rica che nella sua terra chiamano il professore, Prandelli ha dimostrato con i fatti di non essere affidabile, ovvero che non bisogna dare credito alle sue dichiarazioni post gara.
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Eusebio Di Francesco rivuole la serie A (10 settembre 012)

UP
1. Eusebio Di Francesco
Porta il Sassuolo in vetta alla classifica della serie B con tre vittorie su tre e Pavoletti, ex Lanciano, in testa alla classifica dei cannonieri con cinque reti in tre partite. Adesso arriva il difficile, confermare l’ottimo inizio di campionato e provare a centrare l’ambizioso obiettivo della promozione in serie A.

2. Alex Zanardi
Conquista tre medaglie alle Paraolimpiadi di Londra. Due ori e un argento, dimostra che la forza di volontà é più forte di qualunque disavventura. Il degno portabandiera per l’Italia nella cerimonia di chiusura.

3. Ciro Immobile
Cambia la categoria ma il capocannoniere della serie B si conferma lo stesso, spietato, uomo gol dello scorso campionato. Gol all’esordio con il Genoa, assist che equivale a un gol nella seconda partita di campionato e ancora un gol in nazionale, under 21, nella goleada contro il Liechtenstein.

DOWN
1. Cesare Prandelli
Sbaglia formazione e modulo di gioco contro la Bulgaria. Il 5-3-2 affoga in una mediocrità assoluta contro una squadra modesta come quella bulgara. Giocatori fuori ruolo, Ogbonna schierato come esterno destro dei tre della difesa, giocatori che non trovano spazio nei loro club e che invece sono titolari in nazionale, Giaccherini. Infine calciatori con problemi fisici sottoposti a un inutile sforzo pericoloso, De Rossi, gli valgono un insufficienza piena.

2. Alexandre Pato
L’eterna promessa del calcio mondiale si blocca di nuovo per un infortunio muscolare. Dopo le olimpiadi sembrava avviato verso una stagione tranquilla sul versante infortuni e invece alla prima occasione si ferma di nuovo. Carlo Ancelotti che lo conosce bene e che voleva portarlo al PRS dice che guarirà perché non é mai successo che un calciatore potesse smettere per questo tipo d’infortuni. Ad oggi è una promessa non mantenuta.

3. Sebastian Giovinco
Non brilla nella partita della nazionale contro la Bulgaria, esordio del girone di qualificazione per i mondiali 2014. Alla sua età non é più una promessa ma non é diventato una certezza. Sempre assente dal cuore della manovra della squadra azzurra è destinato a non essere confermato nella partita contro Malta.

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