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Piccolo allenatore, piccola Italia

L’Italia di Cesare Prandelli è stata eliminata al primo turno dei mondiali brasiliani, così come successe alla squadra di Marcello Lippi nel 2010. Il tecnico di Orzinuovi fu chiamato al capezzale azzurro proprio per porre rimedio alla brutta figura rimediata in Sudafrica. Quell’Italia fu eliminata senza mai vincere una partita. Pareggiò per 1-1 contro il Paraguay e la Nuova Zelanda e perse 3-2 contro la Slovacchia. La nuova Italia di Prandelli ha vinto la partita d’esordio contro l’Inghilterra, eliminata anch’essa con gli azzurri, e ha perso contro Costa Rica e Uruguay.
Una brutta, bruttissima Italia, assemblata male e messa in campo peggio, abbandona giustamente il mondiale brasiliano. Un mondiale che fino ad oggi ha regalato agli appassionati di calcio tante belle partite, soprattutto squadre in grado d’imporre il proprio gioco e di segnare anche tanti gol.
Prandelli, nelle tre partite disputate, ha schierato tre formazioni diverse con altrettanti moduli di gioco, dimostrando sul campo di non aver maturato nessuna certezza né in merito ai calciatori da convocare, tantomeno al sistema di gioco con cui competere.
Costretto, vox populi e dai media, a convocare calciatori come Verratti, Insigne, il capocannoniere del campionato Ciro Immobile e Alessio Cerci, che non erano nei suoi propositi, non è riuscito a dare un’idea di gioco e un’anima alla sua squadra. Ha puntato tutto su Mario Balotelli e su un gruppo di senatori, capitanati da Buffon e De Rossi, che, un minuto dopo il triplice fischio finale della partita contro l’Uruguay che ha sancito l’eliminazione degli azzurri, non hanno saputo far altro che addossare le responsabilità della sconfitta ai giovani della rosa. I due, che si son fatti coraggio dopo le dichiarazioni di Prandelli che andavano nella stessa direzione, «mi aspettavo di più dai cambi», ignorano che i migliori per l’Italia, pur nella pessima prestazione collettiva, sono stati proprio i giovani Darmian e Verratti. Il primo dopo un esordio molto positivo sulla corsia di destra è stato spostato a sinistra nella partita successiva, mentre Verratti, tra i migliori in campo anche all’esordio, è stato spedito in panchina per essere riproposto nell’ultima partita contro l’Uruguay. Insigne e Cerci hanno potuto giocare solo uno spezzone di partita, mentre Immobile, colpevolmente lasciato fuori nelle prime due partite per far posto a Balotelli, è stato impiegato solo nell’ultima gara in una squadra incapace di costruire gioco. De Sciglio, infortunato, ha giocato solo nell’ultima gara contro Cavani & company.
Dunque, andando per esclusione, i due senatori della squadra, quando hanno parlato dei giovani, intendevano dire Mario Balotelli. E dunque, se è così, perché non hanno detto che si riferivano proprio al giocatore del Milan?
Da quando seguo il calcio è la prima volta che mi capita di ascoltare dichiarazioni di questo tipo, calciatori che parlano male di calciatori della stessa squadra e dopo una sconfitta che, al contrario, chiama in causa tutta la delegazione a cominciare dall’allenatore.
Una squadra dunque allestita male e gestita peggio. Due attaccanti di ruolo su sei possibili convocazioni e tanti esterni convocati e mai utilizzati. Tanto valeva convocare Gilardino oppure Destro se l’unico schema di gioco era il lancio, «illuminate» o «come la lampada di Aladino» così continuavano a dire incompetenti commentatori televisivi, di Andrea Pirlo.
Nella conferenza stampa post partita Cesare Prandelli annuncia le proprie, irrevocabili, dimissioni e dunque per l’Italia comincia una nuova era.
Prandelli lascia dunque l’Italia così come l’aveva ereditata, con una débâcle che non ammette giustificazioni. L’Italia del calcio ha perso ancora una volta. Prandelli non è, ovviamente, l’unico responsabile, con lui ha perso tutto il sistema calcio del nostro Paese che andrà rifondato dalle fondamenta. Ma Prandelli, così come quattro anni fa Lippi, ha fatto di tutto per essere ricordato come il peggiore della spedizione italiana in Brasile.

Cavani, Montella e il Catania i migliori del campionato

Classifica finale, Cavani, Montella e il Catania i tre UP del campionato italiano di calcio 2012/2013

UP
1. (Calciatore) – Edinson Cavani
Conquista il titolo di capocannoniere del campionato e rende una squadra normale la seconda forza del campionato. Uno degli ultimi campioni che il calcio italiano può vantare e che probabilmente lascerà il campionato italiano. Senza di lui il Napoli, ma soprattutto Mazzarri, avrebbe tutt’altra considerazione. Il migliore.

1. (Allenatore) – Vincenzo Montella
Trascina la Fiorentina, che lo scorso anno lottava per non retrocedere, fino al quarto in classifica. A tratti ha fatto giocare alla sua squadra il miglior calcio del torneo. Dopo la positiva esperienza alla guida del Catania si conferma anche in Toscana. Il prossimo campionato sarà decisivo per valutare tutte le sue potenzialità. In crescita.

1. (Squadra) – Catania
Termina il campionato all’ottavo posto con 56 punti, due in più dell’Inter e a ridosso di Lazio e Roma. La vera sorpresa positiva di questo campionato che, certo, in Sicilia ricorderanno a lungo. Una squadra costruita con intelligenza nel corso degli anni che premia una dirigenza competente. Sorprendente.

DOWN
1. (Calciatore) – Daniele De Rossi
A lungo considerato il miglior centrocampista italiano, certo il calciatore italiano con lo stipendio più alto, delude le aspettative dei suoi tifosi e, credo, dei suoi compagni di squadra. All’inizio del campionato ha attribuito le sue défaillance alla presenza di Zeman, ma il suo rendimento con il tattico di Spalletti in panchina è stato anche peggiore. Sopravvalutato.

1. (Allenatore) – Andrea Stramaccioni
Conduce l’Inter a uno dei campionati più brutti della sua storia calcistica. Immaturo ma sufficientemente presuntuoso non riesce mai ad avere in mano la squadra. Non è aiutato dagli infortuni ma c’è molto di suo in un’annata da dimenticare. Impreparato.

1. (Squadra) – Pescara
Con 28 sconfitte batte tutti i record negativi della categoria ed è sufficiente questo dato per considerare la stagione agonistica appena terminata come la peggiore della sua storia sportiva. Un anno dunque da dimenticare in fretta per recuperare il rapporto con una tifoseria abituata, da sempre, solo al bel calcio. Catastrofe.

Mattia Perin, il predestinato (6 gennaio 2013)

UP
1. Mattia Perin
Con un primo tempo sontuoso regala e si regala una prestazione da incorniciare e tre punti pesantissimi alla sua squadra. Sempre pronto e reattivo chiude a doppia mandata la porta biancazzurra ai viola. Grande prova del giovane portierino di proprietà del Genoa proprio nel giorno in cui Buffon regala la vittoria alla Sampdoria. Un primo passaggio di consegne?

2. Edison Cavani
Tre gol su pochi palloni giocati nell’intera partita danno la dimensione della bravura di questo calciatore che farebbe la fortuna di qualunque squadra. Ottima tecnica individuale, facilità di corsa e una grande capacità realizzativa fanno di Cavani il miglior attaccante del campionato di serie A e uno dei più forti d’Europa.

3. Delio Rossi
La prima, grandissima, soddisfazione dopo l’infortunio di Firenze per Delio Rossi che con la sua Sampdoria espugna lo Juventus Stadium. Una vittoria che restituisce al campionato italiano uno dei più bravi allenatori in attività. Dopo questa vittoria per la Sampdoria inizia un altro campionato che può essere ricco di soddisfazioni.

DOWN
1. Andrea Stramaccioni
Peggio della pesante sconfitta subita contro l’Udinese per l’Inter sono state le dichiarazioni del suo giovane allenatore. Cerca scuse e rigori inesistenti per giustificare una sconfitta che può cambiare, in peggio, il campionato della squadra nerazzurra.

2. Antonio Conte
Brutto passo indietro per la sua Juventus che perde l’imbattibilità casalinga in campionato. Come ripeto dall’inizio del campionato Giovinco non è un calciatore da squadra di prima fascia. Padoin e Giaccherini sono calciatori utili per squadre di centro e bassa classifica. La partita contro la Sampdoria ci dice che il campionato è apertissimo e, soprattutto, ancora molto lungo.

3. Daniele De Rossi
Nella partita persa contro il Napoli la Roma regala un calciatore ai partenopei: il suo nome è Daniele De Rossi. Completamente avulso dal gioco della sua squadra al punto che i compagni non lo cercano e lui non entra mai in partita. Un calciatore inutile per questa Roma che farebbe bene a cederlo nel mercato di gennaio.

Lionel Messi, vita da numero uno (12 novembre 2012)

UP
1. Lionel Messi
Contro il Maiorca “la pulce” segna una doppietta e arriva a 72 gol segnati nel 2012, meglio di Pelè. Non ci sono più aggettivi per descrivere un calciatore giovanissimo, Messi è nato il 24 giugno del 1987 ha dunque 25 anni, che se dovesse vincere anche il mondiale con la propria nazionale, l’Argentina, diventerebbe di diritto il calciatore più forte della storia del calcio.

2. Vincenzo Montella
Vince alla scala del calcio contro il Milan e si conferma come quarta forza del campionato. Dopo la buona stagione con il Catania si sta confermando anche a Firenze con uno dei migliori allenatori della nouvelle vague. La sua Fiorentina è la vera sorpresa di questo campionato.

3. Edison Cavani
Ancora una volta è il calciatore che suona la carica per il Napoli. Dopo i quattro gol realizzati in coppa si mette sulle sue spalle la squadra anche a Genova in campionato e da il via a una rimonta importante per il risultato, per la classifica e per il morale. Probabilmente è il più forte attaccante in circolazione.

DOWN
1. Daniele De Rossi
Dopo una settimana molto tesa in cui non si è allenato tutti i giorni, Zeman contravvenendo a una sua regola, far giocare solo chi si allena sempre e bene in settimana, lo schiera titolare al posto del greco Tachtsidis. Lui lo ripaga con un espulsione alla fine del primo tempo che lascia la squadra in dieci. Con lui il campo la Roma perde tre partite su quattro.

2. Gigi Del Neri
Quinta sconfitta consecutiva per il Genoa e quarta per Del Neri. L’infortunio di Borriello non può essere una giustificazione per tutto. Allontanare De Canio si sta rivelando per Preziosi un vero boomerang e conferma che cambiare in corsa, nella maggior parte dei casi non serve a migliorare l’andamento della stagione.

3. Alexandre Pato
Sbaglia un rigore e viene sostituito alla fine del primo tempo. Dopo aver giocato qualche partita dopo l’ennesimo infortunio non sembra essere più quel calciatore devastante che era un paio di anni fa. Il Milan non sembra essere più casa sua, sempre più un pesce fuor d’acqua.

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