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Livorno-Pescara_6 settembre 2015

Foto della settimana_01_2015.2016

Il presidente del Pescara, Daniele Sebastiani, e l’allenatore, Massimo Oddo, scrutano l’orizzonte. Niente di buono in vista, almeno in terra toscana di Livorno.

Caro presidente, ti scrivo così mi distraggo un po’…

Caro Presidente,
parafransando Lucio Dalla, ti scrivo così mi distraggo un po’, e siccome l’anno vecchio è finito, del presente e del futuro ti voglio parlare.

Un anno positivo, ma poteva essere eccellente
La stagione calcistica terminata sulla traversa del “Dall’Ara” di Bologna è stato un anno positivo per il Pescara. La squadra è arrivata a pochi centimetri dalla serie A e per questa ragione, l’essere stata tra le migliori fino alla fine, non si può che essere soddisfatti. Certo terminare i play off senza sconfitte, meritando di vincere tutte le partite e poi non essere promossi in serie A lascia l’amaro in bocca, ma lo abbiamo sempre sostenuto: l’importante è essere tra i protagonisti e lottare per vincere.
La partenza molto negativa in campionato ha compromesso il buon esito finale e su questo, lo abbiamo sostenuto a più riprese, si doveva intervenire. Marco Baroni non era l’allenatore giusto per questa squadra e cercare un sostituto prima dell’ultima partita di campionato sarebbe stato, certamente, più utile.

Massimo Oddo è il presente, sarà anche il futuro?
Baroni è però il passato, il presente è invece Massimo Oddo. La scelta dell’ex allenatore della Primavera è certo una scelta coraggiosa ed è noto che a questa città le scelte coraggiose piacciono. L’ex calciatore della nazionale italiana l’ha conquistata da subito. Lei ne ha parlato sempre bene fin dall’inizio della stagione e dunque la scelta, pur comprendendo alcuni rischi, non è, almeno dal suo punto di vista, azzardata.
La prima domanda che le voglio rivolgere è la seguente: Massimo Oddo rappresenta il presente, ma sarà anche il futuro prossimo? Ovvero la scelta di un giovane esordiente per la panchina di una società importante per la serie cadetta è stata fatta in modo che ci possa essere una continuità tecnica sulla panchina del Pescara per almeno due o tre stagioni?

Quali sono i programmi e gli obiettivi della prossima stagione?
In relazione e collegata a questa prima domanda, le faccio altre due domande, non prima di una piccola premessa.
Non più tardi di due settimane fa, l’Amministratore Delegato Danilo Iannascoli, proprio in questa trasmissione, ha detto che sarà molto difficile trattenere i migliori calciatori anche per la prossima stagione. Mi riferisco in particolare a Melchiorri, Politano, Brugman, Salamon, Zampano, Fornasier, Memushaj, Fiorillo, Bjarnason.
Le due domande sono perciò molto semplici: quali sono i programmi per la prossima stagione, ma soprattutto quali gli obiettivi?

Buon calcio a tutti e divertivi. Assai.

Il presidente Daniele Sebastiani ai microfoni di Calcio Totale fa un bilancio della stagione

Al via la stagione 2013/2014 del Pescara

Il Pescara si è ritrovato questa mattina all’Hotel Dragonara, alle porte della città, per iniziare la nuova stagione agonistica che lo vedrà ai nastri di partenza del campionato di serie B.
C’era il presidente Daniele Sebastiani, l’amministratore delegato Danilo Iannascoli, il direttore sportivo Giorgio Repetto e tutta la squadra al completo a partire dal nuovo allenatore, Pasquale Marino.
L’allenatore siciliano si è detto soddisfatto della rosa a sua disposizione e si dice pronto per la nuova stagione agonistica.
La rosa è molto ampia e andrà ridotta con una serie di operazioni di mercato che sono in corso in questi giorni. C’è attesa per l’evoluzione della trattativa relativa ad Aniello Cutolo, il trentenne calciatore del Padova in procinto di trasferirsi sulle sponde dell’Adriatico.
Grande attenzione è stata riservata ai nuovi acquisti e in particolare a Federico Viviani e Matteo Politano che si sono presentati ai nastri di partenza già in perfetta forma fisica.
Nel primo pomeriggio la squadra raggiungerà la sede del ritiro estivo di Rovisondoli dove resterà fino al 25 di luglio.
Con lo staff tecnico, composto da Pasquale Marino, l’allenatore in seconda Massimo Mezzini, il preparatore atletico Iuri Bartoli, Vincenzo Teresa per il recupero infortunati e Catello Senatore preparatore dei portieri, sono partita alla volta di Rivisondoli i calciatori:
Abbruscato Elvis, Balzano Antonio, Bianchi Arce Nicolas, Bjarnason Birkir, Bocchetti Antonio, Brugman Gaston, Capuano Marco, Cascione Emmanuel, Chiaretti Lucas, Cosic Uros, Di Francesco Federico, Fornito Giuseppe, Frascatore Paolo, Jonathas, Kabashi Elvis, Maniero Riccardo, Nielsen Matti Lund, Padovan Stefano, Pelizzoli Ivan, Perrotta Marco, Pigliacelli Mirko, Piscitella Giammario, Politano Matteo, Ragni Riccardo, Ragusa Antonino, Rizzo Giuseppe, Rossi Andrea, Savelloni Luca, Schiavi Raffaele, Sforzini Ferdinando, Soddimo Danilo, Terlizzi Christian, Viviani Federico, Vukusic Ante, Zauri Luciano, Zuparic Dario.

A Cristiano ciò che è di Cristiano e a Daniele ciò che è di Daniele

Il Pescara chiude il girone di andata con 20 punti e cinque squadre alle sue spalle. Ha segnato 17 reti e ne ha subite 35. Se il campionato terminasse oggi sarebbe salvo: perciò tutti in piedi e battiamo le mani. Battiamo le mani perché venti punti sono tanti, perché il Pescara è una neopromossa e perché le squadre che i biancazzurri si mettono alle spalle rispondono al nome di Siena, Palermo, Cagliari, Genoa e Bologna. Senza considerare che al giro di boa del campionato ha gli stessi punti della Sampdoria e del Torino ed è a due lunghezza dall’Atalanta.
Un campionato dunque, almeno fino a questo momento, molto positivo per la società diretta da Daniele Sebastiani che, in maniera ingenerosa, è stato criticato con troppa fretta e superficialità.
L’avvento sulla panchina del Pescara di Cristiano Bergodi (e del suo staff) sta portando indubbi benefici alla squadra anche se la parte più difficile, per il neo tecnico biancazzurro, inizia proprio adesso.
La vittoria contro la Fiorentina consegna alle cronache un Pescara double-face, molto attento in fase di contenimento nel primo tempo, con un insuperabile Perin che salva la squadra dal tracollo, cinico e più intraprendente nel secondo tempo. Un buon Pescara che mi è piaciuto e che ha meritato la vittoria per l’autorità con la quale ha saputo tenere testa a una squadra molto più forte da un punto di vista tecnico.
Interpellato da www.fiorentina.it prima della sfida del Franchi, per la rubrica “Penna in trasferta”, avevo detto che ciò che avrebbe fatto la differenza in campo sarebbero state le motivazioni dei calciatori, così è stato. Il Pescara è sceso in campo con la mentalità giusta, ma soprattutto molto concentrato. Gran parte del merito va ascritta al suo allenatore che in poco tempo e soprattutto con una squadra che non aveva costruito, è riuscito a trasformare un gruppo di calciatori in una squadra. Non è un merito da poco e non era scontato che ciò accadesse. Perciò credo che vada riconosciuto a Cristiano Bergodi ciò che è di Cristiano Bergodi.
Così come va riconosciuto a Daniele Sebastiani, e a tutta la società che pure era alla sua prima esperienza in serie A, la bontà del lavoro svolto in fase di costruzione della squadra. E quindi anche a Daniele (Sebastiani e Delli Carri) ciò che è di Daniele.
Da oggi dunque si può guardare al futuro con più ottimismo e anche con un po’ più di serenità. Non bisogna disperdere il lavoro svolto fino ad oggi e bisogna approfittare del mercato di gennaio per mettere a segno quei colpi che possono garantire al Pescara un girone di ritorno più tranquillo.
Serve, oggi più di ieri, un attaccante centrale in grado di garantire alla squadra otto, nove gol fino alla fine del campionato e almeno un centrocampista di qualità in mezzo al campo che possa prendere il posto dell’ottimo Togni che può diventare la prima, vera e unica alternativa al nuovo acquisto.
E infine così come ho scritto all’inizio del campionato, non si prenda Ciro Ferrara perché in contraddizione con lo stile e il progetto inaugurato con Zdeněk Zeman, oggi penso, con motivazioni analoghe, che non si debba acquistare Gaetano D’Agostino.

Ha contato fino a dieci, poi ha detto basta

Penso che si dovrebbe contare sempre fino a dieci prima di prendere una decisione importante, soprattutto se è una decisione che può condizionare il lavoro di un gruppo, più in generale altri da noi. E penso che Giovannino Stroppa, buon allenatore e bella persona, abbia iniziato a contare contemporaneamente al triplice fischio di Davide Massa, l’arbitro di Pescara-Parma. Avrà detto mentalmente uno quando il presidente Daniele Sebastiani lo ha abbracciato all’ingresso del tunnel che porta agli spogliatoi e lui ha risposto non incrociando lo sguardo. Era molto dispiaciuto il Bassaiolo di Mulazzano per come l’ambiente calcistico pescarese, tifosi e addetti ai lavori, e negli ultimi quindici giorni anche la società, lo aveva trattato fino a quel momento. La settimana che aveva preceduto Pescara-Parma era stata la peggiore da questo punto di vista, forse anche peggiore di quella precedente in cui sono state aperte le porte degli spogliatoi ai tifosi, una settimana da “dentro o fuori”. Da quel triplice fischio sono trascorsi diversi giorni e di tempo per pensare Stroppa ne ha avuto abbastanza. Per questo motivo penso che le sue dimissioni siano il risultato di un pensiero lungo. Si sarebbe potuto dimettere dopo quella vittoria, sarebbe stato più facile e lui ne avrebbe tratto un profitto maggiore a livello d’immagine e di qualità della vita, ma non lo ha fatto. Ha continuato a credere nel suo lavoro e nella serietà del gruppo che aveva a disposizione e, probabilmente, questo è stato l’errore più grave che ha compiuto da quando è arrivato in Abruzzo per allenare la squadra biancazzurra. La rosa del Pescara è, lo scrivo dall’inizio dell’anno calcistico, la più debole del campionato di serie A. Scarsa tecnicamente e, dopo queste ultime partite, non irreprensibile da un punto di vista comportamentale. Questo secondo aspetto è quello che preoccupa di più, soprattutto in proiezione futura. Il direttore sportivo Daniele Delli Carri, ieri nel post partita, ha dichiarato che Stroppa si è dimesso perché non sentiva più la squadra come sua. Subito dopo la pesante sconfitta contro la Juventus allo stadio Adriatico, in conferenza stampa, Stroppa aveva dichiarato che i calciatori non avevano seguito in pieno le sue indicazioni. Il presidente Daniele Sebastiani, preso atto delle dimissioni del suo allenatore, ha dichiarato che da adesso non ci sono più alibi. Viene da pensare dunque, se le parole hanno un senso e un significato, che i calciatori non volessero più come allenatore Giovanni Stroppa. Non eseguivano in partita ciò che chiedeva l’allenatore e, se con le dimissioni del tecnico «non ci sono più alibi» vuol dire che fino a prima delle dimissioni i calciatori hanno dichiarato a qualcuno di avere degli alibi per giustificare il loro scarso rendimento. Rebus sic stantibus, la situazione è gravissima. Sono certo che il dieci Giovannino lo abbia pronunciato verso la metà del secondo tempo della partita di Siena. Il Pescara era in fase di disimpegno e Balzano stava effettuando l’ennesima sovrapposizione sulla fascia sinistra. La palla è tra i piedi di Cascione che per assecondare il movimento del compagno di squadra deve far scorrere il pallone come altre centinaia di volte ha già fatto. Il pallone però non raggiunge Balzano ma finisce in fallo laterale, cinque/sei metri dietro Balzano. Stroppa, che ha seguito tutta la partita in piedi ai bordi del terreno di gioco, prima si accovaccia con la testa china a guardare per terra poi si alza sconsolato e si accomoda in panchina. Un momento di sconforto, il momento in cui, secondo me, è maturata la sua decisione. Stroppa lascia il Pescara dopo tredici giornate di campionato con undici punti in classifica e salvo per via della classifica avulsa. Vedremo se l’allenatore che lo sostituirà saprà fare di meglio e se, quindi, le responsabilità dell’andamento negativo della squadra erano, come hanno fatto intendere i calciatori con i loro comportamenti in campo e fuori, monopolio esclusivo del Bassaiolo di Mulazzano. Io gli auguro di avere tutte le soddisfazioni che merita e che non è riuscito a cogliere a Pescara. In un paese di cialtroni e quaquaraquà come il nostro ha dimostrato, rassegnando le dimissioni, che non siamo tutti uguali e che la persona umana viene prima di qualunque altra questione. Ciao Giovannino e buona fortuna. «L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

Il bassaiolo di Mulazzano

Giovannino Stroppa dopo le prime sei giornate di campionato ha centrato due obiettivi: sette punti in classifica con sette squadre lasciate dietro a inseguire e la possibilità di avere un nuovo sold out per la prossima sfida interna contro la Lazio.
Risultati non scontati soprattutto dopo un inizio di campionato molto negativo sia in termini di risultato sia in termini di gioco. Il giovane allenatore, voluto da Delli Carri e Sebastiani, merita dunque la copertina e gli onori della cronaca per questo momento positivo della squadra biancazzurra. Stroppa ha avuto il merito di saper modificare in corso d’opera il suo pensiero, in particolare l’utilizzo dei due mediani in mezzo al campo che aveva portato la squadra alla brutta prestazione contro il Torino, sicuramente la peggiore di questo inizio di campionato, e ri-adottare un modulo di gioco che aveva frettolosamente accantonato nelle prime giornate di campionato.
La partita contro il Bologna segna la svolta della stagione sia perché la squadra conquista i primi punti del campionato sia perché si definisce l’assetto tattico della squadra in maniera definitiva. Quattro difensori in linea, tre uomini a centrocampo e tre dalla cintola in su. Un 4-3-3 atipico, ma certo non un’invenzione dell’ultimo momento. Soprattutto la scelta di schierare tre uomini a centrocampo si rivela la scelta più giusta per la squadra e la presenza in campo di Nielsen consente di rivedere, in parte, il Cascione dello scorso anno.
In difesa dopo l’ottima prestazione di Terlizzi a Cagliari, con il rientro di Cosic e di Romagnoli a tempo pieno e le buone prove offerte da Bocchetti c’è da essere più tranquilli. Anche Balzano e Zanon dopo un approccio non proprio positivo con la nuova categoria stanno ritrovando l’antico smalto. Dove si deve ancora migliorare molto e nel reparto offensivo.
Weiss pur essendo un anarchico, calcisticamente parlando ovviamente, ha garantito il salto di qualità e i gol che consentono al Pescara di godersi una posizione di classifica forse insperata e per questo motivo meriterebbe di partire nell’undici titolare. Il suo ingresso nei tre della linea d’attacco garantisce una forza d’urto maggiore di quella attuale. Caprari, per me il migliore della rosa, sta mostrando di non soffrire troppo il salto di categoria e Vukusic, per quello che siamo riusciti a vedere, sembra avere i numeri per far bene soprattutto quando migliorerà l’intesa con lo slovacco Weiss. Resta dunque da definire la posizione in campo del Piccolo Principe”, Juan Fernando Quintero. Con lui e Caprari nella linea dei tre d’attacco la squadra sembra non avere la forza fisica sufficiente per imporre il proprio gioco e dunque è molto probabile che Stroppa debba trovare per il giovane colombiano una nuova posizione in campo. Migliorando nella fase difensiva e acquisendo nozioni tattiche potrebbe essere il metronomo del centrocampo occupando il vuoto che ha lasciato Marco Verratti nel gioco e nel cuore dei pescaresi. Come Marco non nasce per giocare in quel ruolo ma come Marco può imparare. Credo che Giovannino Stroppa ci stia pensando e se dovesse trasformare Quintero da un calciatore bello da vedere in un calciatore utile al gioco collettivo della squadra il Pescara potrebbe davvero diventare una delle sorprese del campionato. E il bassaiolo di Mulazzano dare ragione ai pochi che lo hanno sostenuto fin dal suo arrivo a Pescara.

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