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«Il maestro è nell’anima e dentro all’anima per sempre resterà…»

Il maestro è tornato sulla panchina del Pescara e, come d’incanto, i biancazzurri hanno riannodato trame che si erano interrotte nel maggio di cinque anni fa, l’anno dei record. Cinque a zero al Genoa e Zeman scrive il suo nome, ancora una volta, nell’albo d’oro dei biancazzurri: mai il Pescara aveva vinto con un punteggio così largo in serie A. Sugli spalti dell’Adriatico torna il sorriso così come tornano gli applausi a fine partita.

Vince la semplicità e un’idea felice della vita
È stata sufficiente una vittoria per rendere tutto di nuovo normale. Ovvero ricordarsi che il calcio, soprattutto per i tifosi, resta un gioco e che tutti giochiamo per divertirci. Si sono certamente divertiti i tifosi che sono tornati in massa a seguire gli allenamenti guidati dal tecnico di Praga. Il Poggio degli Ulivi è di nuovo aperto a tutti e, nella prima settimana di allenamenti guidati da Zeman, Cangelosi e Ferola, ha fatto registrare il tutto esaurito ogni giorno. Finalmente di respira, di nuovo, un clima di festa intorno alla Pescara calcio.

Maestro o sciamano?
Come ha fatto Zeman a cambiare il Pescara in tre giorni e invertire la rotta di una squadra incapace di vincere?
Il cambiamento è il frutto della combinazione di tre fattori: carisma, scelta della migliore formazione possibile, tema di gioco chiaro.
Certamente Zeman è una figura carismatica, lo si evince anche dal clamore mediatico che ha suscitato il suo ritorno in panchina, e questo incide sempre sulla psiche di chi ci entra in contatto. I calciatori sicuramente hanno tratto beneficio dal cambio di allenatore.
Ha scelto la migliore formazione possibile facendo giocare ognuno nel proprio ruolo e ha reso più ordinata la corsa di molti.
Non ha preteso d’insegnare il suo calcio in due giorni, ma ha trasferito ai calciatori pochi e semplici concetti di gioco, concentrandosi solo sulle situazioni di gioco di possesso palla. Ovvero sulla fase di attacco. Due gol su cinque sono il frutto e il risultato di questa applicazione.
Niente magia dunque, ma solo lavoro e idee chiare.

Buon calcio a tutti

Pescara-Genoa_19 febbraio 2017

Il “maestro” di Praga torna sulla panchina del Pescara ed è subito record. Cinque a zero al Genoa, mai i biancazzurri avevano vinto con un punteggio così largo in serie A.

Il nuovo tridente e Zeman i migliori

17 Caprari            8
20 Cerri                7,9
10 Benali              
7,5

5 Bruno                7,3
86 Stendardo       7
35 Coda               7
8 Memushaj         7
11 Zampano         6,9
3 Biraghi               6,9
7 Verre                 6,9

83 Bovo               s.v.
13 Muntari           s.v.
21 Pepe              s.v.

Zdeněk Zeman  7,8

Genoa-Pescara_25 settembre 2016

la-foto-della-settimana_07

La posa plastica in avvitamento di Fornasier e la trattenuta in area di rigore ai danni di capitan Memushaj rendono dinamica la foto e svelano le tante e diverse dinamiche che si sviluppano in una partita di calcio.

Genova val bene una messa

L’obiettivo della stagione per il Pescara è la permanenza in serie A. E dunque se questo è, il pareggio ottenuto contro il Genoa è un punto d’oro. Un punto che consente di vedere un po’ più vicina la fatidica quota 40.
Un partita ricca di accadimenti e un post partita in cui si sono dette molte cose. Fino alla squalifica di Francesco Zampano, che ha pochi riscontri nella storia della giustizia sportiva. Due espulsioni, due gol, un rigore fantasma e le dichiarazioni del presidente del Genoa che si è rifiutato di rispondere ai giornalisti di Pescara. Per tutte queste ragioni Genova val bene una messa.

Adesso sotto con il Chievo Verona
Archiviata la trasferta in terra ligure ci si concentra sulla prossima sfida che vedrà di scena all’Adriatico il Chievo Verona. La squadra veneta è partita benissimo in campionato e ha già conquistato dieci punti. Una squadra ostica e difficile da affrontare con una società alle spalle che ha saputo allestire in questi anni rose sempre molto competitive. Non una partita semplice dunque, ma difficile che il Pescara deve affrontare con il piglio giusto per non incorrere in delusioni.

Adesso servono i tre punti
Il campionato comincia ad entrare nel vivo e il risultato delle partite diventa sempre più importante. Senza giri di parole bisogna dire che per il Pescara è giunto il tempo di conquistare la prima vittoria di questa stagione. La salvezza passa anche per questa vittoria. Ci sono momenti in cui bisogna gettare il cuore oltre l’ostacolo e inseguire il risultato con tutte le forze a disposizione. Questo è uno di quei momenti, uno dei momenti che ogni calciatore vorrebbe vivere. Forza dunque e che lo spettacolo abbia inizio…

Buon calcio a tutti.

Manaj sul gradino più alto con Francesco Zampano

11 Zampano 6,8
9 Manaj 6,8
14 Campagnaro 6,7

17 Caprari 6,2
3 Biraghi 6,2
16 Brugman 6,2
31 Bizzarri 6
2 Crescenzi 6
10 Benali 6
28 Mitrita 6

7 Verre 5,8
8 Memushaj 5,7
44 Fornasier 5,5

20 Aquilani sv

Massimo Oddo 6,3

Il Toro non può perdere, Eraldo Pecci

Scrive Gianni Mura nella prefazione: «questo, che sembra un libro rievocativo dello scudetto ’76, in realtà è una storia d’amore e a me piacciono le storie d’amore». Leggendo queste parole mi sono tornate in mente altre parole, lette tanti anni fa, che delimitano e restringono il concetto espresso da Mura. «Tutte le storie sono storie d’amore», scrive Robert McLiam Wilson in Eureka street. E ciò che racconta Eraldo Pecci ne il Il Toro non può perdere è davvero una bella storia, una bella storia d’amore. La narrazione di un mondo che non c’è più, «Erano altri tempi, torno a dirlo» scrive sempre Mura, travolto e cambiato da un’omologazione del pensiero che non ha eguali nell’evoluzione dei comportamenti umani. Un’umanità, rievocata anche nelle pagine scritte da Eraldo Pecci, che c’informa di un Paese migliore, sano e ricco di futuro.
La magica stagione ’75-76, il sottotiolo del libro, è la stagione della conquista dell’ultimo scudetto del Toro, uno scudetto che Pecci conquista al primo anno con la maglia granata. Una maglia passata direttamente dalla storia alla leggenda nel pomeriggio del 4 maggio 1949, il giorno del tragico incidente che causò la morte di un’intera squadra che aveva vinto cinque scudetti consecutivi.
Il giovane Eraldo si accorge fin dal primo momento che indossare la maglia granata è un privilegio e nello stesso tempo molto difficile.
«La differenza che c’è tra le città d’Italia dove ci sono due squadre e Torino è che a Torino ci sono “loro”, i gobbi. A Milano succede che in un certo periodo vada meglio il Milan e in un altro l’Inter. Succede così anche a Roma tra Lazio e Roma o a Genova tra Genoa e Sampdoria. A Torino no, a Torino ci sono “loro”, che sono padroni del giornale, padroni della tv, padroni della banca e, tramite la Fiat, padroni della città. Non c’è gara».
Eppure in quell’annata, calcisticamente fantastica e irripetibile, il Toro vinse lo scudetto conquistando 45 punti contro i 43 della Juventus. Era il Toro del “giaguaro”, dei “gemelli del gol”, del “poeta”. Questa la formazione titolare: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. Una squadra efficace e bella da vedere che rinverdì, anche se per pochi anni, i fasti del “Grande Torino”. Una squadra che giocava in velocità con un pressing alto in fase di non possesso palla che solo molti anni dopo si rivedrà, applicato sistematicamente, nel campionato italiano di calcio. Una squadra ruvida e nello stesso tempo con un alto tasso tecnico garantito da calciatori che hanno segnato la storia calcistica non solo del Toro. Paolo Pulici, Ciccio Graziani, Claudio Sala, Renato Zaccarelli, lo stesso Eraldo Pecci.
Ma un’impresa, perché quella del Toro del 1975 fu una vera impresa, non si realizza soltanto con gli undici calciatori che la domenica vince le partite sul terreno di gioco. Un’impresa come quella realizzata dal Torino nella stagione sportiva 1975/76 si costruisce se c’è un gruppo allargato di persone che lavora e vive in armonia. Questo gruppo Pecci non l’ha dimenticato, anzi è proprio a loro che dedica le pagine più belle del suo libro. Bruno Vigato (il magazziniere), la signora Franca (responsabile spogliatoio “Fila”), la famiglia Pasotti (il ristorante del circolo del Toro), Domenico Magrini (l’artigiano delle scarpe da calcio), il signor Porzio (addetto all’arbitro), Giacomo Franco detto “Nino” (accompagnatore di Radice), Bruno Colla e Giovanni Monti (massaggiatori), sono solo alcuni rappresentanti della fauna umana presente nel libro e che rese possibile, assieme ai calciatori ovviamente, quello splendido trionfo sportivo.
Pecci non dimentica niente e nessuno. C’è spazio infatti anche per la letteratura con Giovanni Arpino e la sua Me grand Turin, così come c’è, ovviamente, il giusto spazio per Luciano Orfeo Pianelli che Pecci definisce come «il miglior presidente che ho avuto in tanti di carriera […] Mi fermo ancora oggi al cimitero di Villefranche a salutare il mio Pres davanti alla tomba che divide con donna Cecilia. Sulla lapide ci sono spesso fiori freschi, a volte fiori di tifosi granata».
A questo si giustappone la narrazione degli eventi sportivi che determinarono quella storica vittoria. Le partite, i gol, gli aneddoti, i protagonisti. A completare il tutto 34 fotografie (più 2 della copertina), quasi tutte in bianco e nero, che hanno la capacità di saper riavvolgere il nastro dei ricordi e trasportati, per il tempo della lettura, ad esultare con Pulici e Graziani, con Castellini e Claudio Sala e, ovviamente, con quel ragazzo dall’accento bolognese e la maglia numero 8 sulle spalle: Eraldo Pecci.

Il Toro non può perdere, Eraldo Pecci (2013, Rizzoli, 288 pagine. 18 euro) 

Javer Zanetti, il calcio che piace a noi

UP
1. Javer Zanetti
La rottura del tendine d’Achille, nella partita persa dalla sua Inter contro il Palermo, è per il capitano nerazzurro, Javer Zanetti, una bruttissima notizia. C’è il rischio concreto infatti che la sua carriera agonistica sia finita propria alla Favorita. Al capitano dell’Inter gli auguri di pronta guarigione da parte nostra e un grazie per tutto ciò di positivo che rappresenta per il nostro calcio. Leggenda.

2. Palermo
Il ritorno di Giuseppe Sannino sulla panchina rosanero continua ad avere effetti positivi sui risultati del Palermo. La vittoria sull’Inter, solo l’ultima chicca, mantiene intatte le possibilità di salvezza per la squadra siciliana e tiene sveglia l’attenzione per un campionato altrimenti senza alcuna alcun appeal perché già deciso in vetta. Indomabile.

3. Genoa
Ci pensa Borriello a risolvere la pratica contro il Chievo Verona e il suo gol tiene in corsa il Genoa per la permanenza in serie A. Una rete “pesante” che dimostra come nulla s’improvvisa e che nella lotta per non retrocedere la differenza la faranno i calciatori di qualità come lo stesso Borriello e Ilicic. Determinante.

DOWN
1. Mauro Bergonzi
Il derby di Torino giocato a viso aperto da entrambe le formazioni s’infrange sul grave errore dell’arbitro Muro Bergonzi che sullo 0-0 non concede un calcio di rigore al Toro, per fallo di Bonucci su Jonhatas, con conseguente espulsione del difensore bianconero. Sull’azione successiva la Juventus passa in vantaggio. La storia si ripete sempre con gli stessi vincitori e sempre allo stesso modo. Inadeguato.

2. Siena
La lunga rincorsa alla salvezza della squadra toscana iniziata con l’avvento di Iachini sulla panchina del Siena ha subito una brutta battuta d’arresto che rischia di rendere inutile la bella stagione della squadra bianconera. Nella partita di ieri ha perfino ridato fiato alla Roma che sembrava ormai disinteressata al campionato.

3. Inter
Un altro infortunio, che si aggiunge ai tanti della stagione negativa della squadra nerazzurra, non può giustificare l’andamento altalenante della squadra che vede allontanarsi definitivamente qualunque soddisfazione per il presidente Moratti. Andrea Stramaccioni sembra però saldissimo sulla sua panchina. Stranezze del calcio, così è se vi pare.

Il principe è sempre Diego Milito (5 novembre 2012)

UP
1. Diego Milito
Il “principe” si prende ancora i titoli di prima pagina e con due gol aiuta l’Inter di Stramaccioni ad espugnare lo Juventus Stadium e porre fine all’imbattibilitá della squadra bianconera. È tornato il grande attaccante del triplete e con Cassano e Palacio si contendono, con il tridente della Roma, lo scettro del reparto offensivo più forte del campionato.

2. Stephan El Shaarawy
Il “piccolo faraone” conferma tutti i giudizi positivi che in tanti hanno espressi di lui. Si mette sulle sue giovani spalle il Milan di Massimiliano Allegri e lo traghetta fuori dalla palude del fondo della classifica e riaccende la passione del presidente e di molti dei tifosi rossoneri sparsi per tutta la penisola.

3. Giovanni Stroppa
Mette in campo una squadra con una difesa a tre in fase di possesso palla e a cinque in fase di non possesso e il Pescara si esprime su buoni livelli, disputando la migliore partita del campionato. Quintero in cabina di regia, accompagnato da Cascione e Nielsen, disputa una gara che può essere un buon punto di partenza per un nuovo campionato per il Pescara.

DOWN
1. Ciro Ferrara
Sei sconfitte consecutive per la Sampdoria e Ciro Ferrara vede la sua panchina sempre più in pericolo. La squadra, pur avendo una buona rosa a disposizione, dopo alcun risultati molto fortunati conquistati nelle prime giornate di campionato svela il suo reale valore e dalla prossima partita ogni sconfitta può essere quella decisiva per l’esonero.

2. Lazio
Subisce quattro reti a Catania ed esce fortemente ridimensionata dalla sfida con i siciliani. Una difesa lenta e un centrocampo troppo macchinoso che è stato messo in grande difficoltà dai piccoletti del Catania, Gomes e Barrientos. Domenica prossima c’è il derby e un’altra sconfitta pesante potrebbe avere delle conseguenze, oggi, impensabili.

3. Genoa
Alla quarta sconfitta consecutiva, la terza per il neo allenatore Gigi Del Neri, il Genoa è una delle delusioni di questo campionato. Paga certamente l’assenza di Borriello per infortunio e non sembra in grado, almeno per il momento, di risalire la china. Preoccupante l’involuzione di molti calciatori, Immobile tra questi.

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