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Il Pescara ha già un’identità e vince la prima partita di campionato

Buona la prima. Il Pescara ha già un’identità e batte 3-0 la Juve Stabia
Miglior esordio non poteva esserci per il nuovo Pescara di Pasquale Marino che il Pescara vince la prima sfida del campionato battendo 3-0 la Juve Stabia.
Una buona prestazione della squadra biancazzurra che ha nell’organizzazione del gioco la sua leadership. Un gioco corale che, nonostante la condizione fisica non sia ottimale, è già molto godibile.
Difesa bassa, giro palla e sovrapposizioni sulle fasce le caratteristiche che, per il momento, la squadra ha messo in mostra. L’azione parte sempre da piedi dei difensori centrali con una trama di gioco predilige la manovra avvolgente alle verticalizzazioni e la triangolazione al lancio lungo.
In questo senso la squadra ha già un’identità e una fisionomia molto riconoscibili e utilizzando un termine molto inflazionato nel gergo calcistico, si può dire che “giochi a memoria”.
Il Pescara finisce la partita in crescendo mostrando una buona concentrazione. E proprio nel finale di partita il risultato poteva diventare anche più largo a favore della squadra adriatica.

Maniero conquista anche Pasquale Marino
Protagonista assoluto della partita è stato Pippo Maniero che realizza una doppietta personale nella gara d’esordio.
La storia calcistica del giovane attaccante di scuola Juve sembra uscire da un romanzo d’appendice. Nella stagione dei record di due anni, che vide a fine stagione la promozione della squadra in serie A, tutti lo consideravano il centravanti titolare della squadra e invece così non fu. Non giocò la prima partita a Verona lasciando il posto a Ciro Immobile che da quel giorno diventò titolare inamovibile. Quest’anno la situazione sembra essersi ribaltata.
Nei primi giorni di ritiro infatti il titolare sembrava essere Nando Sforzini e invece, grazie anche all’indisposizione fisica del compagno di squadra, Pippo a suon di gol sta costruendo un futuro che può divetare roseo per lui e per la sua squadra. Il feeling con il pubblico dell’Adriatico c’è sempre stato e i gol, 4 in tre partite, non possono che rafforzare un legame già molto forte e sentito in città.

Mascara è già leader in campo, standing ovation per lui
Non ha impiegato molto tempo per ottenere una maglia da titolare Peppe Mascara che fa il suo esordio all’Adriatico pochi giorni dopo il suo arrivo in città, complice anche l’imprevista indisponibilità di Politano.
Si prende la fascia sinistra del versante offensivo, appannaggio di Antonino Ragusa per gran parte della fase di precampionato, e dimostra fin dalle prime battute che l’insistenza con cui l’ha richiesto mister Marino aveva solide fondamenta.
Leader in campo fin dal primo minuto. I compagni lo cercano anche in fase di non possesso palla e lui si fa trovare sempre pronto. Svolge in maniera disciplinata i compiti che gli assegna l’allenatore anche se negli ultimi cinque minuti in cui è in campo è capace di trovare una nuova posizione che gli consente di confezionare alcuni assist che avrebbero potuto avere miglior sorte.
Marino gli concede la passerella finale con un cambio che arriva a nove minuti dalla fine della partita e che trascina il pubblico alla prima standing ovation della stagione. Così come l’allenatore che l’ha voluto a Pescara anche lui sembra essere un lusso per la serie B.

12.500 spettatori nella partita d’esordio
Che il nuovo Pescara allestito dal presidente Sebastiani, l’amministratore delegato Iannascoli e i soci della Pescara calcio piacesse ai tifosi biancazzurri era ormai chiaro a tutti, ma che alla prima partita della stagione, contro una squadra non certo blasonata come la Juve Stabia, fossero presenti in 13.000 nessuno lo avrebbe ipotizzato.
Una grande testimonianza di affetto e di gradimento dunque da parte dei tifosi per una squadra allestita per disputare un campionato di alto livello. L’obiettivo dichiarato è quello di far dimenticare in fretta il bruttissimo campionato dello scorso anno anche se i tifosi, dopo le prime uscite stagionali, cominciano a sognare in grande e si preparano a vivere una nuova stagione da protagonisti come fu quella di due anni fa.

Al via la stagione 2013/2014 del Pescara

Il Pescara si è ritrovato questa mattina all’Hotel Dragonara, alle porte della città, per iniziare la nuova stagione agonistica che lo vedrà ai nastri di partenza del campionato di serie B.
C’era il presidente Daniele Sebastiani, l’amministratore delegato Danilo Iannascoli, il direttore sportivo Giorgio Repetto e tutta la squadra al completo a partire dal nuovo allenatore, Pasquale Marino.
L’allenatore siciliano si è detto soddisfatto della rosa a sua disposizione e si dice pronto per la nuova stagione agonistica.
La rosa è molto ampia e andrà ridotta con una serie di operazioni di mercato che sono in corso in questi giorni. C’è attesa per l’evoluzione della trattativa relativa ad Aniello Cutolo, il trentenne calciatore del Padova in procinto di trasferirsi sulle sponde dell’Adriatico.
Grande attenzione è stata riservata ai nuovi acquisti e in particolare a Federico Viviani e Matteo Politano che si sono presentati ai nastri di partenza già in perfetta forma fisica.
Nel primo pomeriggio la squadra raggiungerà la sede del ritiro estivo di Rovisondoli dove resterà fino al 25 di luglio.
Con lo staff tecnico, composto da Pasquale Marino, l’allenatore in seconda Massimo Mezzini, il preparatore atletico Iuri Bartoli, Vincenzo Teresa per il recupero infortunati e Catello Senatore preparatore dei portieri, sono partita alla volta di Rivisondoli i calciatori:
Abbruscato Elvis, Balzano Antonio, Bianchi Arce Nicolas, Bjarnason Birkir, Bocchetti Antonio, Brugman Gaston, Capuano Marco, Cascione Emmanuel, Chiaretti Lucas, Cosic Uros, Di Francesco Federico, Fornito Giuseppe, Frascatore Paolo, Jonathas, Kabashi Elvis, Maniero Riccardo, Nielsen Matti Lund, Padovan Stefano, Pelizzoli Ivan, Perrotta Marco, Pigliacelli Mirko, Piscitella Giammario, Politano Matteo, Ragni Riccardo, Ragusa Antonino, Rizzo Giuseppe, Rossi Andrea, Savelloni Luca, Schiavi Raffaele, Sforzini Ferdinando, Soddimo Danilo, Terlizzi Christian, Viviani Federico, Vukusic Ante, Zauri Luciano, Zuparic Dario.

Prima che il gallo canti

La lettura dei quotidiani riserva sempre qualche sorpresa. Pensiamo di saper tutto perché oggi l’informazione è dappertutto, in cielo in terra e in ogni luogo, e invece scopriamo che non è sempre così. Stamattina per esempio, mi sono imbattuto in un’affermazione quasi evangelica a proposito di Zdeněk Zeman. A scrivere non era Marco, «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte», ma sempre di tradimento si parlava. Il traditore sarebbe stato l’allenatore di Praga. Avrebbe tradito per ben due volte non tre, per questo siamo certi che a scrivere non sia stato Marco.
Il primo tradimento risale all’estate dello scorso anno mentre il secondo è fresco di giornata, risale a ieri, ovvero la rinuncia a tornare sulla panchina del Pescara.
Se fossi Marco scriverei che in queste due affermazioni coesistono quattro bugie e potrei fermarmi qui. Mi dovreste credere sulla parola. Ma non sono Marco, sono un giornalista è ho il dovere, se faccio delle affermazioni, di spiegare il perché.
Partiamo dal tradimento più vecchio. La scorsa estate, quando Zeman accettò la proposta della Roma di firmare un contratto biennale, non ci fu nessun tradimento perché non c’era nessun vincolo contrattuale tra il Pescara e Zeman. Al contrario Zeman aveva detto in più occasioni, anche a campionato in corso che se fosse arrivata una chiamata della Roma non avrebbe detto di no. Quindi la prima affermazione è falsa. Chi la scrive mente, sapendo di mentire. A patto, ovviamente, che chi scrive sia consapevole di ciò che scrive.
La seconda affermazione, la rinuncia a tornare sulla panchina del Pescara, è invece vera, ma è falsa l’accusa di tradimento. È falsa perché a Zeman è stata fatta una proposta e questa proposta lui ha risposto semplicemente di no. Non aveva alimentato nessuna fantasia, non si era impegnato neanche solo minimante e aveva sempre detto che avrebbe deciso con calma il suo futuro. Non il suo futuro a Pescara, ma il suo futuro.
Quindi più che un giudizio che si basa sui fatti, i due tradimenti sembrano frutto più di un’acredine personale, di cui s’ignorano i presupposti, che affermazioni supportate da fatti.
Lo stesso autore, non Marco dunque, scriveva non più tardi di qualche mese fa che la campagna acquisti del Pescara era stata un «mercato d’oro», credo che fosse proprio questa l’espressione utilizzata, e che avrebbe procurato molti utili alla società. Guardando la classifica finale della squadra sappiamo che da un punto di vista tecnico quella campagna acquisti è stata un fallimento, vedremo, tra pochi giorni, se sarà così anche da un punto di vista finanziario. I fatti, fino ad oggi, hanno dimostrato che anche quella affermazione era falsa.
Così come nell’ultimo mese aveva annunciato, a giorni alterni e a otto colonne, il ritorno di Zeman sulla panchina del Pescara. A dire la verità nei giorni pari parlava di Zeman, in quelli dispari di Giampaolo. Sappiamo oggi che non era vera né la prima notizia, tantomeno la seconda. Il nuovo allenatore del Pescara sarà Pasquale Marino.
Se fossimo negli Stati Uniti d’America, molto probabilmente, l’autore di queste notizie false pagherebbe pegno. Sono notizie false perché non si tratta di errori, quelli può commetterli chiunque, ma di notizie fondate quasi esclusivamente sul nulla. Ma siamo in Italia e in Italia la memoria collettiva non esiste e se esiste è corta, a volte cortissima. Il gallo domani mattina canterà come sempre e ci saranno ancora persone che scriveranno di falsi tradimenti, per fortuna però, in Italia, i quotidiani si leggono sempre meno. Anche perché Marco, quel Marco, non scrive più da tempo.

Cavani, Montella e il Catania i migliori del campionato

Classifica finale, Cavani, Montella e il Catania i tre UP del campionato italiano di calcio 2012/2013

UP
1. (Calciatore) – Edinson Cavani
Conquista il titolo di capocannoniere del campionato e rende una squadra normale la seconda forza del campionato. Uno degli ultimi campioni che il calcio italiano può vantare e che probabilmente lascerà il campionato italiano. Senza di lui il Napoli, ma soprattutto Mazzarri, avrebbe tutt’altra considerazione. Il migliore.

1. (Allenatore) – Vincenzo Montella
Trascina la Fiorentina, che lo scorso anno lottava per non retrocedere, fino al quarto in classifica. A tratti ha fatto giocare alla sua squadra il miglior calcio del torneo. Dopo la positiva esperienza alla guida del Catania si conferma anche in Toscana. Il prossimo campionato sarà decisivo per valutare tutte le sue potenzialità. In crescita.

1. (Squadra) – Catania
Termina il campionato all’ottavo posto con 56 punti, due in più dell’Inter e a ridosso di Lazio e Roma. La vera sorpresa positiva di questo campionato che, certo, in Sicilia ricorderanno a lungo. Una squadra costruita con intelligenza nel corso degli anni che premia una dirigenza competente. Sorprendente.

DOWN
1. (Calciatore) – Daniele De Rossi
A lungo considerato il miglior centrocampista italiano, certo il calciatore italiano con lo stipendio più alto, delude le aspettative dei suoi tifosi e, credo, dei suoi compagni di squadra. All’inizio del campionato ha attribuito le sue défaillance alla presenza di Zeman, ma il suo rendimento con il tattico di Spalletti in panchina è stato anche peggiore. Sopravvalutato.

1. (Allenatore) – Andrea Stramaccioni
Conduce l’Inter a uno dei campionati più brutti della sua storia calcistica. Immaturo ma sufficientemente presuntuoso non riesce mai ad avere in mano la squadra. Non è aiutato dagli infortuni ma c’è molto di suo in un’annata da dimenticare. Impreparato.

1. (Squadra) – Pescara
Con 28 sconfitte batte tutti i record negativi della categoria ed è sufficiente questo dato per considerare la stagione agonistica appena terminata come la peggiore della sua storia sportiva. Un anno dunque da dimenticare in fretta per recuperare il rapporto con una tifoseria abituata, da sempre, solo al bel calcio. Catastrofe.

La festa è a Udine, tutti in piedi per Totò Di Natale

UP
1. Totò Di Natale
L’ennesima doppietta lo colloca al secondo posto della classifica dei cannonieri con 22 gol, secondo solo all’inarrivabile Edinson Cavani. Un calciatore immenso nel quale non ha creduto nessuno dei grandi club italiani. Si contende la palma di miglior calciatore del torneo proprio con lo stesso Cavani. Infinito.

2. Vincenzo Montella
Dopo la buona e positiva esperienza di Catania si conferma a Firenze conducendo la Fiorentina a un traguardo insperato all’inizio del campionato. L’esame di maturità è però rimandato al prossimo anno, se si confermerà, il calcio italiano avrà guadagnato un nuovo, bravo, allenatore. Spettacolare.

3. Catania
La squadra siciliana realizza il miglior piazzamento della sua storia calcistica. Merito di una società accorta che ha saputo scegliere e dare l’opportunità a un giovane allenatore, Maran, di misurarsi con la massima serie. Da seguire con interesse anche per il prossimo campionato.

DOWN
1. Pescara
Per la seconda settimana consecutiva il Pescara conquista la testa di questa classifica. 79 gol subiti e 27 sconfitte costituiscono un record che può essere “migliorato” nell’ultima partita casalinga contro la lanciatissima Fiorentina dell’aereoplanino Montella. Un campionato che si è trasformato in un incubo sportivo. Da dimenticare.

2. Maurizio Zamparini
Il Palermo retrocede in serie B dopo nove anni e il merito maggiore va ascritto al suo Presidente, Maurizio Zamparini. Grande confusione nella gestione tecnica della squadra e una retrocessione che priva il campionato italiano di serie A di una grande piazza sportiva. Risalire la china non sarà facile, con o senza il presidente venuto dal nord.

3. Siena
Anche il Siena, nonostante il grande exploit di Beppe Iachini retrocede in serie B. Non tutte le retrocessioni sono uguali però. Il Siena ha messo in vetrina alcuni giovani interessanti che possono garantire alla società toscana un futuro molto diverso dal triste presente.

La Juventus è la più forte

UP
1. Juventus
Vince con pieno merito lo scudetto e gran parte del merito va ascritto al suo allenatore, Antonio Conte, che modella e trasforma una squadra di buoni calciatori in dominatori assoluti del campionato. In una giornata certamente positiva stride il comportamento della società bianconera che continua a parlare di 31 scudetti. Irresistibile.

2. Miroslav Klose
Segna cinque reti in una sola partita e raggiunge quota 15 nella classifica dei cannonieri. La sua assenza per infortunio ha penalizzato la Lazio che con lui in squadra avrebbe certamente qualche punto in più. A dispetto dell’età si dimostra all’altezza dei migliori attaccanti del campionato. Infinito.

3. Edinson Cavani
Ricomincia a segnare Cavani e il Napoli mette al sicuro il secondo posto in campionato. Con la sua classe e la sua prolificità, è il capocannoniere del campionato con 26 reti, nasconde le lacune tattiche della squadra di Walter Mazzari e supera il muro delle 100 reti con la maglia partenopea.

DOWN
1. Pescara
Da ieri il Pescara è matematicamente retrocesso in serie B e dunque, da oggi, inizia un nuovo capitolo della sua storia sportiva. Prima di qualunque progetto per il futuro prossimo si faccia una vera e sana autocritica ammettendo gli errori compiuti e rintracciandone la causa. Solo in questo modo si possono gettare le basi per un futuro diverso dal triste presente.

2. Paolo Silvio Mazzoleni
L’errore dell’arbitro bergamasco Paolo Slvio Mazzoleni, che non concede un calcio di rigore clamoroso a favore della Fiorentina per fallo di mano di De Rossi che avrebbe guadagnato anche il cartellino rosso per doppia ammonizione, è un errore gravissimo. Un errore che potrebbe avere conseguenze pesanti per la classifica della Fiorentina che vede ridurre il suo vantaggio proprio sulla Roma a soli tre punti. Inadeguato.

3. Bologna e il suo allenatore, Stefano Pioli
Il troppo decantato Stefano Pioli, accostato in ogni sezione del calcio mercato a squadre di prima fascia, prende con la sua squadra, il Bologna, sei gol dalla Lazio di Pektovic e si avvia a concludere il campionato in modo anonimo. Un allenatore sopravvalutato dalla critica militante che non ha mai proposto nulla di nuovo. Inconcludente.

A Cristiano ciò che è di Cristiano e a Daniele ciò che è di Daniele

Il Pescara chiude il girone di andata con 20 punti e cinque squadre alle sue spalle. Ha segnato 17 reti e ne ha subite 35. Se il campionato terminasse oggi sarebbe salvo: perciò tutti in piedi e battiamo le mani. Battiamo le mani perché venti punti sono tanti, perché il Pescara è una neopromossa e perché le squadre che i biancazzurri si mettono alle spalle rispondono al nome di Siena, Palermo, Cagliari, Genoa e Bologna. Senza considerare che al giro di boa del campionato ha gli stessi punti della Sampdoria e del Torino ed è a due lunghezza dall’Atalanta.
Un campionato dunque, almeno fino a questo momento, molto positivo per la società diretta da Daniele Sebastiani che, in maniera ingenerosa, è stato criticato con troppa fretta e superficialità.
L’avvento sulla panchina del Pescara di Cristiano Bergodi (e del suo staff) sta portando indubbi benefici alla squadra anche se la parte più difficile, per il neo tecnico biancazzurro, inizia proprio adesso.
La vittoria contro la Fiorentina consegna alle cronache un Pescara double-face, molto attento in fase di contenimento nel primo tempo, con un insuperabile Perin che salva la squadra dal tracollo, cinico e più intraprendente nel secondo tempo. Un buon Pescara che mi è piaciuto e che ha meritato la vittoria per l’autorità con la quale ha saputo tenere testa a una squadra molto più forte da un punto di vista tecnico.
Interpellato da www.fiorentina.it prima della sfida del Franchi, per la rubrica “Penna in trasferta”, avevo detto che ciò che avrebbe fatto la differenza in campo sarebbero state le motivazioni dei calciatori, così è stato. Il Pescara è sceso in campo con la mentalità giusta, ma soprattutto molto concentrato. Gran parte del merito va ascritta al suo allenatore che in poco tempo e soprattutto con una squadra che non aveva costruito, è riuscito a trasformare un gruppo di calciatori in una squadra. Non è un merito da poco e non era scontato che ciò accadesse. Perciò credo che vada riconosciuto a Cristiano Bergodi ciò che è di Cristiano Bergodi.
Così come va riconosciuto a Daniele Sebastiani, e a tutta la società che pure era alla sua prima esperienza in serie A, la bontà del lavoro svolto in fase di costruzione della squadra. E quindi anche a Daniele (Sebastiani e Delli Carri) ciò che è di Daniele.
Da oggi dunque si può guardare al futuro con più ottimismo e anche con un po’ più di serenità. Non bisogna disperdere il lavoro svolto fino ad oggi e bisogna approfittare del mercato di gennaio per mettere a segno quei colpi che possono garantire al Pescara un girone di ritorno più tranquillo.
Serve, oggi più di ieri, un attaccante centrale in grado di garantire alla squadra otto, nove gol fino alla fine del campionato e almeno un centrocampista di qualità in mezzo al campo che possa prendere il posto dell’ottimo Togni che può diventare la prima, vera e unica alternativa al nuovo acquisto.
E infine così come ho scritto all’inizio del campionato, non si prenda Ciro Ferrara perché in contraddizione con lo stile e il progetto inaugurato con Zdeněk Zeman, oggi penso, con motivazioni analoghe, che non si debba acquistare Gaetano D’Agostino.

«Stultum est dicere: putabam»

A Napoli i tifosi delle due curve battono ritmicamente le mani. Si sentono con chiarezza i cori e la voce dei tifosi. Un tifo incessante che dura per tutti i novanta minuti della partita anche se il Napoli gioca contro l’ultima in classifica. La pressione è tanta per i protagonisti in campo. Una pressione che nasce dalla passione senza se e senza ma dei tifosi partenopei. Vale per la squadra in generale e vale, a maggior ragione, per i singoli protagonisti. Più è alta la considerazione che si ha del singolo calciatore più è alta l’attenzione. E il livello della considerazione è evidente fin dall’annuncio ufficiale delle formazioni. La voce dell’altoparlante annuncia: «Con il numero ventiquattro…Lo-ren-zo…», e il pubblico all’unisono risponde con la stessa cadenza «In-si-gne». Mi piace pensare che Pier Paolo Pasolini abbia scritto del calcio come ultima rappresentazione sacra della nostra società assistendo proprio a una partita del Napoli.
Poi inizia la partita e il sogno di bambino legato alla coreografia del tifo, ai cori, ai colori, al profumo dell’erba, che solo uno stadio di calcio sa trasmettere svanisce in quindici minuti. Il tempo necessario al Napoli di Hamsik e Cavani di segnare due gol, sfiorandone altrettanti. Svanisce il sogno perché per quanto ci si sforzi di vedere dei piccoli, ma non significativi, miglioramenti nel gioco della squadra adriatica, non si può continuare a sognare se la squadra perde sempre. Il Napoli è di un’altra categoria rispetto al Pescara e nessuno può metterlo in dubbio, ma alla fine della partita il risultato è, ancora una volta, impietoso: 5-1. E ancora una volta, come è già successo per la partita contro la Roma, in tanti evidenziano più i segnali positivi della squadra che gli aspetti negativi. Inizia la gara dei “se” e dei “ma”. Se il Pescara fosse rimasto in undici contro undici. Se fosse stato assegnato il rigore. Se Vukusic avesse sfruttato bene l’occasione che gli è capitata tra i piedi sul 2-1.
Al liceo avevo un professore di italiano e latino molto bravo e temuto da tutti i suoi studenti. Ho tanti ricordi e aneddoti legati alle sue “mitiche” interrogazioni, ma ce n’è uno che più di tutti mi è rimasto impresso. Quando qualche studente era impreparato e voleva giustificarsi adducendo improbabili cause lui, il professore, abbassava gli occhi sul registro e in maniera molto evidente faceva capire che stava scrivendo due nella casella corrispondente all’impreparato di turno. Poi alzava gli occhi dal registro, toglieva gli occhiali e si sedeva sulla scrivania. Questa pantomima durava pochi secondi che per noi duravano un’eternità. Poi schiariva la voce e proferiva in latino: «Stultum est dicere: putabam». Da quel momento in poi il silenzio regnava sovrano nella classe per interrompersi solo al suono della campanella che segnalava il cambio dell’ora. Se il mio professore di italiano e latino fosse qui ad ascoltare le giustificazioni pronunciate dopo queste ultime due partite disputate dal Pescara, e che accomunano molti sotto il cielo biancazzurro, sono certo pronuncerebbe lo stesso, identico, ammonimento.
Infine, last but not least direbbero a Londra, una breve, brevissima, considerazione su Lorenzo “il primo violino” Insigne.
Non è più il calciatore che “spacca” le partite. Pur disputando una buona gara, ha messo il piede in tre dei cinque gol del Napoli, sembra aver perso il guizzo che gli faceva intuire l’azione qualche frazione di secondo prima degli avversari. Svolge il compitino che gli ha assegnato il suo nuovo allenatore. Non cerca più la giocate e il gol, ma è costretto ad essere il portatore d’acqua di Cavani. Se qualcuno può togliesse Insigne dalle cure di Mazzarri e lo restituisse al calcio italiano.

La prima volta di Josip Iličič (26 novembre 2012)

UP
1. Josip Iličič
Il calciatore sloveno del Palermo, ex Maribor, regala a Gasperini una vittoria importantissima nel derby siciliano. Se il nazionale sloveno è in serata tutta la squadra riesce a giocare meglio. Quest’anno le sue prestazioni non erano mai state all’altezza della nomea che si è conquistato in questi due anni di permanenza nel campionato italiano di calcio. Con lui e Fabrizio Miccoli in buone condizioni il Palermo può uscire al più presto dalla zona rossa della classifica.

2. Riccardo Montolivo
Per una circostanza fortuita gioca la sfida contro la Juventus indossando la fascia di capitano e non delude le aspettative. Preciso, ordinato e sempre con i tempi giusti, restituisce al centrocampo del Milan geometrie alle quali non era più abituato. Si fa largo tra i tanti mediani della rosa rossonera e tira fuori, definitivamente, il Milan dalla parte destra della classifica.

3. Ciro Ferrara
Si rialza da una situazione oggettivamente molto complicata e interrompe la striscia negativa di sconfitte consecutive con due vittorie, la prima delle quali nel derby della Lanterna, che portano ossigeno puro alla classifica dei blucerchiati e al morale della squadra. Gioca praticamente senza punte, un po’ per scelta, un po’ per gli infortuni. I sedici punti in classifica garantiscono ad oggi la permanenza in serie A.

DOWN
1. Nicola Rizzoli
Ancora una volta determinante per il risultato della Juventus, anche se questa volta in negativo. Nell’economia della classifica bianconera incide più lui di Giovinco. Non ammonisce quando è il caso e lascia correre molti falli tattici a centrocampo. Nell’episodio del rigore, se fosse stato più tranquillo e non avesse commesso tutti gli errori delle partite precedenti, forse, non avrebbe concesso un rigore inesistente.

2. Silvio Berlusconi
Alle sue gaffe di cattivo gusto da Presidente del Consiglio i più si erano assuefatti, ricordate le corna nelle foto ufficiali o il cucù alla Merkel, a quelle da Presidente del Milan non eravamo abituati. Nel post partita Milan-Juventus rispondendo a un giornalista che gli chiede se gli era piaciuto vincere con un rigore dubbio, risponde come l’ultimo dei tifosi: «È la cosa che dà maggiore soddisfazione».

3. Pescara
Il cambio dell’allenatore non produce gli effetti auspicati. Giunge così la nova sconfitta del campionato, primato negativo che condivide con il Bologna, e il venticinquesimo gol subito, primato negativo che condivide con il Chievo. Con nove realizzati vanta invece, in solitudine, il primato negativo dei gol subiti. Per Cristiano Bergodi un compito difficilissimo, salvare la squadra dalla retrocessione, sulla quale oggi sarebbero in pochi a scommettere.

Questi fantasmi

Lo scorso anno già dalla partita contro la Triestina, era la prima uscita ufficiale e il Pescara fu eliminato dal primo torneo della stagione, la Coppa Italia, ai calci di rigori da una squadra di Lega Pro, si capiva che il Pescara di Zeman avrebbe disputato un grande campionato. In campo si erano visti i primi movimenti del credo zemaniano, non ancora tutti gli attori protagonisti, e s’intuiva che quella squadra poteva “spaccare” il campionato. Non se ne accorse nessuno, forse perché era la vigilia di ferragosto e il caldo, a volte, obnubila il cervello. Poi iniziò il campionato e con il campionato i primi riscontri a supportare l’impressione positiva tratta dalla partita contro la Triestina. Ma il contesto pescarese continua ad ignorare Zeman, non la squadra, ma proprio l’allenatore di Praga. Quando poi il Pescara comincia a segnare con una certa regolarità e a occupare stabilmente le prime posizioni in classifica le critiche diventano, paradossalmente, anche più perfide. Mai dirette, ma sempre indirette. Nascoste, pigiate, le une sulle altre tra le parole. Visibili per sottrazione nei titoli di prima pagina che non ci sono. In un narrare le gesta della squadra, che nel frattempo sta deliziando il palato calcistico di tutta l’Italia, non utilizzando mai aggettivi adeguati all’impresa che si sta materializzando sotto gli occhi di tutti. Ogni singolo passo falso viene salutato come quello definitivo. E nel periodo peggiore dal punto di vista dei risultati, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile il periodo dei lutti per chi avesse già rimosso ogni ricordo e con la squadra che sembrava non avere la forza di reagire, alle cassandre nostrane sembrava aver vinto definitivamente la personale battaglia.
Il campo però, da Padova-Pescara e fino alla fine del campionato, ha dato responsi impossibili da ignorare e, obtorto collo, dinnanzi al trionfo di una squadra che ha riscritto la storia della serie B, tutti sono stati costretti ad utilizzare aggettivi che mai avrebbero pensato di dover rispolverare dai cassetti della loro memoria.
Perché è successo tutto questo? Perché una squadra che vinceva e riempiva lo stadio tutte le settimane non è stata raccontata e accompagnata al successo con l’enfasi che avrebbe meritato? Perché Zeman, cercato e rincorso dai media di tutto il Paese per il nuovo miracolo che stava realizzando in Abruzzo, è stato, nella sua nuova casa, trattato come un intruso?
La chiave per aiutarci a capire ciò che è successo lo scorso anno in riva all’Adriatico e per comprendere alcuni meccanismi della mente umana e ciò che succede quando ci si rifiuta di guardare la realtà delle cose ce la offre uno dei più grandi autori teatrali italiani di tutti i tempi.
Nello stadio dove il Pescara gioca le sue partite interne, si aggira il fantasma di Alfredo e i Pasquale Lojacono pescaresi pensano davvero sia un fantasma. Ci credono a tal punto da non vedere ciò che succede sotto i loro occhi e cioè che Maria, la giovane moglie di Pasquale Lojacono, sia l’amante di Alfredo. Un fantasma che ieri osteggiava e oggi pontifica sul nulla.
«I fantasmi non esistono. I fantasmi siamo noi…», ripeteva, inascoltato, Pasquale.
E cosi la malafede di alcuni e il pregiudizio di molti, crearono le condizioni perché non ci fosse la narrazione di un’impresa, ma semplicemente la cronaca di una vittoria. Un’occasione persa, come spesso succede all’Abruzzo anche in altri settori, per scrivere nuove pagine di epica sportiva destinate a restare nella memoria collettiva come “La storia”.
«Mi ha lasciato una somma di denaro […] però dice che ha sciolto la sua condanna […] che non comparirà mai più […] Come? […] Sotto altre sembianze? È probabile. E speriamo…». Sono le parole con le quali Pasquale Lojacono commenta con il professor Santanna l’epilogo della commedia Questi fantasmi, scritta e interpretata da Eduardo De Filippo, drammaturgo, regista, attore e poeta, patrimonio dell’umanità.

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