La partita con l’Udinese ha svelato la vera natura del Pescara di Giovanni Stroppa: una squadra capace di contenere, soprattutto quando gioca in trasferta, ma incapace di costruire.
Così come nelle trasferte di Bologna e Cagliari, fino a quando la partita si è giocata in parità numerica, il Pescara ha giocato una buona partita di contenimento. Ben disposta in campo, ordinata, indipendentemente dagli uomini schierati che sono ancora una volta diversi da quelli schierati nella partita precedente, concede pochissimo all’Udinese che si dimostra comunque superiore sia per qualità dei singoli sia come squadra. In questo senso e in questa fase, di non possesso palla, la squadra mantiene le giuste distanze e, soprattutto quando schiera Romagnoli al centro della difesa, riesce a far salire con una certa continuità ed efficacia la propria linea di difesa costringendo al fuorigioco le punte avversarie. È capace di controllare la gara, non commette molti falli ed è, in alcuni frangenti, anche bella da vedere.
I problemi iniziano quando deve costruire l’azione e ciò si verifica con maggior frequenza quando gioca tra le mura amiche. In fase di possesso palla, infatti, la squadra è incapace di produrre gioco. Né bello né brutto, semplicemente inerme con i calciatori incapaci di fare movimento senza palla. Non aiuta il continuo cambio di uomini tra il centrocampo e l’attacco così come non aiuta la propensione di alcuni calciatori a giocare «pensando ai fatti propri» e non a quelli della squadra.
Né Colucci, tantomeno Blasi, sembrano essere in grado di accendere la scintilla e di avviare con efficacia l’azione offensiva e di questo sembra risentirne soprattutto il capitano Cascione che, pur impegnandosi molto, non riesce a ripetere le prestazioni positive dello scorso anno. Con un centrocampo incapace di costruire gioco, la vita per gli attaccanti diventa durissima e le prestazioni, di tutti gli uomini che hanno giocato sul fronte offensivo, sono quasi in giudicabili.
Chi può dire, infatti, quale sia il vero valore di Vukusic sempre troppo isolato e poco servito?
La sensazione che si è avuta fino a questo punto del campionato è che la rosa a disposizione dell’allenatore sia una delle peggiori del campionato, ma soprattutto che ci siano alcuni ruoli scoperti. Innanzitutto manca un calciatore in mezzo al campo capace di dettare i tempi alla squadra e d’impostare l’azione così come manca un attaccante che per esperienza, forza fisica o anche solo per entusiasmo, sia in grado di «cantare e portare la croce». Ovviamente fino a gennaio non si potrà intervenire sul mercato e quindi la soluzione dei problemi deve essere cercata all’interno dell’attuale rosa. In relazione ai risultati negativi della squadra, che vedono il Pescara attualmente in terz’ultima posizione, è indispensabile che squadra, allenatore e società marcino tutti nella stessa direzione. La squadra deve impegnarsi molto in allenamento per cercare di sopperire alle evidenti lacune tecniche e per bilanciare l’inesperienza di molti dei suoi componenti. L’allenatore deve fare scelte precise e inequivocabili. Scegliere il nucleo di 13/14 calciatori sui quali puntare e, compatibilmente con le squalifiche e gli infortuni, far giocare sempre gli stessi uomini. Ma soprattutto deve dare alla squadra un’identità di gioco in fase di costruzione. Ciò che ha mostrato la squadra fino a oggi non garantisce il raggiungimento dell’obiettivo della salvezza e perciò c’è bisogno di un cambio di passo immediato se si vuol raggiungere l’obiettivo della salvezza che in questo momento, oggettivamente, sembra non essere alla portata di questa squadra.
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