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Baroni, una caduta stile pari solo agli errori tattici compiuti dall’inizio della stagione

«Io, se mi permettete, lo scorso anno vi guardavo dall’alto in basso…», dopo queste affermazioni, fossi stato al posto del presidente Daniele Sebastiani, avrei licenziato, seduta stante, il tecnico di Firenze. Una caduta di stile che rappresenta e svela i pensieri più reconditi di un uomo che fino a ieri aveva mostrato un altro volto, un’altra cultura, un altro modo di essere.
Non si parla qui dell’allenatore e delle sue capacità tecniche, ognuno è in grado di esprimere il proprio giudizio dopo aver visto la sua squadra giocare per un intero campionato, ma si parla della persona umana.
Un’affermazione improvvida sbagliata nei modi, nei tempi e nei contenuti. Un’affermazione che segna una distanza che non potrà mai essere colmata tra l’allenatore di Firenze e chiunque abbia in qualche modo a cuore le sorti della Pescara calcio e non solo. Tifosi, società, addetti ai lavori, semplici cittadini.

Si alzano polveroni quando non si è in grado di giustificare il proprio operato
Contro il Perugia, il tecnico di Firenze, schiera l’ennesima, bizzarra, formazione di una stagione che sarà ricordata, indipendentemente dal suo epilogo, per l’incapacità di saper valutare gli uomini a disposizione e scegliere sempre la migliore formazione possibile. Una partita, quella contro il Perugia, che nonostante il Pescara stesse conducendo per due a zero e in superiorità numerica non è riuscita a vincere. Prima in undici contro dieci e successivamente in undici contro nove il Pescara del tecnico di Firenze non ha saputo “chiudere” la partita così come successe nella gara di andata, quando riacciuffò il pareggio nell’ultimo secondo di gioco disponibile dopo avere giocato per gran parte della gara in superiorità numerica.

Due gare per dirsi addio
Nel frattempo il campionato giunge al capolinea, mancano due partite alla conclusione, Varese e Livorno, e il Pescara potrebbe raggiungere il traguardo dei play off. Basta aspettare pochi giorni, sette per la precisione, e poi potremo fare un bilancio definitivo anche da un punto di vista statistico di questo, incolore, campionato di serie B. Per misurare invece l’indice di gradimento non c’è bisogno di aspettare altri sette giorni. Il bilancio è in rosso e le dichiarazioni del tecnico di Firenze contribuiscono, in modo determinate, a renderlo ancor più negativo.
Buon campionato a tutti.

Pescara-Varese_24 dicembre 2014

Riccardo Maniero e Federico Melchiorri, protagonisti assoluti del girone di andata dei biancazzurri. Entrambi molto ricercati sul mercato di dicembre. Il Pescara dovrà essere molto vigile per non lasciare spazio a trattative che potrebbe privare la squadra di Baroni dei due attaccanti.

Belardi su tutti, poi Brugman e Maniero

Le pagelle di Pescara-Varese

25 Emanuele Belardi_6,5
Al 37 del primo tempo timbra il cartellino su un gran tiro di Di Roberto e di ripete in almeno altre due occasioni. Il migliore in campo dei biancazzurri, è certamente una delle note positive della stagione.

3 Simone Salviato _5
Una partita strana quella di Salviato, alterna buone cose ad altre meno buone. Soprattutto si fa ammonire e salterà, per questo, la trasferta di Bari. La sua prova è insufficiente.

33 Dario Zuparic_4,5
Un autentico disastro, da due errori consecutivi, sul primo rischia anche l’espulsione diretta, nascono le occasioni più ghiotte per il Varese. Continua il suo periodo difficile. Sarebbe il caso di concedergli qualche turno di riposo.

15 Antonio Bocchetti_4,5
Con Zuparic forma la coppia meno assortita di centrali di tutta la rosa del Pescara. In ritardo su molti palloni, costringe Balzano a un super lavoro in fase di copertura. Più a suo agio nel ruolo di esterno basso.

14 Antonio Balzano_6
Una buona prestazione quella del capitano inficiata dalla quinta sconfitta consecutiva. Corre e lotta su ogni pallone e rimedia ad alcuni errori della coppia centrale.

28 Andrea Bovo_5
Parte bene, ma poi si spegne man mano che la partita entra nel vivo. Utile nei movimenti senza palla poco convincente come incontrista e più in generale in fase di non possesso.

16 Gaston Brugman_6,5
Contende la palma del migliore in campo a Emanuele Belardi. Una partita ordinata in cui si mette in evidenza oltre che nella fase di possesso anche nella fase di non possesso. Predica, purtroppo, nel deserto.

18 Giuseppe Rizzo_5
Partita inconsistente. Non entra mai nel vivo del gioco, piuttosto tende a nascondersi. Non incide, soprattutto sembra un corpo estraneo alla squadra.

7 Matteo Politano_5
La sua solita partita con alti e bassi, discontinua. Quando ha la palla tra i piedi delizia la platea e aiuta la squadra, ma si assenta troppo spesso dal gioco.

10 Mahamadou Samassa_sv
Sembrava essere partito bene, ma dopo una ventina di minuti è costretto ad uscire per un problema muscolare che, probabilmente, lo terrà lontano dai campi di calcio per almeno un mese.

27 Antonino Ragusa_5
Non è il solito Ragusa, prova ad innescare la quarta in più di un’occasione, ma non è la sua giornata. Il Pescara attuale non può fare a meno del suo contributo.

19 Pippo Maniero_6
Inizialmente il tecnico gli preferisce il nuovo arrivo Samassa, ma, quando il compagno di squadra esce per infortunio, si riprende il ruolo di titolare che gli spetta di diritto per la capacità realizzativa che sta dimostrando durante tutto il corso del campionato.

8 Gianluca Caprari_5
Entra in campo quando la partita è compromessa.  Anche lui, come i suoi compagni di squadra è incapace, in questa fase della stagione, di «buttare il cuore oltre l’ostacolo».

Aniello Cutolo_sv
Entra negli ultimi dieci minuti di partita e sostituisce il migliore in campo. Nessuno si è accorto della sua presenza in campo.

Pasquale Marino_4,5
Giunge anche la quinta sconfitta consecutiva per il Pescara e per Marino non si preannunciano tempi buoni. Nella conferenza stampa post partita l’allenatore riconosce le difficoltà della squadra e di tutto il gruppo, da l’impressione di essere ancora il leader del gruppo.

Il Pescara del 2014 sa solo perdere

Contro il Varese si ripete il penoso spettacolo delle ultime partite
Contro i lombardi allenati da Carmine Gautieri si rivede il Pescara di questi ultimi tempi. Una squadra senza furore agonistico e senza grinta che alla prima occasione prende gol e non è capace di risalire la china.
Una squadra svogliata, incapace di giocare con continuità e profitto, soprattutto una squadra che allontana gli amanti del gioco del calcio dallo stadio.
La sconfitta contro il Varese, la quinta consecutiva, prima ancora che una sconfitta sul piano tecnico-tattico è stata una sconfitta sul piano mentale. Troppo diverso è stato l’atteggiamento delle due squadre in campo. Il Varese infatti, pur non dimostrando niente di straordinario, ha evidenziato una volontà che non avevano i calciatori del Pescara. Troppo svogliati per essere vincenti. Troppo assenti per essere protagonisti.

E adesso che tipo di campionato ci si può aspettare da una squadra così?
Dopo la sconfitta contro il Varese, il Pescara scivola verso una posizione di classifica sempre più anonima ed è difficile ipotizzare, in questi giorni di sconfitte, quale potrà essere il futuro prossimo di questa squadra. Gli obiettivi prefissati all’inizio della stagione avevano nei play off l’ambito premio. Se il campionato terminasse oggi il Pescara non centrerebbe quell’obiettivo. Tocca dunque a Pasquale Marino, in misura maggiore rispetto ad altri, fare in modo che la stagione si concluda con il conseguimento degli obiettivi prefissati. La società gli ha rinnovato la fiducia anche perché la squadra sembra essere tutta dalla sua parte. Il tecnico siciliano ha le competenze e l’esperienza giusta per uscire da questa crisi, di gioco e di risultati, e riportare il Pescara in una posizione in classifica più consona al suo blasone e alla sua attuale caratura tecnica, ma deve fare in fretta.

Le trasferte di Bari e Avellino decisive per il Pescara e per l’allenatore
Le prossime due partite saranno decisive per stabilire il reale valore della squadra, ma anche il futuro dell’allenatore. In Puglia e in Campania il Pescara deve ottenere due risultati positivi perché il tempo degli esperimenti o delle titubanze è terminato. Il gruppo deve, finalmente, diventare una squadra e deve farlo in questi giorni. Se non si coglie questa opportunità potrebbe essere troppo tardi. Troppo tardi per i calciatori, troppo tardi per l’allenatore. Soprattutto troppo tardi per il Pescara.

Prima sconfitta stagionale per il Pescara di Pasquale Marino

Il Pescara fa la partita, ma vince il Varese
Non è stata una gran partita quella del Pescara a Varese, ma con altrettanta franchezza si può affermare che il Varese ha giocato peggio della squadra di Marino. Ha saputo capitalizzare più dei biancazzurri e proprio per questa ragione ha vinto la partita.
Nell’arco dell’incontro il Pescara ha esercitato una superiorità evidenziata anche dai numeri, 62% di possesso palla contro il 38% e quasi 12 minuti di supremazia territoriale contro i 6 del Varese, e questo dimostra la bontà della qualità del gioco che i ragazzi di Marino sono capaci di produrre. Qualità del gioco e delle giocate che si ferma al limite dell’area di rigore dove, spesso, s’infrangono le buone intenzioni e le trame di gioco ordite collettivamente. La manovra infatti è sempre ben organizzata, sia che giochi Brugman sia che giochi Viviani, come nel secondo tempo di Varese. Gli esterni bassi hanno memorizzato i movimenti e accompagnano sempre bene l’azione, ma quando si tratta di concretizzare tutto ciò che è stato costruito viene trasformato in altro. Non che il Pescara soffra di una crisi di realizzazione, ha segnato in tutte le partite, tre gol all’esordio e due gol per ogni gara successiva per un totale di 9 reti all’attivo, ma dovrebbe concretizzare di più la mole di gioco che sviluppa.

Non è una squadra per solisti e la difesa registra alcune importanti défaillance
Soprattutto non può essere una squadra per solisti e in questa fase della stagione non può sostenere contemporaneamente Mascara e Cutolo. Entrambi in fase di non possesso palla non sono in grado di dare il contributo che la squadra richiede e se a ciò si aggiunge che anche Maniero partecipa poco alla fase di recupero palla le difficoltà del momento sono facilmente spiegate. Si devono considerare inoltre anche gli errori individuali compiuti ripetutamente dai difensori che hanno compromesso le partite contro il Varese, il Crotone e il Trapani. Errori che non necessariamente si ripeteranno all’infinito.
Pelizzoli sta deludendo le aspettative così come Capuano che concede sempre qualche metro di troppo al diretto avversario. Pesa l’assenza contemporanea di Schiavi e Rossi, due dei migliori rinforzi arrivati con il mercato estivo, calciatori di esperienza e qualità superiore che in precampionato e all’esordio contro la Juve Stabia avevano destato un’ottima impressione. Per migliorare prestazione e risultati della squadra c’è bisogno del loro ritorno a pieno regime in squadra e del contributo positivo di Pelizzoli.

Bisogna avere pazienza e non pretendere tutto e subito
In un quadro certo non brillante emergono però molte note positive. La squadra sembra avere assimilato le idee di Marino, è capace di organizzare bene il proprio gioco ed ha quasi sempre in mano le redini del gioco. Manca, al momento, la capacità di chiudere la partita e gestire il risultato. È una questione di tempo, ma anche di scelte tecniche.
Il Politano visto prima dell’infortunio non può non essere titolare in questa squadra, così come Ragusa può dare un contributo molto più decisivo se opera come esterno alto. Politano a destra e Ragusa a sinistra possono rivelarsi un’arma importante per il Pescara e Mascara, voluto fortemente da Marino, può trovare una nuova collocazione al centro dell’attacco nelle partite in cui Maniero dovesse essere completamente assente dalla manovra. Così come rinunciare al Brugman d’inizio stagione sarebbe un errore. Quest’ultimo potrebbe occupare la casella lasciata libera a centrocampo da Ragusa e lasciare la cabina di regia a Viviani che ha mostrato, nei quarantacinque minuti in cui ha giocato a Varese, di poter essere un calciatore determinante e decisivo per questa squadra.

Quando gli operai meridionali tifavano per la squadra del padrone

Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta la Juventus acquistò dal Varese, per la cifra record di seicentocinquanta milioni e soffiandolo all’Inter, il centravanti siciliano Pietro Anastasi. I tifosi del “Comunale” di Torino gli dedicarono, fin dalle sue prime apparizioni con la maglia a strisce verticali in bianco e nero, uno striscione che recitava: «Pietro Anastasi il Pelè bianco». L’acquisto fu concluso, così si narra, direttamente dall’“Avvocato” negli spogliatoi del Varese con il presidente Borghi. Fu il primo acquisto politico della storia calcistica italiana e “Petruzzu” diventò, forse suo malgrado, riferimento e icona di un intero popolo: il popolo degli emigranti.
Con l’arrivo di Anastasi il numero dei tifosi della Juventus aumentò in maniera considerevole in tutta l’Italia meridionale e in particolare in Sicilia, dove un’intera isola la domenica pomeriggio seguiva, attraverso le voci mitiche di “Tutto il calcio minuto per minuto”, le gesta sportive di quel figlio emigrato al Nord in cerca di fortuna. Fu così dunque che gli operai meridionali, quelli che stavano costruendo le fortune economiche della famiglia Agnelli, cominciarono a tifare in massa per la squadra del padrone. “Petruzzu” vinse tre scudetti con la Juventus ma il regalo più grande che fece alla squadra della famiglia Agnelli fu la conquista, alla causa bianconeri, di tantissimi nuovi tifosi. Tifosi che non hanno mai tradito la loro fede, mi riferisco ai tifosi juventini che vivono nell’Italia meridionale, e che ancora oggi rappresentano lo zoccolo duro del tifo bianconero.
Oggi invece non è più così, i nativi ditigali, i nostri figli, non tifano più allo stesso modo e, certo, non cercano più nel calcio un eventuale riscatto sociale. Oggi i calciatori come Pietro Anastasi, che si presentava agli allenamenti con i capelli lunghi e senza cravatta, non esistono più. I calciatori di oggi, nella loro apparente diversità, sono tutti uguali. Vestono alla stessa maniera e hanno gli stessi tatuaggi. Soprattutto parlano allo stesso modo con un’omologazione del linguaggio che riflette e amplifica il nulla del tempo che stiamo attraversando.
Tutti questi cambiamenti non hanno però scalfito la “fede bianconera”, lo zoccolo duro dei tifosi juventini, che dall’acquisto di “Petruzzu” in poi sono diventati sempre più numerosi e appassionati. E la prossima partita casalinga del Pescara, che affronterà proprio la squadra bianconera, lo testimonia in maniera evidente. Lo stadio “Adriatico”, infatti, farà registrare il tutto esaurito con i biglietti a disposizione venduti in poche ore.
Tantissimi dunque saranno quelli che tiferanno Juventus e che inneggeranno all’allenatore della loro squadra, lo squalificato Antonio Conte, che seguirà la partita dalla tribuna. E tanti, c’è da scommetterci, saranno gli striscioni che i tifosi gli dedicheranno.
Non ci saranno, e anche qui c’è da scommetterci, striscioni in favore di Giovannino Stroppa, il “bassaiolo di Mulazzano” che sta guidando il Pescara in questo difficile campionato di serie A. E potrebbe ro esserci ancora cori contro.
Più di quarant’anni fa gli operai meridionali tifavano e inneggiavano alla squadra del padrone, oggi i tifosi biancazzurri fischiano l’allenatore della propria squadra che, è bene precisarlo, se oggi finisse il campionato avrebbe raggiunto l’obiettivo insperato della salvezza.
«Così è se vi pare», ha scritto il Premio Nobel per la Letteratura Luigi Pirandello, conterraneo di “Petruzzu” Anastasi, per dire che non esiste una visione unica e certa della realtà.

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