Calcio Totale > Pagina articoli > Zeman

Tutti i post taggati Zeman

Foggia pazza di Zeman: siamo tutti zemaniani

«Mi sento migliorato rispetto a quando ero giovane», in otto parole la risposta di Zdeněk Zeman a chi, in questi giorni, ha sostenuto che era un po’ avanti con gli anni per continuare ad allenare.

A sentirlo, dalla pancia dello Zaccheria, lo stadio dove è nata Zemanlandia, ma soprattutto a guardarlo è lo Zeman di sempre.

Serio ma non serioso. Con la battuta sempre pronta. Con la filosofia calcistica di sempre, il calcio deve divertire i tifosi.

E sulla stessa lunghezza d’onda il neopresidente del Foggia, Nicola Canonico, che rispondendo a chi gli chiedeva degli obiettivi per il prossimo campionato, rispondeva all’unisono con il maestro venuto da Praga, vogliamo far divertire i tifosi.

Siederà sulla panchina del Foggia per la quarta volta e per la presentazione alla stampa è arrivato allo stadio accompagnato da Peppino Pavone. Se dici Zemanlandia pensi a Zeman e Pavone, manca all’appello il presidente, Pasquale Casillo, colui che rese possibile la nascita di una delle squadre più belle e divertenti del calcio italiano.

Da oggi inizia una nuova era per i tifosi del Foggia, per l’intera Capitanata. Lo Zaccheria, una sorta di zona franca, un’oasi nel deserto che è diventata la città che tanto piaceva a Federico II.

Può essere molto utile la presenza di Zeman in questo momento. Può essere utile la sua idea di calcio sempre votata all’attacco e a migliorare il patrimonio umano a disposizione perché ci ricorda che si può migliorare sempre e a qualsiasi età.

Certo non dobbiamo dimenticare che è solo calcio, che sono ventidue persone che corrono in mutande dietro ad un pallone. Ma come hanno scritto alcuni tra i più grandi intellettuali di tutto il mondo, ciò che accade dentro un campo di calcio è, spesso, una metafora del mondo, di ciò che ci accade nella vita di tutti i giorni. E insieme è un modo di costruire comunità. Unità di intenti.

Non conta solo vincere per un allenatore come Zeman, conta soprattutto come si vince. In una società sempre più alla ricerca del successo, a prescindere, questo modo di relazionarsi al calcio è un’ottima cura.

Alla fine della conferenza stampa di presentazione alla città, il presidente del Foggia ha donato una maglia al neoallenatore dei satanelli con una scritta al centro: Bentornato a casa, maestro.

Un concetto vero, come è altrettanto vero che ci sono personaggi pubblici che appartengono a tutti, e Zeman è uno di questi.

Bentornato nel calcio mister Zemàn, siamo tutti zemianani.

Zeman e Foggia: non è solo calcio

Il maestro di Praga non deve dimostrare niente a nessuno, tantomeno a Foggia e ai foggiani.

Quest’anno è diventato cittadino onorario della città di Umberto Giordano, un riconoscimento giusto e meritato per un allenatore che ha portato i colori rossoneri al punto più alto della loro storia calcistica.

Tra pochi giorni inizierà una nuova storia sportiva con i satanelli del Foggia e i tifosi rossoneri, dopo anni di tribolazioni e sofferenze, sono autorizzati, di nuovo, a sognare.

È bastata una foto che lo ritraeva con i nuovi proprietari della squadra di calcio del capoluogo dauno perché la notizia diventasse virale. Ne hanno scritto tutti, ma proprio tutti, i quotidiani cartacei. Ne hanno dato notizia tutti, ma proprio tutti, i giornali on line. Ne hanno parlato tutti, ma proprio tutti, i telegiornali e le trasmissioni sportive nazionali e locali.

Per questa semplice ragione Zeman e Foggia non è solo calcio.

La città vive uno dei momenti più bui della sua storia. Dopo l’arresto del sindaco è arrivato in città il Commissario prefettizio. I processi diranno qualcosa in più sulla compromissione del ceto politico locale. La malavita organizzata, Società Foggiana, ha radici solide in città. Il degrado è ovunque ed è, plasticamente, visibile a tutti sia che si arrivi in città da sud sia che lo si faccia da nord.

La comunità foggiana è come stordita dagli eventi e fa fatica ad organizzare una risposta democratica e civile. Ci sono piccoli movimenti in atto, tentativi di rompere il muro dell’afasia che cinge d’assedio la città dei giusti che in questi anni sono stati umiliati e resi non operativi.

Si vive un’attesa perenne, come se si stesse attendendo un segnale, nuova linfa per ripartire.

Può il calcio, un allenatore di calcio, rappresentare questa nuova linfa? Essere stimolo e slancio per un’intera comunità?

Io penso di si e vi spiego le mie ragioni.

La ragione, perché non si tratta di ragioni al plurale, ma al singolare, è una sola: l’esempio.20Il calcio come tutte le manifestazioni autenticamente popolari ha una grande capacità di condizionare la vita di una comunità, nel bene e nel male. Al sud, e per sud intendo il sud del mondo, lo è ancora di più, perché spesso è l’unica forma di emancipazione concessa. Gli atleti, i cantanti, gli attori, gli uomini e le donne di spettacolo in genere, sono da sempre dei modelli, da seguire, imitare.

Allo sportivo, al cantante, all’attore, non servono parole per creare dipendenza, basta l’esempio. Basta una canzone, un film, una vittoria sportiva.

Nel caso di Zeman, icona della correttezza e della sportività in un mondo sempre più compromesso, la sua funzione maieutica può essere la linfa di cui ha bisogna la comunità foggiana in questo momento.

«La mia arte di maieutico in tutto è simile a quello delle levatrici, ma ne differisce in questo, che essa aiuta a far partorire uomini e non donne, e provvede alle anime generanti e non ai corpi…».

È Platone che fa dire queste parole a Socrate in un passo molto noto del Teeteto.

Allo stesso modo, Zeman il muto, senza proferire parola può, con la testimonianza della sua vita e con tutto ciò che si appresta a vivere all’età di 74 anni, innescare un circolo virtuoso.

Una vita spesa ad allenare inculcando nei suoi calciatori, ma anche nel pubblico che lo ha sempre adorato, principi di correttezza e rispetto dell’avversario. Che si può anche essere ultimi e che non c’è nessuna vergona ad essere ultimi se si è agito al meglio delle proprie possibilità.

Un duro lavoro di preparazione rende le sue squadre imbattibili, certo, sul piano della corsa, spesso anche su quello del gioco. Un lavoro lungo, lento, in profondità. Una sorta di disintossicazione per ripartite con più forza nelle gambe, ma soprattutto nella testa e nel cuore,

Se a 74 anni è pronto a ricominciare da una panchina di serie C, con i valori di sempre e con lo stesso entusiasmo, vuol dire che la sua vera forza, la sua “invincibilità” risiede proprio in quei valori, in quei principi.

Se ce l’ha fatta lui, perché non ce la possiamo fare anche noi?

Sarà un lavoro lungo e duro. In profondità. Servirà estirpare il male dalla radice e non sarà indolore. Servirà coraggio, abnegazione e forza di volontà. Un duro lavoro che tocca a noi, ora e adesso, cominciare.

È tornato il tempo di giocare all’attacco e non più solo in difesa.

È tornato il tempo di camminare a testa alta e tornare a dire: io sono foggiano.

Da sabato prossimo parleremo di calcio giocato, di verticalizzazioni. Di catene di destra e di sinistra. Di attaccare la profondità. Di gradoni, si dei benedetti gradoni.

Ma oggi e da oggi pensiamo a cambiare in meglio lo stato delle cose, se lo facciamo tutti insieme si può.

Euro2020, l’Italia per vincere ha bisogno dell’attacco

Il calcio italiano prima dell’avvento di Arrigo Sacchi è sempre stato identificato con un modulo, spesso, vincente: catenaccio e contropiede.

Certo anche prima dell’arrivo del mago di Fusignano c’erano stati allenatori che avevano introdotto nuovi concetti di gioco e con quelli avevano anche vinto.

Primo fra tutti Fulvio Bernardini che vinse lo scudetto con la Fiorentina e il Bologna sconfiggendo, in quello che rimane l’unico spareggio disputato per aggiudicarsi il campionato italiano, l’Inter euromondiale di Helenio Herrera.

Corrado Viciani e il suo «gioco corto» della Ternana del 1970 che possiamo definire, oggi a distanza di cinquant’anni, antesignano del Tiki-Taka di Pep Guardiola.

La zona totale di Luis Vinicio con il Napoli dei primi anni Settanta e quella più compassata ma vincente di Nils Liedholm della Roma tricolore del 1982.

Il Torino scudettato di Gigi Radice del 1976 che aveva in Claudio Sala, Ciccio Graziani e Paolo Pulici il più bel trio di attacco di quegli anni.

Poi irrompe sulla scena calcistica italiana e mondiale Arrigo Sacchi da Fusignano che rompe definitivamente gli schemi e traghetta il calcio italiano, tutto, verso nuovi lidi.

Dominare sempre la partita, puntando su una difesa fortissima, Tassotti, Costacurta, Franco Baresi e Paolo Maldini, ma accentuando la valenza offensiva della squadra. Il Milan di Sacchi fu la prima squadra italiana capace di imporre il proprio gioco anche in Europa e contro grandi squadre come solo l’Olanda di Rinus Michels aveva saputo fare prima.

E veniamo ad oggi, all’Europeo che inizia domani 11 giugno con la partita Italia-Turchia.

La nazionale italiana di Roberto Mancini è una buona squadra con calciatori di talento tutti utilizzati nella posizione migliore e non poteva essere altrimenti conoscendo il passato calcistico di Mancio.

Una squadra che ha stabilito molti record positivi facendo di Mancini, indipendentemente dall’esito della prossima competizione, uno dei migliori allenatori della nazionale.

La forza di questa squadra è la capacità di cercare il gol attraverso il gioco senza mai snaturarsi, ma soprattutto la forza risiede nel gruppo che l’allenatore ha saputo creare. Chi entra sa quello che deve fare e, ad oggi, non sembra ci siano gelosie tra i calciatori. Valga per tutti il rapporto di stima e amicizia tra Ciro Immobile e Andrea Belotti.

L’Europeo lo vincerà la squadra che utilizzerà al meglio la sua capacità offensiva. La squadra che metterà i suoi attaccanti nelle condizioni migliori per poter vincere le partite e da questo punto di vista Roberto Mancini, da grande attaccante qual è stato, ha sempre creduto ciecamente nei suoi uomini gol.

Primo fra tutti Lorenzo, il primo violino, Insigne. Il capitano del Napoli è il fulcro di questa squadra, l’uomo attorno al quale ruota tutto. Segna, regala assist, è capace di rientrare con grande continuità in fase di non possesso. Un calciatore completo che ha pochi eguali anche in Europa.

Se successo sarà, ovvero se l’Italia disputerà un grande campionato europeo, molto dipenderà dalle sue prestazioni così come da quelle di Ciro Immobile, il bomber della Lazio del neo allenatore Maurizio Sarri.

Insigne, Immobile e Marco Verratti, «I bambini di Zeman», il primo voluto fortemente già a Foggia dal duo Zeman-Pavone, nel 2012 sbancarono il campionato di serie B sono con un calcio che Arrigo Sacchi definì in questo modo, «Il Pescara di Zeman ha stravinto il campionato si serie B grazie a un calcio sontuoso, moderno, armonioso […] si ricorderà per molto tempo dello spettacolo gratificante che questa squadra ha saputo concedere a tutti gli amanti di un calcio futurista».

In quel campionato la squadra guidata da Insigne, Immobile e Verratti si classificò al primo posto davanti al Torino e alla Sampdoria conquistando 83 punti. Vinse 26 partite (12 in trasferta) segnando 90 reti. Questi i riconoscimenti conferiti alla squadra adriatica dalla Lega di serie B per quella stagione: Pescara migliore squadra del campionato, Zdeněk Zeman miglior allenatore, Lorenzo Insigne miglior attaccante e Ciro Immobile capocannoniere del torneo.

Servirà una squadra capace di segnare molto e di giocare nella metà campo degli avversari. Servirà una squadra in grado di fare un gol in più degli avversari per fare bene e vincere.

Le premesse ci sono tutte, adesso tocca al campo.

Poco Pescara, tanta Sampdoria

Non giunge inaspettata per nessuno la sconfitta contro la Sampdoria di Marco Giampaolo. Troppa differenza tecnica tra le due squadre e, al momento attuale, anche troppa differenza tattica. E poi, dopo la tecnica e la tattica c’è la condizione fisica che non sembra essere ottimale. Almeno non lo è per i ritmi di gioco che vorrebbe il nuovo allenatore del Pescara. Dunque niente di nuovo sotto il cielo.

Leonardo Mancuso, primo colpo targato Zeman
Nel frattempo arrivano i primi rinforzi per il prossimo campionato. Leonardo Mancuso è un esterno alto, capace di fare bene sia la fase di attacco sia quella di difesa. Dotato di buona corsa è, potenzialmente, un calciatore che può andare ogni anno in doppia cifra. Un calciatore che bene si adatta al gioco che ha in mente Zeman. Arriva a parametro zero. Si è dunque già intrapresa la strada del futuro, acquistare calciatori provenienti da serie inferiori pagandoli poco o niente per valorizzarli: ciò che riesce meglio al tandem Zeman-Pavone.

Tanti calciatori sotto osservazione
Se è vero che il campionato non è affatto terminato e la “Remuntada” del Barcellona insegna che si può sperare fino a quando la matematica non ti condanna, non si può essere impreparati nel caso gli eventi dovessero essere solo negativi. Per questa ragione i calciatori sotto osservazione sono tanti. Non è il caso di fare nomi, ma certo si può capire quali siano i ruoli che, certamente, andranno rinforzati. La difesa in primo luogo e poi il metronomo del centrocampo. Per l’attacco, reparto che Zeman predilige sopra ogni cosa, c’è già il primo tassello, Mancuso, il secondo potrebbe essere lo stesso Cerri se la Juventus dovesse decidere di lasciarlo con il tecnico di Praga per aumentarne il valore. Per il resto non resta che aspettare. Per goderci ancora un grande spettacolo e provare a battere altri record.

Buon calcio a tutti

I tifosi del Pescara non hanno dimenticato l’ultima promozione in serie A dei biancazzurri e rendono omaggio a Zeman nello stadio che segnò, ufficialmente, nella massima serie.

Si salva Zampano

11 Zampano                6,5
10 Benali                     6
20 Cerri                       
6

31 Bizzarri                  5,8
17 Caprari                  5,4
9 Kastanos                 5,2
8 Memushaj                5
3 Biraghi                     4,8
86 Stendardo             4,8
35 Coda                     4,7
5 Bruno                      4,4
7 Verre                       3,9

Zdeněk Zeman         5,5

Questo calcio senza anima è destinato a morire

Era già successo l’anno della promozione in serie A con Zeman in panchina e si ripetuto domenica scorsa. Dopo due eventi emotivamente ed umanamente difficili da superare per ogni persona di buon senso, il calcio non si ferma, ma si nutre di retorica e di frasi fatte. The show must go on… ripetono come pappagalli autoctoni.
Nemmeno l’immane tragedia che ha colpito al cuore la nostra comunità è stata in grado di fermare una partita di calcio, peraltro non significativa, persino inutile.
Chi gestisce il calcio, a tutti i livelli, non si rende conto che le insopportabili disuguaglianze che si producono, rendono sempre più distante il mondo dorato ed effimero del calcio dalla vita reale. Non avere nessuna sensibilità verso gli accadimenti che coinvolgono così tragicamente le comunità, porterà, in breve tempo, inesorabilmente, il calcio a morire.

E intanto il campionato continua
Si continua dunque a giocare come se niente fosse successo. E cosa, di grazia, dovremmo commentare? L’ennesima sconfitta del Pescara? L’ennesimo infortunio? L’ennesima difesa d’ufficio dell’allenatore che continua a credere che tutto possa ancora accadere? I nuovi acquisti? Gli errori decisivi di Bizzarri?
Temi e domande, calcisticamente, calzanti che aprono, di fatto, il post campionato del Pescara. Certo la matematica non condanna nessuna squadra alla serie B, ma i più accorti e avveduti sanno che i numeri non sono tutto.

Prosegue la campagna acquisti del presidente Sebastiani
Intanto il presidente che aveva promesso di rafforzare la rosa, ha tenendo fede all’impegno assunto. Dopo Stendardo, Bovo, Cerri e Gilardino è arrivato anche Muntari oltre a un gruppo di giovani di belle speranze. La rosa è dunque, oggettivamente, più forte e completa di prima. Quello che si doveva fare si è fatto, ciò che si doveva cambiare si è cambiato. Ciò che non cambia sono i risultati della squadra e per spiegare questo fallimento sportivo spesso si adducono motivazioni effimere.
Ha scritto il grande regista italo americano Frank Capra, «I dilettanti giocano per divertirsi quando fa bel tempo. I professionisti giocano per vincere in mezzo alla tempesta» (Frank Capra)

Buon calcio a tutti.

Marco Verratti, numero uno in Francia

Marco Verratti è stato eletto miglior calciatore straniero della Ligue 1. Prima di Ibra, prima di tutti. La nostra felicità è immensa. per Marco, per il calcio italiano e per il Pescara che può ascriversi parte di questi successi.

Caro presidente, ti scrivo così mi distraggo un po’…

Caro Presidente,
parafransando Lucio Dalla, ti scrivo così mi distraggo un po’, e siccome l’anno vecchio è finito, del presente e del futuro ti voglio parlare.

Un anno positivo, ma poteva essere eccellente
La stagione calcistica terminata sulla traversa del “Dall’Ara” di Bologna è stato un anno positivo per il Pescara. La squadra è arrivata a pochi centimetri dalla serie A e per questa ragione, l’essere stata tra le migliori fino alla fine, non si può che essere soddisfatti. Certo terminare i play off senza sconfitte, meritando di vincere tutte le partite e poi non essere promossi in serie A lascia l’amaro in bocca, ma lo abbiamo sempre sostenuto: l’importante è essere tra i protagonisti e lottare per vincere.
La partenza molto negativa in campionato ha compromesso il buon esito finale e su questo, lo abbiamo sostenuto a più riprese, si doveva intervenire. Marco Baroni non era l’allenatore giusto per questa squadra e cercare un sostituto prima dell’ultima partita di campionato sarebbe stato, certamente, più utile.

Massimo Oddo è il presente, sarà anche il futuro?
Baroni è però il passato, il presente è invece Massimo Oddo. La scelta dell’ex allenatore della Primavera è certo una scelta coraggiosa ed è noto che a questa città le scelte coraggiose piacciono. L’ex calciatore della nazionale italiana l’ha conquistata da subito. Lei ne ha parlato sempre bene fin dall’inizio della stagione e dunque la scelta, pur comprendendo alcuni rischi, non è, almeno dal suo punto di vista, azzardata.
La prima domanda che le voglio rivolgere è la seguente: Massimo Oddo rappresenta il presente, ma sarà anche il futuro prossimo? Ovvero la scelta di un giovane esordiente per la panchina di una società importante per la serie cadetta è stata fatta in modo che ci possa essere una continuità tecnica sulla panchina del Pescara per almeno due o tre stagioni?

Quali sono i programmi e gli obiettivi della prossima stagione?
In relazione e collegata a questa prima domanda, le faccio altre due domande, non prima di una piccola premessa.
Non più tardi di due settimane fa, l’Amministratore Delegato Danilo Iannascoli, proprio in questa trasmissione, ha detto che sarà molto difficile trattenere i migliori calciatori anche per la prossima stagione. Mi riferisco in particolare a Melchiorri, Politano, Brugman, Salamon, Zampano, Fornasier, Memushaj, Fiorillo, Bjarnason.
Le due domande sono perciò molto semplici: quali sono i programmi per la prossima stagione, ma soprattutto quali gli obiettivi?

Buon calcio a tutti e divertivi. Assai.

Calcio Totale_Arrigo Sacchi

Nel grigiore dei campionati di calcio italiani, degnamente rappresentati da una nazionale che mai fu più povera tecnicamente, il Calcio Totale di Arrigo Sacchi, la bella autobiografia del «profeta di Fusignano» raccontata a Guido Conti, rappresenta un’ancora di salvataggio, una testimonianza preziosa per ricordarci che non è stato sempre così. Che ci fu un periodo in cui in Italia si giocava un calcio ammirato in tutto il mondo. Un calcio propositivo e sempre alla ricerca del gol, un calcio collettivo. Un calcio totale appunto.
Un libro che restituisce la figura di Arrigo Sacchi in tutta la sua grandezza sportiva e, contemporaneamente, nella sua fragilità di uomo che ha convissuto, fin dall’inizio della sua irripetibile carriera di allenatore, con un male che lo ha costretto ad abbandonare l’attività agonistica molto presto. Troppo presto. Leggi tutto

© 2021 Calcio Totale / Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Pescara il 03/09/2014 al n° 11. Registro della Stampa del Tribunale di Pescara n° 11-2014.

contatti | Back to top.