UP
1. Vladimir Pektovic
Arrivato tra lo scetticismo generale l’allenatore della Lazio, che parla otto lingue, sta demolendo molti luoghi comuni e ha portato la Lazio a ridosso di Juventus e Napoli in testa alla classifica. La sua Lazio non gioca benissimo, è lenta ed ha una difesa che non sembra irresistibile. Quando è se risolverà anche questi problemi sarà un’avversaria difficile per chiunque.
2. Antonio Cassano
Cesare Prandelli gli preferisce altri calciatori in nazionale e lui si prende la ribalta in campionato candidandosi ad essere uno dei protagonisti principali con un avvio di stagione esaltante. Con 5 reti tallona Klose e Cavani in testa alla classifica dei marcatori, ma soprattutto è diventato, in pochi mesi, un riferimento per la sua nuova squadra. La squadra per la quale faceva il tifo da bambino.
3. Atalanta
Festeggia 105 di vita con una bella vittoria sul Siena, mettendo in mostra, come spesso le succede, tanti giovani interessanti. Con 54 campionati in serie A è la squadra che vanta il maggior numero di campionati tra le squadre di seconda fascia. Un grande settore giovanile, il centro sportivo Bortolotti di Zingonia è un vero e proprio modello di efficienza e organizzazione, le permette sempre di essere all’avanguardia nel sempre più arretrato calcio italiano.
DOWN
1. Walter Mazzarri
Perde malamente la sfida che valeva la testa della classifica contro la Juventus di Antonio Conte. Mette in campo una squadra che non punge e che per lunghi tratti della partita gioca con undici calciatori dietro la linea della palla. Con i due esterni bassi della Juventus ammoniti lascia in panchina Lorenzo Insigne, uno di quei calciatori in grado di saltare sistematicamente l’avversario.
2. Adriano Galliani
La squadra che ha messo a disposizione di Massimiliano Allegri si sta dimostrando molto debole e i nuovi acquisti non sembrano all’altezza dei calciatori che hanno sostituito. Emblematico a questo proposito lo scambio Cassano-Pazzini. Il capitano della squadra nell’ultima partita di campionato era Bonera e questo la dice lunga sulla qualità del Milan di quest’anno.
3. I finti tifosi del Verona
«Non sono tifosi. Lo sport non c’entra nulla. Non sono più nemmeno gli ultrà vecchio stile, che facevano della squadra l’elemento fondante della loro identità. Ormai negli stadi italiani si dà appuntamento una pletora di bande con strutture compatte e regole di ferro per inquadrare una moltitudine di ragazzi che credono di non avere nulla da perdere. Sono in tanti e sono disposti a qualunque nefandezza per conquistare l’approvazione del branco». Da Raffaele Cantone, “Football Clan”, Rizzoli